domenica 31 dicembre 2017

Nanoplastiche - La ricerca di Giorgio Giannini sulle microfibre


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Misurare per credere.  Il fisico inglese William Thompson, meglio conosciuto come Lord Kelvin, da cui ha preso il nome la scala Kelvin delle temperature, diceva “Ogni qual volta vi è possibile misurare ed esprimere per mezzo di numeri l’argomento di cui state parlando, voi conoscete effettivamente qualcosa. Quando ciò non vi è possibile, o non ne siete capaci, la vostra conoscenza è, da un punto di vista scientifico, scarsa o insoddisfacente.” 

Per cui guidato da queste parole mi sono deciso a fare anche io la mia parte per cercare di misurare sperimentalmente il fenomeno delle micro e nanoplastiche. Ho preso un portacampione per microscopio elettronico, su cui avevo messo del nastro di rame adesivo, e premendolo sul pavimento ho raccolto un campione vicino ai miei piedi: non vorrei suscitare il risentimento e le ire di mia moglie, che pulisce in media una volta al giorno, ma il risultato è abbastanza preoccupante. 

Alcune fotografie, che ho realizzato a vari ingrandimenti, non fanno che confermare i timori che avevamo messo in risalto negli articoli precedenti, anche se si tratta di una sola prova: ormai siamo circondati da microfibre di plastica e da queste si producono per conseguenza nano particelle di plastica. Ho iniziato con una foto “panoramica” con un ingrandimento di 25 volte, definito anche dalla barra di riferimento di 2mm, come vedete quello che a noi sembra vuoto e pulito in realtà è molto pieno di cose che non sono per niente attraenti! Tuttavia quello che colpisce subito è la quantità di microfibre presenti. 

Possiamo fare una stima approssimata della quantità di fibre osservando la barra di 2mm che indica le dimensioni del campione contando così almeno 20 micro fibre distribuite in un’area di circa 20 mm2 . Naturalmente non tutte sono di origine sintetica ma considerando che ormai in tutti i nostri tessuti le fibre organiche naturali sono in minoranza possiamo desumere che almeno metà delle fibre che vediamo sono sintetiche e facendo una debita proporzione si ottiene una popolazione di circa 500.000 fibre per ogni metro quadrato della nostra casa! Fibre che andranno inevitabilmente disperse in aria prima e in acqua poi. 

Andando ad un ingrandimento di 270 volte, possiamo notare meglio la struttura di queste microfibre che si presentano come dei nastri arrotolati su se stessi la cui lunghezza è dell’ordine dei millimetri ma lo spessore, confrontato con la barra di riferimento, incomincia a diventare veramente piccolo dell’ordine dei 8-10 micron tipico delle fibre sintetiche. Nella foto seguente, arriviamo ad un ingrandimento di circa 500 volte, la barra di misura indica i 100 micron che per capirci è lo spessore di un nostro capello, ormai queste fibre sono invisibili ad occhio nudo ma ci sono e alcune di queste cominciano a presentare un certo “spelacchiamento”. 

Le microfibre mostrano il loro lato più preoccupante: la degradazione meccanica produce delle microfibre ancora più piccole. Noi possiamo apprezzarle fino ad una frazione di micron, poi entriamo nel campo nanometrico ed il nostro strumento non è più capace di rilevarle! Non sappiamo vederle e contarle e con buona pace del nostro Lord Kelvin non possiamo fare più scienza.

Giorgio Giannini - Accademia Kronos

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sabato 30 dicembre 2017

1 gennaio 2018 - Entrata ufficiale nell'Antropocene... (e dell'inizio della fine del mondo)


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È ufficiale, nel 2018 entriamo nel mondo ad oltre 400 ppm. La nostra specie ha bruciato abbastanza combustibili fossili da spingere la CO2 a 400 parti per milione nell’atmosfera, e anche oltre. Per 200 mila anni siamo vissuti in un pianeta la cui atmosfera oscillava fra 170 e 280 ppm, poi boom! 

Oggi le concentrazioni aumentano di più di due ppm l’anno, in barba a tutti gli accordi. E non è finita, perché centrali a carbone e impianti di riscaldamento in tutto il mondo seguitano a sbuffare CO2 nell’aria, insieme con un miliardo e più di automobili. Entro la fine del secolo avremo vomitato tanta CO2 da aumentarne le concentrazioni fino a 550, forse 600 ppm, nonostante l’obiettivo di fermarsi a 450, valore che si ritiene, senza certezze, necessario per restare entro un aumento della temperatura non superiore a 2 gradi. Senza poi parlare del CH4, ossia il Metano, che per lo scioglimento del permafrost e per il “contributo” di tutti i ruminanti del pianeta, sta gareggiando con l’Anidride Carbonica per far aumentare la temperatura terrestre più rapidamente possibile. 

L’agenzia dell’Onu Omm (Organizzazione meteorologica mondiale) ha dichiarato che siamo entrati in una nuova era per il clima, l’Antropocene. Il 2015 è stato il primo anno in cui le concentrazioni di gas serra sono rimaste su base media sopra 400 ppm. E non scenderanno sotto questo livello per generazioni. Siamo lanciati verso il baratro con il piede pigiato sull’accelleratore. E non è una metafora.

Michele Mauri - Rivista Natura


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venerdì 29 dicembre 2017

Il selvatico dietro casa... in un calendario del WWF


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La popolazione urbana è in continua crescita e nel 2050 costituirà l’80% della popolazione totale. Soprattutto per ragazzi e bambini, il contatto con il verde urbano è spesso l’unica occasione per vivere la natura nel quotidiano. 

