In data 8 dicembre 2024, presso la Sala Consiliare – Quartiere Porto del comune di Bologna, si è tenuta l’assemblea costituente che ha sancito la nascita del Coordinamento Nazionale No Nato. Di seguito riportiamo sinteticamente il contenuto degli interventi che si sono susseguiti durante l’iniziativa.
Nel suo intervento introduttivo Emanuele Lepore (ANVUI), dopo aver sottolineato che la partecipazione all’assemblea ha raggiunto numeri inaspettati dagli organizzatori, afferma che l’Italia è un Paese tutt’oggi occupato militarmente allo scopo di ribadire la subordinazione a USA/NATO, nonché partecipe a tutti gli effetti alla III Guerra Mondiale in corso per il sostegno incondizionato a Israele ed Ucraina e da ultimo la connivenza con chi ha favorito le organizzazioni terroristiche in Siria e alle operazioni di delegittimazione dei risultati elettorali in Romania e Georgia invisi agli USA e alla NATO. Evidenzia la crescente militarizzazione degli spazi pubblici, a cominciare da quelli educativi come scuole ed università, le politiche repressive incarnate dal ddl n. 1660 e le politiche di riarmo confermate da ultima legge di bilancio come componenti di una più generale politica di guerra.
E’ intenzione del costituendo Coordinamento Nazionale NO NATO (d’ora in avanti CNNN) tenere insieme realtà diverse ma animate dalla stessa volontà di contrastare la propaganda di guerra e far sentire meno sole le singole realtà già attive contro la NATO localmente. Si tratta di un percorso iniziato a marzo 2024 in vista del 75° anniversario della nascita della NATO, con diverse mobilitazioni realizzate nei vari territori gli scorsi 4 aprile, 2 giugno e nella settimana dal 2 al 10 novembre. Il Documento Programmatico diffuso ai partecipanti all’assemblea odierna, di cui vengono puntualizzati i pilastri, va inteso come base di una discussione politica da condurre per rendere più unitaria la mobilitazione già in essere, contrastando il senso di impotenza percepito dalle masse popolari. L’opposizione alla NATO è un movimento d’opinione che ha necessità di darsi una organizzazione nei diversi territori affinché la mobilitazione contro la NATO possa essere lotta per ripristinare la sovranità popolare sulle politiche decisive per il futuro del Paese, in quanto l’attuale orientamento euro-atlantico va contro gli interessi della maggioranza della popolazione. Se l’uscita dalla NATO rappresenta l’obiettivo di lungo termine, nel breve e medio termine vanno progettate mobilitazioni e iniziative che non si pongano comunque in concorrenza con iniziative analoghe già in corso, ma anzi convergano il più possibile.
Beppe Corioni (Donne e uomini contro la guerra Brescia) denuncia da sempre la presenza di testate atomiche USA dispiegate presso l’aeroporto militare di Ghedi, formalmente base italiana, e recentemente è stato depositato anche un esposto presso la competente Procura della Repubblica. Si tratta delle nuove B61-12, presenti in venti unità; ogni cacciabombardiere F-35 dispiegato a Ghedi può caricarne due in stiva. La base di Ghedi è ormai diventata meta di visite guidate delle scolaresche in virtù di un protocollo di intesa siglato dai Ministeri della Difesa e dell’Istruzione nel 2014. Lo scopo è quello di educare le nuove generazioni all’obbedienza ed abituarle agli scenari di guerra.
L’attivismo di “Donne e uomini…” ricorre alle più diverse pratiche e recentemente sono stati organizzati anche momenti di confronto con le istituzioni pubbliche dai quali è emersa l’assenza di piani per la gestione di eventuali emergenze all’interno della base che possano danneggiare la popolazione residente nelle aree limitrofe alla stessa.
Conclude il suo intervento con un appello ad adottare quanto prima modalità di lotta adeguate ai tempi correnti che vedono ormai ridotta od annullata l’agibilità democratica. L’appello consiste nel fatto che i comitati a livello territoriale e lo stesso coordinamento nazionale No Nato deve pensare a mettere in campo iniziative di tipo nuovi, a pensare a costruire lotte di tipo nuove e non attestarsi ai vecchi schemi.
