sabato 31 marzo 2012

"Dal Treja a Treia.." - E mò che Paolo non sta più a Calcata come facciamo a “Vivere Altrimenti”?

Ciao Paolo, sto rifacendo daccapo il sito di viverealtrimenti. Credo che quanto ho scritto su Calcata sia un minimo datato, poi ti presento come memoria storica del posto e tu te ne sei andato. Come mi consigli di aggiornare il brano? http://www.viverealtrimenti.com/calcata/  Un abbraccio anche alla Cate.  Manuel Olivares

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Caro Manuel, ti consiglio di inserire questa breve cronistoria che segue, con commiato aggiunto..

Qualcosa di me che resta a Calcata



 “Dal Treja a Treia. C'è gente che taglia i ponti col passato.. Tu hai tagliato solo la gambetta di una j..” (Stefano Panzarasa)


Accadde così che dopo 33 anni di vita  a Calcata, combacianti con gli anni  di Cristo,  giunse per me il tempo del cambiamento… Per carità, nessuna tragedia o crocifissione, anzi, è  un giusto compendio amoroso.. La verità é che anche le associazioni, come le persone, hanno un loro oroscopo e destino.   Il Circolo vegetariano VV.TT. nasceva sulle rive del Treja,  a Calcata,   e finirà lontano da Calcata, sul cucuzzolo di Treia,  dove forse potremo analizzare meglio il passato, meditare sul nostro futuro,  vivendo il presente..

Debbo raccontarvi una storiella, allorché  da Roma mi trasferii a Calcata (nel 1976/1977) e successivamente fondai il Circolo Vegetariano VV.TT. (in un  paese che era sconosciuto alle masse)  misi nello stesso tempo un punto fermo nella mia vita,  un punto di arrivo in un luogo vergine dalle infinite possibilità,  e di partenza per realizzare un progetto di perfezionamento personale e di società ideale. In tal senso l’esistenza  del Circolo é stata da me vissuta come espressione di questo sperimentare. Una sperimentazione in chiave di  spiritualità laica, di creatività e di sopravvivenza ecologica….

Ma avvenne, in seguito ad una serie di accadimenti, che  non mi sentissi più “calcato”  in Calcata,  pur continuando ad amarla come una culla che mi ha  consentito di crescere, che mi ha visto diventare padre e nonno, che mi ha protetto pur lasciandomi libero… Ma per fare un’analisi dello stato attuale delle cose, riconoscendo le sconfitte e le vittorie di un “modello” (come a tutti gli effetti è quello del Circolo) serve distacco e visione dall’alto… per aggiustare la rotta,  cercando nuove possibilità  per una esistenza autonoma, sostenibile e gioiosa.

Ed allora, grazie a Caterina, eccomi trasferito, armi e bagagli,  a Treia, nelle Marche, dove  non c'è pretenziosità di percorso. Non ci sono medaglie al merito da esibire nè memorie gloriose da trasmettere.... Però, stranamente, continuo ad essere calcatese, infatti le migliaia di persone che mi conoscono in tutta Italia continuano a pensarmi a Calcata... Una certa etichetta continua  a restarmi appiccicata.

Questo fatto mi ricorda la storia dello Swami di Akalkut (pronuncia Acalcat), il quale si portava appresso quel nome, dal luogo in cui visse parecchi anni, sia pur che infine trascorse l'ultima parte della sua vita lontano da esso. Nel mio piccolo, mi si scusi il paragone forse esagerato, anch’io mi porto appresso  la nomina di “Paolo di Calcata”…

Perciò  è per me opportuno, come forse lo è anche per Calcata (che non sarà più oppressa da una presenza fondativa ingombrante) sviluppare una meditazione sul "Distacco e identità senza paraocchi”. 


“Un viaggio così si compie anche in un metro quadro!” Diceva Marinella Correggia nella sua presentazione della mia persona e di Calcata. Ed eccomi qui, nel mio metro quadro di Treia, giusto lo spazio per allungare le mani, le braccia e spingere una gamba dietro l’altra, senza mai uscire fuori dal “centro del mondo”.

Paolo D'Arpini
 


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E’ un poema che deve essere scritto nella quiete di una notte coperta dalla “nube di Islanda”, mentre si espande per l’aere il canto possente a tono baritonale di Priapus, che inonda, accompagnato dai suoni del Flauto di Pan,  i territori circonvicini: Mazzano, Faleria, Campagnano, Sacrofano, Sant’Oreste, fino a Martignano, lago sacro ai Sileni.

Canta infatti il Grande Priapo, dagli attributi possenti, teneramente abbracciato al suo coinquilino boschivo, Lupo Mannaro, proprio quello che ammansì Franceschiello d’Assisi, liberando il profeta dai vincoli del fondamentalismo religioso da cui era affetto..
 
Comunque tutti noi frequentatori di Calcata Vegetariana, cioè: Cantori girovaghi, Minestrelli (mangiatori di minestre vegetali preparate da Saulo), Troubadours, Trovatori, Trovatelli, Trobadores (di… fungi, di tartufi e tartufelli), improvvisatori di facezie, naturalisti, naturisti, nudisti e vestitisti, vegetisti, vegetariani, crudisti e crudeli (seguaci di Crudelia Dè Mon), buccisti di banane (scivolatori e sciatori su prato), papagheni, amici di Bin Laden, Zorro, Primula Rossa e Zazà, seguaci degli Amish, fedeli di fantasy, horror e kukluxklan, flebotomi, cacciatori di serpenti e di faine, sifilografi (che scrivono di Sifilo, figlio di Niobe, ma anche di sifilide), carmelitani scalzi e carmelitani ben calzati (attenti ai primi: costruttori di conventi dietro ai quali far eseguire duelli all’ultimo sanguine)…

NOI TUTTI, fra poco orfani di cotale organizzatore, quale messer Arpino, cosa inventeremo? A te clamamus, PRIAPE, exaudi orationem nostram!



30 giugno 2010 , giorno dell'addio a Calcata - Georgius clamans ex Calcatae silva

 

Paolo D'Arpini,  con vista di Calcata in lontananza


Nota di commiato da Calcata,  aggiunta:
“D’Arpin nun ce lassà…” – Ode d’addio al Paolo D’Arpini, detto anche Saul Arpino, che silente sen va dal falisco Treja per congiungersi alla sibillina Treia


CANTAMI, O DIVA,

DEL DOTATO PRIAPUS

LA GIOIA CAMPESTRE

CHE INFINITE ADDUSSE

GIOIE AI CALCATI…..

Treia, all’alba - Maratonina di prima mattina e “Pesce d’Aprile” – Non occorre prenotare... (tanto non ci saremo..)

Esterno del Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia



Il 1° di aprile, giorno per antonomasia dedicato agli scherzi ed ai lazzi, era in effetti una festa per sdrammatizzare la vita, per alleggerire le tensioni e portare un tocco di goliardia, magari pure un po’ profana, anche nelle chiese e nei conventi…

Nell’antico calendario romano  questo giorno, le calende d'aprile, era considerato nefasto "tempestatem significat", scriveva Columella,  ma subito dopo venivano giorni favorevoli.  Il 2 e 3 aprile erano giorni comiziali ed il 4 aprile si svolgevano i giochi dedicati alla Magna Mater, che  secondo i libri Sibillini corrispondevano al momento il cui la statua della Dea era stata portata da Pegaso a Roma. Il 5 aprile  veniva celebrata la festa della Fortuna Primigenia, dea della provvidenza della natura, patrona di tutto il popolo romano, il suo culto fu l’ultimo ad essere cancellato  ed era ancora in auge nel VI secolo d.C. Sfidando le durissime pene dei papi-padroni, i devoti si recavano a Palestrina a chiedere aiuto alla Dea. Il tempio dedicato a Fortuna si erge ancora oggi in quella città, parzialmente inglobato nel Palazzo Colonna.


Eh, quelli della paganità erano altri tempi… i sacrifici primaverili, in verità dedicati a Bacco, si compivano con l’offerta di focacce a base di formaggio, latte, uova  e farina.. e non c'era la barbara usanza di far secco l'agnello... che però non manca mai alla mensa papale pasquale.


Ma torniamo al 1° di aprile, che è meglio... La teoria più credibile, per giustificare l'origine del ripetersi  di lazzi e scherzi  in questo giocoso giorno di primavera,  è quella del  “Risus Paschalis”  una tradizione nordica  nella quale  (per tutto il medioevo) si compivano atti impudici  spesso legati a più antichi riti “bacchici” che sancivano l’inizio della primavera e del risveglio della natura. Infatti anche il “pesce” (simbolo del primo aprile) è un antichissimo simbolo fallico e l’idea di attaccare un pesce finto sulla schiena dei giovinetti  voleva significare che essi avevano raggiunto la maturità ed erano pronti ad usarla…. (Una specie di ‘avviso ai naviganti’ per celebrare la  maturità sessuale).