In tale ottica l’invito del WWF è quello di arricchire sempre più le città di spazi verdi che possano garantire più ricchezza di vita, svago, aria pulita e migliorare la biodiversità urbana.

E’ tempo di tornare a scoprire la Natura ma, soprattutto, è tempo di far tornare la Natura in città ‘ri-costruendo’, laddove è assente o poco curata, la biodiversità delle metropoli, piantando alberi che rigenerano l’aria che respiriamo, curando il verde pubblico, realizzando nuovi parchi, incentivando il verde pensile, creando corridoi naturali di collegamento tra parchi urbani, aree di campagna e zone boscate. 

La recente esperienza del WWF Terre del Tirreno con la realizzazione di una vera e propria Oasi in città sul tetto di un’autorimessa interrata, ed il grande apprezzamento da parte dei cittadini, svela l’enorme bisogno di Natura che c’è tra la gente. 

Ma l’Africa, intesa come natura selvaggia, è spesso dietro casa: tra le fessure di un muro, nel prato selvatico, nell’agrumeto abbandonato, tra i cespugli di rovo, sotto la grondaia o in un vecchio tronco in decomposizione … la natura negli spazi cittadini si nasconde ovunque non solo nelle campagne o nei parchi urbani, ma anche nelle piazze, nei cortili di scuola, tra i ruderi delle stazioni, nei giardini condominiali fino al balcone di casa! 

La biodiversità che popola le nostre città, per quanto grigie e inospitali, è infatti ricchissima, basta solo sapere osservare, per scoprire che il numero delle specie animali e vegetali che vivono accanto a noi è elevatissimo. Queste meravigliose forme di vita si sono evolute con noi e, da sempre, svolgono il proprio fondamentale ruolo negli equilibri ecosistemici.

Il calendario del WWF Terre del Tirreno del 2018, con le bellissime foto di Simona Forte, ci farà conoscere alcuni di questi nostri “coinquilini”. Un mondo sconosciuto, che vive al nostro fianco ma di cui troppo spesso ce ne dimentichiamo. La poesia delle immagini del calendario, realizzate anche con particolari lenti vintage, non può lasciare indifferenti e aiuterà ad educarci alla conoscenza della natura, allo spirito di osservazione ed al rispetto per le tutte le forme di vita: dalla furtiva volpe alla timida chiocciola, dal mimetico gufo alla vivace cincia … al docile bombo … fino all’ultimo apparentemente insignificante fungo, che spunta nel sottobosco con le prime piogge d’autunno.

Claudio d'Esposito
Presidente WWF Terre del Tirreno
Via E. De Martino 36
80062 Meta (Na)


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P.S. Il calendario, stampato a tiratura limitata, potrà essere richiesto scrivendo al WWF Terre del Tirreno - mail: wwfterredeltirreno@gmail.com 

mercoledì 27 dicembre 2017

Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica sono la trinità della nuova filosofia della natura


