martedì 31 maggio 2022

Petizione per l’istituzione di un Garante per la Natura

 


Chiediamo l’istituzione di un Garante per la Natura per che abbia poteri effettivi di monitoraggio e vigilanza sull’applicazione delle normative ambientali che investono vari livelli istituzionali e che sin qui hanno mostrato vistose difficoltà ad operare in modo coerente, sinergico ed efficace.

Si tratta di un passaggio necessario per dare maggior forza e coerenza alla conservazione della natura, alla tutela degli habitat e della biodiversità italiana, che è la più varia d’Europa e rappresenta una base indispensabile per la salute delle persone e per il benessere, anche economico, della nostra comunità. Un passaggio ancor più necessario dopo la recente riforma costituzionale che ha inserito (art. 9) la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, tra i principi generali della nostra Costituzione e ha posto (art. 41) la tutela ambientale quale limite alle attività economiche. Una riforma che rischia un’applicazione troppo lenta e faticosa senza un rafforzamento degli strumenti di governance della conservazione della natura.

La natura è ormai al collasso: a livello globale, tre quarti delle terre emerse e due terzi dei mari sono stati alterati significativamente dalle attività umane, con oltre un milione di specie a rischio estinzione secondo i dati IPBES. A livello europeo, secondo l’European Environmental Agency l’81% degli habitat tutelati dall’omonima Direttiva si trova in uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole. Questa situazione è confermata anche in Italia: il Comitato per il Capitale Naturale nel suo Quarto Rapporto documenta come lo stato della biodiversità̀ nel nostro Paese risulti essere preoccupante. Basti pensare, come si legge nel Report “La Biodiversità in Italia: status e minacce” (WWF, 2020), che il 52% delle specie animali tutelate dalla Direttiva Habitat presenta uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole, dato che sale al 64% per gli anfibi e l’80% per i pesci di acque dolci.

La perdita di biodiversità comporta enormi conseguenze non solo per la compromissione dei servizi ecosistemici da cui dipende il nostro benessere, a partire dal contrasto al cambiamento climatico, ma anche per i significativi danni socioeconomici. In gran parte del mondo, ma in maniera esemplare in Italia, la natura contribuisce, infatti, a creare un’importantissima identità nazionale, determinando la grande diversità di usi, culture, e dei territori, costituendo un presupposto qualitativo essenziale delle filiere agroalimentari e dell’offerta turistica, pilastri economici e sociali particolarmente importanti nel nostro Paese.

Senza mettere in discussione le competenze istituzionali esistenti e dovendo necessariamente aspettare ancora per avere un vero e proprio Codice della Natura che sistematizzi tutte le norme a questa relative – oggi sparse in molteplici leggi settoriali – la figura di un Garante per la Natura assicurerebbe una visione d’insieme e sistemica su questi temi a favore dell’intera collettività, a partire dalla nuova Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 che l’Italia sta definendo e che, in assenza di responsabilità chiare e obiettivi misurabili, rischierebbe di non portare alcun risultato concreto, ricalcando il fallimento di quella relativa allo scorso decennio. decennio scorso.

Per dare più forza ed incisività alla tutela della natura nel nostro Paese ed essere certi che il nostro capitale naturale, con tutto ciò che rappresenta in termini di biodiversità, identità ed economie territoriali, benessere e servizi ecosistemici, da cui dipende la qualità della nostra vita e non solo, noi chiediamo al Parlamento di dotare l’Italia di un’ Autorità di garanzia indipendente, per meglio rafforzare ed allineare tutte le azioni che sarà necessario porre in essere per dare piena azione alla strategia comunitaria e nazionale per la tutela della biodiversità e degli ecosistemi.

Il WWF Italia ha già formalmente presentato ai due rami del Parlamento una petizione per istituire nel nostro Paese una figura di garanzia per la tutela della natura.

ARTICOLO 9 

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. 

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. 

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. 

ARTICOLO 41

“L’iniziativa economica privata è libera. 

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. 

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”

WWF Italia


Firma la petizione: https://agire.wwf.it/peticion/garantedellanatura?origen=Antiguos_webwwf&_ga=2.141827314.1379309367.1653984815-1862244256.1653637836

lunedì 30 maggio 2022

TAP. Siamo alla canna del gas...




