giovedì 31 marzo 2022

Dal gaudeamus igitur alla vita è una valle di lacrime. Le tradizioni rovesciate nei secoli...



Durante il paganesimo vigeva un calendario lunghissimo di celebrazioni collegate alle stagioni, molte di queste passarono al cristianesimo... rovesciate

Il culto del Sole-Sol Invictus Mithras, il quale, unito sempre a quello dell’Imperatore, divenne per un certo tempo una sorta di “religione di stato”. Questa celebrazione aveva ormai preso una piega dissoluta e perso qualsiasi legame con l’antica sacralità del Mistero, ormai feste ed orge sfrenate facevano da padrone. La commemorazione, con le sue depravate baldorie e gozzoviglie, era troppo radicata nel costume popolare per essere abolita dall’influenza del Cristianesimo. La Chiesa, invece di contrapporsi fermamente al vortice involutivo in cui il paganesimo sprofondava, cominciò a far compromessi con esso adottandone i modi

Vedi ad esempio i Saturnali (gennaio) e Lupercali (febbraio), che continuarono in forma di "carnevale". Nei Saturnalia i romani celebravano l'anniversario della costruzione del Tempio dedicato al dio Saturno, e si riversavano nelle strade cantando ed osannando il padre degli Dei. Durante quei festeggiamenti veniva praticato il capovolgimento dei rapporti gerarchici e delle norme costituite della società, sicché i plebei potevano confondersi con i nobili e viceversa grazie ad un travestimento. 

Durante i Lupercali, Servio informa che “februm” era un tratto di pelle lupesca, salata da usare nelle cerimonie februanti, si celebrava il dio dell’impulso primaverile, Lupercus, e i luperci erano giovani coribanteschi che animavano, flagellandole, le donne, con fruste di pelle lupesca, i “febri”.


Persino il Pesce d'aprile, cangiato in Risus Paschalis, è una tradizione pagana nella quale (per tutto il medioevo) si compivano atti impudici (in corrispondenza del periodo pasquale) legati a più antichi riti “bacchici” che sancivano l’inizio della primavera e del risveglio della natura. Infatti anche il “pesce” è un antichissimo simbolo fallico…

Ma tutto ciò avveniva all'inizio del cristianesimo, poi pian piano la trasgressione si trasformò in persecuzione e violenza. ...i riti
divennero "sadomaso" nella tradizione cristiana "posteriore" (con la raggiunta supremazia)... Iniziano con l'uccisione di centinaia di migliaia di pagani, poi con la caccia alle streghe, i roghi, i tribunali inquisitori, le conversioni forzate nelle Americhe, la pedofilia, l'oppressione dei miseri, etc. etc.

Se durante il periodo pagano il cristianesimo, lo zoroastrismo, il mitraismo, etc. poterono coesistere con il consolidamento del
potere cristiano.. vince l'assolutismo, la "paura" e la morte (come d'altronde avviene con l'affermazione della religione sorella: l'islam).


Il simbolo chiaro della celebrazione escatologia cristiana si manifesta nella notte di San Lorenzo. Nella mitologia cristiana questa data è legata al martirio del santo. La leggenda narra che le stelle cadenti siano le lacrime del martire versate durante il supplizio (dicono che morì abbrustolito su una graticola), che vagano in eterno nei cieli, e scendono sulla terra, soltanto nel giorno in cui Lorenzo morì. I cristiani si inventarono la figura di San Lorenzo traendola dalla Divinità etrusca Acca Larentia, un tempo: Madre Terra, poi Sacra Prostituta (che si prostra ), protettrice di plebei e della
fertilità dei campi, era assimilata a Fauno e Lupesco. Da Larentia a Lorenzo il passo è brevissimo. E le famose "lacrime" in realtà erano le gocce di sperma di Dioniso che fecondava la terra.

Potremmo continuare a lungo nella descrizione delle appropriazioni e deturpazioni della sacralità pagana perpetrate dai cristiani, ed in effetti quasi tutti i santi cristiani hanno un 'origine pagana, ma lasciamo perdere...

Il fatto è che per avere un dominio totale sulla gente è stato
semplicemente sovrapposto e sostituito l'avvenimento pagano con quello catto giudaico... persino i paramenti, gli arredi e le modalità di una normale messa sono identici a quelli di un qualunque rito di primo livello pagano... E come si può credere ancora che gli evangeli siano qualcosa di più che manuali del giovine chierico scritti ad usum delphini? Balle... programmate a tavolino.... da San Paolo in giù...