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Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica sono la trinità della nuova filosofia  della natura.
L’ecologia profonda analizza l’organismo, le componenti vitali e geomorfologiche, le loro correlazioni e funzionamento organico ed il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali (bioregioni) in cui tali processi si manifestano in forma qualificata di “organi” territoriali e culturali. Come terzo elemento componente c’è “l’osservatore”, cioè l’Intelligenza Coscienza che anima il processo conoscitivo, da me definita “spiritualità laica”. Ovvero la capacità e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza se stessa. E soprattutto la sua messa in pratica.
Secondo me non vale la pena di risalire all’inventore del termine “bioregionalismo” poiché, come in effetti è per l’ecologia e per la spiritualità, è qualcosa che è sempre esistita, in quanto espressione della vita, perciò nelle diverse epoche storiche questi processi hanno ricevuto nomi diversi: panteismo, genius loci, animismo, etc. Ed in ogni caso questi tre modi descrittivi sono indivisibili l’uno dall’altro, come è indivisibile l’esistenza. Diceva un grande saggio: “Noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati” (Nisargadatta Maharaj).
Ed ora alcune espressioni al vento:
“E’ buona norma, nell’approccio bioregionale, prima di tutto tentare di conoscere l’ambito in cui si vive, delimitandolo attraverso lo studio geomorfologico del territorio, della flora e della fauna. La bioregione è un’area omogenea definita dall’interconnessione dei sistemi naturali e dai viventi che le abitano. Una bioregione è un insieme di relazioni in cui gli umani sono chiamati a vivere e agire come parte della più ampia comunità naturale che ne definisce la vita”
“L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e nell’agire come parte e non a parte di essa, corregendo i comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano”
“La limitazione e separazione nella coscienza non è reale, allo stesso modo in cui la luce del sole non risulta compromessa o menomata dallo specchio, parimenti la pura consapevolezza è intonsa e non divisa dall’operato immaginario della mente individuale. Dove sono interno ed esterno per la coscienza suprema che entrambi li compenetra e li supera? In realtà la sola idea di una tale separazione è impensabile nella sorgente di luce che unicamente è..”
“….la necessità di “ridurre e dare delle spiegazioni” sta proprio nel distacco che la lo spirito intelligente ha nel momento del concepimento una parte del tutto si contestualizza un un modulo storico. La singola parte ancestralmente sa di appartenere al tutto e quindi nelle condizioni ristrette dello spazio tempo tende in continuazione (ascesi) a ricongiungersi con lo spirito intelligente infinito di cui fa parte e cui inevitabilmente tende..”
“Che cosa sarebbe la vita senza memoria?… Mi sono posta questa domanda osservando alcune persone ammalate di Altzeimer. Questi esseri, che pure hanno vissuto una intensa vita, di lavoro, di relazioni, di affetti, oggi per qualche strano meccanismo, sono “uscite” dalla realtà con cui non condividono più nulla…. Chi erano prima?…dove e come hanno vissuto? … appartenevano ad una cultura, ad un territorio, avevano un carattere, delle abitudini, celebravano dei riti, rispettavano delle tradizioni, parlavano una lingua o più d’una!…tutto questo è cancellato nella loro memoria…. Essi non ricordano più nulla… sono semplicemente dei corpi ancora in vita che vivono senza relazioni: respirano, mangiano, osservano ciò che gli sta’ intorno…..ma non sono collegati a niente… le relazioni originano identità….”
“L’attuazione bioregionale in chiave politica. Il Bioregionalismo ha due obiettivi: recuperare e tutelare al massimo l’ambiente naturale; ridisegnare nuovi confini delle regioni, tenendo finalmente conto delle loro caratteristiche etniche, ambientali, linguistiche, sociali e produttive. Il tutto in una visione della Stato che ”invece di amministrare se stesso, attraverso la sola tutela della burocrazia, (tra le più arretrate del mondo), si occupi finalmente e seriamente dei grandi problemi nazionali e della tutela dei cittadini”
“..l’immagine che si vuole evocare con la parola “bioregionalismo” un neologismo usato dallo stesso Peter Berg. Diciamo che il “bioregionalismo” contraddistingue un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura – spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro…”
“Riconoscendo l’esistenza delle diverse realtà delle nostre quotidianità siamo in grado di coglierne la ricchezza e l’unicità, conservandone la memoria quale eredità culturale. Possiamo in tal modo cogliere l’anima del luogo dove abitiamo, ove mente e corpo si fondono in un atto profondo d’amore e di gratitudine verso questa terra che ci ha donato la vita, la quale racchiude le leggi cosmiche. Difenderla implica tutto questo, nella piena consapevolezza che esiste un’altra realtà molto insidiosa, quella della perdita delle identità, della distruzione delle culture con i loro paesaggi uniformi, prossimi ai deserti..”
“L’esperienza degli orti e dell’agricoltura urbana, seppur con qualche anno di ritardo, si sta diffondendo molto velocemente anche in Italia. Se esistesse una mappatura, vedremmo migliaia di puntini disegnati sulla cartina dell’Italia: gruppi auto-organizzati, orti didattici, orti sul balcone, aiuole coltivati a lattuga, orti sinergici. Tra tangenziali, cavalcavia, ponti, semafori, autostrade, ecco apparire qua e là un orto in tutta la sua bellezza”
“…non si può fare a meno della biodiversità, ovvero i sistemi naturali che sostengono la sopravvivenza di noi tutti. Osserviamo che ovunque avanza la desertificazione (non soltanto siccità bensì perdita dell’humus in seguito al dilavamento dei terreni di superficie), la deforestazione, l’utilizzo improprio dei terreni per produzione elettrica, l’impoverimento dei suoli dovuti a monoculture, la modifica dell’ambiente e, in generale, la dispersione del patrimonio biologico delle specie animali e vegetali, tutti aspetti che dederminano una perdita economica considerevole anche nell´economia….”
“L’unico “sviluppo” che consente la vita della biosfera è un processo completamente non-materiale, qualcosa che significhi l’evolversi di cultura, arte, spiritualità”
“Il nostro è un lavoro di chi ama osservare l’inverno che finisce e la primavera che avanza, sentire tamburrellare il picchio, sentire l’improvviso fruscìo degli stormi di fringuelli sopra la testa come l’ala di un angelo. Quale calcolo economico possiamo fare di questo lavoro, che faccia rientrare anche la sensazione di essere lambiti da un’ala di angelo? Ho cercato di dare un esempio piccolo e concreto di un modo di lavorare che abbia cura della terra e degli altri esseri perché vorrei fare una domanda. E’ concepibile un’amministrazione politica -di qualunque livello organizzativo- che legifera attorno a questa modo di lavorare slow?”
“…continuo a dedicarmi, in teoria ed in pratica, a questa ricerca, occupandomi magari di agricoltura biologica, alimentazione bioregionale, cure naturali, spiritualità e arte della natura.. Io personalmente sono giunto, per mezzo di esperienze vissute e di considerazioni e riflessioni sugli eventi, a condividere pienamente il pensiero ecologista profondo, il vegetarismo e la spiritualità laica”
“Il mondo è un grande laboratorio bioregionale. Forse non abbiamo bisogno di ricorrere alla Storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è il mondo oggi. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un’osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro”
“…per me ecologia profonda vuol dire: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a…. nei limiti del possibile. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma ognuno di noi può fare la sua parte”
Paolo D’Arpini
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Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana
Via Mazzini, 27 – Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293

lunedì 25 dicembre 2017

Bioregionalismo - L'ecosistema della mente


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"Vivi la tua giusta relazione con la terra e il cielo." (Jacqueline Fassero) 

Il concetto di  "bioregionalismo"  è stato rielaborato   in California verso la metà degli anni '70 e successivamente  l'idea è  stata propagandata in tutto il mondo da filosofi, ecologisti, scrittori e poeti, facendo presa sulle persone più sensibili e alla ricerca di un diverso e più profondo rapporto con la natura. 

