Daniela Spurio nelle vesti di Hildegarda di Bingen
Qualcuno potrebbe chiedersi: che c'entra Hildegarda di Bingen con Jesi? Il fatto è che la tradizione semplicistica, di curarsi con le erbe spontanee, con le acque benedette, con le pietre, etc. è tutt'ora viva nella cittadina marchigiana, anzi diversi operatori delle cure naturali risiedono proprio a Jesi, dove tra l'altro è stata fondata la Rete di Vivere con Gioia. Già lo scorso anno in forma modesta è stata qui presentata la figura di Hildegarda, attraverso una rievocazione storica curata da Daniela Spurio, che la impersonava (nella foto in occasione del palio di San Floriano).
Ma chi era questa Hildegarda? Monaca benedettina e mistica che nacque nel 1098 in Germania, essa fu la fondatrice del monastero di Bingen. Per parecchi anni fu in contrasto con il clero della Chiesa, che a quel tempo vedeva di malocchio le cure erboristiche, tant'è vero che parecchie "guaritrici" finirono al rogo accusate di stregoneria.
Ed anche Hildegarda rischiò grosso perché ai suoi tempi era considerata una monaca controcorrente e anticonformista. Si occupò di teologia, musica, medicina ed arte e la sua ricerca si allargò anche alle scienze naturali. Scrisse due libri che raccoglievano tutto il sapere medico e botanico del suo tempo. La sua fama si spinse così in alto che la chiesa dovette accettarla e dopo la sua morte venne pure santificata.
L'anomalia di Hildegarda si manifestò già in tenera età. Giovanissima ebbe molte visioni che avrebbero contrassegnato un po' tutta la sua esistenza, ma inizia a parlare e scrivere delle sue visioni solo intorno ai suoi 40 anni. Compì 4 viaggi importanti predicando nelle cattedrali e senza timore usciva dal convento per conferire con vescovi e abati nobili e principi, era anche in contatto epistolare con il monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle che fu tra i principali artefici dell'ordine dei Cavalieri Templari.
Hildegarda non si peritò di sfidare con durissime parole l'imperatore Federico Barbarossa, precedentemente protettore dei suoi conventi e dei suoi viaggi, quando questi oppose 2 antipapi al Papa legittimo Alessandro III (trattasi del nonno di Federico II che si ritiene sia nato a Jesi). In seguito a ciò lasciò cadere il rapporto di amicizia che fino ad allora li aveva legati (e questo sicuramente giovò alla sua accettazione da parte del Vaticano).
Morì in pace il 17 settembre 1179 e volendo commemorare la sua ascesa in cielo un gruppo di associazioni interessate ai temi della salute olistica ha creato questo evento dedicato alla Santa Hildegarda, una donna attualissima ancora oggi, con alcuni giorni di festa e di manifestazioni culturali commemorative.
Jesi
Domenica 14 settembre 2014
Ore 11 presso Fondazione Federico II
Conferenza Hildegarda di Bingen con Franca Tacconi
Ore15 in piazza Federico II
Falconeria in piazza Federico 2° con Nazzareno Pollini
Ore 17.30 Conferenze presso Fondazione Federico II
Il Vescovo farà un introduzione per la Santa Messa alle ore 16,30 in Duomo
Mercoledì 17 per l’anniversario dell’ascesa in cielo di Hildegarda di Bingen
A seguire Lucia Tancredi “Hildegarda, la potenza e la grazia”
Professore Augusto Ancillotti storico presso università di Perugia “pane di farro”
Antonio D’andrea “gli uomini di Ildegarda di Bingen”
Ore 21 in piazza Federico II
Ospiti a sorpresa per la serata medievale
Lunedì 15
Ore 10 presso Fondazione Federico II
Passeggiata partenza Piazza Federico 2°
con Fabrizio Fabrizi presidente del Gruppo Micologico Jesino Federico II
Conferenza con Fabrizio Fabrizi sulle erbe di Hildegarda di Bingen
ore 16:30
Conferenza con Daniela Cesaroni “La vita e storia di Hildegarda di Bingen”
Diana Maria Rosati cristalloterapeuta,
Introduzione laboratorio“le pietre di Hildegarda
Conferenza con Rosa Brancatela “Ginecologia e Sessualita” e
laboratorio esperienziale di bio energetica e meditazione
Ore 21 in piazza Federico II
Ospiti a sorpresa per la serata medievale
Martedì 16
Ore 9 presso il giardino della Rincrocca
Laboratorio con Maria Sonia Baldoni “ Le erbe per la salute di Ildegarda“
Ore 16
Laboratorio di cucina con Gilbert Casaburi “La cucina di Ildegarda”
Laboratorio con Tiziana Ciamberlini “Musicoterapia secondo Ildegarda”
Ore 21 in piazza Federico II
Ospiti a sorpresa per la serata medievale
Mercoledì 17
Ore16,30 in Duomo
Il Vescovo celebrerà la messa in memoria dell’ascesa in cielo nel 17 Settembre del 1179 di Hildegarda di Bingen Dottoressa della chiesa
in contemporanea con il convento a Bingen
Concerto “I suoni di Hildegard” con il maestro Marco Becchetti e i suoi allievi
Ore 18.30 presso Palazzo Fondazione Federico 2°
Stefano Maria Crocelli Musicologia “IL CANTO DELLE ARMONICHE”
Diana Maria Rosati Cristalloterapeuta / Master Reiki
Attraverso la lettura di alcuni brani di Hildegarda, scopriremo insieme e cercheremo di comprenderne il significato, sperimentando come vengono utilizzati i cristalli.
