sabato 30 settembre 2017

Plastica ed igiene personale inquinante - Ti pulisci le orecchie e sporchi il mare....

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Le principali cause dei rifiuti galleggianti in mare sono la cattiva gestione dei rifiuti urbani e dei reflui civili, oltre che l’abbandono consapevole (29%) e le attività produttive, tra cui pesca, agricoltura e industria (20%)



Allo Spazio Alfieri, il 14 settembre 2017, Legambiente ha organizzato un’iniziativa sulla Marine Litter, ovvero sull’inquinamento marino causato dalle plastiche. Ha introdotto e moderato Enrico Fontana – Responsabile Nuova Ecologia, a cui sono seguiti gli interventi di Giorgio Zampetti – Responsabile scientifico di Legambiente, Francesca Gatteschi – Unicoop Firenze, Giulia Gregori – Novamont. Ha chiuso la sessione Silvio Greco – Presidente del Comitato Scientifico Slow Food, che ha esposto il problema della biodiversità marina a rischio nel Mediterraneo.

Gli interventi dei relatori evidenziano una situazione complessa che va affrontata lavorando su più fronti, principalmente:
  • informazione puntuale su come effettuare la raccolta differenziata
  • corretta depurazione dei reflui urbani
  • innovazione tecnologica dei materiali, soprattutto quelli in plastica
  • implementazione della normativa, ad esempio introduzione della fishing for litter
  • messa al bando definitiva di taluni materiali.
Secondo i dati forniti da Legambiente, 8 milioni di tonnellate di plastica fluttuano nei nostri mari trasportate dalle correnti, le previsioni dipingono uno scenario inquietante: nel 2025 i quantitativi di plastica dispersi nel mare triplicheranno e nel 2050 ci sarà più plastica che pesci.

rifiuti abbandonati sulla spiaggia

La tendenza è universale ed i singoli paesi non possono fare nulla da soli, è necessaria una strategia comune. Per questo, lo scorso giugno Legambiente ha portato all’attenzione delle Nazioni Unite la questione delle plastiche abbandonate sui litorali e in mare, ricordando come, grazie ad iniziative di volontariato quali Clean Up the Med e Beach Litter, sia stato possibile monitorare i rifiuti e verificarne la tipologia. Infatti, nel 2017, i volontari di Legambiente hanno ripulito 62 spiagge ed i rifiuti raccolti sono stati 670 kg per ogni 100 metri, tra cui molte reti per la miticoltura, lenze, cassette di polistirolo, tappi, coperchi e contenitori vari in plastica.

In mare si trovano anche molte buste “usa e getta”,  per questo è necessario estendere la messa al bando delle buste di plastica non biodegradabili e compostabili con spessore inferiore ai 100 micron (norma già in vigore in Italia) anche ai paesi dove il bando si limita ai 50 micron come, ad esempio, Francia e Marocco.

Esemplare in tal senso la decisione di Unicoop Firenze di aderire, sin dal 2009, alla campagna per la riduzione delle buste della spesa in plastica, invitando i propri soci e clienti al riuso. Da allora sono stati raggiunti risultati importanti: oltre il 70% dei soci e clienti fa la spesa portando la borsa da casa. Di recente Unicoop Firenze, tra le prime in Italia, ha esteso l’utilizzo della bio/plastica di mater bi anche ai sacchetti ed ai guanti del reparto ortofrutta. 

In mare sono presenti, in quantità notevole, anche le micro o nano plastiche, che sono piccolissimi frammenti di plastiche che giungono per lo più dagli scarichi domestici; ad esempio, i capi sintetici, che laviamo a mano o in lavatrice, disperdono nell’ambiente dei minuscoli frammenti di plastica che spesso finiscono in mare. Per arginare questo problema è importante lavorare sulla ricerca e l’innovazione tecnologia nel settore delle plastiche.

A questo proposito, Il World Economic Forum di Davos, appuntamento annuale che richiama giornalisti, economisti e industriali da tutto il Mondo, affronta le tematiche legate alle politiche ambientali ed alle innovazioni nell’industria della plastica.

plastica in mare

Secondo le sue stime, al momento solo il 14% degli imballaggi in plastica viene riciclato. Il resto viene incenerito, gettato nelle discariche o, peggio ancora, finisce in mare.

