giovedì 31 ottobre 2019

Reggio Emilia o Spoltore? I caratteri colorati del paesaggio...


Ho letto  di una performance svoltasi a Reggio Emilia dove una piazza è stata coperta con pezze colorate che mi ha fatto tornare alla mente un breve trattato di antropologia del paesaggio che ho scritto parecchi anni fa dal quale poi avevo tratto una breve presentazione per un avvenimento come quello di Reggio Emilia in dimensioni minori svoltosi nel paese di Spoltore vicino Pescara.



COPERTE COLORATE
Il paesaggio è il substrato di un codice collettivo, una enorme opera realizzata nel tempo dalla natura e dagli uomini, una enorme coperta colorata cucita usando lane colorate filate di vario spessore, stoffe variopinte di grandezze differenti con un risultato finale basato su grana e porosità. Toccando questa coperta, anche ad occhi chiusi, siamo stupiti dalla piacevole sensazione di diversità fluida che scorre al nostro tatto. Appunto come quelle grandi coperte colorate realizzate dalle donne usando stoffe e lane di tutti i generi, avanzate o riciclate da altre lavorazioni. L’opera finale è di grande sensazione anche per la vista, stupefacente l’effetto di questo capolavoro artigianale che potremmo definire di genere etnico e tipologia esotico meridionale. Naturalmente se volessimo analizzare l’opera nelle sue componenti potremmo analizzare lane e stoffe, una per una, colore consistenza e qualità, cercando di risalire a dove e come sono state realizzate, la provenienza dei materiali, la colorazione come è stata effettuata, se collegata a tradizioni e storie particolari, ed altro. 

Per il paesaggio come per la coperta possiamo prendere in esame ogni singolo elemento strutturale per una sua più facile lettura e percorrere con lo sguardo campiture grana e porosità. Occorre tenere alla mentechepuòessere A+B+C=DeancheA:B=C :De A + B - C = D oppure a - C + b = D ecc, non basta fare la somma degli elementi per avere la struttura unitaria, organizzare e ottimizzare le strutture componenti l’unità per una visione totale del tutto; A B C D. Poi il dinamismo delle singole unità A è più veloce di b che può essere più resistente, CCCcc è molto intenso anche se dDd è più marcato. Altro aspetto importante è il livello di trasmissibilità dei concetti. A ha un onda concentrica ampia e di breve intensità B un onda media e di maggior durata C un onda breve e molto intensa D ha un onda con l’eco. Tutte le componenti prese in esame interagiscono tra di loro si sovrappongono in modo orizzontale e verticale, nel tempo e nello spazio. Occorre stabilire dove vogliamo fermarci a livello micro e a livello macro nel processo di conoscenza, il rischio è quello di perdere il contatto con la realtà. Ora stendiamoci su di un prato e copriamoci con questa stupenda coperta multicolore e multiforme e volgiamo lo sguardo ai fili d’erba ai fiori alle farfalle al sole alla luna alle stelle e ai moti cosmici, Buonanotte!

CARATTERI DEL PAESAGGIO
SUPERFICIE: CAMPITURE GRANA POROSITA’
FLUSSI DINAMICI
FENOMENI STORICI: DENSITA’ E DURATA
FENOMENI CULTURALI: INTENSITA’ E TRASMISSIBILITA’
FENOMENI NATURALI: QUALITA’ E QUANTITA

Intreccio fatale - L’ARAZZO - La Strada è Donna!

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L’iniziativa vede protagoniste le donne del corso di arazzo durante la rassegna artistica i colori del territorio. “La strada è donna” sarà una azione simbolica, una performance artistica collettiva rappresentata in una piazza di Spoltore, consistente nel cucire assieme i piccoli arazzi realizzati dalle donne durante il laboratorio trimestrale. Sarà realizzato un grande arazzo collettivo che verrà esposto nei giorni seguenti della rassegna. Il riporto fotografico realizzato durante l’evento rappresenterà il documento di tale iniziativa. La performance potrà essere riproposta in altre manifestazioni culturali mediante la proiezione delle foto e l’esposizione del grande arazzo stesso, se richiesto. L’arazzo multicolore che sarà realizzato richiamerà l’antropizzato e variegato paesaggio spoltorese che si può ammirare dai diversi punti di vista sparsi per il paese. Il paesaggio è il substrato di un codice collettivo, una grande opera collettiva realizzata nel tempo e nello spazio dalla natura e dagli uomini. Una enorme coperta colorata denominata “i colori del territorio”. Una coperta colorata cucita assieme usando lane filate di di vario spessore, variopinte pezze di grandezze differenti, con un risultato finale basato su grana e porosità. Toccando questa coperta ad occhi chiusi, saremo stupiti dalla piacevole sensazione di diversità fluida che scorre sotto il nostro tatto. 

L’opera finale è di grande sensazione per la vista, stupefacente l’effetto di questo capolavoro artigianale etnico meridionale. Ora stendiamoci su un prato copriamoci con questa stupenda coperta multicolore e variegata dei colori del territorio e volgiamo lo sguardo ai fili d’erba ai fiori alle farfalle al ronzio di grilli cicale e altri insetti, al sole alla luna alle stelle e ai moti cosmici.

"E li grill cià candat bonanott coccia pilat!
spuldore lu quattr d’april di lu dumileott"
(firdinand rinzitt)

Ferdinando Renzetti -  ferdinandorenzetti@libero.it 

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mercoledì 30 ottobre 2019

Terra Etrusca. Comunicazione bio-poetica per trasformare uno stalletto in casetta ecologica

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Cari tutti esseri in C.I.R.còL’Azione, vi invitiAmo a prender pArte a sostenere un’operazione di riabitare un territorio nella campagna vicino ad Amelia e a dare, in particolare, energia alla trasformazione di uno stalletto di tufo in casetta ecologica. Prima di tutto in questo giorni creeremo l’intonaco di terra cruda e il pavimento… più altre operazioni necessarie dal vivere in quel luogo…


Si è anche proposto di ridar vita al librettino C.I.R. ! SiAmo insieme nel dare energia alla terra e alle tribù custodi della terra nello scambio e nel sostegno reciproco.

Nell'Antica terra Etrusca
A fianco del Centro Geografico d'ItaliKa...
Vicino al paese circolare di Porchiano Del Monte
che da anni sta vivendo moti di RiAbitazione degli spazi...
A Via delle Zamponare, luogo degli Zampilli  Sorgivi, un ettaro di terra, con il casolare, la serra, il laboratorio di arti antiche, l'orto, gli alberi da frutto e gli ulivi... da 7 anni è in cammino verso la magia del tornare Giardino Primordiale!
E questa è l'Ora di aprire un Nuovo Portale c'è uno stalletto che vuol essere liberato e diventare meraviglia abitata del creato!

Lo Stalletto si farà Casa

e gli sarà donato un nuovo Vestito di Terra
per poter essere luogo di Viva Vissuta Arte,
ponte arcobaleno tra il ventre dei verdi colli
e la piazza cittadina di RomAmoR...
Nel Sogno di far della Terra Casa...
plasmare la Casa di Terra...

e far come gli uccelli... in voli di ispirazione...

sarà tempo di suoni che diano il ritmo alla danza dei piedi nell'alchimia di mescolare terra, paglia e sabbia... delle mani che lo modellano sul tufo... tuffo negli incontri e nei racconti raccolti al Sole autunnale!