Anche ammesso che i Vangeli, nascano da una cronaca di fatti, tale cronaca è stata rimaneggiata, mal tradotta, stravolta dalla chiesa per un uso finalizzato a quanto serviva ai preti per dominare le masse...

Noi esseri umani siamo in una catena evolutiva e non dovremmo giustificare alcun errore del passato, se non per comprendere che è passato e che va trasceso e superato. Se però una religione si ammanta del ruolo di "unica e vera" mentre continua con gli errori del passato allora la censura dovrebbe essere più severa... Ovviamente ciò vale per tutte le religioni così dette "monoteiste" (giudaismo, cristianesimo ed islam). Per altre religioni, persino più antiche ed "aliene" alla nostra cultura certi problemi non si pongono, vedi la profonda etica del buddismo e del jainismo e del taoismo, che vantano
un'antichità di migliaia di anni ed avrebbero molto da insegnare a giudei, cristiani e musulmani in quanto a "tolleranza"... e sacralità.

Paolo D'Arpini



mercoledì 30 marzo 2022

TAR dell'Abruzzo: "Basta con il taglio degli alberi lungo le strade..."



La legge non tollera presunzioni di pericolosità di un bene da preservare come il patrimonio arboreo, e ne ammette il sacrificio solo se è provato che esso sia inesorabilmente incompatibile con altri beni di rango pari o superiore come la sicurezza stradale.

E’ il succo della decisione del Tribunale Amministrativo Regionale per l’ Abruzzo che ha respinto un importante ricorso di Anas S.p.a. contro la Regione Abruzzo, rappresentata e difesa dagli avvocati Stefania Valeri e Mario Battaglia, e contro il Ministero delle Infrastrutture.

La società impugnava alcune determinazioni con cui il  servizio Foreste e Parchi della Regione, in merito ad alcune richieste di taglio della concessionaria, chiedeva “una specifica relazione redatta e sottoscritta da tecnico abilitato e in possesso di adeguate competenze ed esperienza nel settore”. Contro il ricorso si costituivano, ad opponendum, anche le associazioni Codacons Abruzzo A.P.S., Wwf Italia Onlus, Fiab Pescarabici, Altura.

Tre le aree interessate dalle richieste di taglio, la S.S. n. 584 di Lucoli (dal km 1+600 al Km 13+800 latto dx e sx), la S.S. n. 690 Avezzano- Sora (dal km 33+600 al km 36+980 lato dx e sx) e la S.S. n. 83 Marsicana (dal km 19+150 al km 67+500 lato dx e sx). In tutto 65km di tagli e oltre 500 piante interessate, di cui circa 200, denunciavano le associazioni ambientaliste, con un diametro di oltre 40 cm. Lavori di manutenzione ordinaria di messa in sicurezza secondo Anas, non secondo gli uffici regionali.

Due i motivi del ricorso di Anas S.p.a. Per i legali della concessionaria i provvedimenti della Regione Abruzzo costituivano un eccesso di potere perché la Regione erroneamente sottoponeva ad autorizzazione l’abbattimento di alberi programmato dall’Anas, e oltretutto sarebbe lo stesso Codice della Strada a vietare la presenza di alberi all’interno delle fasce di rispetto. Il secondo motivo è che la tutela paesaggistica delle strade, quando esistenti da più di 70 riguarderebbe, e loro pertinenze, secondo i ricorrenti, è ammissibile solo strade di “interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico”.

Il 25 marzo 2022 arriva la decisione del Tar, presieduto da Umberto Realfonzo, che ha quindi ritenuto il ricorso infondato con la seguente motivazione. 

Non è condivisibile, secondo i giudici, l’abbattimento libero di alberature che si trovano a meno di sei metri dal confine stradale. La comunicazione richiesta dall’art. 50 della l.r. n. 3/2014, la legge forestale regionale, “non è una mera formalità” e le richieste di “chiarimenti, integrazioni o modifiche” da parte della Regione sono in tal senso del tutto legittime.