Chi paga il prezzo del gas che arriva sulle coste salentine con il Trans Adriatic Pipeline?

La terza puntata del dossier di Crude Accountability sugli impatti ambientali e sociali dell’estrazione del gas in Azerbaigian.

Il Terminal di Sangachal e l’area circostante

Per oltre cinque anni, Crude Accountability ha monitorato gli impatti delle attività del Terminal di Sangachal sulle comunità locali e sull’ambiente e ha riesaminato la sua conformità agli standard ambientali e sociali delle istituzioni finanziarie internazionali che lo sostengono.

Il terminal Sangachal – uno dei terminal più grandi del mondo, parte fondamentale delle infrastrutture petrolifere e del gas dell’Azerbaigian – si trova a 55 chilometri a sud di Baku (la capitale azera), e copre un’area di 550 ettari.
Riceve petrolio e gas naturale da siti di estrazione offshore in Azerbaigian (gestiti da BP), nonché dal Kazakistan e dal Turkmenistan.
Il Terminal comprende impianti di trattamento di petrolio e gas, la prima stazione di pompaggio per l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), la centrale di compressione del gasdotto South Caucasus e altre strutturei.

Il petrolio e il gas vengono trasportati dai giacimenti offshore (ACG e Shah Deniz) al Terminal tramite condotte sottomarine. Otto diversi gasdotti entrano nel Terminal da siti offshore e otto lo lascianoii.

Il Terminal ospita serbatoi di stoccaggio del petrolio greggio che elaborano, immagazzinano ed esportano oltre 6 milioni di tonnellate di petrolio greggioiii. Sangachal ospita la sala di controllo che monitora l’oleodotto BTC e può isolare sezioni dell’oleodotto o chiudere l’impianto in caso di emergenzaiv.

I risultati delle immagini satellitari

Il rapporto Omanos Analitics ha rilevato al terminal di Sangachal un gas flaring significativo.

La ricerca ha scoperto che una serie di torce hanno bruciato contemporaneamente a Sangachal dal 2012 al 2020 (il periodo considerato dall’indagine).
Il rapporto afferma che “l’ispezione dei siti nelle immagini di Sentinel 2 mostra che le fiamme del gas flaring al terminal di Sangachal appaiono costantemente molto più luminose rispetto agli altri siti onshore, indicando che l’intensità delle fiamme è effettivamente più elevatav.
Alcune limitazioni tecniche, descritte nel rapporto, impediscono di conoscere il numero esatto delle torce a causa della loro vicinanza l’una all’altra.

Nel periodo 2018-2019 presso il terminal c’è stato un forte aumento del flaring, quando è stata completata l’espansione del Terminal di Sangachal per includere flussi maggiori dai giacimenti di Shah Denizvi.

L’analisi di Omanos Analytics indica che il gas flaring a Sangachal è diminuito nel corso del 2020. La figura 4 del rapporto mostra che quasi tutte le fiamme in quel momento erano di bassa intensità e da aprile a giugno sono diminuite a meno di dieci al mese. Il rapporto di Omanos Analytics afferma che la “riduzione quasi completa dei gas flare di media e alta intensità potrebbe essere dovuta al fatto che non ci sono stati rilevamenti, o che tutte le operazioni che causano gas flaring a maggiore intensità sono cessate durante la pandemia”vii.

Dati sulle esportazioni del 2020 da Sangachal

Secondo la British Petroleum, nel primo trimestre del 2020 oltre 51 milioni di metri cubi standard di gas naturale estratti da Shah Deniz sono stati esportati giornalmente dal terminal di Sangachalviii.
Complessivamente nel 2020, Sangachal ha esportato quotidianamente una media di 49 milioni di metri cubi standard di gas naturale di Shah Denizix, in calo rispetto alla media del primo trimestre. La capacità era di 85 milioni di metri cubi standard al giorno, e questo significa che le esportazioni erano al di sotto della capacità.

Secondo la British Petroleum, 239 milioni di barili di petrolio e condensato sono stati esportati nel 2020dal terminal di Sangachal. Circa 208 milioni di barili sono passati attraverso BTC e oltre 31 milioni di barili attraverso la Western Route Export Pipelinex.