Avventurieri, Inventori, avanguardisti… accorrete a prender pArte alla scrittura  in Viva Letteratura!

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DOVE ALLOGGIARE: Nel casale ci sono due saloni e due stanze che possono accogliere quante più persone, anche nel laboratorio si può trovar riparo... i più audaci invece possono metter la tenda
all'aperto!


COME ARRIVARE: In treno la stazione più vicina a cui arrivare è
Attigliano-Bomarzo, in macchina arrivare sotto Porchiano Del Monte e girare al bivio a destra per Attigliano, la seconda strada a sinistra è Via delle Zamponare.


COSA PORTARE: piatto, posate e bicchiere, coperte e materassini, strumenti musicali, libri e saperi per cocreare, doni e stupori da condivivere...


Se sentite di venire date avviso!

Francesca Cocchi 3389241375
Donna Gi 3405185131
MaRio Dal Mare 3487801959


martedì 29 ottobre 2019

Una memoria su Eugenio Melandri, sacerdote attivista pacifista ed ecologista... di Alessio Di Florio

La commozione è volata sul web molto prima ancora che uscisse la notizia. E già questo moto spontaneo, questa commozione che ha fatto irruzione in una domenica d’Ottobre, è testimonianza verace. E’ morto Eugenio Melandri, una vita impegnato nell’attivismo pacifista, nella solidarietà, nella Chiesa degli ultimi. Un impegno politico svolto con totale dedizione e passione dal Parlamento Europeo all’assessorato (dal 2008 al 2010) a Genzano. Dove fu fortemente voluto da Armando La Fortezza. Scomparso sei anni fa nello stesso giorno, a cui è accomunato nello slancio generoso, nell’impegno totale e totalizzante.


Nella lunga storia di Eugenio, dall’obiezione di coscienza alla solidarietà internazionalista, un momento fondamentale fu la fondazione di Senzaconfine. La prima associazione nel quale al pietismo e all’assistenzialismo, si sostituì una solidarietà, vera, concreta. Un impegno con, in cui le vittime, gli indeboliti, gli impoveriti, gli sfruttati diventavano protagonisti. In cui i migranti per la prima volta presero la parola, poterono affrontare le incombenze quotidiane e diventare soggetto politico. Era la fine degli Anni Ottanta, ma erano avanti anche all’attualità. Un’associazione autenticamente antirazzista e solidale, dove i migranti non sono oggetto di lucro e su cui calare il pietismo dei ricchi (o di chi si vuol arricchire) ma persone con cui costruire reti solidali, politica, conquistare diritti e costruire socialità, nella quale dopo la morte di Dino il testimone può straordinariamente raccolto da Alessia Montuori e oggi presieduta da Simonetta Crisci. Sono considerazioni oggi considerate banali e ovvie, forse persino superate visto l’atomizzarsi e la frantumazione di un tessuto di attivismo e impegno sociale e politico nei tempi dell’individualismo e dell’egoismo assurti a sistema, ma che precedettero i tempi.

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Un’associazione che Eugenio Melandri fondò e animò per tantissimi anni insieme a Dino Frisullo. Oltre che fondatore e primo presidente di Senzaconfine Eugenio è stato direttore di Missione Oggi e di Solidarietà Internazionale (un nome che è tutto un programma di vita, scrigno prezioso oggi necessario come l’acqua in un deserto senz’oasi) e fondatore dell’Associazione Obiettori Nonviolenti, tra i protagonisti di quella grande stagione pacifista delle Marce nei Balcani devastati dalla guerra. L’attenzione all’informazione alternativa, alla solidarietà con l’Africa e tutti i Sud del mondo è stata tra le bussole della sua vita. Associazioni come “Chiama l’Africa”, impegnata nella solidarietà dal basso con il grande continente, senza grandi padrini e motore di importantissime campagne sociali, lo hanno visto in primissima fila. Instancabile e mai fermo, sempre col cuore in fiamme per la passione e l’impegno verso gli altri. Una caratteristica che lo accomuna, tra i tanti, ad un altro grande protagonista di quella straordinaria stagione di associazioni, movimenti, campagne pacifiste e di solidarietà di fine Anni Ottanta-Anni Novanta, Dino Frisullo.

E proprio le parole che Eugenio scrisse dopo la morte di Dino oggi possono essere dedicate a lui.
Ti vestivi come i gigli del campo e ti nutrivi come gli uccelli dell’aria. Per te non cercavi mai nulla. Hai donato tutto. Senza tenerti niente. Neanche un momento di riposo, neanche una pietra dove poggiare il capo: “Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli il loro nido, ma il Figlio dell’uomo non ha dove poggiare il capo”. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno. “Beati i poveri. Di loro e’ il Regno dei cieli”.

Dino, lo sai che, con tutta la mia povertà, io credo che ci sia l’altra vita. Sento la nostalgia di quel totalmente altro che ricondurrà tutto a giustizia, dove le vittime avranno finalmente ragione dei loro oppressori. E sono sicuro che, nel Regno che viene, tu avrai un posto grande, bello, pieno di luce. Allora ho meno paura. Con te il paradiso diventerà senz’altro più aperto. Romperà i confini per fare entrare tutti. Lo troverai sempre, infatti, il modo di far entrare anche quelli che – a rigor di legge – forse non dovrebbero. Ti metterai accanto a San Pietro e non lo mollerai fino a quando non darà il permesso di entrata e di soggiorno anche all’ultimo arrivato. Ti organizzerai con quelli che già sono arrivati, come don Luigi, e riuscirete davvero a fare entrare tutti nella grande casa che ci aspetta.

Il don Luigi a cui fa riferimento Eugenio Melandri è don Luigi Di Liegro, scomparso nel 1997 e altro grande protagonista di quella straordinaria stagione romana e nazionale di solidarietà e politica dal basso. E fautore di una Chiesa altra rispetto alla mondanità, alla borghesia, ai potenti, alle trame di palazzo e al dominio sull’uomo e sull’ambiente. Quella Chiesa che è tornata ad incrociare nelle ultime settimane l’esperienza terrena di Eugenio. Era stato sospeso a divinis dopo la candidatura e l’elezione con Democrazia Proletaria. Dopo un primo incontro con Papa Francesco l’anno scorso nelle scorse settimane era stato riaccolto e di recente era tornato a dire messa. Un ritorno vissuto con emozione, commozione. E vera fede. Sicuramente molto più vera e autentica di alcuni che hanno ironizzato contro di lui, affermando che chissà se dopo 30 anni si ricordava come si saliva sull’altare, e hanno sparso veleno e fango contro il suo ritorno alla celebrazione eucaristica. Quello stesso veleno e fango che contro i potenti, nella società e nella Chiesa, gli affaristi, i corrotti e chi realmente sfrutta e deruba gli ultimi e gli impoveriti non faranno mai. Gli anawin, i poveri del Vangelo vero, autentico e di cuore che Eugenio Melandri ha incarnato anche nei 30 anni della sospensione, che un’occasione di riscatto e protagonismo stanno avendo anche grazie al Sinodo sull’Amazzonia che si è concluso proprio oggi. Un Sinodo che può dare speranza, dove le strutture di sfruttamento, dominio, devastazione e oppressione sono state denunciate con forza. In cui è risuonato forte l’impegno per il creato, per l’Amazzonia simbolo di tutte le terre (dall’Ilva e le tante terre dei fuochi d’Italia ai Sud del mondo saccheggiati dalle multinazionali) devastate dal capitalismo e dal profitto ad ogni costo.

