Vogliamo iniziare con un'immagine che fa sorridere, ma anche riflettere. Il famosissimo Viandante sul mare di nebbia (in cui chissà quanti di noi camminatori - e non - almeno una volta nella vita ci siamo provati a immedesimare) che una volta giunto sulla vetta... si lancia!
Come mai? Provocatoriamente diremo: perché non c'è "rete"!
Diciamoci la verità... quante volte ormai riusciamo veramente ad essere soli con noi stessi? Anche per una semplice passeggiata abbiamo sempre l'orecchio proteso verso la notifica di una mail, un whatsapp o un telegram che sia, una chiamata. La nostra posizione nel mondo non è solo perennemente tracciata, ma è anche condivisibile... la nostra reperibilità h24 a volte non la trovate stressante? Davvero essere sempre "connessi" ci fa sentire più sicuri e meno soli?
Quando intraprendiamo un viaggio a piedi le guide Vie dei Canti consigliano sempre di abbandonare per qualche giorno il telefono... c'è una persona, la guida appunto, che pensa a tutto e davvero è possibile concedersi il privilegio di lasciare e lasciarsi andare.
A volte però, soprattutto nei boschi e in montagna, la scelta diventa obbligata: il telefono non prende! Dopo i primi segnali di disagio e disappunto per questa improvvisa "mancanza" arriva tutto il resto... arriva la sensazione della nostra presenza fisica e spirituale in questo mondo: in quel momento siamo lì ed è l'unica cosa certa e tutto magicamente si ridimensiona a grandezza umana. Ovunque può succedere di tutto, ma la tua unica realtà è il paesaggio che ti circonda, il gruppo che ti accompagna, le gambe che ti sostengono: improvvisamente devi gestire "solo" il tuo corpo e la tua mente. Ed è proprio in quel momento che il viaggio si trasforma in un'esperienza. "Il collante sociale fornito dai cellulari non solo ha soddisfatto le esigenze economiche di chi voleva una società riunita e controllabile, ma è andato oltre: ha azzerato i normali ritmi del tempo, causando un’alterazione della qualità del sapere. Dove per “sapere” non intendo solo le nozioni di chimica o le formule fisiche, ma la normale conoscenza della posizione di un corpo nello spazio. Nella fattispecie, il mio. [...] (Ci domandiamo scioccamente: Dove sei? Cosa fai? Con chi sei? Invece di chiedere: Chi sei? Da dove vieni? Quali sono i tuoi obiettivi per il tempo che ti rimane? Cosa c’è dopo la morte? “Cosa” c’è tra un atomo e l’altro? Come mai esisti?) perché il sistema economico ci ha detto che in questo modo saremmo stati meno soli. E noi c’abbiamo creduto." (da L'elogio dell'irreperibilità dell'individuo - Michele Nigro) E allora buoni passi e buonissima irreperibilità!
lettera@traterraecielo.com
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