In Italia la parola dittatura è scappata non solo dal dizionario ma anche dai libri di storia. E si è diffusa come un virus nei più diversi ambienti della nostra società.
Viene chiamata 𝗱𝗶𝘁𝘁𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘀𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 quando, per fare gli interessi di alcune multinazionali, si nascondono le cure e si ingigantisce la paura di una epidemia per terrorizzare una popolazione e poi forzarla a dei vaccini (pericolosi e non sperimentati).
Viene chiamata 𝗱𝗶𝘁𝘁𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 quando per favorire le stesse multinazionali si violano uno dopo l'altro i valori della nostra Costituzione, compiendo discriminazioni nei confronti di crescenti categorie di cittadini.
Viene chiamata 𝗱𝗶𝘁𝘁𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮𝗹 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝗰𝘁 quando si forma un pensiero unico subdolo e totalitario che impedisce e nasconde ogni naturale esercizio della critica.
Viene chiamata 𝗱𝗶𝘁𝘁𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 quando ci si rende conto che l'intera economia e le principali sfere di decisioni politiche sono esercitate da persone che non hanno alcun rispetto per i diritti della natura. Anche quando le stesse parlano falsamente e ipocritamente di Transizione Ecologica.
Viene chiamata 𝗱𝗶𝘁𝘁𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮 quando ci si rende conto della quasi totale funzione manipolativa e non informativa di Tv e giornali, quasi sempre di proprietà di alcune multinazionali.
Viene chiamata 𝗱𝗶𝘁𝘁𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗗𝗲𝗲𝗽 𝗦𝘁𝗮𝘁𝗲 quando ci si rende conto che si ha a che fare sempre con lo stesso ristretto gruppo di proprietari di multinazionali che tra loro si scambiano le quote di tutte le principali aziende petrolifere, del nucleare, delle armi, dei farmaci, dell'agro-alimentare, del web e dei social, della finanza e dell'informazione.
Infine viene chiamata 𝗗𝗶𝘁𝘁𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗦𝘁𝘂𝗽𝗶𝗱𝗮𝗴𝗴𝗶𝗻𝗲 quando si vede che tante persone normali, che non sono tra l'altro neanche mercenari di queste multinazionali sono incapaci di scorgere l'inganno generale e continuano a pensare di essere democratici e di stare in una democrazia liberale, fornendo così l'alibi ai burattinai delle multinazionali, intellettuali e giornalisti corrotti e politici degenerati.
Sarebbe davvero bello riportare la parola dittatura nei dizionari e nei libri di storia ma perché questo avvenga occorre innanzitutto che parecchi si liberino della dittatura della stupidaggine.
Per essere davvero liberi dalla dittatura della Stupidaggine, si dovrebbe anche intanto sconfiggere la dittatura mediatica, sconfitta la quale diventano evidenti e sono portate alla luce del sole. le dittature ambientali economiche e politiche, infiltratesi anche nelle ideologie del politicamente corretto.
Tutto questo potrebbe un giorno portare alla sconfitta della dittatura del Deep State occidentale, un potere transnazionale che ha esteso il suo dominio sul pianeta attraverso la globalizzazione del dominio scientista, tecnocratico e finanziario.
E non si dovrebbe dimenticare che di ogni cosa esiste il chi, il quando. il come e il dove.
Occorre allora, per ristabilire verità e giustizia, essere capaci di individuare gli autori dei misfatti, sfuggire agli schemi e alle teorizzazioni astratte e rintracciare sia le cause reali che i responsabili diretti e indiretti di ogni delitto.
Ed è per aiutare a fare questo, che quando gli esseri umani sono vittime della truffa e dell'inganno, le parole con coraggio escono dai dizionari e dai libri di storia per portare nuova coscienza sulla realtà e permettere di individuare gli errori ed i delitti.
Infine è per non permettere che questo avvenga, che alle parole viene inflitta la pena del lockdown tramite la trappola delle ideologie del politicamente corretto.
Per far ciò si impone quindi alle parole di restare chiuse nei dizionari e non turbare la confortante illusione della vita agiata di una Falsa Democrazia e di Una Falsa Coscienza.
Di una Falsa Informazione e di una Falsa Politica, di una Falsa Transizione Ecologica come di una Falsa Economia.
Cosa però impossibile da fare veramente. Perché, anche se vaccinate più di una volta, le parole una volta pronunciate dai dizionari e dai libri di storia sfuggono alla censura e si diffondono per l'aria e mutano, come un virus ma meglio di un virus, in 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀.
Maurizio Di Gregorio
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