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L’ecologia, la Pace, la giustizia, il protagonismo degli emarginati e dei poveri oggi sono centrali per la stessa permanenza della vita, per salvare una società che ha già superato l’orlo del baratro. E sono stati più che centrali nella vita, nell’impegno quotidiano e totale di Eugenio Melandri. La Chiesa di base, schierata contro i potenti e gli oppressori, quella che dalla Teologia della Liberazione ai “preti operai” e di frontiera in Italia ha sempre cercato una strada diversa rispetto alle gerarchie e ai palazzi, ha nel cuore quelli che il Vangelo definisce gli anawin. Gli ultimi tra gli ultimi, i più poveri tra i poveri, i più sofferenti tra i più sofferenti, le vittime più vittime che ci sono dell’ingiustizia. Potremmo anche dire i più piccoli tra i piccoli. Mentre il mondo si precipita oltre il baratro o si hanno loro nel cuore o non si è. E’ necessario sempre più lottare per lasciare questo mondo migliore e meno ingiusto di come l’abbiamo trovato e lo vogliono ridurre oppressori e potenti, senza timore. Perché la vera crescita e la vera libertà stanno nel combattere tutto ciò che rende un uomo schiavo e oppresso: analfabetismo, ingiustizia, degrado ambientale, sfruttamento dei lavoratori e delle classi sociali più deboli. Difendere la vita vuol dire ribellarsi contro tutto ciò che calpesta la vita stessa e la dignità. E’ il racconto della vita di Eugenio Melandri e ora il testimone deve essere raccolto da chi siamo rimasti.
L’Italia, l’Europa, l’Occidente, tutto il mondo è radicalmente diviso da una profonda frattura, una sorta di gigantesca linea della palma (per dirla con Sciascia) e di classe, oppressione e ingiustizia. Da una parte la società e la Chiesa degli scandali finanziari, dei porporati che ancora oggi siedono a tavola con i potenti, i ricchi e gli oppressi mentre perseguitano chi non è allineato e desiderato dall’ipocrisia farisaica di chi vuol imporre una certa “morale”, ma rimangono in silenzio complici persino delle guerre, dei traffici di morte dei mercanti di armi e delle devastazioni ecologiche. Dall’altra la società e la Chiesa degli anawin, degli ultimi, dei deboli, degli emarginati dal Sistema capitalista odierno e dalla devastazione ecologica e sociale. Sono anni difficili, impervia è la strada. Se vincerà i primi o gli ultimi dipenderà anche da come raccoglieremo il testimone di padre Eugenio Melandri.

Alessio Di Florio

Alessio Di Florio


Articolo collegato: https://www.castellinotizie.it/2019/10/27/anche-genzano-piange-eugenio-melandri-ci-ha-lasciati-a-71-anni-un-uomo-di-fede-e-di-pace-che-ha-combattuto-il-suo-male-senza-farne-mistero/

lunedì 28 ottobre 2019

Paesaggi mentali o "pausaggi" bioregionali? - Considerazioni un po' taoiste di Ferdinando Renzetti



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Ante scriptum. Ho raccolto una serie di lettere inviate ad amici ed amiche negli ultimi tempi che ho intitolato "pausaggi", pause, passaggi e paesaggi...

Era di sabato, 12 ottobre  2019, il sole sorgeva alle 07:17 e tramontava alle 18 e 36, la luna si levava alle 18:00 e calava alle 04 e 38. 

Su televideo ho letto questa frase di Benjamin Costant de Rebecque: "Il grande problema della vita è il dolore che si provoca e la metafisica più ingegnosa non giustifica l'uomo che ha straziato il cuore che lo amava". Ho riletto la frase più volte senza afferrarne il senso. Accendo il computer, mi connetto apro la pagina del Giornaletto di Saul e leggo in fondo il pensiero poetico del giorno,  un  aforisma di Lao Tse,  che ho empatizzato cambiando la forma dal tu al noi: "chi sa non parla, chi parla non sa, chiudiamo i sensi, serriamo le porte, smussiamo le punte, risolviamo le complicazioni, armonizziamo la luce, assimiliamo il mondo, questa si chiama l'uguaglianza misteriosa". 


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Così ho scritto PAUSAGGI:Ed ancora di Lao Tse: "quando lo guardi non lo vedi, quando lo cerchi non lo trovi, quando lo ascolti non lo senti",... eppur c'è il  filo invisibile che ci lega, al di la dell'invenzione delle nuvole. sono un po raffreddato anche se fa caldo e fra un po andrò al mare la spiaggia di pescara è molto bella soprattutto in autunno e ci trascorro gran parte del mio tempo a passeggiare meditare e ascoltarne il suono, si dice che ascoltare il suono del mare apre i chakra, equilibra il karma e purifica l’aura. in genere incontro il solito gruppo di amici che gioca a calcio, li guardo tra il divertito e lo stupito. Scrivo allungato sul divano davanti a me la grande finestra esposta verso sud sento i rumori del traffico che arrivano al quinto piano di questo palazzo di pescara citta di mare, mare adriatico. Ho letto da qualche parte che è tra le città col miglior clima in Italia, si ci si vive bene! cibi buoni tradizionali, mercati rionali e quanto altro, in lontananza si intravedono sempre le montagne, gli appennini, con il gran sasso che qualcuno per via della sagoma al tramonto ha definito come la bella addormentata e in questo periodo il sole tramonta proprio sulla sua fronte e la maiella montagna madre. L’inverno le cime sono sempre innevate e basta un oretta di macchina per salire fino a 2000 metri dove si può anche sciare ammirando dall’alto gran parte dell’abruzzo costiero e il mare oltremare questo è quanto a presto.

Parafrasando, si puo dire, sul tema della solitudine e della sofferenza che ognuno nasce solo su questa terra ed è subito sera trafitti da un raggio di sole ci illuminiamo d'immenso (quasimodo ungaretti) e ancora un canto disperato di stelle su questo atomo opaco del male dove esistono la morte e altri mali peggiori (pascoli ungaretti) eduardo scriveva addà passata a nuttata , s è fatto giorno gli faceva eco rocco scotellaro nel senso di ora diamoci di fare! il maestro osho scrive: la saggezza nasce dalla accettazione, qualsiasi sia il contesto, cerchiamo di essere a nostro agio in questa dimensione, senza giudicare gli altri e senza farci intimorire dal giudizio altrui, noi siamo unici e irripetibili e a volte solo uscendo di scena si puo capire quale ruolo si è svolto e i sacrifici avranno il risultato dei più beiu sorrisi. Per concludere voglio dire che uno dei principi della permacultura dice: valorizziamo il limite, anche se bisogna vedere appunto quanto è grande il limite e quanto sono grandi la solitudine e la sofferenza. spesso si tratta di un lavoro di archeologia delle relazioni sociali di artigianato della cultura che ricostruisce pazientemente reti emotive attraverso il potere di un linguaggio universale ed esistenziale

