lunedì 30 ottobre 2017

La morte degli oceani decretata dal dissennato prelievo dovuto alla pesca, dall’inquinamento e dalla distruzione dei fondali (per ricerche petrolifere, etc.)


L’universo marino appartiene alla creature del mare; ai volatili appartiene il mondo dell’aria, come la terra appartiene alle creature terricole. La millenaria, consolidata abitudine di  invadere  in modo devastante gli altri mondi naturali appartiene solo alla specie umana. E anche se alcuni uccelli predano pesci e vivono sulla terra ferma contribuiscono, a differenza dell’uomo, all’ordine naturale delle cose. Ma i pesci non invadono la terra, mentre il mondo marino subisce la sistematica quanto criminale predazione da parte dell’uomo per l’ingiustificabile egoistico piacere o per l’infondata convinzione che quel povero corpo martoriato sia necessario alla salute umana.
E avremmo da che recriminare se extraterrestri invadessero lo spazio vitale delle nostre case e portassero via i nostri familiari per divorarli dopo averli straziati mortalmente.
Non solo versiamo i nostri escrementi e gli scarti della nostra civiltà distruttrice nella casa degli abitanti del mare, ma ciò è inaccettabile è il millenario, consolidato falso diritto di fare ciò che ci aggrada della casa altrui, invadere metodicamente, con insaziabile colpevole avidità e furore,  e asportare senza tregua, senza limiti, senza remore, gli abitanti del mare. L’uomo entra come un carro armato in una sala di cristalli e con inammissibile, imperdonabile noncuranza devasta e preleva ciò che ritiene utile ai suoi scopi; come se i pesci fosse cose, non esseri come noi di forma diversa e con l’identico disperato bisogno di vivere.
Rudi pescatori issano reti gonfie di anime spasimanti in un tremendo contorcersi alla ricerca del loro elemento vitale, e non è raro vedere rudi pescatori, mentre pervasi da una gioia maligna, aprire il corpo ancora palpitane dei tonni dall’argentea livrea, o sbattere sull’immondo selciato i sinuosi e intelligenti polpi, staccare le chele dei stupendi crostacei dai colori vermigli, frangere le vongole chiuse nel loro sacro involucro perlaceo.
E mentre in una inimmaginabile agonia, nel vano tentativo di sottrarsi alla morte, ansimano, si contorcono, ed esalano inascoltati verso l’universo l’ultimo anelito di vita, nel loro incomprensibile e ingiustificabile supplizio.
Incapace di percepire la strabiliante bellezza della diversità nel flusso incessante della vita, in mondo che non gli appartiene,   l’uomo perpetua inesausto  il suo macabro carnaio e penetra minaccioso con devastanti  navigli che fendono l’ansimante respiro delle onde che proiettano ombre funeste suo fondali già martirizzati, lasciando raccapriccianti distese di sangue e di dolore.
E così lo splendido universo marino, il mistico silenzio degli oceani, la bellezza  multiforme delle creature mariane, il canto struggente delle balene, l’elegante galoppo dei delfini, le sfavillanti cattedrali di corallo addormentate sui fondali del mare, i policromi colori delle foreste inabissate, sta per diventare una  immensa pozzanghera inanimata. E di questo la vita esigerà inesorabilmente la sua tremenda nemesi karmica.pESC
“Forse i pesci vengono a noi a chiedere le terra  e i suoi frutti? Lasciate le reti e seguitemi, farò di voi pescatori di uomini”.  (Gesù dalle pergamene del Mar Morto)
Franco Libero Manco

domenica 29 ottobre 2017

Politica, bioregionalismo, ecologia e spiritualità laica non possono essere scisse.... allorché si desidera la “crescita” personale e sociale!




"Gioia nella libertà dai preconcetti e dalle ideologie" (Saul Arpino)

“I falsi buoni sono i ladri della virtù” (Lin Yutang)

Delegare la gestione della propria esistenza ad un “governo” o ad una “chiesa” equivale ad abbandonare le proprie responsabilità basandosi sul fatto che vi sono persone altre da noi stessi che veramente sanno come fare a mandare avanti le cose.

Questo ovviamente vale in ogni campo dell'esistenza umana, ma per il momento lasciamo da parte l'aspetto “religioso” di questo atteggiamento “rinunciatario” e di delega all'altrui e rivolgiamo la nostra attenzione all'aspetto politico.

Un partito politico, e di conseguenza un governo, viene apparentemente fondato per il bene del popolo, ma in realtà diviene una corporazione che serve solo a se stessa. 

Una amministrazione tiene le cose sotto il suo controllo e prolifera leggi di una sempre crescente complessità ed incomprensibilità. In effetti ostacola il lavoro produttivo domandando tanti rendiconti sicché il registrare quanto è stato fatto diventa più importante di quel che è stato realmente fatto. In questo modo, incrementando la burocrazia ed i cavilli, si può andare sempre più in là nell'astrazione... tuttavia nella crescente angoscia riguardante la sovrappopolazione, la massificazione culturale, la mistificazione negli interessi economici occulti, l'inquinamento e lo squilibrio ecologico, i disastri potenziali dell'incremento tecnologico militaresco, etc. soltanto di rado siamo in grado di riconoscere che i nostri governi sono diventati auto-distruttori delle istituzioni umanitarie. 

I governi -come affermava Alan W. Watts- restano impantanati nel tentativo di soddisfare una sempre crescente alienazione dalla vita pratica e dalle esigenze primarie dell'uomo, soffocati e paralizzati, come sono, sotto montagne di complicazioni di bilanci e di scartoffie.
La considerazione successiva, per non dover ripetere gli errori del passato, è che né l'individuo né la società possono tirarsi fuori dalla situazione attuale in modo autonomo e facendo uso della forza. Pur che ancora oggi assistiamo ad uno svolgimento in tal senso della spinta al cambiamento sociale... Sino a quando faremo uso della forza, sia fisica che morale o religiosa, nel tentativo di migliorare noi stessi ed il mondo.. andremo in verità sprecando energia che potrebbe essere altrimenti usata per cose che realmente possono essere fatte.. 