” LE PIETRE DI HILDEGARDA”
Integrazione sulla vita di Ildegarda di Bingen
In
una cittadina tra la Mosella e il Reno, nasce nel 1097, Hildegard,
decima figlia dei signori di Bermersheim. Fin dalla più tenera età
si rivelerà una creatura eccezionale, con una personalità fuori dal
comune, attratta soprattutto da ciò che lega l’universo fisico a
quello spirituale.
Per
tutta la vita avrà capacità di veggenza, lei stessa si definiva la
“tromba di Dio” ed annunciava tutto ciò che vedeva sotto forma
di immagini e simboli.
“La sapienza insegna alla luce dell’amore e mi
ordina di dire in che modo sia stata gratificata di questo dono della
visione… Ascolta queste parole, creatura umana, e ridille non
secondo te, ma secondo me, e da me istruita parla così…”
Da
piccola era gracile di salute, ma aveva una fantasia assai fertile.
Già all’età di tre anni già aveva visioni precluse agli altri.
Nel
novembre del 1106 fu affidata alle cure di Giuditta di Spanheim, in
un eremo accanto all’abbazia benedettina di Disibodenberg. Queste
due donne voltarono praticamente le spalle al mondo, dipendento però
in tutte le loro necessità dai frati del convento.
Hildegard
imparò i rudimenti del latino e dello scrivere, cosa rara per una
donna in quell’epoca.
Giuditta
plasmò il vivace carattere della bambina che le era stata affidata e
le impartì un giusto equilibrio che permise ad Hildegard di
adeguarsi agli eccessi della sua natura sia fisica che spirituale.
Lei
stessa si identificò con il tipo di donna più complesso e
melanconico:
“Sono mutevoli come il vento e i loro pensieri
vagano qua e là; spesso si sentono colpite da malanni tormentosi…”
La
sua educazione elementare fu affidata al monaco Volmar, incantato
dall’intelligenza della bambina e felice di poterle essere maestro.
L’educazione
che le donne, nei conventi, ricevevano, era comunque inferiore a
quella degli uomini, seguendo la prassi generale, tuttavia era pur
sempre superiore all’educazione che ogni donna avrebbe ricevuto
all’esterno delle mura del convento.
Ad
Hildegard piaceva il momento dei canti liturgici; veniva
letteralmente rapita da quell’armonia. Amava il canto e la musica e
la sentiva profondamente radicata nel suo essere.
“Se studiamo le arti con diligenza saremo in
grado di recuperare il modo in cui l’uomo trovò la voce dello
Spirito vivente perduta da Adamo… Allora egli aveva in comune con
gli angeli la voce per lodare Dio…”
Contemporaneamente
agli studi, Hildegard imparava anche l’arte del ricamo, della
tessitura e della filatura. Anche se si occupava di piccoli lavori
artigianali, la sua mente correva spesso alle magiche visioni sulle
quali ancora non si interrogava. Le sperimentava con la semplicità e
la naturalezza proprie dei bambini, come se fosse parte della vita.
Solo
più tardi nacque in lei la consapevolezza di quella strana dote che
caratterizzò tutta la sua vita.