Come diceva Flaiano, ci sono due tipi di fascisti: "I fascisti e gli antifascisti"
grande flaiano grande scrittore e sceneggiatore tra i miei preferiti ultimamente ho riletto diario notturno. Vero quello che diceva ci sono due tipi di fascisti, i fascisti e gli antifascisti diceva pure che non poteva frequentare il circolo di intelletuali comunisti romani perché non era abbastanza ricco da poterselo permettere. Infatti non mi schiero mai ne contro ne a favore di una opinione e non per convenienza, nel senso che preferisco sempre, seguendo il marxismo lucasiano l’analisi sociale dei fenomeni culturali cioè cause effetti e conseguenze, sono cresciuto in una atmosfera sinistrese negli anni 70 con lotta continua le occupazioni a scuola i cortei, il vecchio PCI le feste dell unita anche se non ho mai fatto politica. Sono nato nella periferia urbana di Pescara le ultime file di case, dietro iniziava subito la campagna e qualcuno negli anni 60 allevava ancora pecore maiali galline, all’inizio per me non è stato facile togliermi di dosso il chiuso il ristretto il piccolo mondo, il provinciale della periferia, quella zona dei primi colli dietro l'ospedale era definita nella vecchie carte dell IGM come contrada renzetti, in dialetto rinzitt, probabilmente una comunità di origine longobarda anche se mio nonno materno sicuramente vestino e mia nonna paterna di villamagna probabilmente di origine balcanica quindi potrei tradire una vaga ascendenza balcanica longo barda e vestina, infatti amo molto la musica soprattutto quella delle bande. Tuttora l'unico groove che pulsa a pescara è quello delle piccole fanfarre balcaniche che girano per la citta nei mercati rionali e lungo le spiagge le cosiddette gipsy brass band e poi i tamburi africani di recente importazione. Tra i miei amici su fb ci sono diverse fasce o aree culturali di provenienza così il gruppo della terra cruda e delle costruzioni con materiali naturali poi quello degli ambientalisti ecologisti educatori ambientali anche se certe volte mi sembrano così fasulli, più bravi a chiacchere che a fatti; poi il gruppo dell esoterismo e della spiritualità e del benessere psicofisico legato pure allo yoga perché negli ultimi anni ho frequentato tanti amici seguaci di osho amma sai baba san michele e ho frequentato l ashram di babaji a cisternino così mi sono ritrovato a scoprire cose che non avrei mai pensato come il sincretismo maya o la psicocibernetica essena; il gruppo legato agli ecovillaggi e altre esperienze di comunità intenzionali e poi il gruppo dei musicisti e di tutti quelli che seguono la musica tradizionale meridionale che è stata la mia più grande passione negli ultimi 20 anni assieme a tutta la storia del regno di napoli, quel che voglio dire è che negli ultimi anni ho sofferto parecchio nel vedere tutti i post ogni giorno dedicati a personaggi politici, nel senso che avrei preferito farne volentieri a meno e avevo deciso di bannare tutti quelli che pubblicavano post a riguardo, non perché sia favorevole o contrario semplicemente perché non mi piacciono, poi ho lasciato stare. Infine l ultimo gruppo è quello dei permacultori agricoltori naturali biodinamici e sperimentatori di nuove tecniche e metodi colturali e culturali attualmente forse il mio preferito che riguarda pure la sana alimentazione e l’autoproduzione del cibo

ciao volevo dire che è stata una fortuna per i poeti se hanno perduto la rivoluzione perché il concetto di rivoluzione appartiene a un mondo tipicamente borghese e i poeti non hanno bisogno della rivoluzione perché sono sempre innamorati di ciò che li circonda, come diceva socrate la conoscenza inizia con la meraviglia e i poeti non smettono mai di meravigliarsi per questo ho adottato da tempo il concetto di re-lovetion che funziona bene nell’inglese perché appunto contiene la parola love e quindi aprendoci all empatia addio revolution benvenuta re-lovetion che possiamo tradurre con reinnamoramento, a presto

è una storia lunga che parte da lontano forse come la chiami tu la rivoluzione c è stata veramente anche se non ce ne siamo accorti molti la chiamano speculazione edilizia consumismo e quanto altro, hai mai visto come si faceva la mietitura un tempo? era una delle cose più faticose della vita degli uomini e delle donne che morivano nei campi per la malaria e non lo sapevano, pensavano che fosse lo spirito del grano offeso che si impossessava di loro durante la mietitura e poi il ddt la meccanica i trattori tutto ciò che piace poco a noi poeti ha posto fine a quella forma di schiavitù legata alla cultura del grano che ha segnato modificato pesantemente il paesaggio meridionale, mentre gli schiavi, gli uomini del sud mietevano terrorizzati il grano altri uomini, i padroni festeggiavano andavano a teatro si divertivano, senza partecipare alla grande fatica che si ripeteva ogni anno, così poi la schiavitu dal grano è finita e ora grazie al ddt la malaria non cè più e ognuno ribaltando ogni pianificazione si è costruito la casa o l'abitazione o la rimessa o la stalla dove voleva in modo anarchico, nel caos più totale in modo gassoso, ribaltando la pianificazione secolare della cultura dominante questa può essere stata una vera rivoluzione, se ce ne è stata una, difficile spiegare un concetto lungo e tortuoso su messenger cmq mi fa piacere parlarne con te o almeno avere iniziato a parlarne grazie

Io sono un po' più tollerante, non so. O, strano per un pessimista, cerco di vedere anche quanto è 'andato bene'. O meglio. E penso che le rivoluzione (quelle che ho amato, almeno) hanno tragicamente fallito perché incapaci di ascoltare le mille e mille diversità di un mondo. Non è possibile pensare di avere sempre e devi trovare la maniera di convivere con chi ha idee, progetti o semplicemente è diverso da te e vuole cose diverse.

è che spesso siamo portati a vedere o sentire le rivoluzioni come solo quelle sociali sbandierate dalla cultura o controcultura di sinistra anni settanta entro la quale sono cresciuto anch'io a volte ce ne sono di più grande portata di più silenziose e forse neanche ce ne accorgiamo, per esempio io ho studiato arte per un ventennio arte americana cinema americano letteratura americana musica architettura costumi americani e un giorno parlando con mio nonno è accaduta una piccola rivoluzione perduta dentro di me o reinnamoramento, una re-lovetion, mio nonno ferroviere rural pescatore mi chiese che fai: avrei potuto rispondere dripping o action panting oppure free jazz invece rimasi in silenzio e non risposi niente, che era l'unica risposta che avrei potuto dare niente, ne ho una bottiglia piena, si perché non conoscevo la cultura degli miei nonni la musica l'architettura le consuetudini la gestione del territorio lo scambio dei semi così ho dedicato tutta la mia vita successiva allo studio e alla scoperta di un mondo che avevo attorno a me e con gli occhiali che avevo indossato per ventanni non avevo veduto così ho imparato a costruire con materiali naturali a preservare i semi antichi a cantare e ballare tradizionale in un certo senso ho scoperto la vera arte che a un certo punto non è più neanche arte è semplicemente vita, sapevo tutto di bob dylan e che guevara e non conoscevo matteo salvatore e la storia del brigantaggio sapevo delle femministe americane e non sapevo delle rivolte delle tabacchine salentine potrei continuare per ore perché questi argomenti mi sono molto cari, a rivoluzione sa dà fa prima, da una una frase di Krisnhamurti tradotta in dialetto calabrese la rivoluzione di deve fare prima entro di noi

