Una sera passeggiando per Treia con Caterina ci siamo fermati per un po’ davanti alla fontana in Piazza della Repubblica. L’acqua zampillava giuliva, nessun altro sedeva sulla balaustra e così ci siamo soffermati a parlare tranquillamente del più e del meno.
Attorno a noi svolazzavano dei piccioni ed abbiamo pensato che sarebbe stato bello se nella vasca ci fossero stati dei pesci per rallegrare un po’ l’ambiente, poi ci siamo ricordati che molto spesso il flusso dell’acqua viene interrotto e quindi sarebbe difficile conservarli in vita.
Visto che si parlava di animali lo sguardo ci è andato sulla cagnetta Magò che era lì ai nostri piedi. Così ho chiesto a Caterina se era stata microchippata al che lei ha confermato che avendola presa dal canile era normale che le venisse inserito il microchip. A quel punto il suo telefonino fece il classico bip bip di qualche messaggio in arrivo, così per collegamento d’idee mi è venuto in mente come la nostra società sia sotto ispezione continua.
Ogni tanto nel palazzo del re si ritorna a parlare della spinta verso l’istallazione di microchip anche sugli umani “per ragioni di salute”, dicono i governanti. Il dubbio permane che sia invece per meglio controllare la popolazione, anche se -in verità- la popolazione è già controllata per mezzo dei telefonini. Ogni possessore di cellulare è sempre reperibile attraverso i satelliti, anzi non si capisce con tutta questa sorveglianza come sia possibile che qualcuno possa sfuggire.
Come fanno i terroristi a nascondersi? Forse al sistema conviene così….
Paolo D’Arpini
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