mercoledì 29 settembre 2021

"Vita Senza Tempo" di Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini - Recensione di Lucia Guida



Un amore “settembrino”, quasi “senza tempo”, quello narrato da Paolo D’Arpini e da Caterina Regazzi nel loro bel libro “Vita senza tempo”, raccolta epistolare della selezione di un nutritissimo carteggio virtuale che inizia il 24 aprile 2009 e si conclude il 7 luglio 2010.

Il libro si dispiega in maniera graduale, partendo dall’iniziale fase amichevole della conoscenza reciproca di Paolo e Caterina, nutrendosi di un corposo segmento intermedio di approfondimento e approdando, infine, a una relazione stabile sentimentale. 

Un ruscello che convoglia le proprie acque in modo equilibrato prima di diventare fiume e sfociare in una conclusione ideale, quella di apertura verso il mare e verso la vita stessa, rivista da Caterina e Paolo in un’ottica di condivisione e comprensione l’una per i punti di forza e i punti di debolezza dell’altro e viceversa, come in un amore maturo e realmente fruibile dovrebbe sempre essere. Un sentimento forte e corposo ma non scevro da dubbi, piccole incertezze, sussulti dovuti alla frenesia del vivere quotidiano sperimentati da Caterina, veterinaria, accolta in un abbraccio ideale dalla disponibilità “appassionata/spassionata” di Paolo, spirito libero e pensionato, spesso ago della bilancia della quotidianità di entrambi.

Il dialogo procede secondo ritmi variabili, trattando moltissimi temi attuali e contemporanei: relazioni umane e loro spendibilità nel reale e nel web (quest’ultimo visto come modalità privilegiata e catalizzante di comunicazione, seguita tuttavia da un’indispensabile conoscenza “de visu” ); accettazione amorevole e consapevole di se stessi come premessa indispensabile per l’instaurazione di rapporti affettivo-sentimentali-relazionali positivi e durevoli di amicizia e amore; scelte esistenziali sentite con particolare riferimento al bioregionalismo,  alla salvaguardia dell’ambiente, alla tutela del benessere degli animali anche in rapporto a stili alimentari vegetariani o vegani. Accomunate sempre e comunque dal profondo rispetto di tutto ciò che ci circonda.

L’idea di vivere spensieratamente ma non superficialmente per arrivare gradualmente ma in modo maggiormente sentito e con naturalezza a determinate scelte di vita, senza forzare la mano a un processo che, una volta innescato, porta inevitabilmente alle giuste conclusioni.

L’attribuzione, infine, di un peso rilevante al momento presente, da gustare intensamente scevro da ombre passate (o forse, meglio, non appesantito ma arricchito dalla positività di ciò che è stato) e di moderata propedeuticità verso un futuro ancora tutto da costruire con i piedi ben piantati per terra in un hic et nunc concreto e costruttivo.

Lucia Guida



Articolo collegato: http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/08/vita-senza-tempo-di-caterina-regazzi-e.html

……………..

Le citazioni

Ben amalgamate nella narrazione, le riflessioni di Caterina e Paolo abbondano senza, tuttavia, il minimo sentore di pretenziosità. Una sorta di corollario, fruibilissimo per tutti, di vita vissuta, agita.

Paolo D’Arpini:

“ Viviamo in una società che non tiene conto del valore della vita di
altre specie ed è per questo che una dieta vegetariana sarebbe
indicata sia per motivi etici, che tuttavia sono meno importanti, che
ecologici.”

“Le sensazioni più negative sono solo oscuramenti che sorgono nella
mente, tanto vale non tenerne conto e procedere risolutamente nel bene
… “

“Occorre accettare la propria solitudine e volersi bene come siamo,
senza aspettative né desideri, allora nel silenzio l’amore fiorisce e
non è più compensazione ma una semplice espressione di sé”

“Quando sono in viaggio mi muovo come se fossi in sogno, non so mai
quello che succede realmente e quali sono le cose da fare, anche se un
sottofondo di conoscenza o di ricordo dei percorsi e dei modi mi resta
nella memoria”

“Le cose accadono perché ce le cerchiamo ma anche a volte contro la
nostra volontà. Io, sinceramente, non credo che il nostro destino sia
segnato ma che “attiriamo” o “respingiamo” le persone, gli eventi, le
atmosfere a seconda di quello che siamo e che sentiamo e quindi di
come noi ci poniamo”

“Non è meglio immergersi nel tutto e accettare, vivendo e basta? Dove
per accettare voglio dire anche lottare, se necessario”

“La santità è una cosa diversa dalla saggezza”

“Ognuno di noi ha bisogno di essere addomesticato per poter risultare
consono in un rapporto ma questo non significa perdere le proprie
caratteristiche, anzi significa capire come accettarle e farle
accettare con dolcezza”

“Ama e non preoccuparti … ama e basta”

“Ricordiamo sempre che possiamo solo compiere ciò che è a noi
possibile, non ciò che riteniamo dovrebbe essere”

“L’amore è un gran livellatore dell’io”

“ (…) provo per te un infinito amore e cerco una fusione con te, uno
stato dell’anima in cui non abbia più “bisogno” di chiederti alcuna
spiegazione. Sciogliermi in te, restando me”

“Sii te stessa senza remore e non avrai mai da pentirti”.

………….

Caterina Regazzi:

“E’ più difficile fare di ogni scelta che ha risvolti commerciali una
scelta consapevole sui risvolti ecologici, etici, sociali che
comporta (…) Tutti dovremmo guardare un po’ di più alle implicazioni
che i nostri comportamenti sottendono … senza che il nostro ego ne
abbia a gonfiarsi troppo.”

