( Swami Muktananda)
Paolo D'Arpini, imperatore di se stesso
L’uomo non sa più vivere in uno “spazio diffuso e condiviso” ed infatti il danno maggiore di questo suo atteggiamento distruttivo è la profonda lesione del tessuto connettivo che noi tutti utilizziamo senza per altro riconoscerlo. Il tema ci riconduce quindi alla necessità di considerare nel nostro quotidiano l’attuazione di una “ecologia profonda e di una spiritualità naturale, o laica”.
La spiritualità laica che noi ricerchiamo nella Natura e nel rapporto con i nostri simili non è basata sul biascicamento di litanie e preghiere, ma nella coltivazione della generosità dell’abnegazione, dell’entusiasmo, del disinteresse… tutto quello che fa uscire l’uomo dalla prigione degli istinti. Senza per altro renderlo schiavo dell'altra prigione che è l'intellettualismo religioso.
La gioia dell’incontro si sperimenta dentro di noi quando sentiamo che le affinità elettive trovano una compensazione.. sentiamo allora che il nostro sentire vibra all’unisono con il sentire dell’altro. Ma questo è un aspetto del manifestarsi della coscienza e non possiamo stabilire che sia “il migliore” nel senso che è qualcosa di perseguibile…
Ricordo quella storiella zen del macellaio. Un monaco alla ricerca della verità e depresso perché non riusciva a trovarla vagava senza meta in una città. Passando davanti alla bottega di un macellaio udì un dialogo che si svolgeva all’interno. “Mi raccomando dammi il pezzo di carne migliore che hai” Diceva il cliente. – “Stai tranquillo.. -rispondeva il macellaio- qui non esiste un pezzo di carne che non sia il migliore..!”
Fu sufficiente quella frase a sciogliere i nodi mentali del monaco che si illuminò all’istante… ed ovviamente si mise a ridere, di se stesso e del mondo… ma era un riso consapevole e non irrisorio…
Comunque osservando le reazioni degli altri od anche le nostre proprie non possiamo mai stabilire quando e come la nostra mente sarà risvegliata alla verità, se congetturiamo sulla verità non potremo conoscerla… possiamo solo restare aperti e sereni sapendo che comunque galleggiamo nella pura verità tutto il tempo… e l’unico impedimento a percepirla è il nostro senso di separazione e di differenza… ma non dandogli eccessiva importanza, spontaneamente, un bel giorno si scioglierà, come la famosa statua di sale che si immerse nel mare, sciogliendosi in esso
Allo stesso tempo non dobbiamo isolarci e nemmeno credere che il rapportarci spiritualmente con gli altri costituisca un "dovere" sociale. Il vero Dharma è quello di scrostare la mente umana da ogni sovrastruttura, compresa la religione, l’etica e la morale, e persino il senso di solidarietà, che impediscono la spontanea attuazione della saggia e innocente natura umana.
Non serve propagandare precetti ma scoprire la spontanea “santità” (leggasi integrità) dell’uomo, aldilà di ogni fare e non-fare. Occorr sapere che, sia pur utilizzando esempi e aneddoti pescati da questa o quella religione o sentiero spirituale -per una facilitazione comunicativa o di esemplificazione- queste cose (compreso il discorso esplicativo che sto facendo) sono tutte “paccottiglia culturale” che dal punto di vista della “conoscenza di Sé” hanno poco valore, trattandosi solo di conoscenza “aggiunta” esternalizzante, come tutte le nozioni della speculazione intellettuale empirica.
Paolo D'Arpini
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