Il bioregionalismo è legato al territorio - luogo - in cui si vive, considerato come un insieme omogeneo dal punto di vista morfologico e da quello degli esseri viventi, un insieme in cui tra le piante, gli animali, i monti, i suoli, e le acque, l'uomo è solamente una parte della complessa rete ecosistemica, in una prospettiva non più antropocentrica bensì biocentrica. 

Il termine bioregione viene dalla parola greca bios (vita) e da quella latina regere (governare). Si tratta quindi di un territorio geografico omogeneo in cui dovrebbero essere predominanti le regole dettate dalla natura e non le leggi che spesso l'uomo ha definito artificialmente a proprio uso e consumo. 

Ognuno di noi vive all'interno di una bioregione e lo sforzo da fare è quello di riconoscerla, ritrovarsi in essa come nella propria casa, e di questa conoscere tutte le potenzialità e le risorse naturali, sociali e culturali, alla ricerca di un modo di vivere sostenibile e locale in armonia con le leggi della natura e con tutti gli esseri viventi e non viventi. 

Stefano Panzarasa

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(Fonte: Gaia newsletter - E-mail: bassavalledeltevere@alice.it)

domenica 24 dicembre 2017

Wilderness - Amore per gli animali o amore per la Natura?


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Ma che strano mondo sta divenendo questo degli ambietal-animalisti degli anni duemila? Un tempo, ormai tanto tempo fa, quando si parlava e scriveva dell’importanza di salvaguardare gli aspetti del mondo naturale, tutti parlavano o scrivevano di flora e di fauna endemica e rara, di spazi naturale e biotopi da salvare e conservare, di luoghi da preservare per la loro bellezza o valore storico-culturale; in pratica, di Natura con la N maiuscola. E prova ne sono le annate delle riviste che allora si pubblicavano, di articoli giornalistici e di libri o studi scientifici, spesso portavoce di quel movimento in difesa della Natura suddiviso tra poche sigle: Pro Natura, Italia Nostra, WWF, LIPU, tutte serie, motivate e ben condotte. 

Oggi quel mondo non esiste più. Oggi quando si parla di ambiente si parla di politica e di salute pubblica, e quando si parla di Natura si parla solo di animali: animali quali che siano pur che siano animali: autoctoni, esotici, selvatici, semi-domestici, domestici: non è importante, l’importante è… che siano ANIMALI!

La serietà scientifica di un tempo svenduta al miglior offerente, che sia della politica o della società civile. Nel resto del mondo si fa di tutto per preservare la biodiversità autoctona della fauna selvatica, da noi si parla solo di biodiversità quale che sia. 

L’impegno di salvare alcune popolazioni di animali è volto solo a finanziare progetti milionari di studi e ricerche che non portano a nulla e non servono a nulla (o a poco), se non al mantenimento di ricercatori e studiosi vari, stipendiati a tempo pieno, di progetto in progetto possibilmente fino a farli giungere alla pensione. Intanto gli animali sono sempre di più, e quelli rari o endemici sempre di meno e sempre meno endemici (leggasi imbastarditi). 

Due esempi eclatanti: L’orso bruno e il Lupo. In Abruzzo leggiamo che la Regione, a fronte del gravissimo problema della sempre più esigua popolazione del “marsicano”, composta da individui sempre più domestici, a suo favore ha stanziato miseri 60 mila euro così suddivisi: «10 mila per indennizzo danni; 20 mila per monitoraggio e controllo degli orsi problematici e acquisto di sistemi di dissuasione e di protezione per le riserve regionali; 10 mila euro per acquisto di sistemi di dissuasione e di protezione per le associazioni Ong ambientaliste impegnate sul tema; 20 mila euro per attività di gestione del PATOM». 

Pazzesco! La pur misera somma andava caso mai così suddivisa, se si volesse veramente salvare l’Orso marsicano: 20 mila euro per indennizzare i danni, 30 mila euro per la campagna alimentare a favore dell’orso nel territorio del Parco e solo (e forse è anche troppo) 10 mila euro per tutto il resto. Invece, si è preferito dare soddisfazione alle richieste più vicine alla Politica che non alla Natura. E si vorrebbe in questo modo salvare l’Orso marsicano, magari scrivendo e diffondendo Rapporti buonisti e positivisti: ovvero, nascondendo la realtà all’opinione pubblica? 

In Trentino, sta facendo notizia la necessità di eliminare dalla circolazione un lupo ritenuto “rognoso”; e nessuno che abbia il coraggio di dire che quel lupo NON E’ un Lupo della sottospecie italiana, e neanche di quella centro europea. Per non dire di tutti gli altri casi di questi strani lupi “alpini” della cui origine nessuno vuole discutere, avendo sposato la tesi ufficiale (?) e non negoziabile di un “ritorno naturale” dagli Appennini. Facendo passare per negazionisti quelli che la pensano contrariamente; mentre negazionisti sono loro. 

I nuovi ambiental-animalisti che alla difesa della NATURA VERA preferiscono quella degli animali tout court! 

Murialdo,  Franco Zunino 

Associazione Italiana Wilderness

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sabato 23 dicembre 2017

L’Alimentazione per la salute umana...


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Lo diceva Ippocrate: “Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”. Oltre la nutraceutica, l’alimentazione a scopo curativo ci prende gusto, e vola sulle tavole di chef stellati, ma anche all’università: dove diventa materia di studio per futuri medici. 