“Fin
dall’infanzia, quando erano ancor teneri ossa e nervi, sempre fino
ad oggi, vedo nella mia nima questa visione, come Dio ha voluto,
l’anima sale alle altezze del firmamento, in varie regioni del
cielo, si espande in climi diversi, va tra diversi popoli, quantunque
siano separati da me, in luoghi e terre lontane…”
“Il
lume che vedo non è di questo mondo, ma è molto più splendido
della nube che precede il sole; non posso misurarne l’altezza, la
lunghezza, l’ampiezza, lo definisco Ombra di Luce Vivente…”
Ai
nostri giorni, le sue visioni sono state analizzate dal
neuropsicologo Oliver Sacks che le definisce un banale, odioso e
insignificante evento fisiologico che lei seppe trasformare in
qualcosa di privilegiato, fondamento di un’ispirazione
straordinaria. L’unico grande e valido parallelo lo troviamo solo
con Dostoevskij che trasformava le sue crisi epilettiche in
altrettanti eventi straordinari.
Hildegard,
oltre la sua intelligenza e la sua cultura, aveva anche la rara
capacità di immedesimarsi nelle altre creature, intuendone lo stato
d’animo e lasciandosene compenetrare a livelli psicologici
profondi.
Tra
il 1112 e il 1115 Hildegard prese i voti e diventò una monaca
benedettina senza impegnarsi in una rigida clausura.
Quando
Giuditta, badessa del convinto, morì, Hildegard fu eletta al posto
suo a grande acclamazione delle consorelle. Pur accettando, Hildegard
visse un periodo di perplessità e incertezza, ma si dimostrò
pienamente all’altezza di quel compito.
A
quarantadue anni Hildegard si accinse ad iniziare la sua prima opera
SCIVIAS (Conosci le vie).
Nella
grande incertezza che la dominava, Hildegard ebbe l’apporto di
Bernardo di Chiaravalle e del Papa Eugenio III che la esortarono a
proseguire in questa sua opera.
L’approvazione
papale fu senza dubbio quella che la spronò maggiormente, perché a
quei tempi le formulazioni cosmologiche erano appannaggio degli
uomini e il rischio di trovarsi contro il predominante maschile era
possibile.
Nei
suoi scritti, piuttosto ambigui, si può percepire una sorta di
arrendevolezza alla misoginia tipica dell’epoca, ma
contemporaneamente Hildegard non rinunciò mai alle sue idee anche a
costo di pesanti scontri con quanto le si opponeva.
Il
suo riconoscimento ufficiale fu durante il sinodo di Treviri e
divenne famosa in tutta Europa come la veggente di Disibodenberg. Fu
inevitabile che tante ragazze della nobiltà volessero essere accolte
nel convento, riducendo sempre più lo spazio vitale. Hildegard
decise che era il momento di fondare un monastero solo per loro.
Durante
una visione le venne indicato il luogo: una contrada selvaggia,
Rupertsberg, separata dall’antica città di Bingen dal fiume Nahe,
tra boschi, vigneti e colline.
L’abate
di Disibodenberg non voleva concedere il permesso a questa nuova
costruzione, forse anche perché si trattava di una decisione presa
da una donna, ma Hildegard fu irremovibile. Inoltre per l’abate si
trattava anche di perdere i privilegi che la presenza di Hildegard
offriva a tutto il monastero.
Nel
1150 prese finalmente possesso del monastero di Rpertsberg, non
ancora ultimato, ispirandosi al fiero ideale germanico, impegnato
nella dura lotta fra il bene e il male.
“Sono
la forza di fuoco che accende tutte le scintille viventi, vita di
fuoco che proviene da Dio: ardo sopra la bellezza dei campi, splendo
sulle acque, fiammeggio nel sole, nella luna e nelle stelle, volo
assieme al vento nell’aria, vita invisibile che sostiene tutte le
cose…
L’aria
vive infatti nel verde…
Io
sono la Ragione che è nel vento della parola risuonante e attraverso
la quale è generata ogni creatura…
Io
sono la vita integra, non separata dalle pietre, non recisa dai
rami…”
Vicende
e vicissitudini la portarono spesso a dure lotte nei confronti
dell’abate di Disibodenberg per ottenere tutto ciò che apparteneva
alle monache, ma riuscì sempre ad ottenere quello che le spettava di
diritto.
Morì
la sua fedele amica Riccarda e il monaco Volmer venne richiamato al
monastero benedettino, perciò Hildegard si trovò spesso sola a
condurre il nuovo monastero.
Per
difendere il monastero si rivolse direttamente al Federico Barbarossa
e chiese la sua protezione senza titubanze. Questa sua scelta garantì
a Rupertsberg una tranquillità che durò circa cinquecento anni.
