Care, cari,
eccomi qui a Spilamberto davati ad un computer portatile che non riesce a collegarsi con internet per via di certi “guasti”.
Forse il tecnico che sto aspettando riuscirà a risolvere il “problema”, nel qual caso potrò rimettermi all’opera nella cernita di articoli e di notiziole ricevute per email da inserire nel Giornaletto di Saul. Nel frattempo, visto che la lettura è comunque un mio vizio, son qui che leggo gli aneddoti e le storie riportate ne “La raccolta differenziata della memoria” un bel libro edito da Agra.
L’ho comprato recentemente alla fiera del Sana di Bologna quando ci sono andato assieme a Caterina un giorno prima che chiudesse i battenti. Sono di memoria corta, sarà stato il 10 settembre? Stavamo lì gironzolando fra gli stand, dopo aver visitato quello di Carmen Somaschi (AVI) e quello di Alessandro (Nuova Domus) e quello rigoglioso di AAM Terra Nuova alla ricerca di Mimmo Tringale che non c’era… (voilà lui è nella fotina)
Ed una volta compiuto il nostro dovere istituzionale e soddisfatti anche i bisogni fisiologici (ovvero avendo pisciato nei bagni puliti ed ordinati della fiera) stavamo lì, Caterina ed io, abbracciati come due fidanzatini, cercando un qualche stand, una qualche bottega, che vendesse semplice pane integrale.
Mulini a mano in legno pregiato a caro prezzo, enormi angoli pubblicitari per ditte specializzate in prodotti bio, balocchi e profumi, profumi e balocchi in ogni dove… ma di pane nemmeno l’ombra, se non un padiglione americano che reclamizzava il kamut ed aveva in esposizione una grossa pagnotta “vedere ma non toccare” e minuscoli bocconcini di assaggio riposti in un cesto, al quale abbiamo attinto indecorosamente un paio di volte sotto lo sguardo pungente delle hostess bionde alticce (nel senso di alte ed altezzose) che parlottavano fra loro in puro slang yankee-squash….
Insomma sembrava che in tutta la fiera Sana nessuno vendesse o presentasse del pane “normale”, solo farine e farinacci, paste e semole, prodotti da forno confezionati, biscotti e gallette in scatola, etc. Da un bel po’ mi ero stufato di questi giri a vuoto, attorno attorno, ma Caterina, come spesso lo sono le donne, era ancora curiosa di vedere e forse scoprire la “novità”… la sorpresa.
Gira che ti rigira, ed avvicinandosi anche l’ora della chiusura, in una ansa laterale etrema passiamo davanti ad uno stand dove noto alcuni libri di agricoltura, dietro al banco un signore ben vestito dall’aria annoiata che guarda il vuoto, non invogliava certo a fermarsi… ma ecco che proprio lì di fronte scopriamo un bancone che espone vari tipi di pane, pagnotte pagnottelle, in cassetta, di tutti i colori.
Rallentando il passo e notando che gli addetti stanno riponendo quel ben di dio in scatole e scatoloni mi faccio avanti e chiedo se possiamo avere un pane di assaggio.. Al che il giovanotto al quale mi ero rivolto, forse impietosito dai miei capelli bianchi e dalla mia aria un po’ dimessa, ci offre un pacchetto con dentro un pane speciale a fette, di avena, riso, farina integrale, orzo etc. “come omaggio della ditta” dice porgendolo! Ringalluzzito dall’insperato successo oso avvicinarmi anche davanti al tavolo dell’editore Agra… e scorro tutti i libri uno ad uno, leggo i titoli e le ultime pagine in cui solitamente c’è il sunto, finchè il mio occhio sagace ed attento si posa su questo gioiello: “La raccolta differenziata della memoria”…!
Veramente con l’agricoltura ha poco a che fare.. ma ha molto a che fare con la vita. Si tratta di un compendio di frasi e di poesie espresse in tempi diversi da vari autori. Un inno alla saggezza inascoltata. “ducentocinquanta frammenti di pensiero ancora buoni”, recita il sottotitolo… senza indugio decido di acquistarlo, 10 piccoli euro per ottenere uno scrigno prezioso di parole e “voci nel deserto”.