L’Oms e il ministero della Salute italiano, che spende 40 miliardi di euro l’anno per fare fronte ai disturbi metabolici, ci ricordano che l’alimentazione è il primo strumento di benessere e prevenzione perché “dialoga” con quello che molti hanno definito “il secondo cervello umano”: il microbiota, cioè la flora batterica intestinale. 

Il microbiota – differente in ognuno di noi – è fondamentale per il sistema immunitario, regola la digestione, l’assorbimento e l’assimilazione di proteine, carboidrati e grassi; funziona come spazzino, produce ormoni e trasmettitori che facilitano la comunicazione bi-direzionale con il sistema nervoso centrale. 

L’Università di Ferrara, prima in Europa, da quest’anno ospita un corso di Medicina culinaria sotto la guida del professor Michele Rubbini, del dipartimento di Morfologia, Chirurgia e Medicina Sperimentale. Lo chef tristellato Niko Romito, ha voluto creare un metodo che riduca al minimo (vicino allo zero) la dispersione dei nutrienti nel passaggio del cibo da crudo a cotto: per questo, GioService, un servizio per le strutture sanitarie nazionali, lo scorso anno gli ha affidato il progetto IN (Intelligenza Nutrizionale): un protocollo per sviluppare menu nelle mense ospedaliere, preservando le proprietà e organolettiche degli alimenti durante la cottura. 

L’alimentazione è sempre più spesso di supporto nella cura di depressioni, attacchi di panico e ansia. In ambito neurologico, da coadiuvante, il cibo può diventare una vera cura.

Luigi Campanella 

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(A.K. n. 50)

venerdì 22 dicembre 2017

Ecologia, spiritualità, arte e natura...



Spesso quel che è rappresentato nella natura trova anche una sua corrispondenza nella coscienza dell’uomo, infatti l’atto creativo, sia esso ascritto a un  Dio od a Madre Natura, è stato spesso paragonato a quello di un artista che produce la sua opera.

Ciò avviene poiché nel Logos del mondo manifesto si riconosce un disegno od uno scopo ed è esattamente quel che avviene con la produzione artistica. Ma potrebbe essere notata una differenza essenziale, infatti nel caso del lavoro artistico, come ad esempio la pittura, vi sono molte cause distinte. La materiale: le tele, il colore, etc.  La formale: la configurazione, etc. L’efficiente: l’artista, il pennello, etc. E la finale: l’onorare qualcuno, guadagnarsi da vivere, etc. Ma nel caso della manifestazione del mondo non vi sono cause distinte, essendo l’originale una sola, sia essa definita Energia naturale o Dio.

“Egli dipinse il quadro dell’esistente in se stesso  e su se stesso, con il pennello della sua volontà, e fu subito lieto” Afferma una antica scrittura indiana riferendosi al Creatore. Ma anche in altri testi filosofici e scientifici spesso la pittura è usata come esempio per significare la progressiva capacità realizzatrice della vita.


Seguendo il concetto dei tre stadi successivi della manifestazione cosmica, osserviamo che all’inizio vi è la “latenza” o “energia causale” poi subentra il “sottile” o “forma pensiero” ed infine il “grossolano” o “materia”. Questi stadi vengono comparati con 1) lo schiarimento delle tele ed il rafforzarle con l’amido; 2) lo schizzo dei contorni delle figure sulla tela; 3) riempitura delle immagini con il colore.

La “coscienza” o volontà creatrice è la causa coefficiente dell’opera, che è come la tela sbiancata;  la “capacità” operativa è la causa sottile, rappresentata dalle sembianze appena  schizzate ma presenti nella fantasia dell’autore, come è presente il feto nell’utero materno; ed infine la forma finale che è come la nascita o apparizione manifesta e si può paragonare alla pittura finita.

Dobbiamo però ricordare che queste funzioni creatrici, nel caso della “creazione dell’universo” appartengono tutte alla medesima Forza o capacità espressiva. L’artista, il materiale, l’opera, il  critico, il cliente.. etc. sono originati tutti dalla stessa Energia primordiale  (o Dio).

“L’immagine di nome e forma, l’osservatore, lo schermo sul quale egli vede, e la luce per la quale egli vede… tutti questi sono Egli stesso” Affermava Ramana Maharshi.


Paolo D'Arpini


giovedì 21 dicembre 2017

Liberi Agricoltori bioregionali: "Il Grano Cappelli è un bene comune e non una esclusiva della SIS"


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Dopo aver lanciato il 6 dicembre 2017 a Matera in una Conferenza Stampa presso la sede della Provincia il grido di allarme sui rischi gravissimi che sta correndo la nostra agricoltura se si dovesse affermare il modello messo in campo con la speculazione imposta dalla SIS (Società Italiana Sementi, di cui è presidente il vicepresidente nazionale della Coldiretti), Altragricoltura, il SICER, il Movimento Riscatto e LIberi Agricoltori  si son dati appuntamento per una nuova conferenza stampa che si è tenuta  a Roma il 21 dicembre 2017, presso la Sala Stampa del Parlamento durante la quale sono  state annunciate le ulteriori iniziative di denuncia, di mobilitazione e di contrasto legale.

La Conferenza Stampa,  a cui hanno  partecipato parlamentari, associazioni e imprese del mondo cerealicolo, ha dato conto di un documento assunto unitariamente al congresso nazionale di LIberiAgricoltori con cui Altragricoltura, il SICER e LiberiAgricoltori invitano a dare vita ad una campagna unitaria con l'obiettivo di scongiurare i rischi gravissimi che un grano prodotto dal lavoro, dalla tutela e dalla selezione messo in atto nelle campagne meridionali (in particolare di Puglia, Basilicata e Sardegna) diventi lo strumento per imporre un gravissimo modello di trust  alla nostra agricoltura. 

