Il 9 maggio 1945 il governo sovietico annunciò la vittoria contro il nazifascismo. Tuttavia, è solo dal 1965 che la Giornata della vittoria è stata proclamata festa nazionale. Il Giorno della Vittoria è tutt’oggi celebrato in Russia. La guerra è diventata un tema di grande importanza. Il rituale della celebrazione gradualmente ottenuto un carattere distintivo con una serie di elementi simili: incontri cerimoniali, discorsi, conferenze, ricevimenti e fuochi d’artificio.
Certo la Vittoria contro il nazifascismo del 9 maggio 1945 è una data importante che va ricordata ma una vera “Vittoria” sarà quella dove si vedrà la fine di ogni guerra.
Beh, da qualche parte bisogna pur cominciare per arrivare ad una vera e definitiva Vittoria in questa nostra società. Una “vittoria nonviolenta e laica”, a tutto campo, in cui si considera l’unitarietà della vita in tutte le sue forme.
Questo è il dettame dell’ecologia profonda e della spiritualità laica che intravvede nelle pieghe della rete esistenziale una quantità di interconnessioni celate alla vista superficiale. Le relazioni nel vivente sono inscindibili dal vivente stesso e comprendono anche il pensiero, oltre all’inorganico ed all’organico.
Per questa ragione, noi del Circolo vegetariano VV.TT. e della Rete Bioregionale Italiana, abbiamo cercato di analizzare e comprendere i valori della nonviolenza inserendoli nel contesto di un sistema di vita, vegetariano, ecologista e rispettoso dell’altrui pensiero.
“Praticando l’utopia di speranza, chiamata nonviolenza, che ci permette di vivere meglio nell’orizzonte storico, troppo tormentato e troppo deluso, del nostro tempo. In questa prospettiva, prende forma un’aspirazione epocale, orientata ad uscire dal ciclo della negatività che spesso rischia di sommergerci” (Aurelio Rizzacasa).
Perciò abbiamo considerato l’inutilità di ogni guerra. Ogni guerra è sempre in qualche modo collegata a quella che la precede: causa ed effetto. Ed osserviamo che questa sequenza continua ad avvenire ancora ed ancora se non si interrompe il meccanismo diabolico della vendetta e della ripetitività negativa.
Lo possiamo osservare anche nelle scusanti “democratiche e fintamente pacifiste” che stanno spingendo l’umanità verso una più rovinosa guerra mondiale. Lo vediamo oggi nelle ragioni “libertarie” che sono alla base del conflitto ucraino, dal costo altissimo in vite umane e in distruzioni… E l’Italia è sempre più coinvolta in questo conflitto in cui non abbiamo ragione di coinvolgimento, anzi…
Infatti le conseguenze della nostra posizione bellicista ci stanno conducendo alla rovina, sia per la perdita economica derivata dall’applicazione di sanzioni e dalla rinuncia all’approvvigionamento facilitato di materie prime indispensabili, sia per il costo degli armamenti, delle bombe e dei missili dei nostri arsenali bellici che stiamo devolvendo per la continuazione della guerra.
Con tutte le spese destinate alla distruzione ed alla morte avremmo potuto risollevare il bilancio dello Stato e soddisfare le necessità primarie dei cittadini… ed invece la spinta bellica conduce la Nazione verso la catastrofe e la bancarotta. Gli arsenali dovranno essere nuovamente riempiti con nuove bombe, nuovi aerei e nuovi missili e questo andrà a scapito della assistenza sociale, del lavoro, della sanità, della cultura… insomma di tutto ciò che è necessario alla vita.
E non è finita, già ci sono avvisaglie ed ammonimenti per l’ampliamento del conflitto in chiave nucleare…
Le bugie hanno però le gambe corte, si spera, e la verità sui retroscena delle guerre “democratiche” stanno sempre più venendo a galla. Il popolo ha iniziato a riconoscere le menzogne del sistema mainstream e si informa su canali alternativi di comunicazione e per passaparola.
Occorre essere molto discriminativi nell’esaminare le notizie che ci vengono propinate dalla informazione ufficiale e soprattutto occorre mantenere una posizione “laica” ed imparziale poiché in qualsiasi forma ideologica, economica o religiosa si nasconde un mascheramento della Verità. E per riconoscere la Verità occorre sempre partire da noi stessi. Indagando con raziocinio e discriminazione.
Una volta un cercatore della verità chiese al saggio Nisargadatta: “C’è un modo di porre fine agli orrori della guerra e delle prevaricazioni?” Ed il saggio rispose: “Quando sempre più persone riusciranno a riconoscere la loro vera natura, la loro influenza, per quanto sottile, prevarrà e l’atmosfera emotiva del mondo si addolcirà. La gente segue i suoi capi, e quando tra questi ne appariranno alcuni con un grande cuore ed una grande mente, assolutamente indifferenti al loro tornaconto, il loro esempio sarà sufficiente ad impedire le brutalità ed i crimini dell’epoca attuale.”.
Per questa ragione è così importante cercare di eliminare dalla nostra vita quotidiana ogni forma di violenza e di interesse privato e prendere coscienza dell’unitarietà della vita e del come rapportarci gli uni e gli altri, in perfetta armonia simbiotica, senza dover distruggere quel che non ci appartiene e che è un bene comune di tutti i viventi.
“Pertanto è nostro dovere assumere comportamenti che non compromettano l’equilibrio ecologico della terra nonché i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l’umanità. Nessun essere umano ha il diritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, né trattarli con crudeltà e violenza. Le biodiversità sono ricchezze da mantenere e difendere. La democrazia ecologica della comunità terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l’impegno disinteressato, anziché separarli attraverso la competizione, il conflitto, l’odio ed il terrore. In alternativa ad un mondo fondato sull’avidità, sulla disuguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarietà, la giustizia e la sostenibilità” (Osvaldo Ercoli)
La competizione, il conflitto, l’odio ed il terrore… è questa la maschera che ancora oggi stiamo cercando di strappare, e certo: dovremmo essere più numerosi di quanti si sia, e poter e saper vedere più chiaro di quanto si faccia.
A quanti, ancora oggi e nonostante quello che accade, restano inerti si può ricordare la poesia scritta da un pastore evangelico, Martin Niemoeller. in un momento molto simile a quello che stiamo vivendo oggi: “Prima vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo. Poi vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista. Poi vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla perché non ero sindacalista. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa”.
Vorrei ora concludere questo intervento con le parole di un altro maestro della nonviolenza, Nelson Mandela, che scrisse: “La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti ogni oltre limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo “chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? ” In realtà, chi sei tu per NON esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi così gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi… E quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.
Paolo D’Arpini
Presidente del Circolo Vegetariano VV.TT.
Referente della Rete Bioregionale Italiana
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