Occorre cambiare il nostro approccio di vita e la considerazione della nostra partecipazione all'insieme delle cose. Nell'ecologia profonda e nella spiritualità laica c'è l'indicazione verso il recupero della fiducia in se stessi e negli altri. La nuova visione, il nuovo metodo, non può essere aggressivo e nemmeno passivo, non è un atteggiamento sentimentale. Occorre riconoscere che in alcuni casi l'uso della violenza può essere necessario ma sarà una violenza mite, educativa.. somigliante alla severità della madre che intende educare il figlio e non reprimerlo. 

Ecologia profonda e spiritualità laica, attuate nel campo della politica e dell'amministrazione della cosa pubblica, conducono non alla soddisfazione di cieche rivalse popolari, non all'attuazione di una “giustizia livellatrice”, bensì a favore della “generosità umana”. Che non è semplice benevolenza e perdono, come si potrebbe supporre, ma il mantenimento dell'onestà e delle qualità “umane” nella loro pienezza. Come diceva Ezra Pound: “L'onestà è la ricchezza di una nazione”. 

L'equilibrata severità e correttezza, che potremmo definire in termini matristici “intelligenza minervina”, richiede una grande capacità discriminativa e la strada verso di essa è difficile da raggiungere, abituati come siamo a delegare alla giustizia esterna (governativa e religiosa) ogni funzione emendatrice.

Perciò se un uomo integro cerca di raggiungere la maturazione spirituale e politica dovrà necessariamente riscattarsi da ogni modello coercitivo attualmente presente nella società. Non possiamo però chiamare questo processo “anarchia” in quanto si presuppone un indirizzo definito rivolto al “bene comune”. Non più misurando le cose attraverso il modello della giustizia “dei codicilli” ma portando l'umano al suo massimo livello di responsabilità. In cui le azioni non sono conseguenti a corsi precostituiti o tabù, le contingenze e la saggezza ed onestà acquisita indicano al momento quale sia la cosa giusta da fare.

In altre parole un essere umano consapevole di appartenere ad un contesto vitale e spirituale inscindibile non ha bisogno di incarnare modelli prefissati di “rettitudine”, non è un “buonista”, e nemmeno un presuntuoso, un pedante, ma riconosce che possono avvenire alcuni errori nel perseguimento della genuina natura umana. Gli errori -se non ripetuti- sono il sale della vita. Sono l'indicazione del retto percorso da seguire. 

Infatti chi si maschera da ligio osservante delle leggi è un ipocrita ed un falso uomo pubblico (sia in senso politico che religioso), invero è completamente privo di “umorismo”, non sa ridere di se stesso e degli altri ed allo stesso modo, e non lascia che la sua natura umana possa completarsi e giungere a maturazione. Egli, meschinello, si ferma alla “forma” e di conseguenza è condannato a trasgredire anche quella (forse in segreto) restando inconsciamente legato alle proprie ombre. Un legalista sarà semplicemente un ficcanaso ed un acquisitore di “meriti presunti”, sulla base della sua adesione ad una fede politica o religiosa. Chi basa la giustizia sulla rigorosa sottomissione a regolamentazioni lineari non sarà mai in grado di percepire la verità dietro le forme. Questi ipotetici buoni governanti, così seri e riguardosi dei loro giusti principi (o peggio ancora dei loro sordidi interessi) giustificano ogni iniquità con la forza dalle ragioni politiche o religiose. Poveretti, non saranno mai in grado di godere di un sano “spirito” libero e laico, assai meno nocivo della loro sudditanza all'ideologia (o peggio ancora all'interesse).

Ed una una delle peggiori ideologie, in questo momento storico, è quella relativa al concetto di “utile” e di “guadagno”, che persino supera ogni altra convinzione politica e religiosa.. ed è in nome dell'utile e del guadagno che la società umana va sprofondando verso la perdita dell'anima e della capacità d'intendere e di volere. Questa ideologia, chiamiamola pure “bancaria”, così amata dai ragionieri della vita, rischia di forzare sempre più l'uomo in direzione della rinuncia ad ogni umanità e capacità discriminante. E con la perdita dell'intelligenza subentra anche la perdita della capacità di sopravvivenza della specie umana. 

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana

sabato 28 ottobre 2017

Discariche nucleari nazionali - 8 mila metri cubi di scorie radioattivi in cerca di un deposito


Risultati immagini per Discariche nucleari nazionali

E’ scaduto il 13 settembre 2017 il termine concesso ai cittadini, associazioni e imprese per manifestare idee e pareri sulla realizzazione e la relativa localizzazione del deposito nazionale di scorie radioattive. I rifiuti sono quelli prodotti dalle quattro centrali nucleari italiane spente nel novembre 1987 dopo il referendum nucleare, e consistono in 7-8 mila metri cubi di materiali che attualmente sono stoccati separatamente nei rispettivi depositi locali realizzati accanto a ciascun impianto, in attesa della destinazione ultima in quello che sarà il deposito nazionale. 

Il passo decisivo sarà quello della pubblicazione della cosiddetta Carta Cnapi (carta nazionale dei siti potenzialmente idonei), già elaborata dal ministero ma tenuta segretissima perché fonte potenziale di proteste e rivolte locali. Del disastro di Chernobyl, gli italiani hanno scelto la strada dello stop al nucleare. Da allora il problema non è stato più affrontato, ma le cattedrali spente di Latina, Garigliano, Trino e Caorso sono rimaste lì dove promettono di dover rimanere per sempre. 

La Provincia di Latina, la sola ad essere gravata da due centrali nucleari (Borgo Sabotino e Garigliano), ha risposto proprio nei giorni scorsi alla comunicazione di avvio della consultazione pubblica nazionale trasmessa dal ministero, rappresentando che nel caso in cui anche il territorio pontino dovesse figurare tra quelli ritenuti idonei ad ospitare un deposito nazionale, gli attuali piani di tutela e salvaguardia ambientale andrebbero integrati con una serie di prescrizioni e verifiche per l’aspetto radiologico. 