“Ero felice anche prima, Paolo, finalmente dopo tanti anni passati a
subire la vita, ora ho imparato ad amarla incondizionatamente come si
ama un figlio e forse proprio per questo ho incontrato te”

“L’amore non si può pretendere, ma non solo l’amore tra uomo e donna,
tutti i tipi di amore (…) ti amo come sei senza chiedermi neanche più
di tanto come sei”

“ (…) siamo tutti un po’ “sciroccati” e tutti, chi più, chi meno, ci
attacchiamo a delle immagini, a delle esperienze fuori da noi, per
poter dare “un valore aggiunto” alla nostra vita”

“Se rinasco vorrei rinascere gabbiano, tanto lo so che dovrei
retrocedere nella scala evolutiva ma almeno forse, per una vita di
gabbiano mi sentirei più libera”

“Meravigliosi i momenti in cui non capisco dove finisci tu e dove comincio io”

“La ricerca della felicità è un istinto naturale (…) Per me la
felicità si raggiunge essendo in armonia con il creato, provando amore
per se stessi e per gli altri”

“ (…) sognando, ad occhi chiusi o aperti, a volte si scoprono energie
e scenari che ci fanno vedere al di là delle semplici consuetudini e
ci mettono in contatto con il nostro Sé”.


Paolo D'Arpini e Caterina Regazzi


Oltre il muro dell'ignoranza che ci circonda...

 


Viviamo entro una roccaforte che non vediamo. Scorrazziamo liberi nei suoi cortili che crediamo il mondo, senza avvederci del limitato spazio che ci è concesso.

Accade ad alcuni di divenirne consapevoli. Si dà allora la responsabilità della passata costrizione e castrazione a qualcuno o a qualcosa. Sempre però si tratta di capri espiatori che permettono di nascondere a se stessi la verità ultima alla quale, nuovamente, ad alcuni accade di accedere. E quando ciò succede, ciò che era segreto diviene banalità. Sotto una permanente spinta biografica, che per ontologia, non contraddice mai se stessa, realizziamo il nostro unico destino disponibile. Sempreché qualcosa in noi non evolva. Sempreché non ci si riconosca architetti e muratori del nostro muro di fondo e di circostanza. Allora, ogni singola pietra, mattone e colpo di cazzuola, serviti per erigere il muro, non sono più opera altrui ma nostra. Sebbene la cultura – come muro eretto da altri – non la scegliamo, interrompendo l’attribuzione di responsabilità o di realtà oggettiva, possiamo emanciparci da quella in cui capitiamo. Ovvero, possiamo riconoscere le sue ragioni storiche, la sua necessarietà filosofica e anche la sua arbitrarietà e la sua strumentalità. Cioè, la sua effimera natura scambiata per definitivo muro. Il percorso necessario per avvedersi del grande slittamento di piano che tutto muta e travolge è lavoro che compete all’individuo.

Il muro e le varie coperte di Linus sono geneticamente figli del medesimo genitore: la necessità di sostenere il proprio io. Sono rifugi, habitat, bioregioni in cui possiamo garantire la nostra sopravvivenza. In cui possiamo affermare la nostra forza, la nostra verità, identità e differenza.

La dimensione del muro è proporzionale al senso di importanza personale che ne ha diretto l’edificazione. E l’importanza personale è a sua volta in funzione del gradiente di consapevolezza che l’io non è che un muro costruito intorno a noi.

Identificare se stessi con il proprio io è la conditio per determinare la delimitazione del proprio dominio. Entro il quale siamo, fuori dal quale non siamo. Entro il quale sappiamo sempre dov’è il nord, fuori da quale siamo spaesati. Entro il quale percorriamo la via del vero, del bello e del giusto. Fuori dal quale le vie sono del falso, del brutto e dello sbagliato.

Chi è dominato dal proprio giudizio ferma la realtà, la definisce e reifica col suo stesso giudizio. Chi non è dominato dal proprio ego osserva il fluire del reale, ne vede le forze, grette e sottili, che su essa agiscono. In ciò che osserva riconosce sempre una verità. Nel primo caso, domina il fermo immagine, in cui si osserva una realtà corrispondente a una fotografia, la cui composizione è determinata dal nostro muro. Ad essa corrisponde sempre un nostro vantaggio. Nell’altra situazione si vede il film del divenire, la parabola della storia e la sua permanente legittimità. Una condizione che permette di sciogliere anche i muri più refrattari.

Autoreferenziati dal nostro muro procediamo a testa alta come paladini della giusta morale, della giusta politica, del giusto impiego della forza. Il muro, un passo alla volta, ci conduce in luoghi che mai avremmo sospettato, ci produce realtà che mai avremmo voluto. In tutte le circostanze il muro impone sempre la sua legge per la sopravvivenza della nostra metafisica.

Attraverso il grande portale di accesso alla nostra fortezza transitano solo i sodali: solo le idee che non ci turbano e che confortano le nostre posizioni. Oppure, per uscire in proselitica battaglia. Dalle feritoie osserviamo il mondo esterno pronti alla difesa in caso di attacco. Una difesa spesso frutto di reazioni difensivo-emotive, incapaci di riconoscere il senso di quanto ci viene incontro. Messaggi in forma varia raramente vengono considerati, accolti, masticati, digeriti e infine fatti propri.

Per quanto le battaglie tra le idee si svolgano con armi razional-dialettiche – le sole che nel dominio razionalistico della nostra epoca, siano ritenute intelligenti – all’insaputa di tutti, i soli proiettili che colpiscono sono quelli emozionali. Il resto sono salve intellettuali che, bene che vada, toccano la pelle e mai raggiungono il cuore.

E sono credute razionali, quindi le più forti e durature, pure le singole pietre che compongono il muro e gli argomenti che portiamo a sostegno della loro messa in opera. Ma è superstizione protoscentista. Di fatto, non lo sono affatto forti e resistenti, semmai ondivaghe e ribaltabili. Infatti, anche quelle pietre, ognuna di quelle è posta da una forza emozionale con ragioni esclusivamente emotive. Tutta la cosiddetta e presunta razionalità ha genitori emozionali.