“È del tutto evidente che il potere di chiedere integrazioni attribuito dalla legge all’ente destinatario della comunicazione, sottende un potere istruttorio di verifica, in concreto, della sussistenza delle condizioni per procedere all’abbattimento di alberi a bordo strada”

“Più specificamente – si spiega nella sentenza – proprio perché la l. r. n. 3/2014 persegue la tutela del patrimonio arboreo della Regione Abruzzo, deve ammettersi che il confronto procedimentale, scandito dalla richiesta di chiarimenti o integrazioni successiva alla comunicazione, fra l’ente gestore delle strade e la Regione, cui competono le funzioni amministrative funzionali a detta tutela, è retto dal principio di proporzionalità che non tollera presunzioni di pericolosità di un bene da preservare (in specie il patrimonio arboreo) del quale ammette il sacrificio solo se è provato che esso sia inesorabilmente incompatibile con altri beni di rango pari o superiore (la sicurezza stradale).”
L’attività annunciata dall’Anas non è affatto libera, ma “presuppone la ponderazione di interessi pubblici concorrenti all’esito di adeguata istruttoria.” 

Una sentenza chiara e non scontata che chiarisce perfettamente che la tutela del patrimonio arboreo non è subordinata ad altri interessi. 



Fonte: https://www.laquilablog.it/alberature-stradali-anas-perde-il-ricorso-contro-la-regione-abruzzo/

lunedì 28 marzo 2022

Emilia Romagna. Raccolta firme per le 4 Leggi regionali di iniziativa popolare su Acqua, Rifiuti, Energia e Suolo


Emilia Romagna. Dal 1 aprile 2022 parte la raccolta firme per le 4 Leggi regionali di iniziativa popolare su   Acqua, RifiutiEnergia Suolo


La proposta di legge sull’acqua 
(e anche quella sui rifiuti) sposta l’intervento decisionale in materia più vicino ai cittadini e agli Enti Locali, superando l’attuale gestione centralizzata in Regione e riportandolo a livello territoriale e mette l’accento sul ruolo fondamentale della gestione pubblica.

La proposta di legge sui rifiuti si pone l’obiettivo di ridurre fortemente la loro produzione e quella dei rifiuti non riciclati, rendendo per questa via possibile l’uscita dal ricorso all’incenerimento nei prossimi anni.

La proposta di legge sull’energia è imperniata sull’idea della pianificazione regionale e territoriale degli interventi per arrivare sul serio alla copertura del 100% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili entro il 2035, alla riduzione del 32% dei consumi lordi finali al 2030 e del 55% di emissioni climalteranti al 2030, passando ad un nuovo modello basato sulla produzione e sul consumo decentralizzato e democratico.

La proposta sul consumo di suolo, dando priorità al riuso e alla rigenerazione urbana, anche attraverso un censimento degli edifici e delle aree dismesse, indica la prospettiva del consumo di suolo zero come quella da realizzare concretamente.




Prossimi eventi collegati: 

Mercoledì 30 Marzo 2022, h 20.30, Polisportiva San Faustino, via Wiligelmo Modena, Assemblea con la partecipazione dei componenti del comitato scientifico che hanno redatto le leggi (Oddi, Belosi, Bollini, Setti).

BANCHETTI NEL COMUNE DI CASTELFRANCO EMILIA (primo calendario): 

Venerdì 01/04 Corso Martiri, 217 dalle ore 9.00 alle 13.00 Castelfranco 

         Sabato 02/04 Piazza Aldo Moro dalle ore 16.00 alle 19.00 Castelfranco 

Sabato 30/04 dalle ore 8.00 alle 12.00 a Piumazzo Piazza Matteotti, di fronte al torrazzo

Sabato 14/05 dalle ore 8.00 alle 12.00 a Piumazzo Piazza Matteotti, di fronte al torrazzo


N.B. Per sottoscrivere le leggi occorre un documento di identità e di riconoscimento:  la carta d'identità, il passaporto, la patente di guida, la patente nautica, il libretto di pensione


Ecco il volantino delle 4 Leggi e il Volantino dell’Assemblea del 30/03 a Modena




Ci hanno lavorato tante persone, tanti movimenti e tante Associazioni, sottoscrivile, fai che siano anche le tue leggi!

venerdì 25 marzo 2022

La Terra allo stremo tra ecocidio e consumismo



...Il petrolio è una delle materie prime più adoperate al mondo. Dal 1950 ad oggi, la produzione è costantemente incrementata da 500 milioni a oltre 4 miliardi di tonnellate annue. Stati Uniti e Europa sono insieme i principali consumatori con il 40% di una richiesta globale pari a 90-99 milioni di barili al giorno e, da previsioni di mercato, raggiungerà 110 milioni nel 2050. L’industria petrolifera conta una decina di migliaia di piattaforme di trivellazione, sia offshore (mare) che onshore (terraferma), e qualche centinaia di grandi raffinerie, per un trasporto tramite navi cisterna, treni cargo e oleodotti.