I rapporti del primo trimestre del 2020 indicavano che dal Sangachal sono stati esportati 66 milioni di barili di petrolio e condensatoxi.
Nel corso dell’anno, le esportazioni trimestrali medie sono diminuite.

Tuttavia, le esportazioni di petrolio e gas naturale attraverso il terminal di Sangachal sono aumentate nel 2020 rispetto al 2019xii.

Ciò probabilmente significa che la pandemia ha avuto un impatto minimo o nullo sulle esportazioni attraverso il Terminal e sulla produzione nei giacimenti offshore.

La nostra indagine non ha rivelato il motivo per cui il flaring è stato ridotto durante questo stesso periodo, richiedendo ulteriori ricerche e indagini.

Indagine sul campo: Sangachal

Quattro villaggi si trovano vicino a Sangachal: Ezimkend, Massiv III, Sangachal e Umid. Queste piccole comunità sono abitate principalmente da sfollati interni del Nagorno-Karabakh.
Molti di loro vivono lì dagli anni ’90, quando hanno trovato rifugio dopo essere stati costretti ad andarsene dalle loro case alla fine della prima guerra del Nagorno-Karabakh.
Per anni da quando il Terminal è stato ampliato, questi residenti hanno segnalato preoccupazioni circa il deterioramento delle condizioni ambientali ed i continui problemi di salute.
In ognuno di questi quattro villaggi sono stati ufficialmente condotti solo test limitati del suolo, dell’acqua o dell’aria per verificare la presenza di emissioni pericolose e contaminazioni.

Risultati del monitoraggio dell’aria

La British Petroleum, operatore del Terminal Sangachal, è responsabile del monitoraggio ambientale della qualità dell’aria.

Nel 2021, la società ha pubblicato un rapporto sui risultati dei monitoraggi ambientali, a terra e a mare, dal 1995 al 2017.
Secondo il rapporto, “nel 2003 è stato avviato un programma regolare di monitoraggio ambientale della qualità dell’aria a lungo termine, per valutare i modelli di dispersione del vento per i principali inquinanti emessi dai camini e dalle altre sorgenti del Terminal Sangachal e valutarne gli impatti sul territorio.

I campionatori passivi erano situati in 12 stazioni all’interno e intorno al Terminal Sangachal”xiii, altri cinque campionatori sono stati aggiunti nel 2008 e nel 2009. Da allora, la situazione del monitoraggio è stata stabile intorno al Terminal. È previsto un monitoraggio a lungo termine per il monossido e biossido di azoto, per l’anidride solforosa, i composti organici volatili e il benzene. Il monitoraggio in tempo reale è stato impostato per PM10, SO2, NOx, NO e NO2.
I campionatori controllano anche la temperatura dell’aria, la velocità e la direzione del ventoxiv.

Negli incontri del 2019 con la British Petroleum, Crude Accountability ha espresso preoccupazione per il fatto che l’azienda stia monitorando solo il particolato PM 10 e non il più pericoloso PM2.5.
Il PM10 colpisce i polmoni e può causare asma, uno sviluppo polmonare ridotto, ictus e altri problemi. Poiché le particelle di PM2,5 sono molto più piccole, PM2,5 non solo penetra nei polmoni, ma può anche permeare il flusso sanguigno e altre parti del corpo come il cervello e il cuorexv.
Crude Accountability non ha ricevuto una risposta soddisfacente sul motivo per cui l’azienda non riesce a monitorare le PM2.5.

La British Petroleum ha condotto il monitoraggio dell’aria intorno al Terminal, ma ha incluso solo in modo limitato le comunità interessate. Delle sue 17 stazioni di monitoraggio, solo tre si trovano negli insediamenti: due nel villaggio di Sangachal e una a Umid.
C’è solo una stazione di monitoraggio in tempo reale, situata ai margini del villaggio di Sangachal. Poiché questa stazione è anche vicina a una vicina centrale termoelettrica, è difficile determinare la fonte di inquinamento registrata da questa stazione di monitoraggio, come riporta anche BPxvi.