A cura del Prof. Luigi Campanella 
Dipt. Chimica Università “La Sapienza”, Roma

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venerdì 27 ottobre 2017

Spritz libero (od a poco prezzo)... Ecco le richieste del Veneto dopo la vittoria referendaria per l'autonomia

Verona. Spritz in Piazza Erbe

Il nostro, anzi il mio, Veneto -non dimentichiamo che sono mezzo veneto da parte di madre che era padovana e che son vissuto a Trieste ed a Verona per tanti anni, in gioventù- e proprio in memoria di quella gioventù eroica e ribelle faccio mia la richiesta -sacrosanta e degnissima- delle autorità venete che chiedono come primo passo verso l'indipendenza che lo spritz sia libero (od a poco prezzo).

Paolo D'Arpini

Ecco le richieste al completo, segnalate dall'amico veronese Uberto Tommasi:

L'immagine può contenere: 1 persona, occhiali e primo piano

Referendum sull'autonomia del Veneto



COSA CAMBIA

1) Decade il monopolio dello stato sui tabacchi, perchè le sigarette le fen noialtri coe legne che avanza dala stua

2) Sovratassa sull'esportazione del prosecco fuori dal Veneto, perché noialtri sen boni de farlo e l'è giust che i nelo paghe

3) Riduzione in regione delle accise sul prezzo dello spritz (Spriss libero al massimo a un euro)

4) Scorporamento dalla regione di tutta la provincia di ROVIGO (parchè no i xe veneti dai mo)

5) Inserimento nelle scuole di almeno un'ora alla settimana di dialetto veneto (biasteme comprese, parché senó el bocia no impara)

6)Tassa sul lusso per i turisti di Venezia (perchè Venessia a xe bea e si ti vol vedarla....PAGARE)

7) Chiusura, abbattimento e bonificazione di strutture dedicate alla vendita di mezzi, stazioni e areoporti (Aerei, treni, machine e moto da noialtri no ghin voen parchè se usa solche tratori)

8) Rimodernizzazione del Ponte della Costituzione a Venezia (parché col piove se sbrissia)

9) Le lauree conseguite al di fuori delle Università della Serenissima (ghemo dito NO ROVIGO) vengono considerate estere e pertanto valutate valide tramite esame in sede


10) Sostituzione di tutti i ristoranti Sushi All You Can Eat con ristoranti locali "Poenta e Muset: tut quel che te vol, te magna finché no te sciopa"

11) Abolizione della parola "immigrato" da tutti i dizionari (perché ognuno sta a casa soa)

12) Spriss libero o al maximo a un euro lo ghemo dito?!  


giovedì 26 ottobre 2017

Transgenetica e la storia che il DNA ci racconta

“Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove siamo. Altrimenti saremo solo come la rana del proverbio cinese che, dal fondo di un pozzo, guarda in su e crede che quel che vede sia tutto il cielo”. (Tiziano Terzani)


Il DNA, molecola della vita, presente in tutti gli organismi viventi, dialoga con l’ambiente e spesso si modifica per adeguarsi ai cambiamenti ambientali. Alcune di queste modifiche, invisibili, passano anche alle generazioni future. Il DNA dell’adulto è diverso da quello del giovane. La vita è una danza continua del DNA con tutte le altre componenti interne ed esterne all’organismo. 
Il DNA non è statico, costituito da una sequenza ordinata di geni (pezzi di DNA), così come si è pensato per molto tempo, ma è dinamico, costituito da un insieme di geni che possono mutare, spostarsi e collaborare con altri pezzi di DNA e fare altre cose ancora, a noi sconosciute. 
Queste nuove conoscenze sul DNA, ci danno la certezza che i geni non sono pezzi che possiamo spostare a nostro piacimento e soprattutto non li possiamo brevettare, come hanno fatto e continuano a fare molte multinazionali per geni umani e vegetali, per sfruttarli commercialmente. 
Si può brevettare qualcosa che garantisce una funzione costante in un tempo ragionevolmente lungo. Se non è così il brevetto è falso. Così tutti i geni brevettati sono dei falsi, come confermano alcune sentenze negli USA. Questo spiega in parte perché anche gli OGM sono dei falsi. Infatti, gli OGM sono instabili, tanto che gli agricoltori devono ogni anno acquistare i semi. Sono instabili per diversi motivi. Primo perché il transgene non è il gene originale, è un gene sintetizzato, approssimativamente simile a quello originale; secondo perché i legami che tengono il transgene unito al resto del DNA sono deboli; terzo perché all’interno del transgene ci sono dei punti particolari, detti punti caldi alla ricombinazione.
Tutto ciò sfascia gli OGM, rendendoli diversi da quelli costruiti dagli ingegneri genetici, con l’aggravante che il DNA transgenico, attraverso l’aria, l’acqua superficiale e profonda, ed il suolo, si ricombina al DNA di altri organismi creando nuovi virus, nuovi batteri e quindi nuove malattie. Se a ciò si aggiunge che non è vero che le colture geneticamente modificate (GM) fanno aumentare le produzioni o i redditi degli agricoltori, ma anzi fanno aumentare i costi di produzione con un maggior uso di prodotti chimici, venduti dalle stesse multinazionali, che inquinano l’ambiente, con ricadute negative sulla salute, sulla biodiversità e sugli ecosistemi, con estinzione di specie e formazione di super parassiti, possiamo concludere che gli OGM sono pericolosi e inutili. Che gli OGM non avrebbero permesso di ottenere i risultati previsti dalle multinazionali e, purtroppo, anche da alcuni scienziati, lo si sapeva già da quando si capì che i geni non sono indipendenti ma lavorano insieme e con l’ambiente. Considerando che una componente dell’ambiente è il cibo, si comprende perché alla base di molte malattie ci sono le relazioni con l’ambiente e l’alimentazione.
Abbiamo, dunque bisogno di sistemi agricoli, alimentari ed energetici sostenibili e non di sistemi agricoli industriali, inquinanti e che vogliono promuovere la coltivazione di OGM. 
Facciamo sapere queste cose anche alla Commissione Europea. 
La scienza regala fondi all’industria delle biotecnologie La nuova ricerca genetica invalida la scienza che regala 73,5 miliardi di dollari all’industria mondiale delle biotecnologie, confermando così perché la modificazione genetica è inutile e pericolosa. Abbiamo bisogno di realizzare sistemi agricoli, alimentari ed energetici sostenibili. E’ sbagliato continuare ad investire per una ricerca che oltre ad essere inutile è anche dannosa. 
Mae-Wan Ho

