martedì 2 settembre 2025

Toscana. Rete Zero Pfas... all'opera

 


In considerazione del fatto che la politica nazionale e le istituzioni regionali sembrano indugiare sull’effettiva presenza di PFAS nelle nostre acque e nei nostri cibi, un gruppo considerevole di Associazioni e di comitati della Toscana coordinati dalla Rete Zero Pfas Toscana hanno deciso di far eseguire una serie di analisi, a proprie spese, da un laboratorio accreditato utilizzato anche da Greenpeace nelle sue ultime analisi condotte in Toscana. Al seguente link una mappa interattiva con i risultati delle analisi nei punti di prelievo nelle province di Arezzo, Grosseto, Prato, Pistoia, Firenze, Siena, Massa Carrara, Livorno.
 
Sono state campionate: acque potabili, acqua superficiale generica, area mineraria, depuratori, acqua in mare, pozzo, zona industriale che nella mappa riportano simboli differenti.
 
I punti di prelievo nella regione sono 47, e le molecole di PFAS analizzate sono ben 58. La maggior parte delle analisi attiene solo ai PFAS, in altre sono aggiunti anche 23 metalli pesanti e alcune sono limitate a questi ultimi.
Queste sostanze sono presenti nella quasi totalità dei campioni. Per le acque superficiali sono stati analizzati due campioni delle acque del Tevere, uno in Arno e altri due in corsi superficiali minori: a sorpresa i valori più elevati sono stati trovati nel Tevere a Sansepolcro, a ridosso del confine con l’Umbria.

 
Prelevate anche acque superficiali vicino ai depuratori e a qualche area industriale importante e, pure in questo caso i PFAS sono presenti dappertutto, in quantità considerevoli (uso schiume antincendio?) nel Fosso Tommarello nella zona di ENI a Calenzano dove la somma di PFAS ammonta a ng/l 2775,8 e a ng/l  612,5 in un altro. Destano anche timori sia i valori trovati a Livorno allo scolmatore zona Stagno, dove la somma PFAS è di ng/l 794, sia la presenza nel torrente Nievole di PFOA, il cui utilizzo nei processi industriali è ormai vietato, dal By pass del depuratore.
 
È motivo di preoccupazione il fatto che a Prato e a Carrara è stata trovata una quantità di PFAS maggiore o simile sia nelle acque potabili che nelle acque superficiali, vicino agli scarichi dei depuratori: la domanda è da dove, in questi due comuni, vengono prelevate le acque per la potabilizzazione.

Alcune analisi sono state fatte anche in acque superficiali vicino a discariche e stoccaggio di rifiuti ed è proprio in alcune di queste acque che si trovano i dati più preoccupanti: sia in quelle alla discarica del Cassero (nel Pistoiese) oltre 2100 ng/l di PFAS e a Podere Rota nel comune di Terranova Bracciolini (AR), riscontrati addirittura oltre 7.300 ng/l.

Rete Ambientalista




Nessun commento:

Posta un commento