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La SIS (con una procedura semiclandestina durata 15 giorni a ridosso dell'estate) si è aggiudicata il controllo di un grano su cui erano stati realizzati e si stavano realizzando molti investimenti nella produzione e nella costruzione di reti economiche da parte di una pluralità di soggetti; dopo il suo aggiudicamento ha emanato un disciplinare e imposto forme contrattuali che, nei fatti, tendono a imporre il controllo in esclusiva sulle filiere e sui processi economici riservandosi il diritto di vendere il seme solo a chi accetta le loro condizioni di mercato e comunque "al sistema dei Consorzi Agrari" (ovvero ai consorzi controllati dalla Coldiretti.

Fabbris a nome di Altragricoltura e LiberiAgricoltori e Viscanti a nome del SICER, il neonato sindacato dei cerealicoltori, hanno presentato all'incontro con l'Assessore Luca Braia che si è tenuto a Potenza il 18 dicembre, i contenuti del documento chiedendo all'Assessore Regionale all'Agricoltura di Basilicata che si faccia tramite perché ne siano messi a conoscenza i suoi colleghi delle altre regioni sulle  azioni annunciate anche a Roma il 21 dicembre 2017. 

Fra queste quelle delegate agli avvocati del Soccorso Contadino nelle sedi legali e amministrative e quelle politiche che porteranno la vicenda (fra l'altro) in una iniziativa a Bruxelles in difesa del grano prevista per i primi del prossimo anno.


"Confermiamo la nostra denuncia. Vogliamo sapere come sia stato affidato in esclusiva il controllo del Grano Cappelli alla SIS, con quali procedure e quali garanzie di trasparenza e controllo. Vogliamo capire come sia possibile che chi intasca le royalty sui semi possa anche pretendere di scegliere a chi dare e vendere i semi e possa pretendere di avere nei fatti l'esclusiva del riacquisto del prodotto del lavoro degli agricoltori. Chiediamo di sapere dal Ministro all'Agricoltura se non pensi che tutto questo sia l'ìmposizione di un trust insopportabile e sia una vera distorsione del mercato. Vogliamo poi capire perché il logo di un sindacato (quello della Coldiretti) fa da timbro a questa operazione" chiede Altragricoltura da settimane insieme al Presidente del Sidacato dei Cerealicoltori e del Movimento Riscatto  Mimmo Viscanti ed a Furio Venarucci per la Presidenza nazionale di LiberiAgricoltori.

Domenico Viscanti presidente SICER (Sindacato Cerealicoltori)
Gianni Fabbris  (Altragricoltura)
Furio Venarucci (LiberiAgricoltori)
Antonio Melidoro (Soccorso Contadino)
ACI – Alleanza delle Cooperative Italiane
UPBIO Unione Nazionale Produttori Biologici e Biodinamici FederBio
AltragricolturaBio 
Movimento Riscatto


Con l'adesione della Rete Bioregionale Italiana


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lunedì 18 dicembre 2017

Stop della UE al taglio di alberi centenari nella foresta di Bialowieza

La più alta corte d'Europa ha ordinato alla Polonia di interrompere immediatamente il taglio di alberi nella foresta primaria di Bialowieza. Si tratta del più vasto nucleo sopravvissuto di una foresta che copriva le pianura europee diecimila anni fa. La Polonia ora deve dovrà pagare una multa di 100.000 euro al giorno se continua ad abbattere alberi nel  sito del patrimonio mondiale dell'UNESCO. 

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Il governo è stato accusato dalla Commissione europea di abbattere alberi centenari, un atto illegale secondo la legislazione europea. Molti ritengono che la decisione di aprire il taglio commerciale nel sito Unesco sia una prova di forza del governo conservatore e nazionalista del Partito della Legge e della Giustizia (PiS), dopo che l’Europa aveva accusato il governo di Varsavia di minare la democrazia: "a casa nostra facciamo quello che ci pare” sembra essere il messaggio. E il governo ha risposto con estrema durezza, perfino con violenza, alle proteste pacifiche organizzate per proteggere la foresta dal taglio.









Ora l’istanza più alta d’Europa, la Corte di Giustizia ha pubblicato il suo verdetto, che non lascia dubbi: l’abbattimento di alberi deve cessare. "La Corte deciderà quindi ... se l'ordine di oggi è stato violato. Se verrà rilevata un'infrazione, la Corte ordinerà alla Polonia di pagare alla Commissione una penalità di almeno 100.000 euro al giorno", si legge nella la notifica della Corte.


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domenica 17 dicembre 2017

C era una volta… psicostoria bioregionale immaginaria


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E' questa?  Sì, deve essere questa...

"c'era una volta"  è una festa dedicata all'intrattenimento di tutti con attività
pensate per essere fatte assieme a favorire il dialogo tra le generazioni.
laboratori per imparare facendo e tecniche di animazione mostre spettacoli
teatrali proiezioni cinematografiche concerti laboratori di teatro e attività
artistiche per bambini ragazzi e adulti. Una festa che testimonia che
inequivocabilmente che il teatro è il nuovo linguaggio del mondo.