L’hanno ampiamente raccontato Humberto Maturana e Francisco Varela. Ma, nonostante la loro visione abbia la potenza culturale paragonabile a quella fisica di una fusione nucleare, essa è rimasta circoscritta a tesi di laurea e a quisquiglie accademiche.

L’autopoiesi di noi stessi – dicevano i due ricercatori cileni – corrisponde al muro. La cui natura è di essere parzialmente permeabile solo da ciò che è compatibile con quanto crediamo di noi. Accettiamo ciò che già in noi, che con quello si integra. Non solo. Tale compatibilità è misurata da un regolo di tipo emozionale. Per schematizzare, si può dire che il medesimo argomento può essere accettato/rifiutato se fornitoci in tempo differente. E che, nel medesimo tempo possiamo accettare/rifiutare un identico argomento se fornitoci da fonti differenti. Il primo caso dipende dal variare della nostra intima condizione/convinzione. Il secondo dal giudizio che generiamo – e con cui ci identifichiamo – nei confronti dell’emittente.

La popolare formula apertura mentale, vorrebbe contenere questo oceano e queste profondità, così facilmente, ignoti a noi stessi. L’apertura mentale di una madre nei confronti delle malefatte del figlio tende ad essere massima. Nella circostanza il suo muro è totalmente abbattuto o permeabile. Nessun giudizio tiene a distanza il figlio. Nessuna alterazione si propaga nella madre.

Diverso accade con le ideologie conclamate o minimali che siano. Lo scontro tra queste è garantito, così come l’importanza personale dei duellanti.

Con la consapevolezza che l’altro è un universo diverso, che ha quindi ritmi, vibrazioni, rotazioni e quadrature – che sono solo un accenno di un corposo elenco – possiamo rivolgerci al linguaggio, al modo e al tempo per provare ad avvicinare il prossimo, per rischiare di coniugare il nostro pensiero e il nostro spirito con il suo. In una parola, modulare il linguaggio significa ascolto. E questo allude all’assunzione di responsabilità di ciò che accade quando il muro dell’altro si dimostra impermeabile; quando dalla sua feritoia partono dardi infuocati diretti a noi.

Così come la debolezza è direttamente proporzionale alla consistenza del muro, la forza lo è indirettamente. Questa, raggiunge il suo massimo nell’ascolto, dove il muro appare minimo o abbattuto.

Nella consapevolezza che l’identità è un’infrastruttura di noi, che essa non corrisponde al nostro sé universale, disponiamo di fermezza e duttilità, depurate dagli inquinamenti tossici dell’importanza personale.

E allora, i traumi sono devastazioni del muro, sono sottovalutazioni del nemico.

Le terapie sono consapevolezza che siamo noi a costruirlo e che difenderlo a testa bassa ci procurerà altri inconvenienti, tra cui la follia. Uno stato in cui il muro è così stretto intorno a noi da impedire il passaggio perfino alla luce.

La saggezza non sta nel non edificare la barriera ma nel prendere le distanze da esso, nel liberarsi dall’importanza personale, nel riconoscere con compassione i propri e altrui muri.

Combattere diventa allora recitare una parte, eventualmente per noi doverosa. Come per il Samurai, per il quale il nemico vinto avrà l’onore delle armi.

Lorenzo Merlo




martedì 28 settembre 2021

Michele Boato per una rete ecologista italiana



Recentemente ho proposto di costruire una solida rete informatica “per scambiarci idee, notizie, esperienze e proposte utili all’ambiente”.

L’idea è mettere in contatto, con incontri su internet e una mailing list, le molte persone (più o meno di un centinaio?) che non si limitano a studiare e divulgare le varie questioni ambientali, ma sono anche attive localmente e/o sul piano nazionale, per cercare di risolverle.

Certo, ne esistono già, ma le poche reti che funzionano o hanno carattere interno (aperte solo ai soci di una certa associazione) o uno scopo ben determinato (il paesaggio, la montagna, le trivellazioni fossili, la nonviolenza).

Ed è vero che alcune reti, negli anni scorsi, hanno avuto vita breve, per l’invadenza di troppi interventi prolissi e ripetitivi, contrapposizioni non superabili o esaurimento dei motivi per cui sono nate. Ma insisto: c’è bisogno di confrontarci, approfondire assieme i temi più importanti o più urgenti o più difficili da dipanare, con l’aiuto, volta a volta, delle migliori competenze che riusciamo a coinvolgere. Poi, ognun* di noi, forse, proseguirà meglio la propria attività con associazioni, comitati, riviste, radio, tv, social o altri mezzi di comunicazione ed iniziativa.

Sono arrivate una trentina di risposte, quasi tutte positive, ma condizionate all’assoluta serietà dell’iniziativa. In esse sono stati indicati moltissimi temi su cui incontrarsi (una volta al mese? di sabato mattina o venerdì sera?): Salute, Rifiuti, Industrie pesanti, Turismo, Scuola e ambiente, Energie Rinnovabili, Energia Fossile, Apparati militari, Montagna, Acqua (potabile, alluvioni, penuria), Terra (suolo, agricoltura), Mobilità e trasporti, Edilizia, Natura, Animali, Comunicazione ambientale. 

A giugno era stato individuato Il tema energia (tra i più importanti) per iniziare; quindi abbiamo organizzato un paio di incontri su Zoom, ad ottobre, su temi energetici (lasciando al Ministro della finzione ecologica il tema del nucleare):

Sabato ottobre, h.10 Energie Rinnovabili: a che punto siamo in Italia e nel mondo?

con Massimo Mazzer CNR-Parma sul Fotovoltaico e Claudio Lugni CNR-Roma sull’Eolico,

Venerdì 22 ottobre, h.21 L’Italia ad un bivio: il futuro non è nel fossile.

con Maria Rita D’Orsogna docente di geologia in California e Francesco Stoppa docente di geologia a Pescara, su Petrolio, metano e ambiente (Trivellazioni, “seppellimento” CO2, Rigassificatori; TAP, …).

