È una delle cose che indispone e atterrisce di più i vacanzieri: il
ronzio delle vespe. A tutti, infatti, sarà capitato di concedersi un
picnic in montagna all’ombra di un larice, o un pasto frugale, al
mare, in spiaggia. Poi, all’improvviso, ecco le vespe che cominciano a
girare attorno al nostro panino e noi che facciamo di tutto per
evitarle, compiendo mosse a volte talmente azzardate che alla fine
veniamo punti.
Ma la domanda dal punto di vista scientifico e:”siamo davvero sicuri
che vivremmo in un mondo migliore senza le vespe?” La risposta:
assolutamente no.
Le vespe, infatti, sono importantissime per l’ambiente e la
biodiversità, ossia il numero di specie animali e vegetali che ci
circondano. In particolare hanno un impatto enorme sull’abbondanza di
artropodi, il più grande raggruppamento tassonomico animale,
comprendente ragni, insetti, centopiedi, zecche; poiché presiedono la
catena alimentare. In loro assenza prolifererebbero parassiti che
creerebbero problemi all’equilibrio biologico.
Alcune specie depongono le uova in altri organismi; le larve si
sviluppano a loro discapito regolando il numero di insetti in un
determinato habitat. A loro volta le vespe sono importanti per la
sopravvivenza di specie come le rondini e i falchi, che abitualmente
si nutrono di imenotteri. La verità è che sappiamo poche cose di
questo animale. Sociale, come le api e le formiche. Ce ne sono
moltissimi. Si contano infatti 110mila specie e probabilmente ce ne
sono altrettanti da classificare. Lo dimostra un recente studio
condotto in Costa Rica che ha portato all’identificazione di 186 nuove
specie in un singolo punto della foresta equatoriale.
Dalle nostre parti abbiamo a che fare soprattutto con la vespa comune
(Vespa vulgaris), o vespa di terra; altrettanto noto è il calabrone
(Vespa crabro), detto anche vespa gigante, le cui femmine possono
raggiungere i cinque centimetri di lunghezza.
di Gianluca Grossi
Fonte www.rivistanatura.com
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