hai ragione, sono solo tollerante, non ne sono così sicuro, un po' troppo radicale in scelte personali (diverse dalle tue, ma ho lasciato nove posti di lavoro e mal me ne incolse, ora non so bene a che santo votarmi), molto moderato sulle storie generali...solo un precetto evangelico: non fare agli altri quello che non vorresti fatto a te e poi libertè, egalitè, come fa a diventare sostanza, non ne ho idea... diventa sostanza con fraternità, amicizia, ascolto profondo dell’essere, ho letto sul sito di popsophia che tolleranza è una parola che significa accettazione senza ascolto, al di la di questo voglio dire che lo studio dei libri è importante, anche se è fondamentale specificare che cosa intendiamo appunto per cultura se non il riconoscimento o l'integrazione delle comuni manifestazioni del essere, faccio un esempio diciamo da tempo che a scuola bisogna insegnare a scrivere leggere fare i conti e coltivare e conservare i semi, questa è una buona forma di integrazione perché i semi sono stati per millenni la biblioteca della cultura popolare e sono al limite tra cultura materiale e cultura immateriale, detto questo una vera forma di integrazione si può attuare solo nel riconoscimento da parte di tutti delle varie modalità espressive e non solo nell’accettazione pedissequa in senso univoco da parte di una delle classe sociali delle modalità espressive e funzionali di un altra classe sociale, infatti nei gruppi di facilitazione partiamo sempre dal minimo comune denominatore cioè dal linguaggio più semplice e comprensibile a tutti poi si cresce pian piano tutti assieme, nella botte di liebig, concetto agronomico, è sempre la doga più bassa che stabilisce la quantità di liquido contenuta nella botte, la comunicazione.

Ferdinando Renzetti  

sabato 26 ottobre 2019

Solstizi ed equinozi - Un'antica Meridiana Solare Orizzontale scoperta sul colle del Telegrafo di Pescara



Qualche tempo  fa,  il 20 settembre 2019,  sono andato sul Parco di colle del Telegrafo a Pescara, al centro del piano, una piccola area archeologica recintata e coperta ta da una struttura di legno. Avendo con me la bussola ho notato subito che il perimetro delle pietre, circa 5 m x 5 m, forma un quadrato perfettamente in asse con i punti cardinali geografici. Sono tornato all’alba del 25 settembre e ho scoperto, alcuni metri verso est, a terra, una pietra angolare il cui vertice indica perfettamente il punto in cui il sole sorge all’equinozio d’autunno (est geografico). 

Negli stessi giorni, il sole tramonta sulla fronte della Bella Addormenta, il Gran Sasso (ovest geografico). Il sole al tramonto scorre lungo la sagoma della Bella addormentata fino al solstizio d’inverno, tornando pian piano verso l’equinozio di primavera e il solstizio d’estate, segnando in questo modo lo scorrere del tempo stagionale. Sicuramente poteva essere anche un osservatorio astronomico, ho letto che i resti trovati fanno riferimento a una civiltà di 6000 anni fa, non so se è così antico, probabilmente poteva esserci anche un palo o gnomone infilato al centro del pozzetto di pietre, cmq al di la di tutto il quadrato è perfettamente orientato con i punti cardinali: ci sono altre due pietre che magari sono state spostate e che riposizionate nella giusta direzione indicano altri due punti cardinali, il nord e il sud, ad ovest non ce ne era bisogno perché il corno grande del gran sasso indica l ovest. Sono contento che ci sia ora un parco, pure molto bello, da piccolo ci andavo a raccogliere la liquirizia e un periodo, ricordo, c’era pure un campo per giocare a calcio.

 Poi ha vissuto un lungo periodo di abbandono e ci andavo spesso con mio figlio a passeggiare, a raccogliere gli asparagi e appunto a guardare lo splendido panorama dall’alto del mare la città e la costa adriatica. Che io sappia il luogo nella memoria popolare non ha un toponimo di riferimento vorrei consultare
una carta vecchia dell IGM per vedere che nome riporta, bello pensare poi che sia un luogo dotato di una specie di aura sacra, anche poco conosciuto nonostante sia sempre là alla vista di tutti e soprattutto come in una sorta di forma di rispetto nessuno nel corso del tempo ci ha mai costruito. Una volta ho sentito un amico che lo definiva come il monte panettone per via della forma tozza e piatta, una larga e lunga falesia di argilla e sabbia con la tipica vegetazione mediterranea.

Ecco allora se veramente meridiana orizzontale perché gli ignoti costruttori dell’antichità avevano bisogno di stabilire con precisione l’est e l’ovest agli equinozi? Il sole all’equinozio d’autunno segnala l’avvio verso la stagione fredda e l’oscurita mentre l’equinozio di primavera segna il ritorno della luce del calore e dei frutti estivi.

Quasi tutti i popoli dell’antichità, dall’Asia alle Americhe, erano riusciti a calcolare la durata dell’anno osservando le variazioni della lunghezza dell’ombra di un palo. C’è un giorno in cui l’ombra, a mezzogiorno, è la più lunga dell’anno (solstizio d’inverno 21 dicembre), poi giorno dopo giorno l’ombra si accorcia fino ad arrivare alla sua minima lunghezza nel giorno del solstizio d’estate (21 giugno). Poi l’ombra si allunga di nuovo fino a ritornare alla sua massima lunghezza il 21 dicembre. 

I popoli antichi hanno semplicemente osservato questo fenomeno ciclico e contato i giorni che, nell’intervallo di tempo tra le due ombre più lunghe, risultavano circa 365. Per noi, uomini moderni, in questo intervallo la Terra compie un’orbita attorno al Sole, mentre per gli antichi corrispondeva all’alzarsi e abbassarsi del Sole sull’orizzonte .

La stagione buia era estremamente temuta nelle culture rurali: intanto bisogna tener conto della scarsità delle risorse alimentari disponibili in questo momento dell'anno. Con la terra fredda e le piante ritirate in se stesse per difendersi dal gelo non restavano che le scorte fatte durante l'estate. Il buio stesso è motivo di timore. Noi non siamo più abituati visto che l'inquinamento luminoso raggiunge anche le realtà periferiche, un tempo, quando l'elettricità non esisteva ancora, il buio era veramente buio. La notte arrivava alle cinque del pomeriggio e possiamo ben immaginare quale angoscia poteva generare negli uomini. Ultimo il freddo, pungente e forte, dovuto alla lontananza del sole dalla terra. In quel freddo ed in quelle notti buie nelle campagne era veramente dura sopravvive in misere casupole costruite di terra e paglia nei piccoli villaggi circondati dai boschi e dalla natura selvatica compresi animali famelici in cerca di cibo. Al mattino c'era il gelo dentro, non solo fuori. 