Il link verrà inviato ai 70 già iscritti alla rete retemovimentoecologista@googlegroups.como a chi chiede di iscriversi (scrivendo alla mail riportata sotto la firma).

Ti sembrano incontri utili? Puoi partecipare?

Dopo le Energie rinnovabili e fossilidobbiamo decidere assieme i prossimi temi e chi li presenta alla discussione; si aspettano proposte. Un esempio di proposte che potrebbero emergere per poi divulgarle e cercar di realizzarle l’ho vissuto ad un recente incontro con Stefano Mancuso sull’emergenza climatica e la sesta estinzione di massa (che sta correndo 10mila volte più velocemente della quinta). La proposta più forte è: piantare sulla terra 1000 miliardi di alberi (1 o 2 miliardi in Italia) per neutralizzare la CO2 e almeno fermare il cambio climatico: fino a 15mila anni fa, sulla terra c’erano 6mila miliardi di alberi; ora sono 3mila miliardi, di cui 2mila persi negli ultimi due secoli.                   

Michele Boato


Info:  micheleboato14@gmail.com   041 950101 ore 8-10



Con l'adesione della Rete Bioregionale Italiana 


lunedì 27 settembre 2021

Alimentazione bioregionale - Agroecologia ed Agro-zootecnia Biologica per la risoluzione dei cambiamenti climatici e dell'emergenza ambientale e sanitaria



La nostra Terra Madre da 70 anni ci lancia i suoi gridi d'allarme, dal DDT alle Diossine, al Glifosate ei pesticidi che si bio-accumulano nell'organismo umano danneggiando il dna e le cellule riproduttive.

Ma ancora oggi il nostro amato Pianeta viene massacrato da miliardi di animali allevati in modo industriale e dall'agricoltura chimica che usa pesticidi, ogm e fertilizzanti chimici, che distruggono l'humus e creano un drammatico effetto serra, in primis per produzione di Ossidi di N (cento volte maggiori della CO2 nell'effetto serra),  Metano (50 volte più della CO2) e Ammoniaca. Gas che stanno devastando l'atmosfera e i terreni i quali anche negli ultimi 7 anni di Politiche Agro-climatico-Ambientali europee, da sempre "interpretate al rovescio dalle Regioni locali" (vedasi le continue relazioni di Bocciatura della Corte dei Conti UE), continuano a perdere humus, incrementando anche la CO2 (che è il minore dei problemi, ndr). 
Provocando dissesti idrogeologici e desertificazione sempre più drammatica con il 30% di terreni mondiali ormai morti e il 70% del restante dedicato ad alimenti per animali (che rendono meno del 10% nelle carni) e/o agricoltura chimico-industriale. Mentre nel 30% dei terreni mondiali, l'agroecologia tradizionale sfama il 70% degli della popolazione terrestre...

Per avere un'idea della situazione, gli animali allevati industrialmente mangiano come almeno 30 miliardi di esseri umani per sfamare solo 3 miliardi di obesi e ammalati dal bio-accumulo chimico nelle carni e derivati zootecnici, che attacca il dna, il cervello e tutti gli organi rendendoci sempre più ammalati (Parkinson, Alzheimer) e pazzi nei confronti del nostro futuro. Mentre il 40% delle produzioni si buttano durante i trasporti, sul campo come scarti estetici, nei supermarket e nei frigoriferi domestici e di stoccaggio.

Il Pianeta Terra può ospitare tranquillamente 14 miliardi di esseri umani, restaurando le foreste primordiali e dimezzando il consumo di terreni (leggasi il testo "Fattore 4", un libro importantissimo).
Basterebbe passare all'Agroecologia e all'Alimentazione più vegetariana possibile, con enormi benefici anche per la sanità pubblica e la spesa sociale, nel rispetto della dignità Umana, costituzionalmente tutelata. 
Con gli animali al Pascolo per il loro benessere ed una zootecnia biologica che impieghi solo le risorse non direttamente utilizzabili dagli esseri umani, come i pascoli e il pascolamento tra le coltivazioni, gli scarti e i sottoprodotti, restaurando il territorio con le consociazioni di siepi e l'agro-forestazione, monetizzabile attraverso il calcolo dei crediti di carbonio. 
Sono ormai 30 anni che l'Europa finanzia tutto ciò, ovvero la riconversione agroecologica attraverso le Politiche Agroambientali, ma tali soldi vengono illegalmente destinati a chi compra pesticidi, attraverso la falsificazione del concetto e delle regole di Produzione Integrata o attraverso presunte agricolture "conservative" a base di Glifosate prima delle semine, con conseguente distruzione della flora microbica e dell'Humus. Come dimostrano tutti gli indicatori europei di salute ambeintale, incremento dell'inquinamento delle acque, distruzione della biodiversità vegetale, microbiologica ed animale (insetti utili ed api), perdita di fertilità Umana, strettamente correlata a quella dei suoli, incremento delle patologie croniche degenerative di 10 volte nell'ultimo trentennio…

Mentre, nel contempo, con doppia illegalità, a Bruxelles si finanzia anche l'agricoltura industriale con almeno 2-300 miliardi ogni settennio, attraverso il sostegno al reddito PAC, ovvero a capo allevato o ettaro coltivato, indipendentemente dall'uso della chimica.  Cosa impossibile giuridicamente, in un contesto Costituzionale, in quanto poi si spendono 200 miliardi di € per risolvere i danni che prima abbiamo "finanziato"… e che puntualmente vengono investiti in modo opposto attraverso "interpretazioni falsificanti".