Terre del sud

raccontare la terra e le sue terre
nell attimo assoluto del nostro presente
poesia al suo grado zero del qui ed ora
tutta la magia delle storie del meridione
raccontate attraverso suggestioni sonore
e visive olfattive e tattili per ripercorrere
storie di vita e amore per la terra la natura

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una terra dura da lavorare anche se ricca
e forte di sangue di sudore di cultura e di tradizioni,
accogliente come la sua gente che con caparbietà
ha conservato l allegria e la gioia di vivere
come riscatto e rivincita sulla storia

………………………….

pochi sanno delle tante ferite inferte al meridione in nome dell unita, stragi
di civili, fucilazioni di massa, stupri collettivi, paesi bruciati e rasi al
suolo, cantieri navali chiusi, economie  ricchezze e industrie smantellate e
trasferite al nord, dietro la retorica dell arretratezza del regno borbonico.
pochi sanno che sotto quel regno in calabria sorgeva uno dei più grandi
impianti siderurgici d italia, che la flotta borbonica era seconda solo a
quella inglese che dai porti partivano navi cariche di derrate alimentari verso
il mondo intero, che napoli era culturalmente una citta all avanguardia in
europa. pochi sanno che il brigantaggio e’ stata una vera e propria guerra di
resistenza ai piemontesi. pochi sanno che la grande arretratezza del sud inizia
a seguito dell unita…

…………………………

proviamo con le carte, niña, non sarebbe la prima volta che ci azzeccano! lo
dici tu! a me sembra che ci diano solo responsi insulsi! loro sussurrano, sta
ate captare le loro voci! uhm…quel che cercate vorrebbe essere altrove! ci
risiamo! altrove, d’accordo, rispetto a dove? pescane un altra! va bene! esigo
una carta pettegola che mi dica proprio tutto e ad alta voce! due di picche!
contento!? radioso! sigh! dice che possiamo arrangiarci…ah…ah…ah… mangiamo
qualcosa prima di riprendere la ricerca!

…………………………..

mentre guidavo sulla nazionale adriatica il mio sguardo e’ rimasto catturato da
un manifesto di una festa la sagra del vino cotto a cellino attanasio. la forza
dell immagine e la bellezza della foto mi hanno convinto ad andarci anche solo a
prendere la locandina da conservare. mi e’ stato utile, durante il tragitto
lungo le vie tortuose e strette in prossimità dei calanchi di atri mi si e’
aperto un nuovo link nella mente. il paese sorge su una delle alture collinari
che si rincorrono in serie dal gran sasso al mare parallelamente ai corsi d
acqua dei fiumi piomba fino e vogano. il centro storico presenta notevoli
caratteristiche medievali. assume l aspetto e le dimensioni attuali a partire
dalla seconda meta del 400 e la fine del 500 quando il paese vive una notevole
espansione urbana. negli ultimi tempi i giovani e i ragazzi sono molto attratti
dalle musiche tradizionali da repertori e strumenti solo che dedicano poca
attenzione alle attività artigianali tali da ricreare un tessuto di
microeconomia locale. fiaba e teatro, arte e tradizione sono il futuro di
questi borghi legati alla presentazioni delle eccellenze bioregionali come in
questo caso il vino cotto. un vino antico liquoroso dal sapore di vermut
autoprodotto nelle piccole cantine locali. scopro la storia, torri e castelli
crinali e territori paesi limitrofi come pineto atri cermignano penna sant
andrea. atri citta di corte dei duchi d acquaviva. cervantes e’stato ospite per
un breve periodo ad atri dove si sarebbe ispirato a una donna locale per la
figura di dulcinea.

fiabe: ari ari ciuchino cacadenari, musicanti di brema

tarocchi: la luna, il bagatto, il matto

ambientazioni fantastiche e surreali


Ferdinando Renzetti



sabato 16 dicembre 2017

Scherzo bioregionale di fine d'anno: "La notte senza tempo..."


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Ricordo, quando questa tradizione, lanciata dal Circolo vegetariano VV.TT., era ancora ai primordi, a quel tempo eravamo a Calcata, nella valle del Treja e sentivamo il bisogno di portare il messaggio dell'ecologia anche in forme ludiche, nelle ricorrenze festaiole ormai consolidate, com'è appunto il 31 dicembre.

Così pensammo di organizzare il capodanno alternativo, senza festoni né mortaretti, né brindisi, né cenoni, né luminarie... insomma una nottata all'insegna della riscoperta del nostro habitat e del tempo in cui ci si trova. E l'idea maturò in una esplorazione notturna del territorio, in qualsiasi condizione atmosferica, con la pioggia, la neve, il vento, il ghiaccio che scricchiola sotto i piedi, oppure con la luna piena, con il tepore di un focherello acceso nella notte, con le lacrime e la gioia per aver compreso il messaggio: "Siamo vivi, siamo presenti!"

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Ma la Notte senza Tempo è anche uno scherzo, un imbroglio, un modo per attirare quelli che si fermano al guado, ma che vengono abbacinati dal messaggio di una nuova dimensione magica, aldilà della realtà virtuale e della società dei consumi.

L'uomo ha bisogno ancora di magia di poesia di trasgressione. Ma non la trasgressione delle pasticche strizza cervelli o del sesso sbrigativo fatto al cesso, non la magia del mago Otelma e delle figurine new age, non lo scaricamento isterico della tensione e la finta condivisione di facebook, non lo stappamento di bottiglie di champagne ammuffite dalla consuetudine...

Ci vuole una vera magia, una vera trasgressione, una vera presenza, la presenza nella natura che ci è madre, che tutti ci accomuna, la consapevolezza di essere vivi.

Così anche quest'anno lo scherzo si ripete.

