La diamo così tanto per scontata che non ci pensiamo mai. Eppure è la materia più importante dell’intero ecosistema terrestre. La sua mancanza significherebbe la fine istantanea della vita e del Pianeta, la sua diminuzione per colpa dei cambiamenti climatici è il grido di allarme più preoccupante. È l’acqua ovviamente. E per noi umani è l’acqua dolce, quella potabile, che rappresenta solo il 2,5% del volume totale sulla Terra. Sta diminuendo in maniera drammatica, ma facciamo finta di non pensarci. E non pensiamo nemmeno a quanta ne possa servire per i prossimi Mondiali di Qatar 2022.
Ci eravamo occupati di come il Comitato organizzatore, la Fifa e i media scodinzolanti al seguito avessero lanciato il Mondiale come il primo carbon neutral della storia, e di come questa fosse una scemenza colossale. Adesso c’è un altro problema. L’acqua. Come dice alla Reuters Haitham Al Shareef, ingegnere civile che si occupa dei campi di calcio in Qatar, per mantenere un terreno da gioco nella regione ci vogliono dai 10mila ai 50mila litri di acqua al giorno, a seconda delle temperature. E solo per il Mondiale i manti erbosi pronti sono un decina per ogni stadio. Un centinaio quindi. Altrettanti per i campi per gli allenamenti. Mentre una quarantina sono in un deposito a Doha, per ogni emergenza.
Stiamo parlando di decine di milioni di litri al giorno. Solo per i campi. Senza contare tutta l’acqua che verrà consumata per bere, mangiare, lavare e via dicendo. Per un lungo, lunghissimo mese. E solo questo sarebbe un problema, ma ce ne è un altro, addirittura peggiore. Nel Golfo non c’è acqua. E allora ecco che i Paesi del Golfo sono da decenni i più grandi esperti di desalinizzazione dell’acqua di mare, oltre che i più grandi consumatori. Ne consumano così tanta di acqua, in generale, per le loro spettacolari fontane e i loro lussuosi parchi acquatici, che sono ai primi posti nel mondo. Per dire, negli Emirati ne consumano 500 litri a testa al giorno, il 50% in più rispetto alla media globale. Così, per far vedere quanta ne hanno.
Ma la desalinizzazione si fa attraverso impianti che per funzionare consumano gas e petrolio. Di solo petrolio se ne consumano circa 300mila barili al giorno. Poi c’è il resto. Numeri spaventosi. Ma non è finita qui. Perché il processo di desalinizzazione non solo è estrattivo, tossico e inquinante per poter funzionare a livello di procedura, lo è anche e soprattutto nei suoi effetti sulle acque del Golfo, un ecosistema messo sotto pressione oltre il punto di non ritorno. Per ripulire l’acqua marina dal sale, e renderla potabile, vanno infatti utilizzati agenti e reagenti chimici tossici che, ovviamente, finiscono nel mare uccidendone la vita e i delicati equilibri. Tutto questo, sarà moltiplicato all’infinito per un mese, durante il Mondiale venduto come il meno inquinato e inquinante di sempre. Garantiscono la Fifa, gli sceicchi, gli sponsor e i loro servi sciocchi.
(*) Link all’articolo originale: https://valori.it/lacqua-necessaria-al-greenwashing-di-qatar-2022/
Fonte secondaria: La bottega del Barbieri
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