Per questo nella recente edizione si è dato via alla New Plastics Economy, un insieme di azioni e strategie atte ad aumentare significativamente la quantità di materiali plastici riciclati. Lo scopo del progetto è lavorare insieme, puntando la rotta verso un sistema plastico globale più efficace.

(Fonte: Arpat)

venerdì 29 settembre 2017

UE - C'è troppa ammoniaca nell'aria...


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Il report dell’Agenzia europea per l'ambiente European Union emission inventory report 1990–2015 under the UNECE Convention on Long-range Transboundary Air Pollution (LRTAP) è redatto ai sensi Convenzione sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza (CLRTAP) finalizzata a ridurre l'acidificazione, l’eutrofizzazione e l'ozono troposferico, fissando limiti di emissione in atmosfera per ossidi di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili e ammoniaca e costituisce pertanto un bilancio annuale delle emissioni dell'Unione europea.
Ricordiamo che, oltre agli impegni di riduzione delle emissioni previsti per i singoli paesi, la Convenzione specifica anche gli impegni di riduzione per l'UE nel suo complesso.
Dal documento emerge come le emissioni di ammoniaca sono aumentate nel 2015 e diversi Stati membri dell'Unione europea nonché l'UE nel suo complesso hanno superato i rispettivi limiti di emissione di ammoniaca ai sensi della Convenzione.
Le emissioni di ammoniaca  sono aumentate nell'UE-28 tra il 2014 e il 2015 dell’1,8 %. La Grecia non ha riportato dati per il 2015. Le emissioni di ammoniaca sono aumentate in Francia, Germania e Spagna; questi ultimi due paesi, oltre a Svezia e all’UE nel complesso, hanno superato i loro limiti per questo inquinante nel 2015.
Circa il 94% delle emissioni di ammoniaca in Europa deriva dall'agricoltura industriale e principalmente da attività come lo stoccaggio del letame, lo spargimento di liquami e l'uso di fertilizzanti contenenti azoto.
L'ammoniaca contribuisce all'eutrofizzazione e all'acidificazione degli ecosistemi; inoltre gioca un ruolo importante nella formazione della componente secondaria del particolato.
Gli altri principali inquinanti coperti dalla Convenzione sono notevolmente diminuiti dal 1990; tra questi i tre inquinanti atmosferici prevalentemente responsabili della formazione di ozono a livello del suolo. Il monossido di carbonio, i composti organici volatili non metanici e gli ossidi di azoto sono stati ridotti rispettivamente del 68%, del 61% e del 56%.
In tutta l'UE-28, le emissioni di ossidi di zolfo sono diminuite fino all’89% rispetto al 1990. Ciò è il risultato di una combinazione di misure, tra cui il passaggio da combustibili ad alto tenore di zolfo a combustibili a basso tenore di zolfo (come il gas naturale), la desolforazione dei gas di scarico in impianti industriali e le direttive comunitarie relative al tenore di zolfo di alcuni combustibili liquidi.
Le emissioni di PM10, PM2.5 e black carbon sono scese rispettivamente del 24%, 26% e 40%, a partire dal 2000.
Le emissioni di metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio, così come diossine e furani, esaclorobenzene e PCB sono diminuite notevolmente dal 1990, di circa il 67% o più.
Oltre che nel report, i dati dell’inventario sono visibili e scaricabili dalla relativa interfaccia interattiva, che permette anche di operare comparazioni tra diversi attività, paesi ed annualità.