Patrick Boylan (Rete No War – da remoto) auspica che la lotta contro la NATO faccia ricorso ad un rinnovato concetto di egemonia culturale, al fine di coinvolgere esponenti del ceto intellettuale che costituiscono naturalmente il tramite per pervenire ad un dialogo con le masse popolari. Delinea tre possibili direttive di azione: 1) le istituzioni politiche locali, dove presentare all’approvazione della risoluzioni contro la NATO; 2) i giornalisti, quali possibili alleati per contrastare la narrazione ufficiale su natura e scopi della NATO; 3) le scuole, dove organizzare assemblee per spiegare agli studenti cosa è veramente la NATO.
Propone di abbandonare l’abitudine di ricorrere esclusivamente a complessi documenti programmatici, compresi principalmente dall’ambito di “militanti”, ma partire da questi per sviluppare iniziative e campagne specifiche e di utilizzare le reti social frequentate dai più giovani per veicolare contenuti contro la NATO.
Vincenzo Brandi (GA.MA.DI – Rete No War) ripercorre l’esperienza del Comitato No Guerra No NATO fondato da Giulietto Chiesa e Manlio Dinucci e conduce un excursus storico sulla NATO dalla fondazione ad oggi.
Se l’obiettivo strategico è indubbiamente quello di uscire dalla NATO, nel breve e medio termine va creata una rete delle organizzazioni attive nei territori, rispettando la loro diversità, che hanno il compito di informare e sensibilizzare i cittadini sulla NATO; rimane scettico sulla disponibilità dei giornalisti a farsi portatori di analisi critiche sulla NATO. Sottolinea che nella auspicata costruzione della rete va scongiurato ogni tentativo di egemonia da parte di qualcuno degli aderenti, pur se la rete deve comunque dimostrarsi efficiente nello svolgimento delle mobilitazioni ed efficace nel conseguire l’obiettivo finale dell’uscita dalla NATO.
Emanuele Montagna (Coordinamento Paradiso) sottolinea che la NATO è strumento del capitale finanziario USA per affermare propria egemonia mondiale. Sono veramente forze democratiche ed antifasciste quelle che si battono contro le politiche belliciste in corso già dal 2020 in epoca di pandemia e che nel 2022 hanno fatto un salto di qualità con l’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina. Utilizza l’espressione “Uccidente” per far risaltare la propensione occidentale all’assassinio al fine di preservare la propria egemonia mondiale.
Il CNNN deve essere costituito da una rete non virtuale ma reale, cioè da organizzazioni composte da persone che si conoscono e si incontrano a cadenza regolare. Si tratta di creare un’unione di scopo qui in Italia perché il ns Paese è la chiave di volta di ciò che USA/NATO hanno fatto e vogliono fare in futuro nell’area mediterranea, è l’anello spezzato il quale può venir meno il loro potere. Mette infine in guardia circa il fatto che il movimento di crescente dissenso nei confronti delle politiche di guerra sia a rischio di essere infiltrato da agenti provocatori.
Gabriele Abrotini (Coordinamento Regionale Emilia-Romagna No NATO) presenta il dossier elaborato dal Coordinamento emiliano-romagnolo puntualizzandone le principali aree tematiche (presenza militare della NATO in regione, aziende industriali con produzioni indirizzate anche ad uso militare, rapporti di collaborazione tra la NATO e le università del territorio). Esso è liberamente scaricabile dal seguente collegamento: https://drive.proton.me/urls/XH82Z1KT0M#BpZzwUrPVHzJ
Michele (Giovani Palestinesi d’Italia) ribadisce l’impegno dei Giovani Palestinesi nell’opposizione al sionismo inteso quale massima espressione dell’imperialismo di colonizzazione. Stigmatizza gli accordi tra importanti aziende italiane come Leonardo ed ENI con lo Stato di Israele e ricorda le mobilitazioni condotte dalla sua organizzazione per informare su (e contrastare gli) accordi di collaborazione tra l’Alma Mater Studiorum di Bologna e gli enti universitari e di ricerca israeliani. Sottolinea che tali accordi peraltro si inseriscono nel più generale processo di aziendalizzazione dell’Università italiana e che, in considerazione di ciò, sono state da loro attivate sinergie con realtà sindacali come SiCobas per boicottare le aziende del territorio firmatarie di accordi con controparti israeliane.