Nell’ultimo cinquantennio si sono però verificati molti e troppi eventi di collisione, guasto, incendio ed esplosione, a causa di errori o atti umani e calamità naturali, con fuoriuscite di liquido inquinante nei mari, fiumi e suoli. Solo dalle petroliere sono sgorgate 5,8 milioni di tonnellate di marea nera.

C’è stato almeno un incidente all’anno, come di seguito elencato con il nome del vettore o sito di perforazione e i differenti luoghi di sversamento:

Othello nella baia Tralhavet in Svezia (1970), Texaco Denmark nel Mare del Nord (1971), Sea Star nel golfo di Oman (1972), Napier sull’isola cilena di Guamblin (1973), Metula sempre in Cile nello stretto di Magellano (1974), Jakob Maersk nel porto di Leixoes in Portogallo (1975), Argo Merchant al largo dell’isola statunitense Nantucket (1976), Patriot nelle Hawaii (1977), Amoco Cadiz sulla costa bretone (1978), Ixtoc nel golfo del Messico (1979), Irenes Serenade nella baia Navarino in Grecia (1980), Assimi Globo nel mar Baltico (1981), Scapmount nel canale iraniano Khomeini (1982), MT Castillo de Bellver nella baia Saldanha in Sud Africa (1983), Presidente Bernandes a Cubatao in Brasile (1984), Grand Eagle nel fiume Delaware in Pennsylvania (1985), Amazon Venture nel porto di Savannah della Georgia (1986), Norman Atlantic nello stretto arabico di Hormuz (1987), Odyssey nell’Atlantico settentrionale (1988), Exxon Valdez nel golfo dell’Alaska (1989), American Trader sulle spiagge californiane della contea Orange (1990), Haven nel golfo di Genova (1991), Aegean Sea nella costiera della Galizia (1992), Braer nell’arcipelago scozzese delle Shetland (1993), Nassia nello stretto del Bosforo in Turchia (1994), Usinsk nella Russia artica (1995), Sea Empress nel parco marittimo Pembrokeshire del Galles (1996), Nakhodka sulle coste giapponesi (1997), Pallas Spill nelle tedesche isole Frisone (1998), Erika nel golfo franco spagnolo di Biscaglia (1999), Reduc nella baia Guanabara in Brasile (2000), Jessica nelle Galapagos dell’Ecuador (2001), Limburg nel golfo di Aden (2002), Tasman Spirit nelle vicinanze del porto di Karachi in Pakistan (2003), Selendang Ayu nella baia naturistica Skan in Alaska (2004), Thunder Horse nel golfo del Messico (2005), Solar 1 nel golfo di Panay nelle Filippine (2006), Hebei Sprint al largo di Taean nella Corea del Sud (2007), DM932 ​​nel fiume Mississippi a New Orleans in Louisiana (2008), Admiral Kuznetsov sulla costa meridionale dell’Irlanda (2009), Deepwater Horizon nel golfo del Messico (2010), Frade Field sulla costa brasiliana (2011), Motiva nel canale Arthur Kill a New York (2012), Petroecuador nei fiumi dell’Amazzonia (2013), Miss Susan nel canale texano di Houston (2014), Marathassa nella baia degli Inglesi a Vancouver in Canada (2015), Union Pacific nel fiume Columbia in Oregon (2016), Agia Zoni II nel golfo greco di Sardonico (2017), Sanchi sulla costa cinese di Shanghai (2018), Solomon Trader sulla barriera corallina nelle Isole Salomone (2019), Wakashio nelle Mauritius (2020), Amplify Energy nella californiana Newport Beach (2021), La Pampilla sulla costa peruviana di Lima (2022).

L’impatto su fauna e flora è catastrofico. Per il ritorno all’originario habitat passano 20-30 anni. Uccelli, pesci e mammiferi marini assorbono, inalano e ingeriscono il greggio con l’insorgere di malanni fisici e organici – dalla perdita di idrorepellenza con disfunzioni di movimento agli squilibri metabolici e all’accumulo di tossicità trasmissibile alla progenie – sino alla morte per ipotermia, annegamento e intossicazione. Alle piante marine e terrestri è inibita la germinazione. Sui campi agricoli le quantità e la qualità delle colture si deteriorano. Nelle comunità locali, ad esempio nel delta del Niger in Nigeria, con la contaminazione dell’ambiente, dall’aria alle falde acquifere, gli abitanti rischiano di contrarre patologie respiratorie, renali, allergiche, riproduttive, dermatologiche e oncologiche.