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Mio commentino: 
"Perché un bambino nato da donna è più vivo di un golem? Alla domanda è facile rispondere: perché un bambino è un organismo naturale in crescita che si adatta all’ambiente ed è in grado di rispondere alle sue sollecitazioni persino modificando, ove necessario, la sua struttura in funzione di un necessario cambiamento, mentre un “golem” ovvero un organismo costruito in laboratorio è mancante di questa capacità, esso è una struttura apparentemente viva ma che non sa rispondere a sollecitazioni diverse da quelle a cui è stato predisposta. 
Per questa ragione è preferibile che le modificazioni genetiche avvengano in un contesto di manifestazioni naturali e spontanee, come è accaduto nel processo evolutivo di tutti gli organismi viventi dall’inizio della vita sul pianeta. 
Se invece viene eseguita una modificazione arbitraria sul patrimonio genetico (attuata dall’uomo in funzione di un ipotetico miglioramento di “prestazioni” o “risultati immediati”) di alcuni organismi “utili” allo sviluppo della sua economia il rischio è che questa modificazione porti ad uno sconvolgimento nelle risposte globali di ogni altra forma di vita (poiché tutto è collegato), con conseguente possibilità di tracollo dell’ecosistema della Terra."  (Paolo D'Arpini)

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mercoledì 25 ottobre 2017

Uscire dal concetto di "razza"



Durante i vari scambi epistolari avuti con persone di diverso credo, ho notato, a parte alcuni casi rari, che si tende a giudicare e ad esprimere pareri sulla base di una “convinzione” prestabilita, non corroborata cioè da una personale ricerca sui fatti avvenuti. Sulla realtà della nascita del “problema ebraico”, a cominciare dal periodo biblico sino alla fondazione di Israele… ci si lascia guidare da emozioni, da tendenze a voler credere in una verità, già accettata in quanto tale.

Ovvio che questo tipo di atteggiamento non possa essere da me condiviso. Io mi sento una specie di San Tommaso, ho bisogno di mettere il dito nella piaga per credere.. E sono contento che questo mio “sentiero” mi abbia condotto a scoprire alcune verità scomode, sia per una parte che per l’altra, verità che dimostrano come sia importante comprendere gli eventi trattati attraverso il proprio “lume”.
Mi son trovato così in mezzo a due fuochi. A prendere i pesci in faccia da destra e da sinistra, come si dice in gergo… 

Eppure ho il piacere e la soddisfazione di potermi osservare senza riscontrare macchie nel mio sentire. Mi guardo allo specchio e mi dico: “Bello o brutto, con i nei o con la pelle liscia, tu sei quel che sei, caro mio Paolo/Saul”

Saul, sì, è il nome recuperato, considerando la mia “lontana” origine ebraica.. vi ho già raccontato la storia.. e quel po’ di sangue “eletto/infetto” rimastomi nelle vene ha fatto sì che io volessi conoscere la verità su quella parte di me, su quel pezzo di Paolo D’Arpini, nel bene e nel male….

Ricordo un proverbio che mi citavano i vecchi contadini di Calcata: “il meglio è nemico del bene”… Ed è proprio così, arrabattandoci e cercando di migliorarci agli occhi del mondo non riusciamo a percepire il bene che già c’è in noi… Ed in fondo cosa significa essere perfetti? Semplicemente essere quel che si è senza remore né rimpianti, senza cercare l’approvazione di qualcuno, perché se siamo quel che siamo evidentemente ci compete.. Da ciò nasce spontaneità e naturalezza…

E la società umana, nella sua interezza come specie, va a rotoli, perché non può funzionare come un meccanismo, non è fatta di semplici ingranaggi e di numeri (di razze distinte)…

Allora, si può uscire -ed i miei fatti lo dimostrano- dal concetto di “razza eletta” ma si può entrarvi?
Sul merito delle conversioni all’ebraismo c’è da dire che in passato queste avvenivano, sia nel contesto dei popoli semitici (non ancora distinti) che potevano passare da un credo all’altro e comunque venivano accettati se “tornavano” all’ovile (ne abbiamo evidenze nella stessa bibbia in cui si parla di idolatri che poi tornano alla fede), sia nel periodo del primo cristianesimo, che non essendo altro che una setta ebrea si poneva comunque (diversamente dall’ebraismo ortodosso) come una fede aperta anche ai gentili… Solo più tardi ci fu una separazione netta e sia gli ebrei che i nuovi ebrei -ovvero i cristiani- trovarono più conveniente andare ognuno per la propria strada..
Comunque l’ultima grande conversione fu quella dei Kazari, attorno al 1000, che con il loro numero formarono le fila dei cosiddetti “ebrei orientali”.. che dal punto di vista “tradizionale” del “seme” non sono però dagli ortodossi accettati nel novero degli “eletti”.
(Vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/12/25/storia-di-come-e-nato-il-sionismo-ovvero-se-gli-ebrei-non-sono-ebrei-ma-khazari-convertiti/)
Infine ci sono le propagazioni o conversioni per filiazione mista, ovvero i figli di donne ebree e gentili.. e di questi casi se ne contano a migliaia soprattutto per motivi di “economia” e “convenienza politica”.
Restando in tema di “convenienza politica” ma anche di “giustizia umana” -che non guasta- c’è da dire che non si può colpevolizzare tout court un senso di identità.