Perciò oggi, che non funziona internet, son qui passando dal giardino alla camera da letto che mi abbevero alle parole che avrei potuto e voluto scrivere io stesso.
Alcune di queste frasi ve le riporto così come le ho lette.
“I mezzi di comunicazione di massa –la stampa, la radio..- hanno portato all’asservimento di corpi ed anime ad una autorità strategica mondiale. E in ciò sta la principale fonte di pericolo per l’umanità. Le moderne democrazie, che mascherano regimi tirannici, utilizzano i mezzi di comunicazione come strumenti di disinformazione e di stravolgimento delle coscienze degli uomini, per alimentare la paura di massa in funzione delle guere preventive” (Albert Einstein)
“Non c’è dubbio, lo si vede dai risultati, che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere come (con dolore) un aratro di fronte ad un trattore.. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è sttao sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano. Il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione ed informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttuta per sempre” (Pierpaolo Pasolini)eccomi qui a Spilamberto davati ad un computer portatile che non riesce a collegarsi con internet per via di certi “guasti”.
Forse il tecnico che sto aspettando riuscirà a risolvere il “problema”, nel qual caso potrò rimettermi all’opera nella cernita di articoli e di notiziole ricevute per email da inserire nel Giornaletto di Saul. Nel frattempo, visto che la lettura è comunque un mio vizio, son qui che leggo gli aneddoti e le storie riportate ne “La raccolta differenziata della memoria” un bel libro edito da Agra.
Caterina, Rosa ed il menzionato sotto Alessandro
Ed una volta compiuto il nostro dovere istituzionale e soddisfatti anche i bisogni fisiologici (ovvero avendo pisciato nei bagni puliti ed ordinati della fiera) stavamo lì, Caterina ed io, abbracciati come due fidanzatini, cercando un qualche stand, una qualche bottega, che vendesse semplice pane integrale.
Mulini a mano in legno pregiato a caro prezzo, enormi angoli pubblicitari per ditte specializzate in prodotti bio, balocchi e profumi, profumi e balocchi in ogni dove… ma di pane nemmeno l’ombra, se non un padiglione americano che reclamizzava il kamut ed aveva in esposizione una grossa pagnotta “vedere ma non toccare” e minuscoli bocconcini di assaggio riposti in un cesto, al quale abbiamo attinto indecorosamente un paio di volte sotto lo sguardo pungente delle hostess bionde alticce (nel senso di alte ed altezzose) che parlottavano fra loro in puro slang yankee-squash….
Pane di kamut a caro prezzo
Insomma sembrava che in tutta la fiera Sana nessuno vendesse o presentasse del pane “normale”, solo farine e farinacci, paste e semole, prodotti da forno confezionati, biscotti e gallette in scatola, etc. Da un bel po’ mi ero stufato di questi giri a vuoto, attorno attorno, ma Caterina, come spesso lo sono le donne, era ancora curiosa di vedere e forse scoprire la “novità”… la sorpresa.
Gira che ti rigira, ed avvicinandosi anche l’ora della chiusura, in una ansa laterale etrema passiamo davanti ad uno stand dove noto alcuni libri di agricoltura, dietro al banco un signore ben vestito dall’aria annoiata che guarda il vuoto, non invogliava certo a fermarsi… ma ecco che proprio lì di fronte scopriamo un bancone che espone vari tipi di pane, pagnotte pagnottelle, in cassetta, di tutti i colori.
Rallentando il passo e notando che gli addetti stanno riponendo quel ben di dio in scatole e scatoloni mi faccio avanti e chiedo se possiamo avere un pane di assaggio.. Al che il giovanotto al quale mi ero rivolto, forse impietosito dai miei capelli bianchi e dalla mia aria un po’ dimessa, ci offre un pacchetto con dentro un pane speciale a fette, di avena, riso, farina integrale, orzo etc. “come omaggio della ditta” dice porgendolo! Ringalluzzito dall’insperato successo oso avvicinarmi anche davanti al tavolo dell’editore Agra… e scorro tutti i libri uno ad uno, leggo i titoli e le ultime pagine in cui solitamente c’è il sunto, finchè il mio occhio sagace ed attento si posa su questo gioiello: “La raccolta differenziata della memoria”…!