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(Fonte: Arpat)

giovedì 28 settembre 2017

Il ciclo della Vita - La morte è solo "trasformazione"

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C’è una carta dei Tarocchi che ogni volta che compare, il consultante si spaventa. Ha un significato molto chiaro: è la tredicesima, LA MORTE e viene rappresentata da uno scheletro.
Questo aspetto della vita così accantonato, così temuto e aborrito, è l’unica certezza del nostro futuro, il giusto contrasto che ricrea l’equilibrio. Pensare universalmente non è facile. Non è facile soprattutto scendere dal piedistallo e capire che si è microbi. Ci si “gonfia” ogni giorno di IO e di SE’ e poi ci si spaventa di fronte alla morte.
La morte è una trasformazione. Sulla carta dei Tarocchi si scorge un sole che sorge, l’inizio di una nuova vita. Nella cartomanzia ha un significato ben preciso, ed è un passaggio inevitabile, magari lento, ma una trasformazione certa; è sbagliato considerarla come la carta che preannuncia una morte, di un parente, del consultante o di conoscenti. Che si muore lo sappiamo bene, è inutile cercare di saperlo prima, tanto ci tocca comunque. 
Inoltre, noi moriamo ogni giorno, dalla nascita, perché ci trasformiamo.
Tutto l’universo è in trasformazione e tutto nasce e muore, è il ciclo della vita.
E noi, che abbiamo paura della morte, non la causiamo agli altri? Fin dalla nascita mettiamo in pericolo la vita di nostra madre, poi ci insegnano a cibarci di carne. Per questo occorre dare la morte a un animale. E noi utilizziamo quella carne a rischio di putrefazione e la trasformiamo in cibo. Il prodotto che cediamo, poi, alla natura, è un’ulteriore trasformazione e se ciò di cui ci nutriamo è pulito, libero da tossine, lo cediamo per un nuovo ciclo nella natura. Il riciclo della carne comporta un aumento delle tossine e il suo passaggio attraverso il nostro corpo non è privo di rischi, soprattutto quando la provenienza della carne è quella della grande distribuzione, difficilmente controllabile.
Il cibo che acquistiamo e che cuciniamo lo trasformiamo, ne creiamo altro.
Gli animali selvatici si cibano di bacche, germogli, erba e cedono di nuovo alla natura un prodotto incontaminato, riciclabile subito; servirà da concime per le nuove semenze che il vento ha sparso in giro, nei boschi, nei prati e nei giardini. Un tempo gli allevamenti di bovini erano una fonte impareggiabile di concime puro, mentre ora, nutriti male per aumentarne il peso in breve tempo, diventano dei trasformatori che inquinano e non nutrono più il terreno come un tempo. Le esalazioni delle stalle di allevamenti intensivi sono immonde; l’antico odore del letame era ben diverso e svaniva in fretta, riciclato nel terreno che si preparava prima dell’inverno.
Anche il vento aiuta la trasformazione, porta i semi ovunque e garantisce la continuità nella natura, oltre a purificare l’aria trasformandola in buon ossigeno per i nostri polmoni; eppure spesso sento la gente che si lamenta del vento, “perché disturba”. L’aria che ristagna provoca muffa e trattiene i fumi nocivi, causando freni alla trasformazione.
Cerchiamo acqua di fonte perché è pura; ma da dove arriva? Le nuvole, la pioggia, cedono acqua inquinata, carica di gas, di polveri e magari altri inquinanti chimici. La terra l’accoglie e la trasforma, la fa scorrere attraverso le rocce, nei canali, tra i sassi millenari, penetra nelle grotte e si purifica, trasformandosi in acqua di fonte, quella fresca, leggera e limpida acqua che si scopre, talvolta, nelle passeggiate in montagna.
I nostri fiumi trasformano persino i liquami malsani che cediamo noi, umanità in decadimento, il mare affronta con grinta ogni offesa dell’uomo e tenta di ripulirsi, scoperchiando a volte quello che l’uomo tendeva a nascondere nei suoi fondali. I lombrichi, nel terreno, si cibano e trasformano col loro corpo ciò che poi viene usato per le nuove semine. E’ così che si trasforma tutto, che nasce e che muore ogni cosa.
Anche la stessa Terra, il pianeta che ci ospita, è nata, e un giorno dovrà morire, perché così sono le leggi di natura, quelle leggi che ci dimentichiamo essere l’unico futuro di ogni atomo della Creazione. Per essere in armonia con noi stessi e tutto ciò che ci circonda, occorre ribaltare il concetto antropocentrico che ha generato negli ultimi millenni carneficine inimmaginabili, desertificazioni immense, saccheggi di luoghi incontaminati e indifesi.
E’ necessario affidarsi ancora alla Terra, alla mamma che sempre accoglie con amore e comprensione, e avere paura della morte è proprio inutile, perché è semplicemente un passaggio naturale e indispensabile per garantire la continuità della Creazione.
Franca Oberti