La British Petroleum ha concluso, nel suo rapporto, che non c’erano prove che le operazioni al terminal avessero un effetto negativo sulla qualità dell’aria circostante. Sebbene nelle stazioni adiacenti al terminal siano stati registrati alcuni superamenti degli standard della qualità dell’aria, essi sarebbero stati transitori e localizzatixvii.
Nonostante le conclusioni della British Petroleum secondo cui il Terminal ha un impatto minimo o nullo sull’area circostante, gli abitanti del villaggio interpellati da Crude Accountability hanno notato che l’inquinamento atmosferico era una delle principali preoccupazioni, insieme alle emissioni, soprattutto di notte. Hanno anche sentito forti odori dal Terminal, tipicamente associati alle emissioni di zolfo; alcuni hanno anche affermato che l’inquinamento acustico è un grave problema. Crude Accountability si è astenuta dall’utilizzare i nomi degli intervistati per tutelarne la riservatezza. Tutte le risposte sono state tradotte dall’azero.

Gli abitanti dei villaggi si sono lamentati dell’aumento delle fiamme dal 2018, coincidenti con quanto emerso dai risultati di Omanos.
Così l’ha descritto un abitante del villaggio: “è iniziato nel 2018. Ho vissuto qui fin dall’infanzia e allora non esisteva. … La prima fiamma arriva forte, suona come un lampo. … Mentre le fiamme salgono le finestre tremano. Quando vai in giardino di notte ne senti l’odore.
Odora un po’ di gas, in realtà non puoi indovinare che odore abbia. Ha un odore diverso.
Il cielo diventa rosso. Sembra fumo, e quando si calma, la fiamma tinge di rosso il cielo.
C’è soffocamento nell’aria. Non riesci a respirare quando escixviii.
Un altro racconto lo descrive così: Il flaring è iniziato nel 1997. Dal 2018 è diventato più forte e hanno iniziato a farlo spesso, principalmente durante la notte verso il mattino. Questo è il momento in cui le persone dormono. Durante la notte quando divampano, se sei fuori sembra che sia giorno. …
A volte si accendono cinque volte durante una settimana, a volte due. … Quando c’è il flaring c’è un ruggito. Il suo suono è forte. A volte puzza come un uovo marcio. Quando c’è il ruggito, sappiamo c’è il flaring” xix.

Gli abitanti dei villaggi si lamentano degli odori, del calore e dei rumori forti, e anche dell’inquinamento nella comunità: la mattina presto, quando comincia il flaring, sembra di aver fumato la sigaretta più amara. Quando la pressione al Terminale è alta, le torce scaricano [gas incendiato NdT] durante il giorno. Ma per lo più rilasciano di notte. Quando piove, è come se polvere e fango cadessero dal cieloxx.

Un altro abitante del villaggio afferma che “la fiamma del Terminal Sangachal brucia prima e dopo l’esplosione, il contenuto di gas diminuisce gradualmente, quindi il fumo sale nell’aria come se fosse inquinato. Normalmente la nebbia è bianca. Poi il cielo diventa rossoxxi.

Quando inizia il flaring e il [vento] khazrixxii soffia, diventa veleno, veleno”, ha riferito un abitante del villaggio. “Si possono vedere macchie gialle sui nostri vestiti. Succede soprattutto quando piove e quando soffia il vento khazrixxiii.
Il rapporto di Omanos Analytics ha sollevato la questione dell’intensità del flaring rispetto al numero di fiamme, ma questa variabile era difficile da definire a causa del tipo di immagini analizzate nel rapporto.

Un intervistato di Crude Accountability ha chiarito che “c’è stato un cambiamento dal 2018. Ora bruciano di meno… tuttavia, l’intensità del bagliore è aumentata… Suona come un’esplosione la prima volta che brucia. Non c’è bisogno di guardare quando vedi la luce.
Pensi che ci sia stata un’esplosione. Quando esci e guardi il cortile, quando vedi che c’è luce, sai che è il suono di un flaring. Siamo abituati a quel suono, ma inevitabilmente abbiamo paura, e quando quel suono arriva, pensi che ci sia un’esplosionexxiv.

Il monitoraggio indipendente dell’aria vicino al Terminal ha mostrato livelli elevati di anidride solforosa, che è associata alla produzione di petrolio. In caso di esposizione prolungata, l’anidride solforosa provoca problemi respiratori ed è particolarmente dannosa per i bambinixxv.

