a sera nabir e l’amico buzzur decidono di celebrare l’incontro con una bottiglia di vino. si siedono e su un tavolaccio buzzur apre la bottiglia e versa il vino rosso nei calici di vetro, subito prende il bicchiere e fa per portarlo alla bocca. nabir lo blocca: aspetta, che fai? il vino va fatto ossigenare roteando il liquido nel bicchiere! va bene risponde l’amico: ecco fatto, ora lo posso bere? aspetta, guardiamo il colore a fondo contro luce per catturarne riflessi e intensità. buzzur prende il bicchiere lo porta in alto poco convinto lo guarda e poi fa di nuovo per bere. aspetta, dice nabir. dopo averlo fatto ossigenare, guardato il colore, ora possiamo odorarlo per sentire i vari profumi. allora entrambi portano il bicchiere al naso ed esprimono le loro sensazioni. ora lo posso bere? chiede buzzur. solo un piccolo sorso per assaporarlo bene lentamente e gustare l’insieme di sapori e aromi: frutti di bosco, ciliegia, arancia amara. un ultima cosa, aggiunge nabir, si dice che al vino l’unica cosa che manca è il suono allora facciamo suonare i nostri bicchieri in questo brindisi bene augurante. oohhh finalmente lo possiamo bere! esclama buzzur soddisfatto. una donna seduta nei paraggi, incuriosita dal discorso amoroso interviene dicendo che anche il vino ha un suono soprattutto quello frizzante con le bollicine e, come si apre la bottiglia esprime con delicatezza un suono e la sua preziosa essenza. frisa sul far della sera
Con la testa nel borgo e
lo sguardo rivolto al mondo.
il primo mestiere dell’abruzzese è stato l’emigrante.
ka da fa kussù? abbiamo mangiato pane e cicoria fino a oggi e ora non facciamoci mancare un bel sorriso perchè la cultura fa bene anche alla salute e mantiene alta la qualità della vita. il borgo non come paese di cartone che lotta contro lo spopolamento. apriamo paesi e comuni a un turismo di ritorno il turismo delle radici. una piazza, un luogo di socializzazione, una vita lenta, proverbi, racconti e incontri in dimensione umana. ricerca delle origini e dell’appartenenza da parte degli oriundi: concertazione ed inclusività. italea pianta viaggiatrice per promuovere turismo di ritorno, ogni bioregione una talea per gli italodiscendenti abruzzesi. questo quanto riportato da nabir nei suoi appunti sulla festa dei borghi ospitali a frisa, paese dove vive saltuariamente da un po di tempo.
il primo commento che mi viene in mente visto che si parla di appartenenza e di ritorno alle radici e riscoperta delle origini, è appunto che la filosofia di vita dei nostri antenati era frugale e molto minimalista e soprattutto quasi vegetariana. invece in queste feste viene trasmessa continuamente la cultura della carne. il paradosso è che neanche un grammo di tutta quella consumata alle feste, sotto forma di porchetta arrosticini salsicce, proviene da allevamenti abruzzesi. tutte merci che arrivano dalla grossa distribuzione, come molte farine uova e altri ingredienti. stesso discorso per i formaggi prodotti con latte in polvere proveniente da chissà dove. quindi tra i prodotti da preferire, veramente locali, il miele, le marmellate alcuni tipi di pasta prodotti con farine come farro e solina, i vini, anche se non sono per niente ecologici, per via del grosso carico di sostanze inquinanti che vengono rilasciate durante la coltivazione, concimi e pesticidi di sintesi. in un processo evolutivo moderno ecologico si potrebbero promuovere laboratori del gusto dando spazio a una filosofia di vita meno legata al consumismo e più alla dieta mediterranea autentica, quella di ancel keys, basata sulla triade mediterranea: cereali integrali, verdure, legumi. soprattutto sui legumi si potrebbero fare grandi progetti per il futuro vista la loro versatilita a nuove ricette, anche sani nutrienti e spesso genuini. per esempio i lupini, autentico cibo di strada delle feste patronali assieme alle noccioline. con i lupini si realizzano ottime creme e formaggi. con i ceci oltre pasta e ceci si possono fare falafel humus cecina frittelle cosi con le lenticchie unite al farro o al miglio, il grano saraceno con fagioli, insomma tante nuove ricette poco conosciute. purtroppo penso sia ancora lontano quest’idea di modernità antica e la maggior parte dei sindaci, con le loro fasce tricolori, preferisce cercare solo di accedere ai finanziamenti dei vari bandi europei, sulla carta molto promettenti e poi in verita spesso per niente ecologici solidali sostenibili.
il mondo all’incontrario. scriveva pasolini:
il presente mascherato da passato e
non il passato mascherato da presente… c’erano in un paese un re e una regina. è l’inizio della fiaba. il c’era una volta immerge subito in una atmosfera magica: un paese indefinito, un re una regina e la loro bellissima figlia, così bella da far ingelosire venere e da far innamorare anche amore in persona. miniature tessuti ceramiche collane sigilli pesi monete copricapi legni intagliati cesti intrecciati porcellane, nella stanza finale, su una grande mappa dei vari percorsi, sono appese sul muro scatole che si aprono dove si possono annusare fiori spezie e dare un idea dei profumi dei luoghi. il fascino del viaggio sovrasta l’interesse e l’informazione sull’uomo, vuole portare nuova rappresentazione del mondo, l’io ha un ruolo secondario e non c’è spazio per l’autobiografia. la descrizione soffoca la narrazione che appare requisito di ogni comunicazione anche se accende la fantasia e il desiderio di conoscere.
(Alla festa dei borghi ospitali. Frisa ventinove giugno 2024)
Ferdinando Renzetti
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