Veramente con l’agricoltura ha poco a che fare.. ma ha molto a che fare con la vita. Si tratta di un compendio di frasi e di poesie espresse in tempi diversi da vari autori. Un inno alla saggezza inascoltata. “ducentocinquanta frammenti di pensiero ancora buoni”, recita il sottotitolo… senza indugio decido di acquistarlo, 10 piccoli euro per ottenere uno scrigno prezioso di parole e “voci nel deserto”.
Perciò oggi, che non funziona internet, son qui passando dal giardino alla camera da letto che mi abbevero alle parole che avrei potuto e voluto scrivere io stesso.
Alcune di queste frasi ve le riporto così come le ho lette.
“I mezzi di comunicazione di massa –la stampa, la radio..- hanno portato all’asservimento di corpi ed anime ad una autorità strategica mondiale. E in ciò sta la principale fonte di pericolo per l’umanità. Le moderne democrazie, che mascherano regimi tirannici, utilizzano i mezzi di comunicazione come strumenti di disinformazione e di stravolgimento delle coscienze degli uomini, per alimentare la paura di massa in funzione delle guere preventive” (Albert Einstein)
“Oggi l’economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi per produrre delle cose perlopiù inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi per poter comprare, perché questo è ciò che da soldi alle società multinazionali, alle grandi aziende, ma non felicità alla gente” (Tiziano Terzani).
Proprio adesso mi ha telefonato Caterina per dirmi che ha appena terminato di scrivere la storiella bella sul mangime dei cani che ci ha fatto sbellicare dalle risate, me e Viola, quando ce l’ha raccontata a tavola due giorni fa.
I pets sono petulanti a volte e chiedono continue attenzioni, le reazioni sono diverse e tutto è buono per trarne insegnamento. Ma capirete meglio leggendo il suo racconto….
“Stamattina mi é successa una cosa buffa e te la voglio raccontare: ha telefonato una donna in ufficio, voce giovanile, chiedendo della dottoressa Regazzi e dicendo che aveva avuto questo nominativo e numero di telefono da Modena, e ad un mio cenno affermativo ha cominciato ad esporre il suo quesito.
Dice: “Ho una cagnolina a cui voglio molto bene e le preparo, con le mie mani, in casa dei biscotti che a lei piacciono molto, usando degli omogeneizzati… sa, so che gli omogeneizzati sono molto sani, devono darli ai bambini! Lei mi sa dire se li posso produrre per venderli?”
Io le ho risposto che non si possono fare in casa dei prodotti per l’alimentazione dei piccoli animali, ma ci vuole una struttura autorizzata e pertanto sottoposta a controllo del servizio veterinario, li può fare per il suo cane e se trova qualche amico disposto ….
Le ho poi sottolineato che in commercio ci sono ottimi prodotti per tutte le tasche, da quelli più economici, a quelli che costano quasi come gli omogeneizzati. Allora mi ha chiesto un consiglio e cioè, secondo me, qual’era la marca migliore. Le ho risposto che io ho tre gatti e un cane e che uso per loro le marche più economiche perchè non mi pare neanche giusto (etico?) spendere tanti soldi per degli animali.
Poi le ho chiesto: “Scusi, ma lei la crne la mangia?”
Lei: “Certo!”
Io: “Beh, allora, se ama tanto gli animali, perchè amare tanto solo un cane e non anche gli altri?”
Lei: “Eh, si, è vero, le povere mucche, le povere galline……!”
Ecco, questo è uno dei miei piccoli contributi alla causa, di instillare nella mente e nel cuore di qualcuno, qualche piccolo dubbio.” (Caterina Regazzi)
Or ora è sopraggiunto il tecnico ed ha riparato il guasto, si trattava di un errore stupido, l’orologio interno del computer era sballato e questo semplice fatto impediva ai programmi di collegamento con internet di funzionare…. beh, misteri del tempo-spazio!
Vi lascio e se per caso siete interessati al libro sopra menzionato potete rivolgervi all’Agra: info@agraeditrice.com.
Paolo D’Arpini
Un pezzo di Paolo D'Arpini
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