Il tempo è scaduto, oggi dobbiamo investire i 500 miliardi complessivi della Politica agricola UE esclusivamente nell'Agroecologia, nel ripristino del Bioregionalismo della Biodiversità funzionale e della fertilità Umana e del Suolo, ovvero nelle colture ed allevamenti biologici, liberi da OGM. 
E' questa l'unica forma di Agricoltura di Precisione, laddove ogni insetto e organismo utile  ha una sua funzione specifica e precisa, contribuendo in "sinergia agroecologica e rigenerativa" alla salvezza degli esseri Umani nella resilienza ai cambiamenti climatici.
Giuseppe Altieri



domenica 26 settembre 2021

Vivisisezione è sadismo mascherato da "scienza"...


Dov'è la differenza?

Nella vivisezione e negli esperimenti mortali sugli animali si cerca di giustificare una ricerca medica che poco o nulla ha a che fare con l’uomo, infatti animali ed umani non hanno le stesse reazioni alle stesse sostanze... ma egualmente provano dolore se tormentati e avvelenati. 

In questa operazione pseudoscientifica i soggetti alla tortura sono definiti “materiale biologico” in modo da cancellare la loro identità come esseri viventi. 

In nome di  questa "scienza", utile solo all'uomo,  primati, capre, cani e molti altri animali  vengono sottoposti ad  esperimenti impietosi  compiuti asetticamente con guanti di lattice, camice bianco, tubicini di plastica, alambicchi bisturi, mascherine, forbici... 

La vivisezione è  un supplizio inflitto ad esseri innocenti  al fine di soddisfare turpi tendenze  al sadismo legale ed all’omicidio...  persino completamente inutile ai fini della ricerca medica, in quanto sappiamo che esistono metodi alternativi di estrema efficacia basati su analisi e sperimentazione sulle cellule umane coltivate in vitro, ad esempio, o attraverso altre forme di conoscenza dolce,  come la ricettività e la reattività ai numerosi “medicinali” naturali conosciuti da millenni dall’uomo…
 
Insomma lo sfruttamento animale, per fini sperimentali (o per allevamento intensivo  alimentazione), è semplicemente un meccanismo economico finalizzato alla distruzione della natura  e del pianeta.  Per scopi monetari, ovvero completamente virtuali e consumistici, si distrugge senza pietà  tutto quel che esiste ed è vivo…

Poi  non possiamo lamentarci che la natura si rivolti contro di noi, in  forma di malattie e sofferenze psichiche. Il pensiero e le azioni compiute contra la vita si riverberano contro la nostra stessa vita. 

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana



sabato 25 settembre 2021

Grande Reset. Un discorso contro/verso...



Carlo Freccero pochi giorni fa ha scritto una lettera a La Stampa dove ha parlato non solo del referendum per l’abrogazione del green pass, di cui è garante, ma anche di Grande Reset, ponendo l’attenzione su quella che definisce “massiccia campagna di propaganda e disinformazione condotta dai media mainstream”. (*)

Mi è appena capitato di leggere, per caso,  un editoriale  del signor Massimo Gramellini, attuale vicedirettore del Corriere della Sera. Questo signore afferma che, dopo aver sentito parlare del Grande Reset da Carlo Freccero, si è andato a informare per capire di cosa si tratta e dice di aver scoper che si tratta di una teoria del complotto che trova la prova inconfutabile della sua esistenza solo nel fatto “che il principe Carlo d’Inghilterra ne ha auspicato l’avvento durante un convegno di banchieri”.

Ora, si può veramente definire “giornalista” chi, per verificare una fonte, non sa nemmeno digitare e cercare in modo adeguato su Google ciò di cui si vuole informare?


Se, infatti, si fosse limitato a fare una così semplice e veloce ricerca si sarebbe subito accorto che il Grande Reset è una proposta del Forum Economico Mondiale per, come riporta Wikipedia, “ricostruire l'economia in modo sostenibile dopo la pandemia C***D-19”; avrebbe scoperto che il tema del vertice del Forum del 2021 è stato proprio il Grande Reset; avrebbe anche scoperto che sul sito ufficiale del Forum esiste addirittura una importante sezione intitolata “The Great Reset”;
che sul canale ufficiale YouTube del del Forum esiste sia un trailer che un documentario intitolati “The Great Reset”; che il direttore del Forum, Klaus Schwab, ha scritto e pubblicato un libro, che chiunque può acquistare, dall’infraintendibile titolo “C***D-19: The Great Reset”;


che addirittura la celebre rivista americana TIME ha dedicato persino la copertina della prima settimana del novembre 2020 al Grande Reset! E avrebbe scoperto tutto questo nel giro di qualche minuto, nel tempo di bere comodamente un caffè. Ma forse il signor Gramellini è un uomo molto all’antica che non conosce l’uso di Google né ciò che avviene all’estero e, di conseguenza, “prende informazioni” come si faceva una volta, e cioè chiedendo a qualche amico che gli avrà risposto che si tratta solo di un’altra battuta di “uno snob come Carlo” che i soliti paranoici hanno preso sul serio costruendoci intorno mille fantasie. 

Ora, ognuno, a livello personale, può informarsi e credere in ciò che vuole, ci mancherebbe, ma è molto grave che coloro che dovrebbero rappresentare l’informazione attendibile di un Paese (e qui stiamo parlando addirittura dei vertici: il vicedirettore del Corriere della Sera), non siano nemmeno in grado di verificare la veridicità di un argomento così apertamente di dominio pubblico.

L’informazione in Italia, purtroppo, ha raggiunto livelli vergognosi, roba veramente degna dei regimi del Terzo Mondo: tenetelo in conto la prossima volta che vi capiterà di leggere un articolo o di ascoltare un servizio di un giornale o di un canale TV considerato “importante”.

Vedo molti che continuano a dire che vedere qualcosa di satanico nell'esposizione delle Porte dell'inferno di Rodin al Quirinale è mero complottismo e prendersela con un'opera d'arte ispirata a Dante è da talebani. Ora Dante (che c'entra ben poco, visto che la sua opera si conclude con la visione di Dio) è un pretesto, una maschera anche perché tutte le ricorrenze dantesche sono passate. 