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mercoledì 27 settembre 2017

La distruzione del pianeta va avanti ininterrotta... (faremo la fine dei topi dell'isola di Montecristo)




Alcuni potentati economici, ben indirizzati e determinati, hanno -dagli ultimi sessanta anni in poi- obbligato il sistema agricolo a dipendere dai fertilizzanti chimici e dai veleni erbicidi. Pian piano tutte le falde acquifere saranno inquinate e l’acqua diventerà un bene
preziosissimo e l’agricoltura, che sino a pochi anni fa era fonte di nutrimento per l’uomo, diventerà la causa della sua rovina. Inoltre la detenzione di sementi brevettate e la trasformazione dell’ambiente porterà a carestie indicibili ed allo sterminio di intere popolazioni.


A chi interessa tutto ciò? Non è solo un meccanismo di sfruttamento economico, dietro c’è una sorta di piano strategico per il dominio del mondo.

Ma vediamo come è cominciato questo strazio. Tutto ha inizio con la vittoria del sistema consumista americano che ha esportato in tutto il mondo il criterio alimentare basato sulla separazione del modello agricolo naturale. Tale 
scissione è legata all’aumento del consumo di carne.


Allontanati gli animali dalla campagna e rinchiusili negli allevamenti intensivi, avendo cioè creato una frattura fra il mondo contadino tradizionale che viveva in simbiosi con la presenza di animali nei campi, ed avendo trasformato sia la produzione agricola che l’allevamento in scomparto produttivo industriale, si è creata la prima separazione in quel delicato organismo vitale che aveva sino alla metà del secolo scorso consentito il mantenimento di un delicato equilibrio: uomo, natura, animali. 


Scisse le due metà di un’unica cellula, ovvero quella della compresenza e simbiosi fra vita animale e
vegetale. Si è potuto procedere al successivo passo alienante: l’incremento nell’allevamento di animali da carne con sistemi industriali e il contemporaneo sviluppo agricolo essenzialmente basato sul metodo delle monoculture. Per nutrire gli animali non più
compartecipi del sistema naturale si è passati alla creazione di apposite coltivazioni preposte al loro ingrasso, con alimenti che gli animali non avrebbero mai trovato in natura, essendo precedentemente abituati e predisposti al consumo di erbe sul campo. 


Non solo gli animali si nutrivano di erbe spontanee ma contribuivano alla concimazione diretta dei fondi ed al riposo di terreni che subivano così un ciclo di diverse utilizzazioni e riposo. Il problema delle cosiddette erbe infestanti non esisteva, tutto rientrava in un normale procedere della vita naturale.


Imprigionati gli animali  negli allevamenti e dovendo approfittare  della capacità produttiva degli stessi terreni ecco che giocoforza è stato necessario ricorrere all’utilizzo di concimi artificiali e di diserbanti. Inoltre questo processo si è ingigantito mano a mano che
le necessità di carne aumentavano, dovendo inoltre soddisfare le esigenze di una numero crescente di persone che entravano nel meccanismo consumistico. 


E l’accesso a quantità di cibo mai prima ottenuto con i sistemi tradizionali ha contemporaneamente fatto
incrementare la presenza umana sul pianeta. 


Più gli umani aumentano, più carne si consuma, più servono terreni agricoli, più si tagliano le foreste, più si utilizzano concimi chimici e veleni.

Ricordo alcuni anni fa il problema che era subentrato nell’isola di Montecristo, in seguito all’aumento massiccio della popolazione di roditori immigrativi. I topi avevano invaso l’isola distruggendo ogni altra forma vivente, mangiando le uova di uccelli, consumando ogni risorsa alimentare… finché il loro numero era tanto cresciuto da causare un’implosione… 


La natura si aggiusta da sé (se non intervenisse l'uomo).