Anche noi lo abbiamo, magari più debole in quanto la nostra è una identità recente, come “italiani”. Vediamo che diversi popoli nomadi hanno mantenuto una forte identità proprio per salvaguardare la cultura nella quale sono nati e si riconoscono, come ad esempio gli zingari ma ve ne sono altri e non soltanto nomadi, magari stanziali ma rinchiusi in un ristretto ambito territoriale. Insomma voglio dire che chi nasce in una famiglia ebrea si nutre del senso di appartenenza, è un fatto culturale quasi imposto dalle condizioni esterne ed obbligatorio, vista la estraneazione di cui essi “soffrono” (pur volendo mantenerla) nelle società “cristiane” o “musulmane” ove la differenza viene fatta percepire più duramente. 

Va da sé che dopo generazioni e generazioni il senso di differenza ed estraniamento si acuisce. E si tende a cercare rivalse morali, intellettuali od economiche… Non dimentichiamo che in simili condizioni “di diversità congenita” sono nati i più grandi geni dell’umanità e qui non mi riferisco solo agli ebrei ma a tutti coloro che hanno dovuto, per una ragione o per l’altra, vivere ai margini o addirittura rinnegare la famiglia e la comunità in cui sono nati.

Insomma non vorrei che l’appartenenza alla cultura ebraica fosse considerata di per sé motivo di giudizio negativo. Personalmente ho conosciuto decine di ebrei, in ogni ambito culturale e spirituale, e li ho sempre trovati degni di fiducia e ragionevoli interlocutori. Certo anch’io mi ponevo verso di loro con lo stesso atteggiamento.. Per cui direi che spesso le situazioni di attrito contribuiscono a scatenare divisioni, rancori e vendette di ogni sorta.
Ora parliamo dei sionisti. I sionisti essenzialmente si sono concentrati in Israele, appoggiati però dalla sponda sionista americana. Il sionismo è nato avendo in mente la fondazione di Israele. Siccome la conquista di quel territorio è avvenuta e mantenuta con la forza, nella condizione di continua conflittualità (per conservare le posizioni raggiunte) si tende a indurire il cuore ed a non considerare i diritti dell’altro. Questo avviene in ogni conquista territoriale, guardate la conquista delle Americhe a tutto scapito delle popolazioni autoctone, o guardate ogni altra invasione in cui sempre il conquistatore tende a cancellare la cultura degli sconfitti (nonché le persone fisiche che la incarnano) per sostituirla con la propria..
Questa posizione dal punto di vista psicologico è chiamata “sacralizzazione della colpa”. La colpa viene resa nobile e degna.. insomma si gira la frittata ed in tal modo si cerca di pacificare il proprio animo derelitto, consapevole del male commesso.. giustificando il male e chiamandolo bene (magari per i propri confratelli, non importa…).
Mi sa che sto allontanandomi troppo dal discorso iniziale, comunque ribadisco, come affermato in precedenza, che usare discriminazione ed oculatezza nel giudizio è un esercizio che favorisce la crescita dell’intelligenza…..  

“Dio non saprà riconoscere i suoi…” saprà riconoscere però il nostro senso di giustizia e di equanimità.
E per equanimità e giustizia riporto di seguito alcuni pareri “parole” “sentimenti” che non avevo riportato prima, li avevo tenuti, come suol dirsi, in un cassetto.. in attesa di trovare il momento giusto per l’esposizione. 