Negli anni questa tradizione si è trasformata in una presa in giro della eccessiva semplicità  e goffagine  e  chi ne rimane vittima dimostra di non essere stato abbastanza accorto nell’interpretare le reali intenzioni di chi lo provoca  -appiccicandogli un pesce nel posteriore. Infatti l’appiccicare il pesce sulla schiena significa che la vittima è stata “gabbata”...  
 

Ma di  simili tradizioni goderecce  sono piene le cronache locali delle provincie  d’Italia, dove l’uomo è ancora legato alla terra, agli animali ed alla fecondazione delle zolle. E quest’anno a fecondare le zolle dell'orto di Treia ci penseranno  i partecipanti alla “Maratonina di prima mattina” una celebrazione fantastica  iniziata dal Circolo vegetariano tanti anni fa.


Tutti coloro che vogliono partecipare debbono presentarsi a Treia, davanti all'ingresso del Circolo VV.TT., in Via Sacchette 15/a, in tenuta ginnica, alle ore 3.30,  prima dell’alba, muniti di secchiello e paletta per la raccolta del guano che i numerosi piccioni  depositano davanti all'uscio, poi  il concime verrà da ognuno disperso nell'orto, in salita e di corsa. La luna quasi piena illuminerà l’operazione ridicola  ma utile  e feconda (tra l'altro gli escrementi di piccione lasciati davanti all'uscio farebbero scivolare i soci).

La cerimonia conclusiva  si tiene alle ore 12.00, sempre  nelle adiacenze  del Circolo Vegetariano VV.TT., dove verranno distribuiti i cotillons (pesci d’aprile) che daranno diritto a ricchi premi di consolazione, fra cui il libro di Peter Boom “2020, il Nuovo Messia” in cui si annuncia l’imminente fine del mondo.  La manifestazione termina  all’aperto con la condivisione di biscotti e dolcetti che ognuno dei partecipanti avrà portato con sé.
Paolo D’Arpini
Info.  circolo.vegetariano@libero.it – Tel. 0733/216293


Nota: In una delle trascorse edizioni ebbi la sorpresa di leggere sulle pagine romane del Corriere della Sera la pubblicazione del nostro Pesce d’Aprile. Una notizia di cronaca dal duplice valore che descriveva questa iniziativa del Circolo, definendola “uno scherzo e quindi non soggetta a controlli di partecipazione”.

venerdì 30 marzo 2012

Seduto in silenzio senza aver alcun motivo per farlo ... aspettando Jiddu Krishnamurti... (che non venne)

Jiddu Krishnamurti



Nel lontano 1966 (?... forse. Ahò, le date non sono il mio forte) quando ancora abitavo a Verona decisi di scendere a Roma dove si aspettava la venuta di Jiddu Krishnamurti,  il maestro universale dei teosofi che poi invece li rinnegò e si mise in proprio.

L’incontro sarebbe dovuto avvenire in un teatro di Via Nazionale (al solito, non ricordo il nome ma è un cinema teatro famoso). Aspetta ed aspetta, ogni tanto appariva un "discepolo" dicendo “Krishnamurti è atteso da un momento all’altro”,  ma l’attesa risultò vana…  Tra l’altro lui stesso diceva che “non aveva nulla da insegnare” e perciò non si presentò e ci diede buca..

Constatai però che alcuni dei bidonati  erano persino entusiasti di ciò: “Hai visto che grande maestro? Non vuole fare la parte del maestro ed allora non è nemmeno venuto qui dove tutti  avevano l’aspettativa di incontrare un maestro”, il discorso chiaramente è alquanto contorto…. insomma per farla breve credo che quella sia stata la prima ed unica volta in vita mia  in cui sono andato a cercare un “maestro”. Quelli che ho incontrato ed incontro giornalmente mi capitano davanti per “grazia divina” o per caso…

Paolo D'Arpini

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Seduti in silenzio senza aver alcun motivo per farlo

"Se ve ne state seduti in silenzio senza avere alcun motivo per farlo, oppure se ve ne andate a camminare tranquillamente, da soli o in compagnia, guardando gli albe...ri, gli uccelli, il fiume, le foglie illuminate dal sole, vi troverete ad osservare anche voi stessi. Non starete lottando, non farete sforzi tremendi per ottenere qualcosa. Quelli che si sono abituati a praticare qualche sistema di meditazione, trovano poi molto difficile metterlo da parte, perché la loro mente ne é stata troppo condizionata; sono andati avanti per tanti anni con le loro pratiche e ormai ci sono attaccati.

[...] La mente non è mai in silenzio, insegue sempre un pensiero dietro l'altro, una sensazione dietro l'altra. Per cercare di porre fine a questo chiacchierare ininterrotto, imparate a concentrarvi; vorreste imporre il silenzio alla mente; ma così il conflitto ricomincia. È questo che fate: chiacchiere su chiacchiere, un continuo parlare a proposito di niente. Ma se volete osservare qualcosa, un albero, un fiore o il profilo delle montagne, dovete guardare standovene in silenzio.
A voi però non interessano le montagne, la bellezza delle colline e delle valli, o lo scorrere dell'acqua; voi volete arrivare da qualche parte, volete ottenere qualcosa di spirituale.

Non è possibile starsene quieti in modo naturale. Guardare una persona, ascoltare una canzone, o stare a sentire con calma quello che qualcuno sta dicendo, senza opporre la minima resistenza, senza mettersi a dire: «Devo cambiare, devo fare questo, devo fare quello». Starsene semplicemente quieti, capite? Evidentemente questa è la cosa più difficile. E così vi mettete a seguire dei sistemi per arrivare alla quiete. Ma non vedete l'inganno che si nasconde in questo modo di fare? Praticate un metodo, usate un sistema qualsiasi, stabilite una routine quotidiana che regolarmente si ripete, perché pensate di riuscire alla fine a calmare la mente. Ma la mente non sarà mai quieta; perché si è ridotta a uno strumento meccanico; imprigionata in uno schema che continua a ripetersi, è diventata insensibile, si è intorpidita. Ma voi non vi accorgete di tutto questo. Volete qualcosa, un'iniziazione! Oh, è così purile!


Se voi ascoltate con calma, senza preoccuparvi di dire a chi vi parla che ha ragione o torto, senza dire a voi stessi: «Ormai mi sono impegnato, ho promesso di non smettere; io sono questo o quell'altro»; se ascoltate quello che viene detto senza opporre resistenza, allora comincerete a scoprire voi stessi. E la vostra mente, in questo movimento di scoperta, diverrà quieta.
Così noi, che siamo persone come tutte le altre, con tutti i nostri tormenti e le nostre difficoltà, possiamo metterci quieti ad ascoltare il rumore dei nostri pensieri? Possiamo starcene a sedere o in piedi, o andare a fare una tranquilla passeggiata, senza bisogno che qualcuno ci suggerisca di farlo, senza aspettarci una ricompensa, senza desiderare di avere chissà quali straordinarie esperienze ultrasensoriali? Solo quando si comincia dal livello più semplice e razionale si può andare molto lontano".

Jiddu Krishnamurti



Paolo D'Arpini che aspetta in silenzio....

giovedì 29 marzo 2012

“No agli OGM e sì al ritorno dell’agricoltura contadina” - Se ne parlerà a Treia durante la Festa dei Precursori dal 5 al 13 maggio 2012

Il governo dei tecnici, a voce del ministro Clini, è tornato a  proporre (sollecitato evidentemente dalle lobbyes trans-nazionali),  l'introduzione delle coltivazioni OGM in Italia.  

Questo  mentre si fanno più evidenti i danni legati all'uso di OGM, per l'irrorazione di sostanze chimiche aggiunte e per l'impazzimento genetico naturale.

Il problema degli OGM è anche economico... Infatti trattandosi di sementi brevettate il loro acquisto deve avvenire tramite i produttori che ne detengono il copy right: Syngenta e Monsanto. Due multinazionali che sono viste come responsabili  di fallimenti e suicidi di migliaia di  piccoli contadini in varie parti del mondo. Gli OGM, infatti, non sono soltanto costosi ed inquinanti, sono pure anti etici e fonte di scollamento sociale, oltre  che di perdita delle antiche varietà arboree locali.
  
Come dicevamo  gli  OGM non escludono l'uso dei veleni, per combattere le "malerbe", e  mentre le piantine geneticamente modificate sono immuni  a tali veleni le "malerbe" vengono seccate.  Ma il fatto che gli OGM siano immuni non significa che non assorbono parte delle componenti chimiche,  durante la loro crescita e maturazione, inoltre gli antipassitari ed i concimi di sintesi  vanno a finire nell’aria e nelle falde acquifere, rovinandole irrimediabilmente.

(Andrebbero  comunque  riconsiderate  le proprietà ed i possibili usi officinali ed alimentari delle cosidette "malerbe"... e di questo in particolare ne parleremo durante l'ecursione erboristica del 5 maggio 2012 a Treia)

Altro motivo di  contrarietà agli Ogm è la globalizzazione della produzione ed incremento dell'agricoltura intensiva, che impone una concorrenza feroce e tecniche agronomiche  che siano in grado di ridurre sempre più i costi di lavorazione. Anche in Italia  vi è già la corsa ad una agricoltura  monocolturale, che ha impedito la tipica rotazione agraria ed ha favorito l’insorgenza di malerbe infestanti e di parassiti resistenti. Da qui l’aumento nell'uso di veleni.