Virginia Dessì (No MUOS) si sofferma sul ruolo operativo delle basi USA/NATO situate in Sicilia nei conflitti in corso e sull’azienda Leonardo quale uno dei principali fornitori di armamenti ad Israele. Condanna la militarizzazione delle scuole e l’impoverimento delle masse popolari, auspicando che la crescente rabbia che queste esprimono venga indirizzata contro la subordinazione alle politiche governative di guerra. Infine formula un invito a partecipare al campeggio No MUOS di Niscemi previsto tra il 29 dicembre 2024 e il 3 gennaio 2025 (per info www.nomuos.info).
Alessio (Gruppo Autonomo Portuali Livorno) presenta la natura e gli scopi della sua organizzazione, rimarcando l’importanza della legge n. 185 del 1990 che vieta l’esportazione di armamenti ai Paesi in guerra. Sottolinea che la città di Livorno è un importante centro logistico in tema di armamenti anche a causa della vicinanza con la base USA di Camp Darby. Ricorda la partecipazione alla campagna contro il genocidio in Palestina dello scorso mese di agosto, in occasione della quale è stata avviata una interlocuzione con l’amministrazione locale per dichiarare Livorno un porto di pace. Giudica l’assemblea un momento importante per stabilire contatti con altre realtà dell’attivismo contro la NATO e favorire lo scambio informazioni tra tutti gli organismi presenti.
Alessio Gasperini (Miracolo a Milano) confida che l’assemblea sia utile per creare una unità di azione tra i partecipanti. Ricorda l’imminente anniversario della strage di Piazza Fontana realizzata con esplosivo che, da recenti inchieste, si ipotizza fosse in dotazione alla NATO, i verbali del Comitato Tecnico Scientifico per la gestione della pandemia recentemente desecretati che rivelano la presenza alle riunioni dello stesso di un ufficiale in rappresentanza della NATO e le parole pronunciate da un ministro dell’attuale governo olandese circa l’ingerenza della NATO nelle decisioni assunte nel suo Paese in passato per contrastare la pandemia. Quindi non solo l’influenza della NATO nella politica estera del nostro paese ma anche il suo intervento diretto nella politica interna.
Sottolinea la sua contrarietà a qualsiasi tentativo egemonico nei confronti del funzionamento del CNNN ma che allo stesso tempo è necessario adottare una strategia idonea ad operare in un contesto sociale che è divenuto autoritario. Il CNNN deve acquisire l’autorevolezza necessaria a condurre una lotta che ormai riguarda la stessa sopravvivenza fisica ed economica delle masse popolari.
Valeria (movimento "A Foras" per la chiusura delle basi militari in Sardegna, le bonifiche, la restituzione delle terre alle comunità) esprime la propria preferenza per la denominazione “Coordinamento generale No NATO”. Ricorda che A Foras è movimento nato nel 2016 in una regione, quella sarda, dove è concentrato circa il 65% del demanio militare complessivo dell’Italia e si tratta in particolare dei poligoni dove vengono testati i nuovi armamenti e dismessi quelli non più funzionanti. La loro presenza ha provocato l’emigrazione dai territori interessati e il conseguente spopolamento. Inoltre in Sardegna ha sede l’azienda bellica RWM la quale fa grande ricorso ai contratti di lavoro flessibili e precari mentre nella sua comunicazione istituzionale sostiene di rappresentare una importante risorsa a disposizione del territorio.
Cita quindi gli indennizzi riconosciuti ai pescatori sardi impossibilitati a svolgere il proprio lavoro perché le acque del mare sono interdette alla navigazione a causa di esercitazioni militari oppure perché la pesca è vietata per l’inquinamento marino: indennizzi che diventano strumento di ricatto e assoggettamento della popolazione locale. Ricorda anche la questione dei cittadini residenti vicino ai poligoni che sono affetti da malattie difficilmente curabili causate dalle sostanze disperse nei poligoni medesimi e i procedimenti penali aperti contro i presunti responsabili che normalmente non giungono a condannare gli alti gradi militari coinvolti.
La mobilitazione contro la NATO in Sardegna tradizionalmente ha mirato a condurre occupazioni temporanee di aree del demanio militare. Da poco sono stati inoltre creati due “tavoli di lavoro” per approfondire le ricadute che le attività svolte nei poligoni militari ha sulla salute fisica e mentale dei residenti e per analizzare nonché contrastare la propaganda bellica indirizzata alle giovani generazioni soprattutto in contesti scolastici.