Probabilmente è quanto avverrà anche alla specie umana. Anche perché le fonti di inquinamento e di distruzione dell’habitat non sono solo quelle sinora menzionate. Vanno aggiunte le distruzioni deliberate per scopi di guerra, l’uso indiscriminato di risorse sotterranee (idrocarburi e  minerali) e conseguenti sconquassi tellurici, la polluzione atmosferica causata
dall’uso massiccio di combustibili fossili, l’eradicazione delle foreste, etc.


La piaga umana sta impestando il pianeta sino alle midolla.


E come se non bastasse la produzione del cibo sta passando sempre più in mani private, sta diventando un affare economico controllato accuratamente da multinazionali, le stesse che compartecipano alla finanza mondiale, e queste multinazionali hanno in mano la produzione e possono quindi creare crisi alimentari pilotate per mantenere un controllo reale sulla popolazione del globo. Le carestie sono ormai un’arma in mano ai potentati economici. 


Tra l’altro l’inquinamento fa si che l’acqua potabile sia diventata una rarità ed una fonte di ulteriore speculazione. Su un pianeta composto da tre quarti di acqua ecco che l’acqua manca….

Ma andiamo un po’ per ordine. Parliamo dell’utilizzo dei combustibili fossili che ebbe inizio per merito dei petrolieri americani, i quali una volta cominciato il bussinnes lo hanno esportato in tutto il mondo, condizionando lo sviluppo industriale all’uso del petrolio. Il petrolio ormai serve al funzionamento di tutto il sistema, ma intendiamoci non è in se stesso il progresso e le invenzioni tecnologiche e meccaniche che creano inquinamento, a parte l’aspetto dell’eccesso consumistico, bensì il loro funzionamento, l’energia alla
quale questi mezzi attingono.


Eppure bruciare combustibili fossili a fini energetici ed industriali è risaputo che contribuisce alla formazione di anidride carbonica e questa a sua volta procura l’effetto serra. Non si può azzardare nemmeno una previsione circa gli effetti futuri del turbamento provocato dall’uomo nel ciclo naturale.


Ma tornando al problema ambientale causato dall’agricoltura industriale. Vediamo che dal 1900 ad oggi l’azoto usato come fertilizzante è aumentato di mille volte. L’interferenza dell’agricoltura sui cicli naturali è superiore a quella causata da ogni altro ciclo, compreso quello del ricambio atmosferico in seguito all’aumento di CO2, e questo perché l’azoto finisce nelle falde acquifere, nei fiumi, nei laghi e nei mari, e fa aumentare la crescita di alghe e piante che soffocano le acque e le rendono morte per eutrofizzazione. 


Inoltre se a ciò si aggiunge l’uso obbligato di diserbanti sparsi a piene mani sulle coltivazioni ecco che scopriamo che, con la nostra stupida mania di guadagno, stiamo avvelenando l’acqua del pianeta e procurando la fine di un ciclo vitale indispensabile al mantenimento della vita.

Aggiungiamoci poi l’inquinamento delle acque causate dall’allevamento industriale e dal sistema fognario umano e vediamo finalmente che noi stessi ci stiamo scavando la fossa, che noi stessi stiamo strozzandoci con le nostre mani.


E chi ci da questa capacità? Chi chi spinge a farlo? Le famose multinazionali e degli enti finanziari che controllano la scienza e  il ciclo alimentare e tutto ciò che si muove sulla faccia della terra. E di chi sono queste multinazionali?