La tecnica degli Ogm non farebbe altro che confermare e consolidare questo tipo di agricoltura intensiva, che punta tutto alle rese ettaro, ma ci ha tolto i sapori e gli odori tipici dei nostri prodotti agricoli.

Le vacche degli allevamenti industriali  sono nutrite con foraggi OGM  ed il latte non sa più di niente, così pure  i formaggi a pasta molle. Purtroppo la tecnica degli Ogm non serve solo ad ottenere un'ipotetica maggior resistenza, ma anche per avere patate con più amido, frutta di maggiore dimensione,  ecc. Modificando la struttura interna delle piante si creano anche nuove sostanze che certamente non sono benefiche per l'organismo umano. 

Noi chiediamo una politica che sostenga il mondo della piccola agricoltura e lo metta in condizione di sopravvivere dignitosamente alle sfide della grande distribuzione e della globalizzazione, permettendogli di dare il meglio di sé con pratiche agronomiche tradizionali. Per questo motivo va salvaguardato il prezzo dei prodotti agricoli italiani e va emessa una legge che dia trasparenza al mercato, mettendo in condizione il consumatore di riconoscere il prodotto bioregionale, la filiera di produzione e le qualità organolettiche.

Vanno semplificate le norme burocratiche relative alla trasformazione in casa di alcuni prodotti agricoli, e va ripensata l'imposizione dell'IMU (e di altre gabelle) sui fabbricati d'uso rurale. Infine andrebbe disincentivato l'allevamento industriale, causa di enorme inquinamento e spreco energetico, ed  incentivato il ritorno al piccolo allevamento ed alla piccola agricoltura, con ripristino dei sistemi di tratturazione e lavorazione dei campi con forza animale, in modo di riproporre un ciclo naturale (concime, pulizia dei fondi, etc.).

È urgente tornare alle sane pratiche agricole della rotazione agraria, dove il contenimento delle malerbe e dei parassiti veniva fatto ruotando sullo stesso terreno varie colture, e nel contempo si salvaguardava la struttura e la sostanza organica del terreno, immettendo letame naturale e favorendo le migliaia di esseri viventi che popolano il sottosuolo e trasformano la sostanza organica in humus. L’uso massiccio di concimi chimici, di veleni, ed ora dei prospettati Ogm, ci ha portato e vieppiù ci porterà verso una precoce desertificazione dei nostri terreni e alla scomparsa dei sapori.

Paolo D'Arpini
Rete Bioregionale Italiana


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Di questo e simili argomenti se ne parlerà durante la Festa dei Precursori, che si tiene a Treia dal 5 al 13 maggio 2012. Programma: http://paolodarpini.blogspot.it/2012/03/treia-macerata-festa-dei-precursori.html

mercoledì 28 marzo 2012

Sri H. W. L. Poonja, visita al Papa di Lucknow, per interposta persona…..

Papaji Poonja - Lucknow


Ebbene sì, non viaggio più, o almeno non fisicamente.

Ormai da parecchi anni ho smesso di spostarmi e mi limito a ricevere i viaggiatori. Con questo metodo posso tranquillamente dedicarmi agli affari miei ed allo stesso tempo ricevere novità ed informazioni dal mondo spirituale….

Tra i miei ospiti più graditi vi sono Upahar Anand (al secolo Nigel Quigly) e Venu (al secolo Lidia Ceccaia), una coppia santa che soggiorna l’inverno in India e torna in Italia per l’estate (beati loro che possono permetterselo). Venu, che significa flauto, ha ricevuto il nome da Papaji di Lucknow,  uno Jnani alquanto famoso (un diretto discepolo di Ramana Maharshi) che la santa coppia di amici era solita visitare, prima che lasciasse il corpo (6 settembre 1997). 

Upahar è da me percepito come un fratello spirituale. Lui ha vissuto a Tiruvannamalai ininterrottamente per diversi anni ma io  lo conobbi solo nel 1983 a Jillellamudi,  dov'eravamo entrambi ospiti di Anasuya Devi, la nostra madre spirituale. Quello era l'anno in cui Amma avrebbe lasciato il corpo e c'era una grande energia soffusa in tutto il luogo e per tutto il tempo che risiedemmo alla sua presenza. Poco prima della dipartita Amma volle organizzare una grande festa che durò parecchi giorni, con numerosi eventi, puja, bhajans, cerimonie, recite sacre, bandharas, e soprattutto il canto ininterrotto di "Jaya Ho Mata Sri Anasuya Rajarajeswari Sri Paratpari" il mantra dedicato alla Grande Madre, che lei stessa incarnava.  Durante quei giorni passai ore ed ore, a volte anche intere nottate, cantando assieme ad Upahar, lui suonava la chitarra ed io accompagnavo il canto con tamburelli e cembali. In quel modo si cementò una fratellanza spirituale fra di noi e per questo anche negli anni successivi continuai ad incontrarlo, durante i miei viaggi in India.

Finchè Upahar, per motivi burocratici, dovette lasciare l'India  ma la buona sorte volle che nel frattempo si fosse fidanzato con Venu, che è originaria di Riccione, egli  iniziò così a trascorrere sei mesi sulla costa romagnola e sei mesi a Tiruvannamalai.  Ogni anno prima della partenza ed al suo ritorno ci siamo incontrati, trascorrendo assieme alcuni giorni. Questa consuetudine  è continuata anche da quando abito a Treia, infatti lo scorso anno venne qui a cantare bhajans, durante la Festa dei Precursori e lo attendo pure quest'anno.

Di tanto in tanto  Upahar mi  spediva dall'India alcuni libri che gli chiedevo, soprattutto alcuni su Ramana Maharshi. E proprio in uno di questi libri lessi di Sri Poonja di Lucnow, discepolo di Ramana, alla cui presenza Upa e Venu avevano trascorso diverso tempo.

Io sono una specie di San Tommaso e qualche volta ho avuto dei “dubbi” sulle loro esperienze ed in una lettera espressi alcune incertezze relative a quanto affermato in certe occasioni da Papaji. Ed ecco cosa mi rispose Upahar:

“Yes I can undestand your “doubts” about Papaji words, I have the same feeling (about everyone!). But that will always be so, as long as there is a trasmission in words, and the apperent duality of master and disciple. I may say that the presence (sannidhi) of Papa, as of Osho (who could be very doubtfull..!) is always prior to, and trascending, anytingh wich could be sayd… as you know… but naturally all that is very subjective and mysterious! How poor words are! When I reflect on the eternal silence of Ramana Maharshi, the vast embrace of Amma Anasuya… forever vibrating and shining in the heart, putting forth every moment new flowers and fragrances into the uncknow, with nothing to “undestand” or “interpret”…. Remembering this, in gratitude, all the joys and pains of body and mind fade into insignificance. One continue to live according to one’s nature and destiny, wacthing the divine comedy unfold, sometimes identified with one’s role in the play … sometimes quietly smiling at all of it… sometimes overflowing with songs of love… Allelujah!  Over the page I have translated a few words from a “satsang”.. so excuse any mistakes”

Quelle che seguono sono  parole di Papaji tradotte in italiano che Upahar mi ha riportato.

“La compassione è un gioiello che adorna un essere libero, non puoi praticare questa compassione perché è la tua vera natura. Questa compassione potrebbe incarnarsi come un essere umano, come un Bodhisatva, ma non è nient’altro che il tuo Dharma che sorge quando si dissolve il senso dell’ego personale. Lascia che tutti partecipino della tua gioia, non essere avaro. Non trattenere nulla per te. Ama tutto, non importa quello che succede, ed onora tutto perché questo tutto è la tua proiezione. Non disturbare nessuno e non permettere che alcuno disturbi te. Stare in pace, questo è il tuo compito. Quanto sarebbe bello questo pianeta se tu fossi in pace con te stesso. Se vuoi dare qualcosa al mondo dai ciò che sei: pace e felicità. Per dare pace e felicità tu devi esserlo. Non parlare di “verità” semplicemente condividi l’amore e la felicità perché il dono più grande è una mente vuota, anche se non dici nulla il tuo silenzio si spargerà su tutta la terra. Seduto quietamente usa il tempo che ti rimane di stare in questo corpo per abbracciare tutti gli esseri, non è un’intenzione è una resa naturale. Tu sei solo uno strumento, dissolvendo te stesso ti prendi cura del mondo. Tu sei amore, quando c’è amore tutto il resto sparisce. Passare il tempo seguendo altri fini è solo un posporre, la cosa più facile è essere qui, in questo amore, tutto il resto è artificiale. Celebra la tua creazione, tu sei seduto nel cuore di tutti gli esseri e loro nel tuo. L’amore ama sempre, senza di esso non puoi respirare. L’amore è meditazione, il centro senza frontiere…. Non c’è alcun sentiero che conduce all’amore, non lo puoi imparare. Il cuore, in questo stesso momento, è la verità. Eccola, eccola qui, e tu lo sei!”