Un abitante del villaggio ci ha detto: “Il nostro bambino è allergico e mio ​​marito ha un problema ai polmoni. Il dottore dice che è un raffreddore, respiro cortoxxvi.
Molti altri hanno denunciato eruzioni cutanee, articolazioni doloranti e anemia nei loro figli e tra gli adulti. “Tutti in famiglia soffrono di dolore alle gambe…. Non posso camminare per un’ora quando mi alzo la mattina. Mi fanno male le ossaxxvii.

Ci sono anche segnalazioni di vertigini, perdita di memoria, gravi problemi dentali, febbri e vomito.
Crude Accountability ha anche sentito storie di malattie inspiegabili nei bambini.
Le madri erano preoccupate che i loro figli nati nel villaggio fossero complessivamente in condizioni di salute più precarie di quelli nati altrove. Una madre ha spiegato: “Una delle mie figlie è nata in [una comunità diversa]. Non ha problemi di salute. Ero qui quando sono nati mio figlio e l’altra mia figlia malata, ed entrambi sono nati cagionevoli di salutexxviii.
Purtroppo questa non è stata l’unica tragedia che ha coinvolto i suoi figli.
Nel 2015 ha dato alla luce prematuramente, a otto mesi, un bambino che ha vissuto solo tre giorni.
Un medico ha diagnosticato che il bambino non era in grado di respirare, mentre un altro ha affermato che il bambino era disabile e non aveva possibilità di sopravvivenza.

Il flaring ha anche ripercussioni psicologiche sugli abitanti dei villaggi vicini al terminal.
Come ci ha spiegato un membro della comunità: “La nostra paura è che quando inizia il rumore diciamo: oh mio Dio, scappiamo da qui. E se la casa cade addosso ai bambini? Molte volte siamo tutti scappati in strada a causa del ruggito. Il rumore era come un’esplosione. La casa tremava come se ci fosse un potente terremoto. [Il flaring] è aumentato dopo il 2018. Ruggisce giorno e notte. È un incubo se ti svegli di notte. Non potrai tornare a dormire. I nervi di tutti sono danneggiati. Cerchi un posto tranquillo dove riposare. In generale, questo non va bene per me e per i bambinixxix.

Come sappiamo da anni di esperienza nelle comunità colpite da petrolio e gas del Kazakistan, il flaring può causare impatti a lungo termine sulla salute delle persone che vivono vicino a strutture come il terminal di Sangachal.

Una abitante del villaggio che abbiamo intervistato ci ha detto che suo marito, che era sano, ha sviluppato problemi cardiaci da quando il flaring è aumentato. Ha subito due interventi chirurgici in 12 mesi. Suo figlio di cinque anni è sottopeso; i medici dicono che non sta crescendo. Ha chiesto: “Come possono i bambini crescere circondati da un tale veleno?” .xxx

Il 14 maggio 2021, Crude Accountability ha acquisito filmati che mostravano flaring significativi al terminal di Sangachal.


VIDEO           


La dimensione del flare è in linea con le osservazioni di Omanos Analytics nella sua relazione del 2020 e solleva importanti preoccupazioni per la salute e l’ambiente in merito alla conformità sia per il Terminale che per l’impatto di tale attività sulla popolazione locale.

Abbiamo anche ascoltato una testimonianza sull’esplosione di un gasdotto avvenuta il 27 dicembre 2016 vicino al terminal di Sangachal. Le notizie ufficiali hanno riportato un’esplosione e un incendio, sottolineando che nessuno è rimasto ferito nell’esplosionexxxi.
I comunicati stampa della SOCAR sono stati minimali, hanno semplicemente affermato che la comunità locale non aveva corso rischi e che erano in corso i lavori per estinguere l’incendioxxxii.

Eppure, la testimonianza registrata da Crude Accountability (e comunicata alla BERS) indicava che durante l’esplosione le case furono danneggiate causando crepe che non furono mai riparatexxxiii. (3. Continua)

Tratto da Ecor.Network.
Traduzione a cura di Ecor.Network
Qui e qui le puntate precedenti.

Fonte: https://www.labottegadelbarbieri.org/fiamme-di-tossicita-3/



Tratto da:
Flames of toxicity: Environmental and Social Impacts of Azerbaijan’s Oil and Gas Development
Crude Accountability
Report – Gennaio 2022 – 57 pp.