Stavolta saremo a Casa Val di Sasso di Guiglia, un luogo fra cielo e terra, che alcuni dei nostri amici bioregionalisti già conoscono,  la casa di Maria e Tiziano ci accoglierà la sera del 31 dicembre 2017 per condividere il semplice  cibo vegetariano da ognuno portato.

Poi passeggiata nel bosco, a godere la frescura invernale, e poi davanti al fuoco per compiere il rito finale, quello dei buoni propositi per il 2018.


Paolo D'Arpini

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Per informazioni logistiche su come raggiungere il luogo e sull'eventuale pernottamento scrivere a Maria:  

La manifestazione è a contribuzione volontaria e non è coperta di polizza assicurativa ed  è perciò riservata  a pochi coraggiosi.  Chi volesse partecipare, a suo rischio e pericolo,  è pregato di prenotare scrivendo a:  

giovedì 14 dicembre 2017

La comunità bioregionale elfica della Valle dei Burroni scrive alle istituzioni


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La Valle degli Elfi, come forse già sapete, sta attraversando un periodo di grande messa alla prova, e con forza e unione sta richiarendo la visione della direzione da intraprendere come Popolo Unito, con il suo passato e le sue conquiste. 

Vuole essere un modello bioregionale  e un ispirazione per tutti, dimostrando che una nuova visione del mondo e delle relazioni è possibile, e che se si cerca bene si può trovare un posto in un mondo che ha dimenticato i valori di libertà,  autonomia, creatività,  autoproduzione, ecc. Ricordando che la Terra è un Bene Comune e che non essendo nostra non ha senso venderla, parcellizzarla, farci speculazione di ogni genere.  La Terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla Terra, ogni cosa è correlata come il sangue che ci unisce.

Anche la Valle degli Elfi è un Bene Comune e va protetto

Giulietta Blu

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Lettera Aperta alle Istituzioni

 Al Sindaco di Sambuca Pistoiese,   Avv. Fabio Micheletti
All’Unione Comuni, Avv. Fabio Micheletti, Benesperi e Baldassarri
All’ente Terre toscane, Del Re, Bertelli e Ciucchi
Al gruppo tecnici, Chiti, Matteoni e Bernardi

Noi, membri dell’associazione, “Il popolo elfico della Valle dei Burroni”, a suo tempo abbiamo dato l’incarico ai tecnici Franco Matteoni, Alessandro Chiti e Daniela Bernardi per assisterci nell'iter  di sanatoria richiestoci dal comune di Sambuca Pistoiese atto ad accertare la conformità urbanistica dei lavori di recupero e in certi casi di modifica operati dagli abitanti dei Casali nel territorio di Case Sarti, avute in concessione dall’allora Comunità Montana per conto della Regione Toscana

I lavori in questione rispondono in ogni caso a esigenze basiche e vitali per permettere la sopravvivenza e il sostentamento degli abitanti stessi.

Facciamo presente che i Casali erano fatiscenti taluni completamente deruti e noi li abbiamo rimessi a posto col nostro lavoro di autorecupero completamente a spese nostre.  

Oggi il valore del patrimonio regionale si è decuplicato.

Dalle istituzioni qualificate ci viene richiesto di modificare nuovamente le strutture: abbattimento di tettoie destinate al ricovero della legna, altre parti accessorie per la raccolta dell' acqua, la costruzione del bagno all'interno di case, già fin troppo piccole per il nucleo che vi abita, piuttosto che annettere il bagno esternamente . Soddisfare queste richieste ed attuare queste modifiche piu' che rendere conformità urbanistica agli edifici, costringerebbe gli abitanti a doverli abbandonare.

Pertanto chiediamo di aprire un nuovo tavolo di trattativa che venga incontro anche alle nostre esigenze, tenendo conto delle regole e dei principi che ci siamo dati sull’uso collettivo del territorio, definite nello “Statuto del territorio” e nel “Progetto abitativo degli Elfi” da noi presentato in Comune e Comunità Montana

Nel presentare questi documenti, redatti di comune accordo con i funzionari dell'allora Comunità Montana, noi abbiamo fatto un atto consapevole di autodenuncia nella fiducia di poter trovare un accordo sensato con il comune. 

Ribadiamo altresì che “La Valle” è da noi considerata un Bene Comune ed è nostra volontà andare avanti come Comunità, popolo unito, sostenendo la validità dell’Associazione come solo ed unico referente per qualsiasi concessione, non accettando la parcellizzazione del territorio stesso.

Facciamo inoltre presente che la nostra comunità, fa parte anche della Rive (Rete Italiana villaggi ecologici) e del Gen (Global Ecovillage Network), conduce una vita di ricerca e sperimentazione nel campo sociale tenendo aperte le porte all’ospitalità, dando accoglienza e possibilità di convivenza con noi a migliaia di persone che ci vengono a trovare ogni anno. 
Vogliamo in oltre sottolineare l’utilità ambientale della nostra presenza, come custodi del territorio in maniera ecosostenibile , sperimentando coltivazioni come la permacultura, agricoltura biodinamica e sinergica. Se noi non avessimo abitato e reso vive queste montagne con la nostra presenza, e dei nostri numerosi figli, queste terre sarebbero in stato di abbandono, popolate solo da rovi e animali selvatici, (anche i paesini circostanti hanno tratto qualche beneficio della nostra presenza, ad esempio la scuola di Treppio sarebbe stata chiusa già molti anni fa senza la presenza dei nostri figli).

Cordiali saluti

Il Popolo Elfico


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