Quale viatico migliore potrei chiedere per il mio “viaggio” da fermo?

Paolo D’Arpini


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Davanti all’Uno
Diventerai l’Uno.
Perditi, perditi.
Scappa dalla nera nube
Che ti circonda.
Allora vedrai la tua stessa luce
Radiosa come la luna piena.
Ora entra in quel silenzio.
E’ il modo più sicuro
Di perderti…
Che cos’è la tua vita, d’altronde?
Nient’altro che un lottare per essere qualcuno,
nient’altro che uno scappare via dal tuo stesso silenzio.

Rumi



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"Non fare domande, qui non troverai risposte. Se vuoi risposte cerca dentro di te... cerca chi sei... quando ti sei trovato poniti la domanda...." (Papaji Poonja)

martedì 27 marzo 2012

Bioregione del Mediterran​eo, casa comune.. e gli arabi di Calabria, Puglia, Sicilia...​.

Paolo D'Arpini sulle sponde del Mediterraneo



Italiano,  popolo mediterraneo  


Ancora ricordo lo stupore dipinto nei miei occhi di bambino quando, alla fine degli anni ’40 o nei primi ’50, mi ritrovai per la prima volta nello sconosciuto universo del mediterraneo italico, allorché mio padre mi condusse in uno dei suoi viaggi al sud. A quel tempo le locomotive erano tutte a vapore, nel cielo terso che mi accompagnò sino al traghetto dello stretto di Messina ed oltre, i pennacchi di fumo puzzolente del carbone bruciato si mescolavano all’aria profumata di mille odori esotici e sconosciuti. Le spiagge bianche di Palermo, le palme, i calessi trainati da cavalli nervosi, le vecchie macchine fotografiche a lastra dalle fiammate improvvise, persino i lustrascarpe, i venditori di fichi d’india, i gelatai con le carrette variopinte…


Chi poteva immaginare che quel mondo esistesse ancora? A Roma era scomparso o mai apparso, questo almeno nei miei ricordi. E poi la gente incontrata per strada? Gente scura, alta, magra, dai capelli corvini, facce stagliate… chi erano questi, non assomigliavano per nulla ai visi rotondotti, alle panze molli dei miei concittadini romani. Ma la sensazione di stare in un altro mondo, trovandomi nel sud della penisola, non è unicamente il sentore della mia infanzia, avvenne ancora ed ancora, molto più tardi nei miei viaggi vacanza in Puglia, in Calabria, in isole poco conosciute… e poi di nuovo nelle mie esplorazioni in Grecia, Turchia… senza interruzione di continuità avevo scoperto le genti mediterranee, avevo scoperto le radici… d’Italia.


In effetti studiando la storia si capiva benissimo che le genti del Mediterraneo sono tutte una famiglia, magari si facevano o si fanno la guerra tra di loro, come succede spesso tra fratelli numerosi e dediti alla spartizione dell’eredità paterna, ma i modi, le abitudini, la bellezza e la bruttezza, le furbizie, le innocenze, le tradizioni erano e sono tutte uguali. Mediterraneo, casa comune. Ed è per questi motivi che pure oggi mi commuovo rileggendo le strofe poetiche di Umberto Romano e la descrizione di lui fatta da Antonio Catalfamo. Voglio condividere con voi queste emozioni.


Paolo D’Arpini


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 Gli uomini del sud sono tutti uguali. Osservando per strada il “vu cumprà” arabo vedo nelle fattezze del suo viso, nel modo di camminare, nella delicatezza del gesto e del sorriso i miei concittadini di Sicilia. Esiste un cordone ombelicale che lega il nostro sud agli altri popoli del Mediterraneo, al Medio Oriente in particolare.


Umberto Romano, poeta autodidatta di Rossano Calabro, è andato alla ricerca delle comuni radici culturali. Aisir Abdallah è il nome arabo che si è dato proprio per sottolineare la comunanza delle coscienze, la necessità di una simbiosi. E su questo bisogno di valorizzare il ceppo comune insiste continuamente nel suo volumetto di versi “Spalle al muro” (Ed. a Mongolfiera- Cosenza) che reca oltre ai testi poetici in italiano, la traduzione in francese ed in arabo.


Il poeta si spoglia dei propri panni, veste quelli del beduino. Con lui divide le angosce della vita, il sogno di una rivoluzione che affranchi l’uomo del sud dallo sfruttamento, dal giogo del neocolonialismo. E ritrova la voglia antica del guerriero che aspetta l’ultima battaglia. La strada da percorrere assieme è lunga, irta di spine, anche l’amore è sofferenza: “Con lacrime / bagnai il seno / per umidificarti il cuore”:


La presenza femminile è discreta. C’è la ritrosia della donna mediterranea, descritta nella levità dei suoi movimenti. Una presenza-assenza (secondo la dialettica degli opposti, propria di questo mondo fondato su equilibri sottili, creati dal tempo), che pure lascia il segno: “Esci da queste mura / levati nel cielo / tocca i cuori, annebbia le menti / dolce cantilena liberatoria / di donna non velata di vergogna / ma di rivoluzione”.


I versi sono scabri, graffianti. Umberto Romano è poeta autodidatta ma i suoi versi, forse imperfetti, perché –per dirla con Sciascia- “la perfezione sta alla cretineria meglio che all’intelligenza, l’intelligenza ha sempre, come i tessuti dei Navajos, una qualche imperfezione o fuga..” -Ed ancora- “Se una scimmia si mettesse a battere sui tasti di una macchina da scrivere -continua Sciascia- alla fine verrebbe fuori un sonetto di Shakespeare (variante: dodici scimmie = tutti i libri dl museo britannico)”.


Romano è poeta in senso lato, pasoliniano, se è vero –com’è vero- che la poesia, oltre ad essere attività specifica, è linguaggio della vita, Romano coglie i momenti di poeticità che caratterizzano la vita di ogni uomo. La sua è la preziosa ingenuità del malnato che la società consumistica, non-ostante la funzione omologatrice dei mass-media, non è riuscita a scalfire.


Il volume si chiude con alcuni componimenti indirizzati al poeta tunisino Hichem Ben Ammar con il quale Umberto Romano ha creato una sorta di gemellaggio culturale: “Se un tempo nella tua terra / mi porterai non da visitatore / né da straniero o da profanatore / il mio spirito guerriero / vorrà rivivere per morire insieme / al caldo della polvere calpestata / dal tuo destriero”.

Questi sono i versi che Romano ha voluto dedicare all’amico tunisino, sottolineando la solidarietà nella vita e nella morte. 
(Antonio Catalfamo)

lunedì 26 marzo 2012

Treia - Dal 5 al 13 maggio 2012: "La Festa dei Precursori... perché...?"



Il futuro non ha bisogno di rivoluzioni.. il futuro ha bisogno di un nuovo esperimento!” (Osho)

Ancora oggi, dopo 28 anni che l'evento si ripete, c'è qualcuno che mi chiede "...perchè hai  chiamato questa cosa,  la Festa dei Precursori?". Me lo chiedono con una nota di rimprovero, in quanto la parola "precursori" assomiglia molto ad "incursori", insomma ha un che di militaresco.  

Magari  autodefinirsi "precursori"  fa pensare che ci vogliamo gloriare del nostro essere antesignani. Beh, che posso farci... la verità, come spesso ho accennato in varie occasioni,  è che il "precursore" è  semplicemente colui che si prende tutte le pizze in faccia e non raccoglie mai niente. Il precursore è chi ara, zappa e semina e non raccoglie. Dopo arriva sempre qualcuno, più bravo o più furbo o più fortunato,  che riveste il manto del trionfatore,  sale sul carro e afferma ad alta voce, fra due ali festanti di folla, quel che noi precursori siamo andati sussurrando, spesso azzittiti od inascoltati, a destra e manca. 

Essere un precursore sovente comporta di  finire sul rogo,  significa che si vive in povertà e che il proprio lavoro viene considerato al meglio l'opera stramba di un fuori di testa. Precursore e laico (nel senso antico ovviamente) hanno quasi lo stesso significato... quello di indicare chi è "fuori".... chi è ribelle al sistema.   

Allorché, nella primavera del 1984, decisi di fondare il circolo vegetariano VV.TT. lo feci nella piena consapevolezza che lo scopo della nuova associazione sarebbe stato quello di andare contro…

Eravamo un manipolo di ribelli quel giorno davanti al notaio Giuseppe Togandi nel suo studio di Orte e mentre compivamo il nostro dovere giurando fedeltà alle finalità del sodalizio stavamo anche andando contro tutte le norme consolidate di ogni vecchio sodalizio, affermando (tra l’altro): “Lo scopo dell’associazione è quello di istituire e promuovere in tutti gli spazi ritenuti opportuni pratiche per lo sviluppo spirituale e meditazioni collettive, sperimentazioni di sopravvivenza in luoghi selvaggi e seminari sull’uso armonico delle riserve della natura, organizzare e promuovere la ricerca di cure naturali per la mente e per il corpo, dimostrare e divulgare l’importanza di un’esistenza armonica e piena d’amore…”.