Hildegard
seppe creare un’oasi di pace, laboriosa e colta e oltre alle opere
di artigianato, le suore svolsero un’importante lavoro di
trascrizione, facendo diventare famosi i manoscritti miniati di
Rpertsberg in tutta Europa.
Non
fece mai mancare il sapere, convinta che il corpo e lo spirito
dovevano godere entrambi di serenità e benessere. In un luogo così
austero, era piuttosto inusuale l’eco festosa che risuonava lungo i
corridoi, quando, nei giorni festivi, le monache avevano il permesso
di sciogliere i capelli, vestire di bianco e mettersi monili come
giovani spose. Fu oggetto di dure critiche per queste sue scelte, ma
seppe sempre tener testa a tutte le accuse.
Nel
suo convento non mancava mai la musica, perché Hildegard era
convinta che ogni cosa scende dalle sfere celesti fino alla Terra e
dalla Terra risale a Dio, per questo tutto doveva essere arricchito
dalle lodi dell’uomo, come uno scambio carico d’energia e di
promesse.
“Quando il Verbo di Dio risuonò… quel suono fu vita in ogni essere vivente…”
La
musica era fondamentale per la nostra badessa, ma anche il corpo era
oggetto di profondo interesse. Essendo lei stessa cagionevole di
salute, fu particolarmente vicina e compassionevole con chi era
malato. Intuì che il “male” dell’uomo era principalmente
psicofisico; lei stessa conobbe momenti di forte depressione, ma
seppe trarne profonda e tenera comprensione verso chi si lascia
prendere da vera disperazione.
Tutto
ciò che oggi viene ripreso dalla “Medicina Olistica”, era già
noto ad una monaca benedettina di mille anni fa.
“Sia
il corpo dell’uomo sia le sua azioni si possono vedere. Ma dentro
di lui c’è molto di più, si tratta di cose che nessuno vede e
conosce…”
Utilizzò
anche la cura con le pietre, che opportunamente trattate liberavano
energie curative
Due
opere sue sono completamente dedicate allo studio delle malattie e
alla loro cura (PHISICA e CAUSE ET CURAE).
Pioniera
di un concetto che ai giorni nostri si stenta ad introdurre: il
microcosmo nel macrocosmo, con lo spirito e la materia, erano figli
diversi di un’unica matrice.
All’interno
del monastero alcuni spazi erano adibiti al ricovero di malati e
anche in questo modo Hildegard riuscì ad accumulare un notevole
bagaglio di conoscenze mediche, parte delle quali, dovute ad
ispirazione divina.
Le
sue conoscenze furono approfondite con la lettura dei testi di
medicina scritti dai monaci e con l’esperienza delle venditrici di
erbe medicinali che si recavano al convento.
La
sua fama che continuava a crescere, le consentì di aprire un nuovo
convento ad Eibingen, nel 1165. Iniziò anche a compiere viaggi di
predicazione, senza curarsi delle fatiche del viaggio.
Donna
audace, seppe lanciare, mille anni fa, una sfida alla cupa tradizione
antifemminista che la circondava, superando le superstizioni e le
paure della società di allora.
Veniva
chiamata la “Sibilla del Reno” perché sapeva tradurre l’ardore
delle sue visioni in potenti predicazioni, lanciando profezie, sotto
forma di ammonimento. Le sue parole raramente lasciarono indifferenti
e per questo Hildegard dimostrò di possedere un eccezionale intuito
psicologico.
Tra
il 1150 e il 1170 scrisse il LIBRO DEI MERITI DELLA VITA e il LIBRO
DELLE OPERE DIVINE.
Quando
Federico Barbarossa optò per una decisa rivolta contro il papato di
Roma, mantenne comunque fede alle promesse, pur con i rapporti ormai
deteriorati. Il convento uscì sempre illeso dalle devastazioni delle
truppe imperiali.
Morì
il 17 settembre 1179, con calma e serenità all’interno del suo
convento.Hildegard fu un eccezionale canale di illuminazione, si
servì della simbologia e dell’allegoria del suo tempo, superando
le barriere evolutive della sua epoca. I suoi inconsueti orizzonti
furono esplorati con coraggio e amore per ogni aspetto della vita
nell’Universo intero. Le sue opere e la sua memoria ci insegnano a
non fermarci mai di fronte all’ostacolo, ma, considerandolo con
l’amore dovuto, a superarlo per poterlo comprendere.
Franca Oberti
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