Ed ora che non temo più ritorsioni (in quanto la mia posizione mediana si è stabilita).. eccoli a voi, in ordine sparso e senza menzionare gli autori (sono idee provenienti dall’akasha collettiva):
“L’argomento è ed è sempre stato di grande attualità ma la trattazione necessità di forte cognizione, critica e storica. Condivido la posizione di Paolo. Personalmente, non credo che il “fatto dell’olocausto” ed il concetto giuridico-umanistico della “libertà di pensiero” siano unitamente discorribili in termini di connessione e complementarietà. In un contesto culturale e sociale, quale quello attuale, i due concetti restano e dovrebbero rimanere ben distinti. Dacché, a mio modesto avviso, il “dramma dell’olocausto” resta un “fatto” comunque incontrovertibile e, “di fatto”, innegabilmente testimoniato, non vedo come ed in che misura “la libertà”, quale astrazione idealistica del pensiero, possa essere disinteressatamente espressa senza scontrarsi con l’altrui libertà –politica o sociale- di non ricevere il prodotto di un concetto non generalmente ancora condiviso e soprattutto accertato…”
“In prevalenza gli attacchi alla Chiesa vengono da circoli sionisti e mondialisti che hanno interesse, in una prospettiva mondialista futura di Governo mondiale, di far sì che tutte le religioni siano ridimensionate e ridotte a manifestazioni più che altro “folcloristiche”. Il Vaticano in primis, visto che la sua estensione e le sue interessenze lo configurano anche come un “potere” ed una forza economica fastidiosa e da ridimensionare. Che la Chiesa e il Vaticano abbiano il fatto loro mi può anche star bene, ma teniamo anche presente a chi questo fa ancor più comodo…”
Ebrei conversi? Cristo “non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Noi qui non scriviamo per suscitare odio verso gli ebrei, ma – nel silenzio mediatico che condona la loro paranoia – per mostrare in piena luce la loro patologia (ben dimostrata dal Muro in Palestina, dalle 300 bombe atomiche accumulate, dall’oppressione ferocissima sui palestinesi), nella speranza che “si convertano”. Se non altro, si convertano alla comune umanità, sentendosi parte corresponsabile della normale famiglia umana, come già fanno alcuni di loro: Uri Avneri, Norman Finkelstein, eccetera….”
“Come ho già scritto più volte, negare la volontà (e la prassi) nazista di sterminio degli ebrei è completamente inane, e rasenta la follia. Si chiedono i “documenti”. CE NE SONO UNA MAREA (NERA) e l’evidenza è impressionante. Certo si può negare anche questa, chiudere gli occhi con un lucchetto. Ma allora, poi, non ci si venga a lamentare della “religione” (e relativa laida industria) dell’”Olocausto”. La quale esiste senz’altro, ma a cui non se ne può contrapporre un’altra di segno contrario. BASTA, a 360°, con l’attitudine fideista. Si studi liberamente e senza pre-giudizi anche questo periodo atroce del secolo scorso. L’”elezione” è un puro delirio, ogni appartenente alla sottospecie Homo sapiens sapiens (congolese, ebreo, palestinese, iracheno, cinese, ucraino, maori…) possiede lo stesso diritto alla vita. Le sofferenze degli uni non hanno meno valore di quelle degli altri. E, soprattutto, non autorizzano nessuno a infliggerne ad altri ancora”
“…ognuno deve seguire la propria “equazione personale”. La verità, nella nostra epoca, NON può trionfare. E’ perciò che mi limito a parlare di testimonianza. Quanto alla morte, quella spetta a tutti, prima o poi.”
“..i sionisti, dopo le atrocità ed i crimini commessi ai danni del popolo palestinese negli ultimi anni, chiederanno al mondo intero il 27 gennaio – in occasione dell’anniversario della “Giornata della Memoria” – di commemorare la Shoah e celebrare quel tanto osannato valore (unilateralmente) condiviso del ricordo di un – sì – terribile genocidio le cui vittime – però – non valgono certamente né più, né meno degli indifesi caduti del recente brutale assassinio che si consuma tuttora nella Striscia di Gaza..”
“..al di là della condivisione sulla descrizione dei concetti, delle strategie e dei fatti citati, ciò su cui non concordo è l’uso dell’aggettivo “ebraico” che, a mio modesto parere, andrebbe (possibilmente OVUNQUE) sostituito con l’aggettivo “sionista” e questo non tanto perché io pensi che l’etica ebraica non abbia responsabilità per non aver chiarito in passato la differenza di posizioni quanto perché oggi esiste un certo numero di organizzazioni di ebrei ortodossi (veri RELIGIOSI), tra cui la Neturei Karta, che affermano con forza che “gli ebrei non sono sionisti ed i sionisti non sono ebrei” e non solo fanno una distinzione teorica ma anche, in pratica, manifestano pubblicamente (a prezzo della loro stessa incolumità fisica) queste posizioni, presso le sedi istituzionali sioniste. Non dimentichiamo che “sion” ha come radice “senà” traducibile come “odio” universale (cioè verso tutto il mondo che non è aderente al Talmud, alla Ghemarà, alla Mishnà, allo Shermonè Ezrè che sono delle successive manipolazioni degenerative del messaggio biblico iniziale, per intenderci il Vecchio Testamento. Se consideriamo che il sionismo è un progetto politico che non ha molto a che fare con l’etica religiosa (con NESSUNA etica religiosa) è logico capire che si è meno attaccabili dai debunker se si indica il VERO responsabile (chi vuole nascondersi dietro la foglia di fico del razzismo diretto contro i semiti e della persecuzione religiosa contro gli ebrei)”
“Il progetto, anche religioso, di dominio mondiale non inizia e non finisce con il sionismo o comunque non è solo sionista. Ora se è pur vero che ci sono tantissimi ebrei che non possono essere catalogati con i loro correligionari “lovercraftiani”, è anche vero che l’esperienza mi dice di andarci molto cauto. Perché ci sono delle costanti, delle attitudini, delle peculiarità particolari e irripetibili nel popolo ebraico che lo distinguono dagli altri. Non è infatti un caso che il concetto di razza eletta è uscito dalla bibbia. Gli ebrei inoltre non tendono alle conversioni, vivono da secoli in una specie di segregazione religiosa, gelosi dei lori dogmi, riti, e leggi. Certo ci sono tanti ebrei che se ne fregano ed escono fuori da queste catene religiose, ma sarà un caso, l’esperienza ha dimostrato, e gli stessi ebrei lo affermano decisamente, che non per questo, costui smette di essere ebreo…”
“..come si può affermare che per un piccolo numero d´uomini, che per breve tempo abitarono quella regione, sia possibile ricostruire la mappa genetica come costoro sostengono per se stessi, così auto definendosi “razza”… e tutto questo proprio quando la moderna biologia dimostra che questo concetto è falso. Allora, reale concetto, i “razzisti” e sostenitori della razza sono proprio loro! Il popolo della kippah vive e si nutre di menzogne che spaccia per culturali, e per questo tenta di distruggere la storia dei palestinesi, oltre che fisicamente massacrarli per farli da quelle latitudini sparire…”
“…Anche se siamo nell’errore, questo non ci vieta di dire quello che sentiamo. Se io penso che tu stai sbagliando e vengo aggredito dal sentimento della giustizia, per evitare di cadere nell’errore dell’arroganza ti devo dire che stai sbagliando, che non sei giusto, che non mi cerchi o che non ami i fratelli. Ma devo esprimere il mio pensiero con calma, dire quello che sento, la sensazione e il sentimento che provo. Posso dirti che secondo me stai sbagliando, che tu non stai facendo una cosa giusta. Però te lo dico con amore e ti bacio…”
Ecco, vedete un po’ se così va bene!

Paolo D’Arpini

martedì 24 ottobre 2017

Vivere bioregionale di Ferdinando Renzetti, l’extraterrestre che impasta la terra....


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Scrive Ferdinando Renzetti: "Su un giornale calabrese mi hanno dedicato questo simpatico articolo":

Ferdinando, l’extraterrestre che impasta la terra

Due lauree, una grande passione per il buon vino, il bergamotto e la musica
popolare e una manualità invidiabile. Questa settimana vi raccontiamo l’arte di
Ferdinando, approdato nella Locride per insegnare alla gente a fare e non a
comprare già fatto…

Il pianeta verde (Coline Serreau, 1996) è un film di fantascienza
anticonformista senza cyborg né Intelligenze Artificiali. Gli extraterrestri
scendono in incognito a visitare la terra, sono anch’essi umani, ma più
evoluti. Solo che la loro civiltà, attraversati gli stessi secoli della nostra
barbarie, ha infine deciso di liberarsi della violenza, del meccanismo del
potere, del denaro e della tecnologia attraverso la quale l’uomo sfrutta e
divora tutto ciò che lo circonda.