Beh questo non posso dirvelo altrimenti mi taccereste di…

Paolo D’Arpini


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Commento di Caterina Regazzi:  "Secondo me, dopo una prima fare di
euforia distruttiva e di menefreghismo nei confronti dell’ambiente,
sta subentrando una certa coscienza, che, pur essendo ancora il
sistema in mano alle multinazionali, sta facendo si che ci sia un
minimo dico un minimo di maggiore attenzione. Le acque credo siano
oggi meno inquinate di venti anni fa ed anche le terre sono meno
bombardate di antiparassitari e diserbanti. Mi è capitato già più
volte, nel corso del mio lavoro, intervistando allevatori che sono
anche agricoltori (fortunatamente) di sapere che usano pochissimi o
niente prodotti sui campi e anche pochi sugli animali…
Il problema sementi e ogm lo sento invece come molto urgente da
affrontare non so quanto l’Italia ancora potrà resistere a non usar
gli ogm e le sementi potranno salvarsi solo grazie a pochi buoni
volontari come Teodoro Margarita, si, ma per gli ortaggi e per qualche
coltura minore… ma il grano, il mais, i cereali che attualmente
vengono coltivati su grosse estensioni, sono destinati ad essere
coltivati solo a partire da sementi “brevettate”. O c’è qualche altra
soluzione? Si possono brevettare le sementi tradizionali? A che
costi?”



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Integrazione/commento


Caro Paolo, dopo questo articolo, converrai, che occorre tirare fuori qualche ideuzza bioregionale condivisa per uscire fuori da questa deriva mortale che tu, con la consueta onestà intellettuale che ti contraddistingue, hai illustrato. Ma  non tanto occorre soffermarsi sull'analisi dei disastri, su cui possiamo convenire, tranne le multinazionali e i loro accoliti, quanto sulle proposte. Sulle tante iniziative di buone pratiche e comportamenti virtuosi e sui nuovi stili di vita che oggi rappresentano la vera alternativa ad un modello di sviluppo iniquo e insostenibile. C' è l'urgenza e la necessità che queste "esperienze alternative" lavorino in rete e non più separate. Molte realtà che conosciamo lo stanno già facendo, come le reti e distretti di economia solidale, ma non solo. Altrimenti saremo consegnati all'ininfluenza con la definitiva affermazione di chi ha interesse a sottometterci. In pratica ritorneremo ad essere dei sudditi. Se vogliamo continuare ad essere cittadini, che decidono insieme il loro futuro, c'è bisogno, per dirla alla Gaber, di partecipazione e di una sana voglia di perseguire insieme il bene comune. Dopo tanti egoismi imperanti, c'è bisogno che nel cuore degli uomini sgorgano desideri di condivisione, la consapevolezza che siamo uniti ad un medesimo destino..”  
(Michele Meomartino)

martedì 26 settembre 2017

Acqua di sorgente? No, acqua in bottiglia (di plastica)


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Almeno dieci euro al mese per l’acqua minerale, se non di più. E tre famiglie su dieci che non si fidano di bere l’acqua del rubinetto. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua  l’Istat ha fornito nel dossier un quadro di sintesi delle principali statistiche sulle risorse idriche in Italia. Secondo il dossier, in Italia nel 2015 è andato disperso il 38,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia (dal 35,6% del 2012), non raggiungendo pertanto gli utenti finali. 

La perdita giornaliera reale, al netto degli errori di misurazione e degli allacciamenti abusivi, ammonta a circa 50 m3 per ciascun chilometro delle reti di distribuzione: un volume che, stimando un consumo medio di 89 metri cubi annui per abitante, soddisferebbe le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni di persone. 

Nel 2016, il 9,4% delle famiglie italiane lamenta un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni, una percentuale comunque in diminuzione. 91,9% delle acque di balneazione vanta una qualità eccellente nel 2015, in significativo miglioramento rispetto al 2013 (85,8%). La quota più elevata si registra in Puglia (99,4 da 85,4% del 2013), la più bassa in Abruzzo (59,6% da 53,2% del 2013). 

Tra il 2001 e il 2010 si è mediamente registrato un aumento del 6% della quantità di risorse idriche rinnovabili rispetto al periodo 1971-2000. La media della precipitazione nel periodo 2001-2010 è superiore dell’1,8% al valore del trentennio 1971-2000. A partire dagli anni ’80 i ghiacciai alpini sono in graduale regresso culminato nel 2007 con il 99% dei ghiacciai monitorati in ritiro, quota che è ridiscesa nel 2014 all’88%. 