Download:

https://crudeaccountability.org/wp-content/uploads/Compressed_Flames-of-Toxicity-report.pdf


Articolo collegato: https://treiacomunitaideale.blogspot.com/2022/02/la-danza-selvaggia-del-tap-anzi-del-tip.html

domenica 29 maggio 2022

La "donna elettrica" dà il buon esempio al cinema...




 “La donna elettrica” è un action thriller ecologista, con molta musica ed una straordinaria protagonista pronta a sabotare le multinazionali. Il film presentato a Cannes nel 2018 alla “settimana della critica” mette al centro una donna di 49 anni ecoterrorista e futura madre adottiva

La protagonista della pellicola è una donna in guerra, come dal titolo originale “Woman at war”, che sabota, trancia cavi, abbatte pali elettrici, dà filo da torcere alle industrie che se ne infischiano del suolo islandese. Sabota con puntuale strategia gli impianti dell’alta tensione che vengono dislocati sul territorio, per preservare la sua Terra dalla protervia delle multinazionali e da una sprezzante espansione dell’industria siderurgica islandese e mettere in crisi gli accordi con la Cina.

Mascherata e con i guanti per non lasciare tracce, si trasforma da mite insegnante di canto in eroina ambientalista. Non si ferma davanti a niente; nemmeno quando ottiene l’adozione di una bimba, un sogno così antico che ormai lo aveva riposto in soffitta  Il regista Benedikt Erlingsson, al secondo lungo metraggio dopo “Storie di cavalli e di uomini”, torna sul rapporto tra uomo e natura, ritrovando il tono surreale e la cifra profondamente umanista. 

La dimensione eroica e mitica di Halla è facilmente riconducibile all’Odissea (le pecore come nascondiglio), di animalità come forza e di antica, vichinga collaborazione tra uomo e natura, oggi costantemente negata. Oppure ai classici del cinema (Intrigo internazionale o Una pallottola per Roy nella fuga e nell’assalto tra i magnifici scenari brulli d’Islanda), il suo amore per la natura non è missione, ma necessità primaria. Eroina analogica, sa di doversi rendere invisibile ed irrintracciabile, perciò ricorre a vecchie macchina da scrivere e abbatte con arco e frecce l’insolenza panottica dei droni. Quei droni che la stanno cercando e che potrebbero rivelare alle autorità la vera identità dell’eroina ambientalista. Non serve lo sguardo dall’alto, totalizzante; ma quello sul singolo, sull’angolo di terra da amare, sulla vita di una bambina, appena giunta in adozione, che è solo uno dei motivi per cui acquista senso salvare il mondo.

La musica ed i musicisti rappresentano il demone interiore di Halla, il coro femminile che dirige nel piccolo villaggio rappresenta lo spirito degli antenati della piccola Nika arrivata in adozione, mentre alla banda di ottoni è affidato il tema rivoluzionario, il tema del sabotaggio, che esorta e spinge Halla all’azione incoraggiandola nel suo ruolo eroico.

La guerra di Halla è privata, forse è solo nella sua testa, una guerra privata che ci riguarda tutti. Il film descrive una storia tutta al femminile, nel quale il fisico e l’intensità espressiva della protagonista sono assolute. La pellicola ripropone il concetto che le donne salvano il mondo e per questo alla domanda come lo salvi, la protagonista risponde con un’adozione. La questione femminile è all’interno del racconto, nel richiamo della maternità, nelle metafore del ventre della terra, nel patto che lega le due sorelle ed anche nella solitudine dell’impegno della protagonista.

La visione della pellicola restituisce un ritratto di “donna guerriera” come è tipico del modello nordico: donne che sanno fare tutto riuscendo ad essere tutto.

La pellicola, Benedikt Erlingsson, come molte opere cinematografiche, avrebbe, tra gli altri, anche la potenzialità di smuovere le coscienze degli spettatori, tentando di spostare valori, cambiare prospettive e mutare paradigmi.

Il film ha ricevuto il premio Lux del Parlamento europeo nel 2018 e per certi versi è stato una svolta per i politici seduti nel parlamento, per  mettere al centro l’obiezione civile ed il sabotaggio delle multinazionali.