Ma vediamo chi era Rodin. Auguste Rodin era un mago nero. Era amico e collaboratore di Aleister Crowley e frequentava circoli esoterici apertamente neri. La porta dell'inferno è un rovesciamento delle Porte del Paradiso del Ghiberti, e la storia dell'opera (incompiuta) parla chiaro: Camille Claudel, amante dello scultore, ci uscì pazza e pure lui scrisse cose tipo "liberare la demonicità dell'arte".

Ma questo è solo un tassello. Abominio della desolazione in luogo santo: il Quirinale è il colle sacro a Quirino, ovvero a Romolo divinizzato, e fu la residenza dei papi. Poi abbiamo avuto il Moloch al Colosseo, laddove furono martirizzati i primi cristiani. Eh, ma era per una mostra su Cartagine. Ma un bell'Annibale sull'elefante non poteva simboleggiare meglio quella civiltà? La porta a forma di Moloch nel parco giochi di cinecittà: scelta infelice visto che a Moloch si sacrificavano bambini.

Infine Bergoglio. La cerimonia della Pachamama è un autentico rito pagano e ora questa "Amal" pare un altro rito simile. I presepi mostruosi. Roma è oramai piena di queste cose e Roma non è una città come le altre.


(...) Potete pure ridere di tutti questi simbolismi ma loro ci credono. Da sempre il potere ha bazzicato con l'esoterismo, quello nero, perché il Potere è in se stesso negativo: Lord Voldemort, allegoria letteraria di Satana, diceva che non distingueva tra bene e male ma tra chi prende il potere e chi non ha la forza per farlo. Ma un'altra cosa viene detta in Harry Potter: che Voldemort distrugge anche i suoi servi.



venerdì 24 settembre 2021

Ecologia & Fantasy nelle "Future Apocalissi" di Postremo Vate - Recensione



Fabrizio  Legger (in arte "Postremo Vate") scrittore, giornalista e redattore del settimanale "Monviso" , nonché collaboratore del quotidiano romano "Rinascita" , ha dato alle stampe la sua ultima fatica narrativa: "Future Apocalissi " ( pag. 339 - E. 14 ) pubblicato dalle edizioni" Nuovi Poeti" di Milano (Info: fabrizio.legger@alice.it)

Si tratta di una tra le più impegnative tra le molte opere letterarie composte da questo poliedrico autore. In questi racconti fanta- ecologici, "Postremo Vate" mostra di intuire che il futuro può fornire una chiave di lettura per il mondo presente, assai  migliore di quella che ci offre il passato. Da questo scaturiscono con intrinseca urgenza questi racconti che definiremmo "eco- apocalittici", in netto stile    fantasy   e  brillantemente sposati con una mitologia potente ma spaventata, i cui personaggi, personificazioni mitiche delle forze della natura, ricercano anch' essi una disperata via di salvezza dai cataclismi radioattivi e venefici causati dagli umani iper-tecnologizzati , che l' Autore chiama "tecnantropi".

In questi mondi apocalittici, l'Umanità è stesso travolta dalla ribellione della Natura, oppure irrimediabilmente tramutata in fredde bio macchine   che uccidono in essa ogni barlume di umanità.

Sono racconti in cui si denunciano gli orrori della vivisezione e delle manipolazioni genetiche, dell' inquinamento petrolifero dei mari e delle radiazioni atomiche, gli esperimenti sui mutanti e la costruzione di mostruose macchine da guerra come i  robot  giganti. Apparentemente tali racconti sembrano scollegati tra loro, ma lavorando sugli incubi e sui sogni inquietanti delle nostre paure,  l'Autore riesce a tracciare una linea diretta con l' inconscio del lettore.

Insomma, un libro che affascina e che usa la fantasia per denunciare le devastazioni ecologiche del nostro mondo super tecnologizzato.

Giuseppe Furnari 

L'autore del libro


giovedì 23 settembre 2021

Rapporto con gli animali e ritorno alla natura...

 Tempo addietro tra le notizie di una newsletter  dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, organismo europeo) trovai“L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha pubblicato le sue prime linee guida generali per condurre studi di alimentazione di 90 giorni su roditori utilizzando alimenti e mangimi interi. Le linee guida forniranno supporto ai richiedenti che intendano condurre esperimenti di alimentazione connessi a richieste relative ai nuovi prodotti alimentari e agli alimenti e ai mangimi derivanti da organismi geneticamente modificati. 

Le linee guida, elaborate dal comitato scientifico dell’EFSA, propongono una progettazione del saggio secondo blocchi casuali che mira a ottimizzare l’efficienza della sperimentazione, evitando nello stesso tempo i test sugli animali non necessari. Ad esempio, relativamente al benessere degli animali, le linee guida consigliano di collocare i roditori in coppia, al fine di ridurre fenomeni di stress negli animali.

Come al solito, cioé come per tanti altri argomenti, la gente comune, come me del resto (pur che io sono veterinaria), sa poco o nulla per
quel che riguarda l’utilizzo degli animali a fini scientifici, come si suol dire.

Si può immaginare che gli animali vengano (e vengono) utilizzati nella sperimentazione di nuovi farmaci. Si sa che le nuove molecole, allo
studio da parte dell’industria farmaceutica, richiedono, tra le altre prove che devono essere effettuate e inserite nel dossier che deve essere presentato al Ministero della Salute, prove di tossicità acuta e cronica, prove di teratogenicità ecc. e si ha un bel da dire che gli animali sono diversi dall’uomo ed hanno reazioni diverse alle diverse molecole. 