Per concludere, cita il testo “Isole in guerra. Occupazione militare e colonialismo in Sardegna, Sicilia e Corsica” https://www.catarticaedizioni.com/2023/10/isole-in-guerra-foras-trinacria-core-in-fronte pubblicato l’anno scorso insieme a realtà politiche delle altre due isole mediterranee e applaude alla mobilitazione in corso in Sardegna contro gli espropri di terre rivolti ad insediare impianti di produzione energetica cosiddetti green (pale eoliche e pannelli fotovoltaici), nella logica dell’imposizione di una economia di guerra.
Silvia Monici (Mantova per l’Italia) ricorda il ruolo della NATO, recentemente rivelato dai verbali desecretati del Comitato Tecnico Scientifico, nella gestione del periodo pandemico. Mantova per l’Italia, organismo la cui nascita risale appunto a quel periodo, esprime la volontà di aderire al CNNN e sotto questo riguardo ha recentemente organizzato una presentazione pubblica del testo scritto dal giornalista Filippo Rossi “NATO per uccidere. I crimini contro i civili in Afghanistan” https://www.ariannaeditrice.it/prodotti/nato-per-uccidere.
Luigi Borrelli (delegato sindacale USB presso l’aeroporto civile di Montichiari) ricorda la vicenda che lo ha visto colpito da due sanzioni disciplinari di sospensione dal lavoro per un totale di 14 giorni, in quanto responsabile di aver segnalato la movimentazione di armamenti nelle strutture dell’aeroporto civile dove è in servizio. Confida che le mobilitazioni contro la militarizzazione continuino nonostante la prossima probabile introduzione di normative liberticide (DDL 1660) e si rende disponibile a future iniziative.
I portavoce della Piattaforma Antimperialista Mondiale, provenienti dalla Corea del Sud, evidenziano la necessità che le mobilitazioni in corso contro la NATO abbiano un carattere unitario, successivamente attraverso la lettura di un apposito comunicato riepilogano la situazione geopolitica mondiale, dedicando particolare attenzione al conflitto russo-ucraino ed alle crescenti tensioni in Asia orientale. Interpretano come conseguenza di tali tensioni il tentativo di proclamazione lampo della legge marziale in Corea del Sud da parte del Presidente Yoon Suk-yeol. Rilevano che durante l’anno in corso sia aumentato notevolmente il numero di esercitazioni belliche tra forze armate sudcoreane e statunitensi per simulare un’aggressione alla Corea del Nord e citano la propaganda occidentale sul presunto dispiegamento di truppe nordcoreane nella Federazione Russa quale pretesto per aumentare la tensione anche in Asia orientale. Concludono sostenendo che la lotta contro la NATO di per sé ha caratteristiche rivoluzionarie.
Michela (Freedom Road Socialist Organization USA) si dice onorata di partecipare all’assemblea. L’imperialismo è al tramonto, sebbene le spese militari USA siano in costante aumento a partire dal 2000, alimentando conflitti ai quattro angoli del mondo. Il contestuale peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari ha provocato rabbia contro tale aumento, producendo altresì nuove forme di protesta e facendo emergere nuovi organizzatori delle mobilitazioni. Questo attivismo che coinvolge soprattutto le giovani generazioni ha tratti rivoluzionari e si indirizza sempre più contro la NATO e le politiche di guerra, come si è visto al recente vertice NATO di Washington.
E’ necessario adottare strumenti di lotta efficaci per ottenere risultati tangibili, al fine di motivare i nuovi attivisti i quali sono consapevoli che il sistema della guerra capitalista è marcio e va abbattuto.
Mario Cichero (attivista senza affiliazioni) sostiene che c’è bisogno di opporsi non soltanto alla NATO ma al militarismo nel suo complesso e propone l’obiezione fiscale alle spese militari come strumento di lotta. Auspica che lo strumento dell’obiezione venga utilizzato anche nei confronti delle attività scolastiche che si svolgono dentro strutture militari.