Le maggiori riserve petrolifere accertate – 200 miliardi di tonnellate – sono in Medio Oriente, Asia centrale, Africa subsahariana e Sud America: zone con perenni eventi bellici e uno dei fattori scatenanti è di frequente l’accaparramento delle limitate risorse della natura. È stato osservato che dal 1950-70 all’incirca il 40% dei conflitti interni e delle guerre interstatali è connesso allo sfruttamento di petrolio, legname, oro, diamanti, acqua e terreni fertili.

Il petrolio prodotto è propulsore della società dei consumi. Destinazione prevalente è nella mobilità per 1,4 miliardi di veicoli che circolano sulla Terra, metà dei quali in Europa e Usa. Per 8 miliardi di tonnellate di plastica fabbricata ininterrottamente dal 1950, di cui il 50% nell’ultimo decennio e l’80% finita nel cestino. Altri utilizzi minori sono, ogni anno, per 80 miliardi di indumenti comprati a basso costo nel fast fashion e per 5.000 miliardi di sigarette fumate. Stime settoriali prospettano il moltiplicarsi di tali cifre nel 2050.

Il chimico ambientalista Enzo Tezzi – nel saggio Tempi storici, tempi biologici del 1984 – avvisava che le risorse di petrolio «sono state adoperate da due generazioni che, in un periodo di tempo “biologico” estremamente breve, hanno distrutto ciò che era a disposizione sulla Terra di fonti energetiche fossili formate durante millenni. […] La storia energetica dei nostri giorni è una storia di prestigiatori e dei loro funambolici programmi che regolarmente si dimostrano gonfiati e che non tengono conto della “capienza” dell’ambiente naturale e della sua limitata capacità di annullare tutti gli effetti negativi dell’esagerato consumo energetico».

L’emissione globale di anidride carbonica (CO2) dalla combustione di petrolio è salita, in tonnellate, da 8 miliardi del 1970 agli attuali 12 miliardi circa, che equivale a un terzo delle emissioni totali, contribuendo massivamente alla concentrazione dei gas serra di lunga durata nell’atmosfera e nel conseguente innalzamento della temperatura terrestre.

Malgrado i risaputi effetti destabilizzanti sull’ecosistema e il pericolo del tracollo climatico entro il 2050, le multinazionali petrolifere – come quelle menzionate – continuano imperterrite ad estrarre per soddisfare la crescente domanda consumista e per quanto nelle relazioni annuali di bilancio scrivano tante parole di sostenibilità per pubblicizzare il transito verso le energie verdi e rinnovabili, nel concreto è ancora un nulla di fatto, dato che si tratta spesso di fonti meno redditizie, rispetto al tradizionale core business, con probabili svalutazioni dei titoli azionari.

Azionisti sono quasi sempre società di investimento e ripetutamente compaiono The Vanguard Group, BlackRock, State Street, Capital Group, Morgan Stanley, Wellington Management, Fidelity Management e T.Rowe Price, mentre fra i finanziatori risaltano le banche d’affari o generaliste Bnp Paribas, Crédit Agricole, Societe Generale, Deutsche Bank, Barclays, Santander, Credit Suisse, Commerzbank, Lloyds Banking Group, HSBC, UBS e Unicredit, che dal 2016 al 2021 hanno stanziato 330 miliardi di dollari per l’espansione dell’oil & gas. Le stesse società e banche sono investitori o finanziatori del comparto degli armamenti militari, con l’erogazione dal 2015 al 2019 di 342 miliardi di dollari ad una trentina di produttori tra cui primeggiano le statunitensi Boeing, Honeywell, Lockheed Martin, General Dynamics, Northrop Grumman, Raytheon Technologies e Textron, la transeuropea Airbus, le francesi Safran e Thales, le inglesi Bae Systems e Rolls-Royce, l’italiana Leonardo, la tedesca Rheinmetall.