E’ ovvio che tutto é relativo: se vivessimo in un ambiente sano e conducessimo una vita in armonia con la natura e vigesse ancora una
certa selezione naturale (non sono né spartana, né nazista, faccio solo per dire), di sicuro avremmo meno o nulla necessità delle
tonnellate di farmaci che vengono studiati, prodotti, commercializzati, propagandati (e ciò vale tanto per l’uomo che per gli animali). 

Come è ovvio che dietro a tutto questo ci sono dei fortissimi interessi economici, che le multinazionali del farmaco e della chimica sono una potenza ecc. ecc.

Per quanto riguarda altri tipi di sperimentazioni sugli animali, secondo me ormai la fisiologia umana ed animale non hanno più grossi misteri e quindi ritengo che certe foto che vengono mostrate suscitando nel pubblico sentimenti vari come orrore, ribrezzo, pena, tipo quelle degli elettrodi piantati nella testa di animali di varia specie, siano alquanto datate (o almeno lo voglio sperare). 

Ricordo infatti che certe immagini giravano già in opuscoletti della LAV (e che personalmente ho anche distribuito) quando io avevo la tenera età
di 15 anni circa. Mi rifiuto di credere che ci siano ancora dei pazzi che si divertono a studiare la trasmissione degli impulsi nervosi o altre problematiche con tali sistemi. Del resto il Galvani faceva esperimenti simili sulle rane già alla fine del ‘700.

C’é, é vero, il settore della ricerca sul cancro e sulle malattie genetiche e a questo punto alzo le mani… non mi sento di poter dire se questo tipo di sperimentazione sugli animali sia inutile o utile, ma faccio fatica a credere che dei ricercatori possano utilizzare animali inutilmente, solo per un utile materiale o motivazioni di carriera.

I problemi secondo me, sono due: la normativa non prevede ancora, per quel che ne so, l’uso di tecniche alternative alla sperimentazione sugli animali, per la registrazione dei farmaci, ma anche di altre sostanze (additivi, enzimi e quant’altro), che sarebbero comunque sicuramente da sviluppare ulteriormente e la pletora di sostanze che sono in studio nel nostro mondo sempre più artificiale e consumista e di cui si dovrebbe -potrebbe- sicuramente fare a meno.

La soluzione, almeno in parte, al problema della sperimentazione quindi, secondo me, sta nel ritornare ad un sistema di vita “ecologico”, in sintonia con la Natura esterna ed interna a noi stessi, rispettando i tempi e i modi del fare e non-fare e continuando con un'alimentazione e un consumo di prodotti locali e naturali, bandendo,  é ovvio, l’uso di pesticidi, farmaci, ormoni, cercando di tornare a quell’equilibrio naturale che abbiamo così incoscientemente alterato.

Si farebbe il bene nostro e di tutta la Natura nel suo insieme (animali compresi).

Caterina Regazzi 

Referente Natura & Animali della Rete Bioregionale Italiana 


Parere dell’EFSA sulla necessità di utilizzare alternative alla sperimentazione animale: http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/sc090608.htm

mercoledì 22 settembre 2021

Referendum contro il Green Pass. Un grande azzardo!



A proposito del Referendum sul Green Pass, circola la tesi che non sia una buona idea... 

"Il Pensiero Critico" -  Referendum, una mossa disperata e piena di rischi. Immagino che molti di voi siano favorevoli al referendum per abrogare il green pass. Ma riflettiamo un attimo: sfidare una democrazia plebiscitaria proprio sul fattore del numero potrebbe essere un azzardo! 

Una malaugurata vittoria del no renderebbe il green pass da misura provvisoria a prassi per almeno i prossimi cinque anni.

 Oltre il 31/12 non è più possibile prorogare lo stato di emergenza, se non di qualche settimana. A questo punto il referendum gli permetterebbe di proseguire oltre questo limite, togliendo al governo le castagne dal fuoco! Non avrebbero neppure più bisogno dell'emergenza! 

Non dimentichiamo che nel 2014 abbiamo preso l'impegno di guidare il mondo nelle strategie (cioè obblighi) vaccinali. In questo modo apriremmo la strada per fare altrettanto negli altri paesi, e la vita da noi diventerebbe un inferno! Altra domanda: quando si voterà? Alle porte dell'inverno! Cioè quando le misure restrittive staranno già per scadere di suo, e le persone saranno convinte dai media che si stanno ammalando per colpa dei no vax che non vogliono il pass! Andranno in massa a votare no! 

A questo punto il referendum sembra una mossa ben premeditata dagli architetti del regime per portare a termine il progetto di schiavizzare per sempre il popolo italiano. 

La cosa più triste è che lo faranno con la nostra collaborazione, presi come siamo dalla disperazione e dalla ricerca di una qualunque azione di contrasto che ci liberi dall'impotenza. Ma è una strada con un enorme rischio di non ritorno, e pochissime prospettive di riuscita! 

La Consulta avrebbe il dovere di rigettare il quesito referendario, trattandosi di una misura provvisoria per di più già in scadenza. Se non lo farà, avremo la riprova che il tutto fa parte del copione. Che dire? Buon nuovo ventennio a tutti.

Segnalazione a  cura di Sandra Venturini


Articolo collegato: 

https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2021/09/referendum-contro-il-green-pass-azione.html




martedì 21 settembre 2021

Depopolazione. La paura dell' "onda lunga"...


Nel gioco “unisci i puntini” compare una figura che mai si vede finché si guardano i singoli passaggi.



Si può credere che le autorevoli voci scientifiche, filosofiche e della società civile contrarie al vaccino come sola risoluzione del problema del Covid-19, sostenitrici delle cure domestiche, ipotizzanti di una regia extra sanitaria, intenta alla rivisitazione socio-economica del mondo e alla riduzione della popolazione, non siano giunte al tavolo del Governo? Dei Governi?

Tendenzialmente no.

C’è allora da presumere che i Governi che promuovono l’emergenza ad oltranza e l’attuato stato socio-sanitario, siano marionette dirette a distanza da fili digitali dall’ignoto IP.

