Fiume Lambro in piena
Un'azione bioregionalista sul Lambro
A qualcuno non sarà sfuggito che nei giorni scorsi ad Aliano, Basilicata, il "paesologo" Franco Arminio ha organizzato un fine settimana sui luoghi nei quali Carlo Levi ambientò il suo "Cristo si è fermato ad Eboli", un romanzo basato sul confino dello scrittore nel paese lucano.
Un libro da rileggere e da meditare. Ad Aliano, con il patrocinio della regione Basilicata, si sono incontrati provenienti da tutta Italia persone, associazioni che praticano il riabitare i luoghi come i borghi degli appennini più interni e che sono in via di spopolamento.
Tra le azioni "paesologiche" intraprese durante queste giornate, quella davvero efficace di scalare i calanchi che degradano dal paese di Aliano e di piantarvi nelle fessure più recondite, suscettibili di riceverle e di sostentarle, delle ginestre, essenza pioniera ed estremamente resistente.
Orbene, il bioregionalismo non è innanzitutto, riaccorgersi che viviamo i luoghi? Non è mettere il piede fuori dalla dannata automobile e rendersi conto che tutto ciò che ci circonda è degno di essere guardato, ammirato, annusato, toccato, vissuto?
Certamente non vi è bioregionalista che possa limitarsi ad una teoria o filosofia più o meno libresca, per quanto buone possano essere queste sue letture.
Il bioregionalismo io lo sento soprattutto come uno stare nel luogo, nel viverlo attivamente, imparando ad osservare, a scrutare i cambiamenti che sono dovuti alle stagioni, come a quelli dovuti all'azione invasiva dell'uomo.
Qualora possibile, è anche intervenire per migliorare, segnalare, rendere visibile una problematica e se necessario, trovare e coagulare forze per impedire, ostacolare le distruzioni in atto.
Questo è il mio bioregionalismo, una pratica quotidiana di ecologia profonda che va dal farmi raccoglitore, coltivatore e seminatore. Si può fare di più.
Sul Lambro, come precedentemente ho descritto, sono nati dei pomodori, oggi sono tornato nell'alveo, ve ne sono davvero di una varietà incredibile, ma, e qui sta una azione davvero colorata, davvero suscettibile di creare coscienza, queste piante hanno tutte soffero, durante l'ultimo temporale forte di mercoledi scorso, e giacciono sommerse, stese sotto un groviglio di fogliame e limo.
Nulla di particolare, si riprenderanno: ma, ascoltate cosa sogno.
Nello spazio antistante l'Oltolina, qui ad Asso, visibile da tutti i villeggianti che attraversano la provinciale per recarsi a Bellagio o sulle montagne qui intorno, in letto di fume tra i due ponti, con qualche altro amico, si potrebbe con tutori reperiti sul posto, di rami e legna ce n'è a bizzeffe, rialzare ogni singola piantina, non solo, ma con stoffe ricavate da ombrelli, anche questi si trovano in loco, dar vita ad un'azione "paesologica" e bioregionalista interessante.
Immaginate centinaia di piantine di pomodori rialzate, splendide nei loro frutti multiformi, sorte come per incanto e dotate di bandierine colorate, piccoli drappi ognuna.
A questo punto, chi passa, le migliaia di turisti non potrebbero e dovrebbero, per forza, accorgersi dell'esistenza di questo fiume, di questo elemento acque che ssi costeggiano e fuggono solamente per passare oltre.
La mia visione si ferma qui. Si può, mi dico, osare di strappare un sorriso all'umanità veloce di oggigiorno?
Può qualcuno, provare a cavare fuori dalle scatole di latta e plastica con una azione di land art, del genere di quella messa in atto ad Aliano e figlia della bellissima Dokumenta del 1977 di Joseph Beuys a Kassel con la messa a dimora collettiva di settemila querce?
Mah, vi a lascio questo sogno e a questa suggestione. In ogni caso, io ritornerò a camminare nel Lambro, per raccogliere legna, ora anche pomodori, per godermi da presso le anitroccole , ormai mi conoscono e non scappano più.
E' un bel fiume, l'acqua che scorre mi suggerisce pensieri di vita, mi rallegra e poi, scivolare sulle pietre più lisce è un ottimo esercizio per stimolare il corpo e la mente.
Chi l'ha detto, infine, che questo fiume appartiene solamente ai pescatori?
Asso 17 settembre 2012 - Il vostro bioregionalista vallassinese, Teodoro Margarita.
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