Insomma stavano fondando una nuova "religione", una spiritualità laica,   facendo finta di niente…

Il fatto è che per mettere in pratica queste finalità associative -necessariamente- dovevamo andar contro le regole e le consuetudini della società in cui viviamo.. Insomma ci siamo presi la briga di incarnare un cambiamento, ribellandoci alle norme restrittive e meschine della cultura corrente. Rinunciando a trarne benefici materiali per noi stessi. Insomma lavoriamo a gratis: "Non lo fo per piacer mio ma per compiacere a Dio...".  

Ecco perché dal 1984 celebriamo La Festa dei Precursori, ogni anno, per ricordarci quello scopo prefisso e proseguire indefessi nella meta di rompere il ghiaccio verso nuove frontiere dell’intelligenza umana.

Alcuni   fra i soliti detrattori dicono che siamo sessantottini non pentiti, oppure che siamo inveterati illusi, poiché il nostro voler cambiare il mondo si risolve in un nulla… Sarà così… ma almeno stiamo cercando di farlo cominciando dal cambiare noi stessi, decidendo per noi stessi quei comportamenti necessari a creare una nuova civiltà umana. 

Perciò ci definiamo “ribelli” e non “rivoluzionari” poiché, come disse Osho, il rivoluzionario appartiene ad una sfera terrena mentre il ribelle e la sua ribellione sono sacri. Il rivoluzionario sente il bisogno di rivolgersi alla folla, muovendosi in ambiti politici e di governo, insomma ha bisogno di “potere”. Ed il potere sempre corrompe (lo sappiamo bene) ed i rivoluzionari che lo hanno assunto ne sono stati corrotti. Il potere ha cambiato la loro mente mentre la società è rimasta la stessa, solo i nomi sono cambiati.

Per questo il mondo ha bisogno di precursori ribelli e questo è un momento in cui se non vi saranno parecchi spiriti ribelli i nostri giorni sulla terra, come specie umana, sono contati…  Gli scienziati, i politici, i finanzieri, i religiosi stanno scavando la nostra tomba e siamo molto vicino al punto di non ritorno…

"Dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere e di agire, creare più energia meditativa, sviluppare più amore ed armonia. Per farlo dobbiamo distruggere il vecchio, la sua bruttura, le sue putride ideologie, le sue stupide emarginazioni, le superstizioni idiote e creare un nuovo essere umano dagli occhi limpidi..." Parole di Osho. 



Una discontinuità con il passato, ecco il significato della ribellione, continuando a percorrere coraggiosamente nuovi sentieri con spirito di sacrificio e discriminazione. Insomma andiamo avanti a fare i rompighiaccio, senza occupare alcun luogo, senza perseguire alcun potere, semplicemente sperimentando la nostra crescita in tutti i particolari del vivibile….

Ora il tempo è maturo, negli anni a venire o l’uomo scomparirà o sulla terra farà la sua comparsa un nuovo essere umano con una visione diversa e quell’essere umano sarà anch'egli un precursore.

Paolo D’Arpini

Circolo Vegetariano VV.TT.
Via Sacchette, 15/a - Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293

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Di questo e simili temi se ne parlerà durante La Festa dei Precursori 2012, che si tiene nella sede del Circolo Vegetariano VV.TT. dal 5 al 13 maggio 2012 (vedi programma nella locandina soprastante)


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Ringraziamenti:

Ringrazio la mia adorata compagna Caterina Regazzi che mi da ospitalità ed  ha messo a disposizione  lo spazio di Via Sacchette per farne la nuova sede del Circolo.

Ringrazio tutti gli amici sinceri e le associazioni amiche che collaborano alla buona riuscita di questa festa.

Ringrazio il Comune e la Proloco di Treia per aver concesso il patrocinio morale all'evento.

Ringrazio gli artisti e gli uomini di cultura e di spirito, gli agricoltori, gli artigiani che partecipano alle diverse iniziative.

Possano essi tutti cogliere il frutto  raro della Conoscenza!


Caterina Regazzi al Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia



domenica 25 marzo 2012

Ecologia profonda universale - La teoria degli universi che rimbalzano all'infinito, sempre uguali (nella sostanza) e sempre diversi (nella forma)

Ad immagine e somiglianza...


"Ab aeternum - La realtà non può essere descritta perchè non può sussistere una scissione fra osservatore, osservazione ed  osservato..." (Saul Arpino)

"Come già dicevano gli antichi sapienti indiani: Vishnu lo conserva, Shiva lo distrugge, Brahma lo ricrea, all'infinito e per sempre. Ma, forse proprio per il "fattore di dimenticanza cosmica", nessun universo "rimbalza" uguale (d)al precedente..." (Joe Fallisi)


La scienza comincia ad avvicinarsi sempre più alla filosofia. In effetti il pensiero metafisico e l'analisi del mondo fisico sono due descrizioni che  collidono, entrambe attingono alla realtà percepibile per mezzo della coscienza.


Che gli universi fossero continuamente creati e distrutti uno dopo l'altro in una sequenza infinita è la conclusione del pensiero vedico e upanishadico, come pure di quello taoista. Tutto scorre (panta rei)  tutto si trasforma tutto si scioglie tutto riprende forma. In continuo evolversi in continua trasformazione.


Come dire che la sostanza primordiale è la stessa mentre gli aspetti manifesti sono diversi. Per comprendere analogicamente questa verità basterà osservare la metamorfosi della vita su questa terra.
Non ci sono due cristalli di neve uguali, non ci sono due foglie dello stesso albero uguali, in una distesa di sabbia ogni granello è diverso, nell'umanità  ogni uomo è unico ed irripetibile, persino attraverso la clonazione è stato riscontrato che esistono differenze fra il modello originale e la copia....


Insomma la vita è totalmente varia.... Questa varietà è la caratteristica dominante.. che allo stesso tempo evoca l'unitarietà di fondo.... Come avviene nell'osservazione  delle figure formantesi in un caleidoscopio,  gli specchietti e i cristalli sono gli stessi ma le immagini appaiono sempre diverse.


Così eone dopo eone universo dopo universo big bang dopo big bang la vita continua a manifestarsi in una policromia di colori, di  forme incommensurabilmente diverse  ma attingenti alla stessa matrice: la coscienza. La consapevolezza dell'Uno che si fa molti. 



Questa era anche la visione del nostro filosofo e spiritualista laico Giordano Bruno. Egli aveva intuito la vera essenza, la sorgente universale,  e la possibilità  degli universi continuamente ricreati e paralleli.. Il fuoco d'artificio eternamente manifesto e inestracabilmente congiunto di Spirito e Materia.  Che la sua intuizione non fosse stata accolta dai suoi contemporanei, e gli provocò anzi un'atroce morte, dal punto di vista del pensiero astratto e della realtà delle cose ha poca importanza...  Ed inoltre, nella percezione dualistica, l'intelligenza ha bisogno della stupidità per risultare evidente.

Ciò che è vero lo è sempre e non abbisogna di conferme... è autoesistente. Come ognuno di noi può riscontrare nella sua stessa identità e senso dell'essere che non abbisogna di venire corroborata da agenti esterni.. anzi sono gli agenti esterni ad essere corroborati nella loro presenza ed esistenza dal "noumeno", dal soggetto!


La verità non può essere raccontata poichè il racconto non è la sostanza.


Ed ora ecco un'altra faccia della medaglia, quella della visione scientistica:  Martin Bojowald ha lavorato per sei anni intorno alle complicate equazioni che sorreggono la sua teoria. Oggi finalmente è potuto uscire allo scoperto su Physics Nature per dire che l'universo non è nato con il Big Bang. Quando si verificò il "grande botto" al quale si fa tradizionalmente risalire la creazione del mondo che conosciamo, l'universo esisteva già. Anzi, il Big Bang non fu altro che un "ripiegamento", un "rimbalzo" della materia preesistente.

Uno dei limiti della teoria del Big Bang, descritta matematicamente da Einstein, è che in un dato momento tutta la materia era concentrata in un punto con volume zero e massa ed energia infinite. Secondo le leggi della fisica, impossibile. Ora gli scienziati dell'università di Pennsylvania State University, coordinati da Bojowald, dicono che prima della nascita del nostro universo ce n'era uno simile che però collassava su se stesso. Unendo la teoria della relatività ad equazioni di fisica quantistica, alla Penn State è nato il primo modello che descrive sistematicamente l'esistenza di
un universo preesistente al nostro, e che ne calcola alcune caratteristiche.