E così era, da millenni. Come si può ben immaginare il ritorno della luce significava il ritorno alla speranza, al cibo, al calore, alla vita. Giungere al Solstizio, superare la Candelora erano evidenti segni di poter sopravvivere anche quell'anno alla ciclica "morte". I due equinozi allora segnavano la dualità e alternanza ciclica luce buio caldo freddo vita morte. Anche la ruota dell’anno celtica è basata sulla dualità ciclica e come il nuovo giorno iniziava al tramonto così il nuovo anno iniziava con l arrivo dell’oscurità Samain, mentre Beltane segnava il ritorno della luce e della stagione calda.

Quindi su una superficie piana orizzontale il palo verticale o gnomone indica il percorso tracciato all’estremità della sua ombra durante l’arco della giornata, notiamo che questo percorso ha un andamento curvo. Nei giorni dell’equinozio d’autunno e di primavera il fenomeno cambia e l’ombra traccia una retta nella direzione Est- Ovest.

La curva del percorso dell’ombra, nel giorno del solstizio d’inverno e alla nostra latitudine, è un’iperbole con la concavità rivolta in senso opposto al palo. L’iperbole, con il passare dei giorni, diminuisce la sua concavità fino a trasformarsi in una retta nel giorno dell’equinozio di primavera. Nei giorni successivi il percorso dell’ombra ritorna iperbolico con la concavità rivolta verso il palo fino a formare la curva del solstizio d’estate. Il ciclo continua con l’equinozio d’autunno e il ritorno della retta. Guardando queste curve e rette gli antichi astronomi e sacerdoti hanno fissato le date dei solstizi ed equinozi.

Ferdinando Renzetti - ferdirenzetti@tiscali.it

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Legenda
Questa che propongo è una prima riflessione prettamente pratica utilitaristica sul possibile significato del quadrato di pietra e della meridiana orizzontale, su una base antropologica possiamo parlare di aritmosofia astrale, di campo di gioco delle stelle o di corda aurea; in una visione vagamente new age possiamo parlare di fisiologia della terra, delle leys lines e delle linee sincroniche; a livello archeologico del simbolismo cosmologico etrusco-romano del templum in terra specchio del cielo e del quadrato divinatorio dell aruspice, poi cè tutto un discorso da fare su polo nord geografico e polo nord magnetico e sulla enorme confusione che hanno creato nel corso della storia, per via della precessione degli equinozi che si spostano di un grado ogni 72 anni circa. Anche sul web si trova tantissima letteratura mista a gran confusione, quindi se usiamo il sole come riferimento sappiamo che a mezzogiorno, in inverno, all’una in estate, per via del cambio dell’orario, l’ombra del nostro corpo a terra ci indica il nord geografico, così come sappiamo che il sole al sorgere dell equinozio ci indica l’est geografico e il suo tramonto l’ovest geografico. Naturalmente se usiamo la bussola abbiamo i punti cardinali spostati di circa 23° in senso orario. Il moto di precessione degli equinozi genera ancora più confusione con la stella polare che non è sempre la stessa poiché l asse della terra si sposta lentamente nel giro di 26.000 anni indicando stelle al suo zenit sempre diverse. Probabilmente 6.000 anni fa le due direzioni polo nord geografico e polo nord magnetico potevano pure coincidere e gli osservatori antichi non avevano il disagio di vivere come noi lo sdoppiamento del cielo notturno ruotante attorno al perno centrale stella polare, dal cielo diurno solare con il nord geografico, spostato da quello magnetico e indicato dal sole, con l’ombra a mezzogiorno o perfettamente ai due equinozi.




venerdì 25 ottobre 2019

Quanta energia elettrica prodotta in Italia è "rinnovabile"?

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Il GSE monitora annualmente il grado di raggiungimento dell’obiettivo nazionale e degli obiettivi regionali in termini di quota dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili. 
L’Italia ha due obiettivi nazionali vincolanti in termini di quota dei Consumi Finali Lordi (CFL) di energia coperta da fonti rinnovabili (FER) al 2020, assegnati dal D.Lgs 28/2011:
  • quota CFL complessivi di energia coperta da fonti rinnovabili almeno pari al 17% (obiettivo complessivo);
  • quota CFL di energia nel settore dei trasporti coperta da fonti rinnovabili almeno pari al 10% (obiettivo settoriale trasporti).
Il Decreto 15 marzo 2012 (decreto Burden sharing) fissa il contributo che le diverse regioni e province autonome italiane sono tenute a fornire ai fini del raggiungimento dell’obiettivo del 17%, attribuendo a ciascuna specifici obiettivi regionali di impiego di FER al 2020.
Il Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN) individua poi le traiettorie nazionali e regionali per raggiungere i due obiettivi, anche nei settori elettrico e termico.
Tra il 2012 e il 2017 la quota dei consumi finali lordi complessivi coperta da FER è aumentata in modo significativo, raggiungendo nel 2017 quota 18,3%, in crescita significativa rispetto al 17,4% del 2016.
Tale aumento trova giustificazione in diversi elementi, come la contrazione dei consumi energetici complessivi del Paese (oltre 600 ktep in meno), l’aumento dei consumi di biomassa solida per riscaldamento, legato al clima più rigido del 2017 e al conseguente aumento del fabbisogno di calore, e la maggiore produzione elettrica (principalmente da fonte solare ed eolica).
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, in Italia nel 2017 la quota dei consumi coperta da FER è del 6,5%, in calo rispetto al 2016 e dunque distante dall'obiettivo del 10%; la contrazione è dovuta principalmente all’effetto di alcune modifiche normative nelle premialità accordate ad alcune tipologie di biocarburanti, introdotte nel 2017.
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Per quanto riguarda gli altri settori i dati sono sempre superiori alle previsioni: nel settore elettrico nel 2017 la quota dei consumi complessivi coperti da FER è superiore a quella prevista per il 2020 (34,1% rispetto alla previsione del 26,4%); anche nel settore termico la quota è del 20,1%, rispetto ad una previsione del 17,1% al 2020.
Per quanto riguarda le situazioni regionali, i consumi finali lordi da FER rilevati nel 2017 mostrano valori quasi sempre superiori alle previsioni del Burden sharing per il 2016, ad eccezione di Liguria e Sicilia. Veneto e Provincia autonoma di Bolzano hanno raddoppiato gli obiettivi fissati al 2020. Tutte le regioni, a parte Liguria, Lazio e Sicilia, hanno raggiunto il target previsto al 2018 e 14 hanno superato quello del 2020.
Nel 2017 i consumi finali lordi complessivi risultano significativamente più bassi ai valori fissati dal Burden sharing per il 2018, sia a livello nazionale sia nella maggior parte delle regioni, grazie sia alla crescita delle rinnovabili sia al calo dei consumi energetici complessivi.
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(Fonte: Arpat)

giovedì 24 ottobre 2019

Veleni a confronto - Un mondo senza DDT sarebbe stato possibile...


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Il Ddt, il primo e più popolare insetticida moderno, aveva un “fratello” anche più efficace e meno tossico, ma per motivi politici ed economici, non fu mai utilizzato. Si chiamava   Dfdt e a inventarlo erano stati gli scienziati nazisti. Dopo la sconfitta del Terzo Reich, però i loro studi furono liquidati dagli Alleati come scarsi e inadeguati, e caddero nell’oblio, lasciando il campo libero all’impiego massiccio del suo fratello più tossico, il Ddt. A raccontare la storia dimenticata del Ddt fluorinato sulle pagine del Journal of the American Chemical Society non sono gli storici ma alcuni scienziati della New York University che, sviluppando in laboratorio nuovi cristalli derivati dal Ddt, avevano individuato il Dfdt come meno tossico, scoprendo poi che qualcuno li aveva preceduti.