In tutto simili ai terrestri, indistinguibili da noi, ci osservano stupiti
dell’ostinazione con la quale persistiamo a vivere da barbari, distrutti dalle
folli e terribili malattie che noi stessi creiamo, col cervello divorato da
un’alienazione allucinante, per cui senza motivo, un giorno, uno di noi a caso
fa strage di suoi simili e poi s’ammazza.


Gli extraterresti del film hanno provato a spiegarci la follia della nostra
inciviltà e il bisogno di procedere verso uno stile di vita in simbiosi con la
natura che ci circonda.


Forse Ferdinando è un extraterrestre in incognito. Se ne va in giro a mostrare
alla gente che è possibile costruirsi quello che serve, un muro, un forno, una
casa intera, usando quello che c’è, innanzitutto la terra, l’argilla e la
paglia.


Che è una cosa che gli umani, anche terrestri, hanno saputo benissimo fare fino
a un passato recentissimo, prima che l’industria arrivasse a capitalizzare ogni
energia umana, accaparrandosela tutta in cambio di fiumi di carta moneta.
Così Ferdinando se ne va in giro a mostrare alla gente a fare, piuttosto che a
comprare già fatto. Anche una casa. Rifiuta l’appellativo di maestro,
preferisce definirsi un facilitatore.


Perché in fondo, quello che lui ti mostra, lo sapresti fare anche da te. Perché
a costruire un mattone impastando terra cruda e paglia ci arrivano benissimo
anche i bambini.


E i bambini si divertono proprio a costruirla una casa così, e a impastare i
mattoni, a intonacare i muri a mani nude con la barbottina, fatta di terra,
acqua e sabbia, a decorare, poi, le pareti, incidendo con le dita l’intonaco
fresco. E anche gli adulti ridiventano bambini, tutti impiastricciati di fango,
si divertono un mondo anche loro.


Così che quando li vedi eretti, ‘sto muro, ‘sta casetta, ‘sto forno, sei proprio
fiero di te e felice, e anche meravigliato, come i bambini. E Ferdinando non sta
lì a spiegare, ma impasta, come tutti.


Ferdinando se ne va in giro per il Regno di Napoli a studiare quel che resta
delle nostre memorie popolari. Passa il tempo a cantare antiche canzoni
salentine, calabresi, abruzzesi.


Ferdinando è un extraterrestre evoluto, si è preso, qui sulla terra, due lauree,
in lettere, poi in geografia. Ne voleva anche una in musicologia ma poi ha
scoperto che qui le università insegnano che la musica popolare sono i Beatles,
più che le melodie accompagnate dalla lira calabrese, perciò ha lasciato gli
studi.


Parla di rispettare il senso del luogo, del fatto che il processo costruttivo è
più importante del prodotto finito, di restauro ambientale. Parla anche di
altre cose, di Esseni, di armonia tra paesaggi e tradizioni musicali, di
geometrie sacre.


Ferdinando ama girare per la Calabria e gradisce il buon vino e il bergamotto. È
venuto a Felicìa a tenere un lungo laboratorio sulla terra cruda.
Felicìa è un luogo in collina, a Bovalino. E, ultimamente, da quelle parti
passano diversi extraterrestri, in incognito tra noi, del tutti
irriconoscibili: biologi, educatori, cuochi, musicisti, doule, cantanti,
homeschoolers.


Vengono dall’America, dalla Polonia, dalla Francia, dalla Sicilia, alcuni hanno
deciso di restarvi e abitare la terra, raccogliere le olive, lasciare i bambini
a mangiare frutti sugli alberi.


Dom, 15/10/2017

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lunedì 23 ottobre 2017

Inquisizione scientifica... la nuova frontiera dell'oscurantismo




Sono oggi disponibili nuove scoperte scientifiche in grado di cambiare le nostre convinzioni secolarizzate, di farci vedere il funzionamento delle cose in modo completamente diverso, a volte opposto, a quello che abbiamo sempre dato per scontato, nuove teorie in grado di migliorare la vita di tutti.

Abbiamo vissuto per millenni con la convinzione che la Terra fosse piatta, che la Terra fosse il centro dell’Universo, che il sole girasse intorno alla Terra, che l’essere umano fosse stato creato così come lo vediamo oggi, che materia ed energia fossero cose diverse, che l’energia elettrica non potesse essere trasportata senza fili, che l’uomo non potesse condizionare clima e terremoti, e così via.

Se non ci fossero stati scienziati che hanno anche dato la loro stessa vita contro l’oscurantismo delle diverse forme di inquisizione, che sono stati isolati dalla comunità per le loro teorie, oggi vivremmo ancora nelle caverne! Ma se ci fosse stata più apertura e libertà per tutti noi oggi ci sarebbe stato un presente migliore.

OGGI E’ IL PRESENTE MA E’ ANCHE IL PASSATO DEL NOSTRO FUTURO.

E’ ad oggi che dobbiamo guardare, fare oggi qualcosa per realizzare il nostro futuro. Se possiamo fare qualcosa lo possiamo fare proprio adesso!

Oggi i più forti contrasti ci sono nel campo salute. Se qualcuno riuscisse a curare la maggior parte delle forme di cancro senza farmaci o senza chirurgia? Se qualcuno scoprisse che la malattia mentale in realtà non esiste e le persone possono risolvere problemi di natura psicologica senza psicofarmaci e senza psicoterapia ma con interventi psicoeducativi ed informazione? Saremmo contenti realmente? Finalmente liberi di scegliere?


Oppure le lobbyes di potere accademico, coloro che rivestono ruoli di potere decisionale, coloro che hanno basato il proprio potere sulle vecchie conoscenze cercherebbero di impedire l’emergere di tutto questo? 

Lo scenario sarebbe quello del dibattito scientifico a pari livello oppure sarebbe quello di un tentativo dei poteri istituzionalizzati di censurare?