Secondo il modello (Loop Quantum Gravity, o Lqg), il vecchio universo stava collassando rapidamente, fino a raggiungere uno stato in cui la gravità e l'energia erano così alte (ma non infinite, come sostenuto dalle teorie precedenti) che la repulsione reciproca ha fatto invertire il processo e ha dato vita all'universo in espansione che conosciamo oggi. Per i fisici americani, anche se molto simili fra loro, gli universi "pre" e "post" rimbalzo non erano uguali: le equazioni che li governano infatti hanno almeno una variabile differente, che Bojowald chiama il "fattore di dimenticanza cosmica". Cioè l'assenza di almeno un parametro dell'universo "pre" nell'universo "post". Il che impedisce anche l'infinito replicarsi di universi gemelli. (Fonte: Il Messaggero)

 
Paolo D'Arpini
Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana


Ecologia profonda universale - Dipinto di Franco Farina





Di questo e simili argomenti se ne parlerà durante l'Incontro Collettivo Ecologista che si tiene ad Aprilia dal 22 al 24 giugno 2012 - Programma: http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/post/2718386.html

sabato 24 marzo 2012

Treia, il luogo del ben-essere spirituale e fisico - La Luna e il Sole...

Il Sole e la Luna - Treia (Macerata)



Due o tre giorni fa ho ricevuto la visita di Mario Foglia, un giovane uomo che vive a Treia e che ha fondato l'associazione Il Sole e la Luna, che si trova nel circondario del paese un po' fuori del centro abitato. Mi ha fatto molto piacere scoprire che un cercatore che si interroga sui misteri della vita ed ha scelto di condurre un'esistenza in sintonia con il suo pensiero porti avanti un discorso spirituale laico e di benessere psicofisico, egli vive ed opera qui da un anno circa. Recentemente ha ospitato nel suo centro una seduta di guarigione con un gruppo di suonatori di digiritù e prossimamente presenterà tecniche di meditazione vippasana ed altro ancora. Lui personalmente insegna hata yoga e non solo a Treia anche ad Ancona ed in vari centri delle Marche... Gli ho chiesto di raccontarmi la sua esperienza e lui mi ha mandato qualcosa, che potete leggere qui di seguito..
(Paolo D'Arpini)



L’Associazione La Luna e Il Sole nasce dall’idea di condividere la ricerca personale suscitata in noi da un’iniziale irrequietudine che, nel tempo, si è trasformata in entusiasmo.

Come ricercatori ci siamo incamminati in questo percorso verso la consapevolezza di sé e del Sé e, spinti da una forte motivazione personale, abbiamo voluto sperimentare, curiosare, approfondire ciò che abbiamo appreso attraverso le esperienze sensoriali, spirituali ed umane raccolte e respirate nell’arco degli anni trascorsi nell’universo del Ben-Essere Olistico. Abbiamo iniziato questo percorso con la fiducia di chi sa che alcune domande avrebbero trovato le giuste risposte e anche con l’accettazione che alcune, o molte di esse, sarebbero rimaste insolute, ma sempre con la gratitudine verso quanto sarebbe o meno arrivato. Con spontaneità, è nata l’esigenza di trasmettere quanto appreso attraverso un dialogo creativo continuo che ci ha dato, in realtà, più di quanto abbiamo donato.

Questo perché l’intento resta quello della condivisione e della crescita nella parità. Per noi le esperienze, che siano sensoriali, energetiche o percettive, non sono mai individuali ma strumenti di comunione. Ognuno porta con sé la propria ricchezza personale che condivisa aiuta ciascuno a raggiungere e far emergere la propria autenticità.

I nostri operatori e collaboratori posseggono tutti una formazione ampia e professionale maturata attraverso corsi di specializzazione soprattutto nelle tecniche di massaggio proposte, sull’interconnessione tra l’Energia della Natura e quella dell’individuo, i riti e le tecniche tramandati dalle antiche culture orientali ed occidentali e le moderne scoperte scientifiche, la meditazione e, naturalmente, lo yoga, al quale non vogliamo, per scelta, attribuire nessuna specifica definizione. Abbiamo affidato la nostra formazione oltre che a percorsi specializzanti con formatori riconosciuti ed apprezzati anche all’esperienza diretta e personale con la pratica quotidiana e attraverso il metodo di apprendimento e di accrescimento che preferiamo: il viaggio.

L’India, in particolare, ci ha permesso di incontrare Maestri accanto ai quali abbiamo potuto percorrere, metaforicamente e praticamente, le antiche vie della Saggezza, dormendo nei templi e negli altri luoghi sacri e raggiungendo, come la tradizione vuole, le sorgenti del Gange in Himalaya.

La nostra associazione organizza corsi, percorsi, incontri, eventi ed attività per promuovere e diffondere lo sviluppo della consapevolezza interiore e il raggiungimento del benessere fisico, emotivo e mentale. L’Associazione si occupa principalmente di Corsi di Yoga, seminari di Respirazione e Meditazione, seminari di Massaggio Sonoro con il Didgeridoo, seminari di Danza Indiana, Massaggio Bioenergetico, Massaggio Psicosomatico e l’Ortho-Bionomy.

Il nostro intento principale rimane comunque la creazione di momenti in cui approfondire antiche e nuove tecniche, o in cui incontrare e dialogare con ricercatori, conoscitori ed appassionati con cui condividere gli approfondimenti tematici sullo Yoga e su ogni altro argomento che può aiutare ed aiutarci in modo aperto e disinteressato nel percorso evolutivo che abbiamo scelto di percorrere sempre rimanendo saldi nel nostro proposito di cura di sé e degli altri attraverso la semplicità, la gratitudine e la gioia.

Mario Foglia


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Di questo e simili temi se ne parlerà durante la Festa dei Precursori che si tiene al Circolo Vegetariano VV.TT. di Treia, dal 5 al 13 maggio 2012 - Programmi:  http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=festa+dei+precursori


  

Joe Fallisi: "Pianeta Terra...? Forse è troppo tardi!"

 
 
Beninteso i problemi ecologici del mondo sono estremamente gravi e reali. Ma il clero dell'albero monoteista mediorientale, innanzi tutto quello cattolico, ha in gran dispetto l'ecologia, e ancor più l'evoluzionismo.
 
Si capisce. Ma come!... così scarsa stima e comprensione verso l'unico rappresentante in terra di Yahweh!?... "a sua immagine e somiglianza"!... non sia mai... Già... Vediamo un attimo le cifre. Quattro miliardi e mezzo circa di anni fa nacque il nostro bolide celeste. Un miliardo di anni dopo vi si affacciarono le prime forme di vita. L'uomo fece la sua comparsa "abile" dopo un lasso di tempo enorme, quasi ieri, meno di due milioni di anni or sono.
 
Infine, la specie cui appartiene la nostra sottospecie iniziò il suo cammino glorioso una bazzecola di anni fa, appena duecentomila, sembra. In questo fulmineo battere di ciglia dell'evoluzione è riuscita - con particolare impegno negli ultimi cinquecento anni - a mettere a sacco, avvelenare e spompare alla radice un pianeta stupendo. Che si è trovato, suo malgrado e casualmente, a ospitare 'sto mostro. ALTROCHE' se occorrerebbero misure draconiane per invertire la rotta!... 
 
E' molto probabile che ormai sia troppo tardi...
 
Joe Fallisi

venerdì 23 marzo 2012

Il libero pensiero e la spiritualità laica... nel mondo della concettualizzazione


Scriveva l'amico Peter Boom (nel marzo 2008):

Il Libero Pensiero, l’opposto del pensiero fisso che inesorabilmente è ogni volta destinato a finire, si adatta e crea la possibilità di cambiamento, si svolge trasversalmente e scava con energìa irrefrenabile nella coscienza delle persone. Il Libero Pensiero è “perfettibile” e mai viene considerato “perfetto”, scorre come l’acqua nel fiume senza fermarsi (panta rei) e quando si scontra con qualche ostacolo (dogma o pensiero fisso) cercherà di spostarlo, di scavarlo, di logorarlo, di passarci sotto, dai lati o sopra innalzandosi.... 


La libertà di pensiero, quindi, rappresenta una forza spirituale fondamentale per un cambiamento positivo della società.  La stessa Costituzione italiana risponde ai principi di libertà ed uguaglianza ereditati dalla rivoluzione francese. L’avvento delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, la sconfitta delle dittature naziste, fasciste e comuniste sono senza dubbio frutto del Libero Pensiero, di una spiritualità laica che di continuo subisce il rifiuto e la negazione da parte di chi professa il pensiero fisso per convenienza o perché si illude di avere in tasca la verità.


Il Libero Pensiero è planetario, esiste, magari nascosto, anche nei paesi sotto regimi dittatoriali o fortemente repressivi, il libero pensiero non si può ammazzare, la persona sì, come Giordano Bruno che resistendo alle terribili torture fino alla morte, portò il suo pensiero attraverso i secoli fino a noi.

Certo, anche la "libertà di pensiero" è un’etichetta, come lo sono le religioni, i partiti politici, etc., ma è una di quelle poche, pochissime etichette che coltiva appunto una spiritualità libera, è una scuola dalla quale gli apprendisti escono con le loro idee avendo imparato ad agire per un mondo migliore, basato sulla libertà, sull’uguaglianza e la fratellanza.