(Fonte: Arpat)

sabato 28 maggio 2022

Ferrovie "sospese" in Italia...



Seconda edizione del Dossier Futuro Sospeso, realizzato da Legambiente, UTP AssoUtenti, Federazione Italiana Ferrovie Turistiche e Museali FIFTM, Kyoto Club e Fondazione Cesare Pozzo. 

Il dossier esamina la situazione di 1200 km di linee ferroviarie da riaprire al trasporto locale in Italia. Diviso per regioni, esamina lo stato di 38 linee che potrebbero essere riaperte, sia per garantire efficace trasporto locale a territori oggi non serviti e sia per servizi turistici in paesaggi di straordinaria bellezza italiana.  

Si tratta di una proposta strategica per il Paese, oggi più che mai necessaria, per rispondere al bisogno di mobilità sostenibile dettata dal nuovo scenario internazionale e dalla transizione ecologica. 


Fonte: https://www.edocr.com/v/j99326vj/bajamatase/dossier-ferrovie-sospese-22-completo-rev2-low




Post Scriptum -  Da aggiungere alla lista delle Ferrovie "sospese", in attesa di riattivazione, consiglierei anche il miglioramento del collegamento tra Macerata ed il resto delle tratte marchigiane e nazionali. Macerata, che è capoluogo di Provincia, non ha  uno scalo diretto, è raggiungibile soltanto attraverso collegamenti "indiretti" o tramite bus...  


(Per non parlare di come arrivare da Macerata a Treia che è una vera e propria avventura nel deserto. P.D'A.)

venerdì 27 maggio 2022

OGM, NBT o TEA sono comunque "malsani"...



La Coalizione Italia libera da OGM boccia l’approvazione da parte della Camera, avvenuta l’11 maggio scorso, di alcune mozioni* che chiedono al governo di adottare misure urgenti con il pretesto di fronteggiare gli impatti della guerra in Ucraina sulla nostra economia. Fra queste, la richiesta è di intervenire sul settore agricolo e “…ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle TEA – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell’evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e ai parassiti e ne aumentano la produttività, velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale”. Ciò andrebbe contro la legislazione europea che considera a tutti gli effetti come OGM gli organismi ottenuti tramite le nuove tecniche di creazione varietale, con quel che ne consegue in termini di valutazione preventiva del rischio, tracciabilità ed etichettatura.

Ancora una volta, alcuni parlamentari, avventurandosi in affermazioni prive del conforto della scienza, evitando la parola stessa “OGM” – come definiti tutti i prodotti delle Nuove Tecniche Genetiche (New Breeding Techniques [NBT] rinominate in Italia TEA) dalla Corte di Giustizia Europea – cercano di utilizzare lo shock causato dalla guerra in Ucraina per aprire le porte alla coltivazione degli OGM nei campi italiani.

La richiesta al governo è infatti di: “14) adottare iniziative per sviluppare, promuovere e incentivare …. nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, … e, dunque, a promuovere iniziative normative che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita (TEA), anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie”. Secondo la Coalizione Italia Libera da OGM, dare seguito a queste richieste andrebbe in senso contrario alla legislazione italiana in vigore dal 2000, ma anche di quella europea. La direttiva UE 2001/18 – grazie alla sentenza della Corte di Giustizia europea del luglio 2018 – ricomprende gli organismi ottenuti tramite le nuove tecniche di creazione varietale (definite con le sigle NBT, NGT o TEA), considerandoli OGM a tutti gli effetti e obbligandoli a valutazione preventiva del rischio, tracciabilità ed etichettatura…

Coalizione Italia libera da OGM





giovedì 26 maggio 2022

MANIFESTO AMBIENTALISTA delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026

Troviamoci tutti, domenica 5 giugno 2022,  da Passo Falzarego ore 9, a Passo Giau


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Olimpiadi Milano-Cortina 2026: questo è il momento delle decisioni, dobbiamo muoverci adesso.