Ugo Mattei (Generazioni Future) distingue l’attivismo contro la NATO dal pacifismo “peloso” e ricorda il patto di collaborazione che Generazioni Future ha siglato con altre organizzazioni sociali lo scorso ottobre presso lo Spin Time di Roma. Quale strumento per la sensibilizzazione dei cittadini propone di utilizzare la forma del referendum autogestito, ossia una raccolta di firme diffusa nei territori.
Pietro Vangeli (Segretario Nazionale del Partito dei CARC) sostiene che è possibile fermare la 3° guerra mondiale in corso e che si tratti di una lotta per la sopravvivenza dell’umanità. L’economia di guerra va combattuta perché sposta risorse economiche dall’impiego nello Stato sociale alle produzioni belliche, mentre la relativa propaganda addormenta le coscienze dei cittadini nel quadro della militarizzazione della società e della repressione del dissenso. Non tutti i popoli subiscono la guerra guerreggiata ma in generale gli effetti della guerra si fanno sentire ovunque nel mondo, causando danni che non vengono contabilizzati. Per quanto riguarda il nostro paese, misura immediata deve essere quella di cacciare il Governo Meloni e qualsiasi altro governo delle Larghe Intese e imporre un governo che faccia gli interessi delle organizzazioni popolari: la costruzione del Coordinamento Nazionale No Nato che il P.CARC ha sostenuto fin dall’inizio e che sostiene è strumento molto utile se contribuisce a questo orizzonte politico. È politica la soluzione per farla finita con le scorribande di USA e NATO in Italia.
Riccardo Paccosi (attore e regista) auspica che oltre all’organizzazione di eventi di carattere nazionale sia necessario dare riconoscibilità temporale e spaziale alle mobilitazioni contro la guerra, UE, NATO, sionismo e governi bellicisti tramite lo svolgimento di appuntamenti di piazza in tutte le città.
Simona Cucchiella (CLN e Libera Resistenza Lecco) afferma che Libera Resistenza Lecco, organismo nato durante il periodo pandemico, si è evoluto nella comprensione del carattere ormai antidemocratico del Paese in cui viviamo. Ritiene che la propaganda di guerra sia il nemico più pericoloso e che essa vada combattuta in maniera il più possibile unitaria, coinvolgendo ad esempio anche lo storico Comitato No Guerra No NATO fondato da Chiesa e Dinucci.
Mario Marcuz (avvocato) si occupa professionalmente di repressione e diritti negati. Ricorda il vertice NATO di Lisbona del 2010, in occasione del quale venne definito un nuovo “concetto strategico” che individua le principali aree di interesse e di azione dell’Alleanza Atlantica valide ancora oggi. Nella prospettiva di adottare nuove modalità per opporsi alla NATO, cita l’appello formulato all’Unesco contro l’insediamento di un Comando della NATO a Firenze di cui lui stesso si è occupato collaborando con il Comitato No Comando Nato né a Firenze né altrove, in forte contraddizione con la vocazione culturale e artistica della città così come mondialmente riconosciuta.
Leonardo Mazzei (Fronte del Dissenso), riconoscendo l’importanza della nascita del CNNN, evidenzia la specificità delle mobilitazioni in corso contro la 3° guerra mondiale, seppure essa non sia pienamente dispiegata. Per conseguire l’importante obiettivo di portare l’Italia fuori dagli scenari bellici in cui è coinvolta per la sua sudditanza a USA/NATO, le mobilitazioni devono assumere un carattere di massa; siamo quindi davanti ad una sfida difficilissima.
Pamela Volpi (Insieme Liberi e Coordinamento No Green Pass e Oltre Trieste) spiega che Insieme Liberi è una confederazione politica di carattere nazionale, nata in occasione delle ultime elezioni regionali in Friuli-V.G., che comprende al suo interno anche organismi attivi in campo culturale. Auspica che nasca un fronte compatto contro la NATO pur conoscendo le innegabili differenze esistenti tra le diverse realtà attive nei territori; ritiene che le voci dissenzienti presenti all’interno delle strutture di governo locale possano rappresentare un importante strumento di sensibilizzazione dei cittadini ed a questo proposito cita l’operato del consigliere comunale di Trieste Ugo Rossi e della repressione che ha subito.
Fabrizio Guerra (Assemblea Antifascista contro il Green Pass Bologna) ricorda la strumentalità del green pass durante il periodo pandemico per controllo e disciplinamento sociale. Guerra e pandemia sono elementi di una medesima strategia di dominio portata avanti sinergicamente da governi, apparati industriali ed università. Il genocidio del popolo palestinese assume una valenza simbolica perché coinvolge tutti gli attori degli scenari di guerra storicamente accertati.