Dfdt, un Ddt addomesticato

Nell’immaginario popolare il Ddt, vietato dalla metà degli anni Settanta in molti paesi, è rimasto come l’insetticida per eccellenza. Negli anni Quaranta e Cinquanta, per esempio, intere regioni d’Italia furono irrorate di Ddt per combattere le pulci, vettori del tifo, e la zanzara anofele, vettore della malaria, soprattutto, Maremma e Sardegna.
Oggi il Ddt è fuorilegge in tutto il mondo, tuttavia, in alcuni paesi tropicali il potente insetticida è ancora utilizzato per combattere la malaria. “Con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riconosciamo l’urgenza di nuovi insetticidi”, spiega Michael Ward, chimico e tra gli autori della ricerca, e infatti il gruppo di ricerca era al lavoro proprio per ridurre l’impatto ambientale di simili insetticidi. Hanno così preparato una forma solida del nuovo composto, il Ddt fluorinato o Dfdt, e la hanno testata su zanzare – soprattutto le specie portatrici di malaria, dengue, febbre gialla – e moscerino della frutta. E il Dfdt uccideva le zanzare da due a quattro volte più velocemente. Si trattava ora di verificare se qualcuno prima di loro avesse sviluppato lo stesso composto.

Le ricerche dei nazisti

Chi ci aveva già pensato erano proprio gli scienziati del Reich. All’epoca le necessità di guerra, come spostare molti uomini in ambienti nuovi, spingevano la medicina militare a lavorare per evitare contagi che potessero indebolire le truppe. E per tenere sotto controllo gli insetti nella campagna di Russia e nel Nord Africa, gli studiosi nazisti avevano già sviluppato il Dfdt. D’altra parte, anche il Ddt era nato per le stesse ragioni ma sul fronte opposto: sviluppato dagli Stati Uniti, veniva impiegato per la lotta insetticida delle truppe yankees in Europa e nel Sud del Pacifico.

Come sarebbe andata la storia col Dfdt?

A guerra finita, i tecnici alleati vennero a conoscenza del Dfdt. Ma nonostante l’insetticida si dimostrasse più rapido nell’azione e meno tossico per i mammiferi, le ricerche naziste furono screditate. “Ci siamo davvero sorpresi nel conoscere come l’avversario del Ddt ha perso la gara per ragioni geopolitiche e circostanze economiche, più che per considerazioni scientifiche”, racconta Bart Kahr, tra gli autori del lavoro. Ancora nel 1948 lo svizzero Paul Müllervincitore del premio Nobel per la Chimica proprio per aver scoperto il potere del Ddt nel contrastare la malaria, dichiarò che il Dfdt e non il Ddt sarebbe stato l’insetticida del futuro. Eppure il Dfdt fu dimenticato. Vinsero gli Alleati, così vinse il Ddt, con conseguenze però sull’ambiente e sulla salute di molti. Ma cosa sarebbe successo, si chiede Ward, se il Dfdt non fosse stato “oscurato”? “La vicenda ci costringe a pensare a una storia controfattuale della scienza”.

Giancarlo Cinini

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martedì 22 ottobre 2019

Lotta all'inquinamento da plastica monouso e all'abbandono dei rifiuti in natura

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L’abbandono dei rifiuti, soprattutto in plastica usa e getta, è uno dei problemi ambientali più sentiti, infatti, ogni anno più di 8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica finiscono negli oceani creando problemi all’habitat marino, ai pescatori e al turismo, con un danno all’ecosistema stimato in 8 bilioni di dollari
Quanti e quali paesi nel mondo hanno adottato misure per limitare l’inquinamento da plastiche usa e getta?
Gli scienziati stanno iniziando a trovare evidenze del danno causato dalle plastiche, che,  deteriorandosi, si frantumano in piccoli frammenti, micro o nano plastiche, finendo nei mari ma anche nella catena alimentare.
Gli studiosi hanno trovato questi piccoli frammenti di plastica non solo in mare ma anche nel terreno, nei corsi d’acqua, nell’acqua potabile e persino nell’aria che respiriamo.
Il problema sta divenendo sempre più evidente e non è più possibile ignorarlo.
Le fonti più rilevanti per quanto riguarda l’inquinamento da plastica sono rappresentate da
  • borse in plastica usa e getta
  • oggetti e prodotti in plastica usa e getta, per lo più contenitori per bevande e alimenti ma anche cannucce e posate
  • micro e nano plastiche, spesso aggiunte ad altri prodotti, come quelli per la cura della persona, o per le pulizie della casa o dell'automobile.
Il report dell'Unep "Legal Limits on Single-Use Plastics and Microplastics" fornisce una panoramica su come i paesi stanno cercando, attraverso la normativa, di regolare la produzione, l’importazione, l’uso della plastica usa e getta e delle microplastiche, che, come detto, sono tra le principali fonti di inquinamento dei nostri mari e oceani. Infatti, il rapporto analizza
  • gli strumenti legali (divieti, restrizioni, tasse ed altro ancora)
  • i sistemi di gestione dei rifiuti (sia smaltimento che riuso o riciclo)
  • le soluzioni adottate per sostituire i prodotti in plastica, in particolare quelli usa e getta.
Il rapporto prende in esame:
  • il modo in cui vengono applicati i divieti alla fabbricazione, uso, distribuzione, importazione-esportazione dei prodotti in plastica monouso, se coinvolgono i prodotti e/o i processi produttivi o solo l’utilizzo in alcune catene produttive, come quella alimentare, dove si fa molto uso di prodotti in plastica usa e getta
  • il tipo di incentivi e disincentivi fissati e come vengono applicati alla fase di produzione, consumo e smaltimento
  • la modalità con cui, a livello nazionale, la normativa sulla gestione dei rifiuti e sul riciclo incide sui prodotti in plastica monouso
  • le misure volontarie che limitano l’uso di microplastiche.
A Luglio 2018, la situazione si presentava come segue.
Paesi che hanno adottato una normativa per la riduzione della plastica usa e getta127 paesi su 192 avevano adottato una qualche misura a livello legislativo tendente a regolare le buste in plastica usa e getta. Le prime norme, in questo ambito, sono state introdotte all’inizio del 2000 e poi incrementate nel corso del decennio successivo. La normativa sulle buste in plastica comprende le limitazioni sulla produzione, sulla distribuzione, sull’uso e sul commercio delle stesse, sulle tasse ed imposte e su disposizioni post consumo. Le norme che disciplinano questo tema sono varie ma hanno un elemento comune e molto diffuso che riguarda le limitazioni nel commercio.
mappa paesi con normativa che limita prodotti in plastica monouso27 paesi hanno introdotto divieti su specifici prodotti (piatti, tazze, cannucce ed imballaggi) o sui quantitativi di produzione.
mappa paesi con misure contro buste in plastica monouso27 hanno previsto tasse nella fase di produzione delle buste in plastica mentre 30 sulla fase di consumo, prevedendo un costo per il consumatore.
43 paesi hanno inserito nella legislazione la responsabilità del produttore per quanto riguarda le buste in plastica.
63 hanno previsto di inserire varie misure che vanno dalla responsabilità del produttore a target di riciclo ma anche cauzioni.
Per quanto riguarda le microplastiche, invece, hanno introdotto divieti normativi 192 paesi, tra questi troviamo: Canada, Francia, Italia, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda, Svezia, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America. Belgio, Brasile, India e Irlanda hanno proposto nuove norme e/o disposizioni che prevedono divieti di utilizzo di microplastiche. Lo stesso ha fatto l’Unione Europea.
Dei 7 paesi che hanno disciplinato le microplastiche solo la Nuova Zelanda ha previsto una disciplina complessiva (cura della persona, detersivi, prodotti per il lavaggio e la manutenzione dell’auto) mentre gli altri hanno introdotto limiti nell’uso delle microplastiche nei prodotti per la cura della persona.
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(Fonte: Arpat)

lunedì 21 ottobre 2019

Spiritualità Naturale – Intelligenza e coscienza sono presenti in ogni forma vivente…