MANIFESTO AMBIENTALISTA delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali Milano – Cortina 2026


Il ritrovo di tante associazioni e cittadini responsabili a passo Giau (BL) è un forte richiamo ai decisori politici e alla Fondazione Milano - Cortina 2026 perché ritrovino un passo misurato nell'organizzazione, infrastrutturazione e gestione dell’appuntamento sportivo olimpico. Chiediamo un ritorno immediato a quanto ribadito con determinazione nel Dossier di candidatura. Queste Olimpiadi devono essere le prime al mondo a costo zero che si basano su una autentica e coerente sostenibilità sociale e ambientale, un progetto pilota di ampio respiro internazionale.

Ci raduniamo a passo Giau perché riteniamo questo luogo l’emblema della sconfitta del programma olimpico del 2026. Se attuato quanto previsto e sostenuto dalle istituzioni, su questo passo sorgerà un albergo di lusso con 150 posti letto, del volume complessivo fra interrato e in superficie di 40 mila metri cubi.

Risulta evidente a tutti come tale proposta offenda il valore del limite che la montagna ci ha sempre trasmesso, offenda le normative internazionali e nazionali a tutela dell’ambiente, offenda UNESCO che ha proclamato le Dolomiti Patrimonio naturale dell’Umanità.

A passo Giau passerebbe anche uno degli insostenibili collegamenti sciistici previsti da “Dolomiti no car” : Cortina – area sciabile di Alleghe Civetta. Un mega progetto che accompagnerebbe altre due proposte: Cortina – val Badia, Cortina – Arabba. Situazione analoga in Valtellina dove si vuole collegare l’area sciabile del Tonale a Bormio e quindi a Livigno. Sono tutte proposte che vanno cancellate non solo dai masterplan delle opere connesse e di contesto per le Olimpiadi, ma anche da qualsiasi programma di sviluppo delle Alpi italiane.

Le Associazioni, i comitati e i cittadini che si danno appuntamento a passo Giau chiedono che dal programma delle infrastrutture previste vengano cancellate, da subito, le seguenti opere:

- la pista per bob, skeleton e slittino per trasferire le gare alla pista di Innsbruck o altra sede;

- il villaggio olimpico di Cortina d’Ampezzo, recuperando spazi nelle strutture esistenti ed evitando ulteriore consumo di suolo;

- la “bretellina” di Bormio;

- i quattro collegamenti sciistici citati;

- i tre alberghi del lusso previsti ad Auronzo e Cortina e passo Giau;

- il progetto di riqualificazione del complesso dell'ex stazione di Cortina d’Ampezzo, che altro non è se non mera speculazione.

Si ritiene che le opere previste per ospitare le gare in valle di Fiemme, nel Centro del Salto a Predazzo, nel Centro del Fondo a Lago di Tesero e nello Stadio di pattinaggio a Baselga di Pinè debbano essere fortemente ridimensionate e sostenute da maggiore sobrietà e risparmio di risorse economiche, tra l'altro per abbattere futuri costi di gestione.

Anche in Alto Adige, i progetti previsti di viabilità stradale della val Pusteria sono in gran parte ritenuti un inutile consumo di suolo e di paesaggio. Si pensi alle rotatorie di Anterselva e Dobbiaco e ai lavori verso la stazione ferroviaria di San Candido. In questa valle è possibile intervenire nel potenziare il trasporto ferroviario di persone investendo in locomotori innovativi a basso consumo energetico.

Siamo ancora in tempo. Lo strumento più razionale e logico che permette a tutti, istituzioni nazionali, regionali, provinciali, comunali e cittadini, di valutare come intervenire è e rimane la VAS, Valutazione Ambientale Strategica, nazionale e unitaria di tutte le opere necessarie, connesse e complementari. Solo questo studio complessivo offre uno strumento scientifico capace di misurare la sostenibilità o meno delle strutture proposte, l'eventuale comparazione con strutture simili già presenti sul territorio alpino, un approfondimento scientifico sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle diverse opere.

Le associazioni firmatarie di questo Manifesto rimangono disponibili ad ogni confronto su tutti i tavoli istituzionali.

Michele Boato - Ecoistituto del Veneto "Alex Langer"


Gli organizzatori:
Mountain Wilderness Italia
Libera Veneto
Italia Nostra Consiglio Regionale del Veneto
Italia Nostra del Trentino
Italia Nostra sez. di Sondrio

Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”
Peraltrestrade Dolomiti
Gruppo promotore Parco del Cadore

Con l'adesione di:  

Rete Bioregionale Italiana

 

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