Andrea Martocchia (Coordinamento Nazionale Jugoslavia) ricorda la nascita del Coordinamento Nazionale Jugoslavia negli anni novanta del secolo scorso, quando l’allora Jugoslavia fu vittima delle sanzioni economiche occidentali e delle tecniche di disinformazione strategica per fomentare il dissidio inter etnico e la frammentazione sociale. Oggi esso opera come associazione culturale e come tale intende partecipare al CNNN, ritenendo discriminante la condivisione di un orientamento antimperialista.
Ribadisce la volontà di aderire al coordinamento nazionale No Nato e di voler contribuire al suo lavoro, invita ad utilizzare con prudenza le reti sociali e a creare un sito internet dedicato come mezzo di comunicazione esterna.
Francesco Sciortino (Log-In) sostiene che la guerra non costituisce solamente un problema di tipo morale ma anche materiale per i danni che produce non soltanto alle popolazioni direttamente coinvolte negli eventi bellici ma anche ai cittadini dei Paesi non belligeranti. Il significativo aumento delle spese militari sancito da ultima legge di bilancio allude alla futura partecipazione ad avventure belliche, facendo cadere il mito costituzionale della guerra solo a scopi difensivi. Auspica che il CNNN riesca ad avviare un percorso unitario fra soggettività distinte che possa attivare anche i comuni cittadini ostili alla guerra e, allo stesso tempo, che i membri del CNNN non coltivino la presunzione che le masse popolari debbano uniformarsi alle decisioni prese dalle avanguardie politiche senza capirne la portata.
Massimo Aliprandini (Lega Obiettori di Coscienza - Milano) ritiene che lo stato di guerra mondiale duri ininterrottamente dal 1945 e che la stessa Guerra Fredda sia stata una forma di guerra mondiale, lamentando che l’ONU abbia nel frattempo perduto il suo ruolo di arbitro autorevole nelle contese mondiali. Avanza la proposta di elaborare, congiuntamente agli altri organismi lombardi aderenti al CNNN, un dossier che mette in fila i presidi bellici relativo alla regione Lombardia analogo a quello realizzato dal Coordinamento Regionale Emilia-Romagna No NATO per l’Emilia-Romagna. Propone inoltre di costituire un pool di avvocati disponibili ad assistere gli attivisti del CNNN in caso di bisogno.
Marinella Ambretti (Fondo Comunista di Firenze e attivista del Comitato No Comando NATO né a Firenze né altrove) sostiene di rappresentare una istanza popolare che durante la lotta per opporsi all’insediamento di un Comando NATO a Firenze, tuttora in corso, ha subito delle infiltrazioni del nemico al suo interno. Ricorda che l’appello rivolto all’Unesco per la preservazione della rilevanza culturale ed artistica della città (citata da Marcuz nel suo intervento) è soltanto l’ultima di una lunga serie di iniziative condotte dall’inizio della mobilitazione. Riferisce infine che tra i membri del comitato è ancora in divenire la discussione se aderire o meno al CNNN e che lei sostiene la linea di aderire al coordinamento nazionale No Nato.
In conclusione dei lavori assembleari, viene rimarcata la necessità di rendere il Coordinamento ambito in cui ogni organismo che intende attivarsi contro la NATO può esprimersi, portare il proprio contributo, mettere il proprio pezzo nella lotta più generale che deve vedere il coinvolgimento attivo di tutti su poche parole semplici e chiare: No alla NATO, No alle politiche di guerra, No alla propaganda di guerra. Viene sottolineato l’invito al campeggio invernale promosso dal Movimento No Muos e come principali linee di sviluppo vengono individuate
- la creazione di un dossier (che deve vedere il contributo di ogni organismo attivo nella lotta contro la NATO) di mappatura delle basi USA e NATO in Italia e dei principali presidi di guerra (infrastrutture, aziende, ecc.);
- lo sviluppo di iniziative di presentazione del Coordinamento in diverse città d’Italia, da concordare e portare avanti a partire dall’inizio del 2025.
Per il coordinamento nazionale No Nato
Federico Roberti