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Il concetto di  spiritualità è una attribuzione di carattere umano?  Alcune religioni  dicono che solo l’uomo sia in grado di sperimentare coscienza di sé ed intelligenza discriminativa e razionale. Questa capacità possiamo anche definirla “spirito”…
Allo stesso tempo siccome non esiste cosa su questa terra e nell’Universo, che possa dirsi separata -in quanto il tutto si manifesta nella totalità del “tutto”- e la vita stessa è inscindibile nelle sue varie espressioni, manifestando radici comuni in tutte le sue forme, di qualsiasi genere e natura, si può intuire che la caratteristica della “coscienza-intelligenza” sia presente in ogni elemento vivo, che dimostra nascita, crescita e morte, sia pur in diversi gradienti.

Facciamo l’esempio della crescita in “intelligenza e coscienza” come avviene nell’uomo. Cominciando dalla sua formazione in quanto unione di spermatozoo ed ovulo, passando per la sua fase embrionale, alla formazione completa degli organi, alla fuoriuscita dal grembo, all’inizio della sua capacità di apprendimento e discernimento… attraverso vari momenti evolutivi che -pur apparentemente differenti in qualità- rappresentano comunque una crescita del medesimo soggetto.

Se ciò avviene nell’uomo perché non ipotizzare che possa avvenire in ogni altra forma vivente, pur in una scala differenziata e di diversa qualità? Se accettiamo questa premessa come un presupposto di condivisione della stessa qualità di “coscienza ed intelligenza”, ecco che improvvisamente possiamo riconoscere in tutto ciò che è vivo la qualità “spirituale”…

Ma ben inteso non in senso religioso… quella è un’assunzione che non ci compete a noi laici ed ecologisti. No, riconosciamo lo “spirito” in quanto capacità della vita di esprimere se stessa in forme energetiche dotate di coscienza.. e qui possiamo fermarci…

Poi, dal punto di vista poetico ed emozionale, perché non descrivere la vita di un albero come espressione spirituale della natura? Cosa c’è di male…

Innegabilmente anche  un albero è vivo e si esprime attraverso le sue funzioni biologiche e manifesta desideri e repulsioni, come noi umani.

Paolo D’Arpini - Coordinatore Rete Bioregionale Italiana

bioregionalismo.treia@gmail.com

sabato 19 ottobre 2019

Bioregionalismo in città - Rimboschimento nelle aree urbane

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Nel Decreto Clima sono stati inseriti  incentivi per il rimboschimento delle città: ottima idea. Difatti numerosi altofusti sono vitali per le aree urbane. Perché: – mitigano i picchi estremi del microclima cittadino (temperature, venti, umidità) – assorbono il gas serra Co2 ed emettono il prezioso O2 atmosferico (circa 70 kg/anno ciascuno) – con le potature forniscono gratis la necessaria pacciamatura delle aiuole circostanti – drenano e consolidano il suolo urbano (consolidamento idrogeologico) – garantiscono l’ombreggiamento estivo e (se a foglia caduca) il soleggiamento invernale – alimentano un prezioso ecosistema naturale (uccelli, insetti, funghi, ecc.) – occupano, al suolo, uno spazio esiguo (massimo 1 mq, se a chioma espansa) – trasformano strade e piazze in stupende scenografia paesistiche e cromatiche. 


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Treia - Giardini di San Marco

Ma attenzione alla messa a dimora (controinformazione per Sindaci e Giardinieri): – vanno utilizzati altofusti autoctoni (bioregionali) e molto giovani, intervallate con specifiche “essenze pioniere” a rapidissima crescita (da abbattere, nel caso, quando l’altofusto ha raggiunto il necessario sviluppo) – la pavimentazione circostante (almeno pari alla futura chioma) deve essere rigorosamente drenante e traspirante, nel caso sagomata ad imbuto – ove necessario, è possibile allestire anche condotte di subirrigazione drenata riciclando (previa depurazione primaria in Imhoff) i reflui urbani civili delle fognature (NB: ogni altofusto può assorbire ed evaporizzare nell’aria fino a 500 lt/giorno di refluo). 

Arch. G. Falvella - Econews 

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(Fonte: AK Informa n. 42)

venerdì 18 ottobre 2019

Economia civile sul territorio bioregionale - Isernia 19 ottobre 2019

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Isernia.  Il giorno 19 ottobre 2019  si tiene un   convegno dal titolo “INCONTRO SULL’ECONOMIA CIVILE DEL TERRITORIO”.

Abbiamo inteso offrire al Cittadino responsabile l’opportunità di approcciare un tema di grande attualità, quanto di complessa entità: un convegno incentrato sulla formazione in chiave tecnica, che pur si richiama a valori sociali che dal dopo seconda guerra mondiale ad oggi hanno consentito agli Italiani di farsi in qualche misura da sé in termini di civiltà, ovvero ai valori umanistici universalistici che includono giusto spirito in giusta tecnica, nell’ambito di un “cultus vitae” incentrato sulla giusta vita.

Il Comitato spontaneo per l'economia civile sul territorio, che organizza l'incontro,   è apolitico, apartitico, aconfessionale e senza fini di lucro: intende essenzialmente promuovere volontaristicamente incontri di sensibilizzazione culturale in termini di formazione sociale – specie delle generazioni più giovani – ma anche dei cosiddetti “baby boomers”, che oggi non sono più tanto giovani nell’età anagrafica, e che pur hanno fatto grande la nostra Italia, e sono decisamente giovani nel proprio
animo.

Il convegno presenta profili di alta formazione tecnica insieme con profili di alta formazione civile, nell’approccio ad una sensibilizzazione che combina la professione con la responsabilità sociale, in riferimento all’opportunità per il futuro prossimo in Italia e nel Mondo di salvaguardare la continuità della vita in termini di qualità reale di cui possono beneficiare tutte le genti di un  dato territorio bioregionale  in chiave di dignità.

L’intelligenza umana tecnica della passione professionale in senso stretto si inquadra pur sempre nell’alveo della intelligenza umana naturale della passione civile in senso lato, con riferimento ai valori più alti d’esser contestualmente territoriale ed universale bellezza.

Angelo Marcucci - angelomarcucci223@gmail.com

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