Queste istituzioni finanziarie operano nella gestione collettiva del risparmio – dal fondo comune o pensione al deposito bancario semplice o di conto corrente – muovendo il denaro che noi gli affidiamo e (incontrollato) finisce nei canali della speculazione alla ricerca del massimo profitto, incurante dei danni ecologici, umanitari e sociali.

Per contro bisognerebbe agire da consumatori e risparmiatori critici con l’uso consapevole dei soldi nelle quotidiane scelte di spesa o impiego e dunque servirsene da mezzo per salvaguardare la Terra.

Abbiamo la soluzione in tasca, ma come disse il dissidente Václav Havel: «Senza una rivoluzione globale delle coscienze, nulla potrà cambiare in meglio la nostra esistenza di esseri umani, e la catastrofe verso cui il mondo sta correndo – il collasso ecologico, sociale, demografico e quello complessivo della civiltà – sarà inevitabile».

Saverio Pipitone




Fonte:  https://www.labottegadelbarbieri.org/petrolio-tra-ecocidi-e-consumismo/

mercoledì 23 marzo 2022

Fermare il Ddl Concorrenza del governissimo che fa malissimo

Fermare il Ddl Concorrenza,  difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia

Come se la pandemia non avesse evidenziato i fallimenti del mercato e la necessità di una radicale inversione di rotta, il governo Draghi accelera nell’approvazione del disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, riforma messa in campo per poter accedere ai fondi europei del PNRR.

Si tratta di un manifesto ideologico che, dietro la riproposizione di “crescita, competitività, concorrenza” si prefigge una nuova ondata di privatizzazioni di beni comuni fondamentali, dall’acqua all’energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, dalla sanità ai servizi sociali e culturali.

Si tratta di un attacco senza precedenti, che espropria le comunità locali dei beni comuni, dei diritti e della democrazia e che stravolge il principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione, azzerando la storica funzione pubblica e sociale dei Comuni, trasformati in enti il cui ruolo diviene unicamente quello di predisporre la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali.

Si tratta di un attacco complementare a quello già portato avanti con il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata: se con quest’ultima si amplificano la diseguaglianze fra i territori, con le norme sulla concorrenza si amplificano le diseguaglianze fra gli abitanti all’interno di uno stesso territorio.

Non potendo più contare sul consenso sociale – nel 2011 la maggioranza assoluta degli italiani aveva votato Sì al referendum contro la privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni – il governo Draghi ha deciso di imporre le politiche liberiste, utilizzando il clima di emergenza e contando sulla rassegnazione sociale.

Abbiamo già sperimentato cosa significano le privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi pubblici: nessuna cura delle risorse naturali, peggioramento quantitativo e qualitativo dei servizi, aumento esponenziale delle tariffe, fine di ogni controllo democratico sulla loro gestione.

Ne abbiamo una lampante dimostrazione nelle pesantissime bollette di gas, luce e acqua ricevute dalle famiglie questo inverno e inizio primavera.

Le privatizzazioni peggiorano drasticamente anche i diritti del lavoro, riducendo l’occupazione e i salari, aumentando lo sfruttamento e la precarietà, ed espropriando la conoscenza sociale prodotta da decenni di lavoro pubblico.

Veniamo da un periodo di emergenza sanitaria, siamo immersi dentro una drammatica crisi eco-climatica e dentro un drastico peggioramento delle condizioni di vita delle persone, ed ora anche dentro una nuova guerra all’interno dell’Europa.

Affrontare queste sfide richiede un radicale stop a un modello sociale basato sui profitti, per costruire un’altra società fondata sul prendersi cura, sulla riappropriazione sociale dell’acqua e dei beni comuni, sulla gestione partecipativa di tutti i servizi pubblici.

Per questo, lanciamo una campagna contro il DDL Concorrenza e chiediamo a tutte le realtà politiche e sindacali, alle realtà sociali e di movimento, a tutte le comunità territoriali e agli Enti Locali di mobilitarsi per chiedere lo stralcio dell’art. 6, lo stop ai provvedimenti su sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia e l’apertura di un ampio dibattito pubblico sulla gestione dell’acqua, dei beni comuni, dei servizi pubblici.

Sono in gioco i nostri diritti fondamentali, il diritto a una vita dignitosa e a un futuro diverso per tutte e tutti. Non possiamo consegnarlo agli indici di Borsa.

Comitato Acqua Bene Comune Beni Comuni – Provincia di LecceISDE – Medici per l’Ambiente, USB, Rete Bioregionale Italiana



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