Un libero pensatore è ben conscio di rimanere sempre un apprendista anche quando ha raggiunto le più alte vette della filosofia, è agnosta, cioè umilmente ammette di non sapere.
C’è chi non ha bisogno di etichette e che ugualmente vive e propugna i suddetti principi per favorire la libera espressione ed organizzarsi per ottenere una convivenza con diritti civili ed umani uguali per tutti...
(Peter Boom)


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Alcune mie considerazioni sulla libertà espressiva nella Spiritualità Laica (Stesso periodo):

Spiritualità Laica è chiaramente un’immagine, un concetto, in cui inserire tutte quelle forme naturali di “spiritualità” sperimentate dall’uomo. Siamo  consapevoli di muoverci all’interno della concettualizzazione  dobbiamo perciò far riferimento all’agente primo  evocato  con l’idea di spiritualità.

Se partiamo dalla comprensione  di ciò che viene osservato -esterno od interno- non possiamo far a meno di riscontrare che ogni “percezione” avviene per tramite della mente. La mente non può esser definita fisica, anche se utilizza la struttura psicosomatica come base esperenziale, la natura della mente è sottile, è lo stesso pensiero, ed ogni pensiero ha la sua radice nell’io. Quindi l’unica realtà soggettiva ed oggettiva attraverso la quale  possiamo dire di essere presenti è questo "io".

Chiamarlo “spirito” è un modo per distinguerlo dalla tendenza identificativa con il corpo, ed è un modo per ricordarci che la “coscienza” è la nostra vera natura. Quell’io – o spirito- che è la sola certezza che abbiamo, è l’unica cosa che vale la pena di conoscere e realizzare. Malgrado la capacità proiettiva della mente, capace di dividersi in varie forme,  mai può scindersi quell’io radice, quello spirito.

L’io è assoluto in ognuno. Allora la spiritualità è il perseguire coscientemente la propria natura, il proprio io.  Spiritualità laica è il riconoscere questo processo   in qualsiasi forma  si manifesti.
C’è equanimità e distacco, non proselitismo sul metodo praticato (appendice marginale della ricerca).  Questa visione laica ha in sé una capacità sincretica ma anche la consapevolezza dell’insignificanza della specificità della forma in cui l’indagine si manifesta.   Si comprende che ogni “modo” è solo un’espressione dello stesso processo in  fasi diverse. Il percorso  cambia con le necessità del momento e con le  pulsioni  individuali.
E’ la  sincerità, onestà, perseveranza, che importano. Non ci sono pensieri, gesti, riti, dottrine da privilegiare.  I flussi passano la sorgente è perenne.  Sii ciò che sei, diceva un saggio dell’India, ed uno dell’occidente rispose: Conosci te stesso.   In questo girotondo intorno al Sé ogni strada è buona per stare in cerchio. Ma per uscirne fuori..?   Occorre una  conferma al proprio esistere?  No di certo, perché ognuno lo sa da sé senza ombra di dubbio. Questa coscienza-esistenza non è massonica, cristiana, buddista, sciamanica, zingara o chissà che, è la vera ed unica “realtà” condivisa da ognuno.

A che pro  quindi ricercare un riscontro esterno -mascherato da riflessione-   se ci separa nello  spirito?  Le etichette sono inutili.
(Paolo D'Arpini)

giovedì 22 marzo 2012

Tutto ciò che esiste è esistito ed esisterà... è già qui... nel riciclo permanente di spirito e materia

Fior di loto rosso - Dipinto di Franco Farina


Tutto ciò che esiste nel mondo sorge dall’incontro fra le tenebre e la luce, fra la terra ed il cielo, fra il femminile ed il maschile, ed è sempre presente, è la stessa sostanza che si trasforma ed assume  nuove forme. Spirito è materia sono Uno in espressioni diverse.

Questa è una teoria espressa non soltanto in India od in Cina ma presente in ogni filosofia che meriti il nome e persino nella scienza empirica. Ma in Cina ed in India maggiormente il discorso binario delle forze creatrici, che attingono alla matrice unica, è stato analizzato in profondità e portato alle sue estreme conclusioni. Ed anche in occidente quasi tutti sanno –ad esempio- cosa sono lo Yin (femminile) e lo Yang (maschile), i movimenti del Tao,  e molti conoscono il binomio Shakti (fenomeno) e Shiva (noumeno) come espressioni dell'Assoluto.Nella penombra dell’aurora si dice che il mondo sia stato creato da Brahma. La descrizione di questa creazione è molto semplice. La mitologia cosmologica mistica descrive la nascita di tutti gli esseri attraverso l’opera creativa di Brahma. Il creatore dovendo svolgere il suo compito formulò in se stesso il principio femminile “Sandhia” che significa Aurora, assumendo egli il principio maschile. Una volta che questa sua “figlia” apparve davanti ai suoi occhi egli ne fu così affascinato che s’invaghì della sua stessa creazione. Sandhia cercò di sfuggire alla bramosia di Brahma ed assunse di volta in volta una forma diversa, sempre al femminile, mentre Brahma la rincorse nella forma maschile della stessa specie. E così tutti gli esseri senzienti furono alfine prodotti. Questa allegoria simbolica del “rincorrersi” è ripetuta anche nella teoria del Big Bang, in cui l’unità indistinta primordiale (Tao per i cinesi) si trasforma in grande esplosione creatrice (il desiderio del moltiplicarsi), resa possibile dall’espansione del tempo nello spazio, potremmo egualmente chiamarli luce e tenebra….
Ma voglio scendere nei particolari minuti, sulle intuizioni presenti in ognuno di noi, prendendo l’esempio della mia stessa vita. I ricordi più lontani che ho di me stesso risalgono al limbo del grembo materno ed al momento della nascita. Allora percepivo chiaramente il destino della forma che avrei assunto, con tutte le difficoltà conseguenti al necessario riequilibrio di un precedente karma. La volontà di uscire fuori dall’utero era molto debole, vedendo le umiliazioni, le paure, le fatiche, le trasformazioni che mi aspettavano… eppure ad un certo momento sentii che non potevo tirarmi indietro, che questa nascita era necessaria per la mia evoluzione, che vi sarebbero stati anche momenti santi e gloriosi, che questa mia vita avrebbe aiutato il compimento anche di altre esistenze. E così venni alla luce, tirato fuori da un forcipe…. Che la levatrice infine usò, vista la mia reticenza a nascere….
E poi i momenti cruciali legati all’insoddisfazione per la forma assunta. A circa 6 od 8 mesi, ricordo che mia madre descriveva ad una amica in visita il colore dei miei occhi “prima era azzurri ora stanno diventando verdi –forse castani..”. Ed infatti i miei occhi sono castani, con striature verdognole (”cacarella” dice mia figlia Caterina), l’azzurro tanto desiderato è rimasto solo un alone nella pupilla.
Ed il desiderio carnale, la paura e la gelosia edipica? A circa un anno e mezzo ricordo che una sera ero nel mio lettino, nella stanza dei miei genitori, che evidentemente volevano copulare, ma io non mi addormentavo e mi dissero “dormi se no dalla finestra viene il gatto mammone”. Neanche sapevo cosa fosse una tale bestia ma immediatamente percepii una figura nera che mi osservava dalla finestra e implorai mia madre di farmi andare nel suo letto. Ma non fui accettato e fui zittito con frasi tipo “ma no… ma no.. il gatto mammone non c’è.. resta nel tuo lettino..”. Eppure per me c’era anche perché sentivo rumori strani… Poi a circa due anni e mezzo, quando era nata da poco la mia sorellina Maria, assistevo alla sua poppata al seno e mi venne il desiderio di bere anch’io di quel latte ma presi la cosa alla larga “Mamma, mamma… come fa il latte ad uscire dalla sisa?” E mia madre scherzando sollevò la sisa la spremette nella mia direzione facendone uscire uno schizzo di latte che mi colpì in faccia.
Lascio da parte altri ricordi di questo genere e racconto solo quello che fu per me illuminante e mi diede la visione della realtà indivisa. Un giorno, avevo circa quattro anni, osservavo nel raggio di sole che entrava dalla finestra una moltitudine di piccoli esseri che si muovevano, un pulviscolo di particelle misteriose, e chiesi a mio padre “papà.. cosa sono tutte queste cose che si vedono nel raggio di luce?” e lui mi rispose (dopo aver osservato a sua volta) che si trattava di minuscole forme di vita. Immediatamente percepii la verità che la vita è una realtà indivisa, la stessa cosa che oggi affermano gli scienziati, che non c’è separazione e che veramente tutto è una manifestazione del gioco delle particelle quantiche primordiali. Ed lo dissi esclamando “ma allora non c’è divisione fra noi… siamo tutti la stessa cosa!”. Ovviamente mio padre, vittima della visione dissociata negò dicendo che ognuno ed ogni cosa era separata, e qui dovetti iniziare a fare i conti con l’accettazione della mia verità intuitiva rispetto a quella descritta dagli altri….
Ma insomma qual è il meccanismo concettuale dietro alla creazione del mondo?