Chi ha potere avrebbe sempre l’ultima parola e l’innovazione e lo scalpore finirebbero in un mutismo mediatico, in una omertà dei mezzi d’informazione oppure non emergerebbero affatto. Anche le riviste scientifiche non pubblicherebbero. 

Allora lo scienziato creerebbe libri, una propria rivista, utilizzerebbe il web e convegni per poter continuare a far vedere la verità, altri invece morirebbero civilmente sotto cumuli di silenzio. Nel dubbio poche persone quindi si prenderebbero a quel punto il “rischio” di scegliere diversamente da ciò che viene proposto da chi ha sempre detenuto il potere.

A questo punto il potere istituzionalizzato utilizzerebbe la classica frase “la comunità scientifica internazionale dice diversamente” oppure “non ci sono pubblicazioni su riviste accreditate”, ma accreditate sempre da chi detiene il potere!

Far emergere nuove scoperte per quei pochi che ancora hanno la voglia e la passione di dedicarsi allo studio e alla ricerca scientifica è davvero arduo in questo momento storico così fortemente condizionato da gruppi di potere accademico.


Oggi le “moderne inquisizioni” sono composte dagli stessi scienziati che però rivestono cariche di potere Accademico, politico, economico e decisionale. Oggi la lotta è tra gli “Accademici” con i loro protettori istituzionali e gli scienziati innovatori estranei a tali giochi di potere.


Gli innovatori sembrano tutti ciarlatani, come se nulla potesse essere scoperto, da professionisti e scienziati, al di fuori delle università, delle accademie!  Se qualcuno affermasse “nessuno può inventare nulla al di fuori di quello che noi diciamo” sarebbe un atteggiamento scientifico, aperto o una formula inquisitoria?


Se chiunque al di fuori delle accademie contrastasse scientificamente gli assiomi dominanti il potere istituzionalizzato oggi si vedrebbe accusato di non essere scientifico, di essere un ciarlatano, verrebbe censurato, sospeso o radiato dal proprio ordine professionale secondo la nota formula dell’inquisizione che recita più o meno così: “Dato che sui nostri testi di riferimento, c’è scritto Questo e i nostri testi dicono la verità, chiunque affermasse o cercasse di dimostrare il contrario, sarebbe un ciarlatano e condannabile”


La formula dell’inquisizione parte dal presupposto che nulla si può dire o dimostrare al di fuori di quello che il conformismo scientifico ha stabilito. Questo non è soltanto un pericolo, è una realtà sotto i nostri occhi ma che la maggior parte di noi ignora o pensa sia un dibattito estraneo ai propri interessi. Ma quando dobbiamo scegliere la cura che crediamo più efficace, potremmo scegliere soltanto tra ciò che è rimasto, tra ciò che i “luminari” accademici dicono che sia scientifico. Di fatto avremmo soltanto l’illusione della libertà di scegliere perché di altro non ci viene data notizia.


Contro tale forma di “moderna inquisizione” in favore della libertà di scelta, c’è l’informazione, la comunicazione. 

L’informazione è la prima forma di tutela. Se su un miliardo di persone uno soltanto dicesse la verità? Sarebbe più facile credere ad un miliardo contro uno! Ma volgendo lo sguardo alla storia degli scienziati innovatori ricordiamo Nome e Cognome, perché era quell’uno su un miliardo! 

Questo ci dovrebbe insegnare una sola cosa... Che non possiamo distruggere o censurare a priori ma è necessario che ci sia libertà di scelta per tutti (per lo scienziato, per il professionista di applicare in scienza e coscienza ciò che ritiene utile al benessere, per ogni persona di scegliere a chi rivolgersi). 

Ciò che è utile lo decide il mercato nella sua libertà e autonomia ma chi mantiene il proprio potere su vecchi assiomi vedrebbe così la perdita del proprio dominio e, anziché mettersi sullo stesso livello dell’innovatore, censura quest’ultimo, lo mette a tacere minacciando di stessa sorte chiunque lo seguisse.


domenica 22 ottobre 2017

Riciclaggio della spazzatura. L'Italia è la prima in Europa...


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Finalmente una buona notizia! Italia prima in Europa: riciclato il 76,9% dei rifiuti. L’Italia è il leader europeo del riciclo. Il 76,9% della spazzatura prodotta nel nostro Paese viene infatti raccolto e recuperato. 

Complessivamente, si tratta di 56,4 milioni di tonnellate di materiali, come mostrano i dati Eurostat resi noti dall’associazione ambientalista Kyoto Club. 

I flussi più rilevanti sono quelli della raccolta di materiali tradizionali: legno, carta e plastica (26 milioni di tonnellate). 

Al secondo posto ci sono i rifiuti misti (14 milioni di tonnellate), seguiti dal verde e dal materiale organico (6 milioni di tonnellate). 

Infine, c’è anche una tonnellata e mezza di rifiuti chimici che viene raccolta ogni anno. 

Così fanno gli altri In Francia, solo il 54% dei rifiuti prodotti viene recuperato. In Gran Bretagna il dato è ancora più basso: 44%. In Germania, invece, solo il 43% dei rifiuti viene smistato per avere nuova vita. In questo caso, la cifra è data anche dal fatto che il Paese brucia buona parte dei rifiuti nei termovalorizzatori, al fine di produrre energia. 

Complessivamente, la media europea è del 37%. Una cifra bassa, risultata anche dalla poca attenzione dei paesi dell’Est, dove solo il 20% dei rifiuti viene salvato dalla discarica. 

L’importanza dei consorzi Il dato positivo sul riciclo rimarca ancora una volta l’importanza dei consorzi per la raccolta dei materiali. In Italia il settore è diversificato: c’è Conai per gli imballaggi, Conoe per gli oli e grassi animali e vegetali, Coou per gli oli lubrificanti esausti, Ecopneus per gli pneumatici e Cobat per batterie e apparecchiature elettroniche. 

Marta Frigerio

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(Notizia ricevuta da AK Informa)