C’è da domandarsi cosa sia stato promesso ai passacarte della Stampa per disporre della loro quasi bulgara sottomissione.

È un’elementare premessa per arrivare a riconoscere che il problema inquinamento-ambiente-economia-demografia non poteva essere altrimenti risolto se non con strategia scacchistica.

Infatti quale società avrebbe mai potuto mettere in atto le riforme utili per ridurre inquinamento e popolazione? Quale società avrebbe mai accettato di venire sterilizzata o consensualmente decimata? Ci voleva un’idea. Per il bene del pianeta e di tutti i rimasti. E a qualcuno è venuta. Sono gli stessi che hanno trafitto la Terra a morte e lo spirito degli uomini si sono presi la responsabilità di porre rimedio al danno compiuto. Naturalmente in stile con la loro biografia predatoria. In ordine con l’intento di mantenere l’egemonia economica del mondo, quantomeno di non farsi fagocitare dalla Cina e suoi sodali.

Andare alla radice del problema non poteva non coinvolgere i quasi otto miliardi di persone che popolano la terra, oggi, vera fonte del problema ambientale. Forse più di quanto lo sia il capitalismo con la sua annessa produzione industriale e la quantità di emissioni urbane, private, sociali. Con cibo, risorse naturali e rifiuti si gioca alle tre carte, dove neanche il mazziere vince più. E lo sa.

Il progetto smaltitorio della moltitudine mondiale passa forse attraverso le nanotecnologie e le vaccinazioni. Da tempo la ricerca scientifica maneggiava i virus. Da tempo aveva fatto parlare chi era al corrente dei fatti in quanto fautore della ricerca stessa. Si trovano video datati di diversi anni addietro che riferiscono di futuri virus e pandemie. Si trovano affermazioni che sostengono che a questa pandemia ne seguiranno altre, più micidiali. Erano i prodromi dell’intento decimante, del quale stiamo assistendo alla fase Uno, nel quale siamo immersi. Fase necessaria per avviluppare di paura la maggioranza degli otto miliardi che siamo. In preda al rischio di morte, l’esitazione nei confronti del vaccino sarebbe stata minima, nonostante il siero fosse in ammessa fase sperimentale dalle medesime Case farmaceutiche, nonostante le autorevoli voci scientifiche contrarie e mai governativamente ascoltate. La maggioranza avrebbe ascoltato il coro globalista di Governi e Media d’informazione. E avrebbe dato dell’irresponsabile a chiunque avesse invece esitato, a chiunque si fosse posto qualche interrogativo in merito.

Tanta innocente adesione è un fatto apparentemente sopra la capacità di qualunque imbonitore, venditore o leader, ma del tutto comprensibile sapendo della forza economica dei pochi individui che detengono i Media sociali e d’informazione. Ulteriormente di facile evidenza se si considera che quella forza economica è pari a quella di Stati. Costituire lobby d’interesse, disporre di eserciti – cyber o d’altro tipo non cambia –, formare reggimenti di individui uniformati e sparpagliare intelligence capaci di comporre elenchi di fonti di fake news solo perché esprimevano domande e posizioni differenti, è stata cosa che è andata da sé. Del resto, per Big Data e soci, non si tratta di democrazie parlamentari. Nessuna burocrazia le infesta, nessuna politica le inceppa. E come potrebbe: svuotata di tutto tranne che di talk show e progetti ad immediata scadenza, irrigidita dal politically correct, attenta a se stesse, miope sui problemi degli ultimi, e non solo.

Se, come già abbiamo visto, assisteremo ad attriti o peggio, a scontri sociali, non sarà che una strumentalizzazione, un diversivo per distrarre la maggioranza dai puntini che collegati permettono di disegnare l’onda lunga sulla quale plana il Progetto. La modalità della guerra tra poveri, del divide et impera è imperitura e fiorente tra logiche egoiche, le sole che siamo attualmente in grado di generare.

Se nei prossimi mesi assisteremo ad un tasso cospicuo di mortalità, oltre all’onda lunga si potrà anche vedere la chiusura del cerchio. Del primo cerchio. La paura sterilizzerà la creatività necessaria a mantenersi lucidi, per seguitare a riconoscere la regia di questi tempi tristi. (Ma anche idonei alla diffusione di consapevolezze evolutive).

Il grande reset globalistico-socio-economico; la mitizzazione della tecnologia; l’apoteosi della digitalizzazione; la celebrazione del progresso nella corsa all’on line; la consacrazione della politica dell’accoglienza senza guardare al terreno identitario che essa decompone e manda al macero; non potevano essere raggiunti in tempi brevi. Nessuna politica sarebbe stata più veloce del virus, della malattia, della paura, della morte.

Intanto, marcia a pieno regime la formazione coatta della nuova intelligenza dei millenials. Vuota della cultura e della tradizione che hanno costituito le identità della precedente storia umana ma piena di agilità individualistica. Quanto mai idonea a creare élite e paria, a riorganizzare la piramide sociale sotto l’egida della flessibilità, del lavoro da remoto, dell’automazione, della precarietà, del reddito di cittadinanza. Del distanziamento sociale come ulteriore separazione e distinzione dall’altro. E della moltiplicata dipendenza dalla tecnologia. Con la quale è facile l’illazione su quanto sarà facile dominare società, individui, sentimenti. Su quanto saremo ricattabili. La dipendenza è il regno opposto a quello della libertà.

Siamo forse perciò all’inizio di uno storico epilogo. La cui parabola ha tempi imprecisati anche per chi sta in regia. E noi, diversamente da loro, non abbiamo che cenci e malridotte zattere. Difficile superare l’onda tanto anomala quanto prevedibile che da qualche parte si sta formando. Salvo cessare di dedicarsi ai diversivi ai quali, come sardine per i delfini nell’acquario, di solito dedichiamo passione e rabbia, energia e tempo.

Lorenzo Merlo