A questa domanda Nisargadatta Maharaj rispose in modo lucido e chiaro: la creazione del mondo, come apparizione nella coscienza, ha un decuplo aspetto:- Purusha (maschile o mente) e Prakriti (femminile o natura), il materiale psichico e fisico.
- L’essenza dei cinque elementi fondamentali (visti come stati energetici): etere, aria, fuoco, acqua e terra, in continua e mutua frizione.
- I tre attributi (o qualità): satva (armonia), rajas (attività), tamas (inerzia)
 Un individuo può pensare di essere lui stesso ad agire in realtà il suo nome e forma non sono altro che l’espressione combinata dell’incontro fra questi fattori.

In verità ognuno di noi è null’altro che “coscienza” ovvero la capacità di osservazione e di vivificazione che rende possibile il gioco degli elementi e dei vari aspetti psichici. La forma incarnata è un po’ come la particolare immagine che si forma al caleidoscopio, od alla slot machine, alla quale noi osservandola diamo un valore e significato sulla base di certe convenzioni. Le forme differiscono così tanto in qualità e quantità, dati i possibili mescolamenti dei 10 aspetti coinvolti, che alla fine appaiono individui come Hitler o Gandhi….
Facendo un’analisi all’inverso, tornando cioè indietro nella formazione degli aspetti, notiamo che le tre qualità non sono altro che il movimento del “maschile” (rajas) e del “femminile” (tamas) nel gradiente formato dallo spazio-tempo ed osservato nella “coscienza” (satva). Mentre gli elementi son solo le posizioni assunte dalle qualità nel gradiente, cioè: satva = etere; satva e rajas = aria; rajas = fuoco; rajas e tamas = acqua; tamas = terra.
Ma apprendere il meccanismo concettuale “esteriore” serve a poco se manca la capacità di riconoscimento e radicamento della propria identità primordiale, la pura consapevolezza, alla luce della quale tutto avviene.
Il pensiero “io sono” vibra nell’esistenza e tutto appare!


Paolo D’Arpini


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Di questo e simili temi se ne parlerà durante la Festa dei Precursori, che si tiene a Treia, dal 5 al 13 maggio 2012 - Programma: 
http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2012/01/e-iniziata-nel-1984-ed-ancora-continua.html

mercoledì 21 marzo 2012

Erbe, alberi e magia... con Sonia Baldoni - Appuntamenti marchigiani da non perdere....

Sonia Baldoni


La parola ecologia deriva dal greco oikos che significa casa, ha cioè la stessa radice di economia, e questa filiazione etimologica mi ha sempre affascinato. Infatti attraverso l’ecologia, soprattutto quella profonda, ho appreso a considerare la natura come la mia vera casa cercando inoltre di trarre da essa il mio sostentamento.

Finché un bel dì conobbi Sonia Baldoni di Jesi ed appresi attraverso le passeggiate fatte assieme a lei, o per mezzo di semplici cerimonie, a collegare l’ecologia e l’economia con la magia. Infatti quello che apprezzai maggiormente, dell’esempio  fornito da Sonia, è stata la sua spontanea passione per la riscoperta e per la trasmissione dei misteri naturali, quelli che solo le piante sanno conservare. Le piante indubbiamente sono gli esseri viventi più vicini allo spirito primordiale e sono le depositarie del potere magico della vita.

Ma andiamo per ordine. Il mio primo maestro in erbe fu un pastore conosciuto a Calcata nei primi anni ‘70 del secolo scorso. Si chiamava Irmo, era diventato orbo in seguito ad un incidente di percorso nelle sue continue esplorazioni nei boschi. Irmo era originario di Amelia (in Umbria) e finché gli fu possibile era solito continuare la tradizione della transumanza. Con le sue bestie ogni anno, in primavera inoltrata, se ne partiva lungo la via Amerina sino a raggiungere le colline umbre. Gli ultimi anni, non potendo più percorrere le strade di campagna, si spostava con tutti gli armenti su un camion preso a nolo. Infine, avendo ormai messo su famiglia e non potendo più spostarsi per l’età e gli acciacchi si limitò a pascere le greggi nella valle del Treja.

Quando lo conobbi mi parlava spesso delle piante della valle e mi spiegava di aver appreso a conoscerle osservando le capre e le pecore al pascolo. Dal loro comportamento, dai gusti stagionali, dalla qualità del latte prodotto, etc. aveva imparato quali fossero le loro proprietà.

Ovvio che restai molto intrigato da questi suoi racconti e volli anch’io seguire il suo esempio e comprai qualche pecora e qualche capra per vedere se avessero avuto qualcosa da insegnarmi. Ed in verità molto mi insegnarono… Imparai da loro a riconoscere quasi tutte le erbe commestibili della valle. Tra l’altro scoprii come anche gli ovini ed i caprini fossero dediti allo sballo.. Non so se era l’aria di Calcata, che induceva un po’ tutti ad eccedere con sostanze alteranti, ma scoprii come in primavera anche gli armenti si dilettassero con i germogli freschi di cicuta, una pianta psicotropa famosa sin dall’antichità, persino dedicandosi allo stramonio ed altre pianticelle “psichiche”..

Ricordo addirittura una pecora che era talmente assuefatta allo sballo che addirittura morì di overdose, con gli occhi strabuzzanti e la bava alla bocca. Ma in questo non seguii mai quel cattivo esempio e mi limitai a raccogliere le piante selvatiche buone in cucina, cotte e crude. Non conoscevo nemmeno il loro nome, le chiamavo con nomi di fantasia. In seguito li conobbi attraverso le lezioni ricevute sul campo dal mio secondo maestro, Giuseppe Roveri, che era un erborista diplomato all'Università di  Camerino e socio co-fondatore del Circolo vegetariano VV.TT..

Egli accompagnava spesso me ed altri appassionati in giro per la valle e ci raccontava tante storielle popolari sulle varie piante e sul significato dei loro nomi. Infine, trascorsi diversi anni, verso i primi di questo nuovo millennio, cominciai anch’io ad accompagnare neofiti alla ricerca di erbe e scrissi diversi articoli sulle proprietà e sul significato della forma, del colore, dell’odore di erbe e fiori e frutti.

Infine giunse la mia terza istruttrice, Sonia Baldoni e lei mi insegnò i significati magici delle piante e degli alberi, che sino a quel punto avevo trascurato. Ontano, lauro, agrifoglio, quercia… e le costellazioni collegate e gli spiriti benigni incarnati.

Il mio primo incontro con Sonia avvenne a Calcata, forse sette anni fa, ad una festa di luna piena di luglio. Dopo la consueta passeggiata nella valle del Treja, avevamo predisposto una cerimonia sotto la luna, attorno al fuoco, e lì essa apparve, introdotta dall’amico psicologo Ciro Aurigemma. Dopo aver mangiato le erbe da noi raccolte, e avendo iniziato il giro di condivisione sulle esperienze karmiche con la luna piena, ecco che Sonia propose di fare un’offerta rituale al fuoco.. e diede ad ognuno di noi una manciatella di erbe e fiori da lei precedentemente mescolati affinché li offrissimo alla fiamma girando intorno al falò. E fu così che iniziai a conoscere anche le virtù magiche delle piante.

Fatalità, dopo qualche anno, mi ritrovai a Treia (in provincia di Macerata) in visita alla casa della mia compagna Caterina, era il 2010, e pensai subito di organizzarvi un primo evento, un’altra festa della luna piena ma stavolta di agosto, e chiamai Sonia a partecipare. Dall’anno seguente mi trasferii stabilmente a Treia e lì iniziò una collaborazione più fitta ed intensa fra lei e me.

Organizzammo la prima cerimonia della vigilia di Ognissanti (Samhain) in occasione dell’incontro annuale della Rete Bioregionale del 2010, che si tenne nel podere di Lucilla Pavoni (a San Severino Marche), la cerimonia fu ripetuta anche nel 2011… Nel frattempo c’era stata anche la Festa dei Precursori del maggio 2011, con riti dedicati al mondo femminile ed alla raccolta di rose e bacche di rosa canina, con preparazione di fiori di Bach, che si ripeterà anche quest’anno (2012).

Insomma sembra che con Sonia si siano ormai stabiliti due importanti appuntamenti marchigiani, uno in primavera ed uno in autunno.. I momenti migliori della natura, quelli in cui la natura prorompe in bellezza di fioriture e frutti.


Paolo D’Arpini


Articoli sulla presenza di Sonia Baldoni agli eventi del Circolo Vegetariano VV.TT.: http://www.circolovegetarianocalcata.it/page/2/?s=sonia+baldoni

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Di questo  e simili argomenti se ne parlerà durante la Festa dei Precursori che si tiene a Treia dal 5 al 13 maggio 2012. Programma: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2012/01/e-iniziata-nel-1984-ed-ancora-continua.html  

Pellegrinaggio alla Grotta di Santa Sperandia - Treia
Da sinistra:  Sonia, Orietta, Paolo, Caterina, Renata