Dei circa 250 Km3 di ghiaccio presenti sulle Alpi al culmine della Piccola età glaciale (anni 1820-1850) ne restavano circa 150 Km3 negli anni ’70 e soltanto 80 Km3 nel 2011. Il ghiaccio perso sull’arco alpino dall’80 a oggi corrisponde a circa quattro volte la capacità del Lago Maggiore. Il volume di acqua erogata agli utenti delle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia è stato di 1,63 chilometri cubi nel 2015 (circa dieci volte la capacità massima dell’invaso del Vajont), che corrisponde a un consumo giornaliero di 245 litri per abitante (23 litri in meno rispetto al 2012). 

Prof. Luigi Campanella

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(Accademia Kronos)

lunedì 25 settembre 2017

Notizie animaliste dallo zoologo Carlo Consiglio


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IMPUGNATA LEGGE REGIONALE DELLA LOMBARDIA

A seguito dell’esposto della LAC del 24 luglio, il Consiglio dei ministri, nella  riunione del 15 settembre 2017, ha deliberato di impugnare alla Corte Costituzionale la legge della Regione Lombardia n. 19 del 17 luglio 2017, recante “Gestione faunistico-venatoria del cinghiale e recupero degli ungulati feriti”, in quanto alcune norme in materia di prelievo venatorio violano la competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema di cui all’art. 117, secondo comma, lett. s), della Costituzione.

In particolare il Governo ha rilevato che, in materia di gestione della fauna e controllo faunistico all’interno delle aree protette regionali, i «prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici» debbano avvenire «per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'organismo di gestione del parco e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone da esso autorizzate». 

È l’ente parco regionale il solo titolare del controllo faunistico nei parchi regionali, inclusa la specie cinghiale. A maggior ragione per i parchi nazionali con confini ricadenti nel territorio lombardo, la disposizione regionale invade competenze dell’ente parco nazionale fissate con legge statale (LAC Liguria, 16 settembre).

TAR SALVA LEPRI SARDE E PERNICI SARDE

L’assessore alla difesa dell’ambiente della Regione Sardegna con decreto n. 25/15746 del 21 luglio 2017 emanava il calendario venatorio per il 2017-2018. Il Gruppo d’Intervento Giuridico ONLUS, assistito dall’avvocato Carlo Augusto Melis Costa, impugnava tale decreto al TAR della Sardegna. Questo con ordinanza n. 308 del 15 settembre 2017 ha sospeso il calendario venatorio nella parte in cui consente la caccia alla lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus) ed alla pernice sarda (Alectoris barbara). Il calendario sospeso permetteva infatti di abbattere, nonostante il parere contrario dell’ISPRA, un carniere potenziale di 71.974 lepri sarde e 143.948 pernici sarde, due specie che sono considerate “tendenti alla diminuzione”. L’udienza per la discussione nel merito è stata fissata il 20 dicembre 2017, quando le due giornate di caccia previste dal calendario venatorio a queste due specie (24 settembre e 1° ottobre) non potranno più essere svolte; pertanto lepri e pernici per quest’anno sono salve (LAC Liguria, 17 settembre).


TAR RIFIUTA SOSPENSIONE DELLA PREAPERTURA IN SICILIA


Con decreto n. 51 del 7 agosto 2017 l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea di Palermo emanava il calendario venatorio per il 2017-2018 che autorizzava la preapertura della caccia il 2 settembre 2017. Le associazioni  Legambiente Sicilia, WWF e LIPU, difese dagli avvocati Nicola Giudice e Antonella Bonanno, ricorrevano al TAR chiedendo l’annullamento del decreto, previa sospensione. Con ordinanza n. 1138 del 15 settembre 2017, pubblicata il 18 settembre 2017, il TAR purtroppo respingeva la domanda di sospensione.


Carlo Consiglio - (consiglio.carlo@tiscali.it)

Dalla Newsletter  contenente articoli sui seguenti argomenti: animalismo; ateismo; caccia; demografia; diritti dell’uomo; ecologismo; nudismo; parchi naturali; poliamore; vegetarismo.

sabato 23 settembre 2017

Teoria bioregionale - "Dall'ecologia all'ecosofia" di Luciano Valle - Recensione



Scrive Luciano Valle nel suo "Dall'ecologia alla ecosofia":
Dall'ecologia all'ecosofia: ogni persona matura deve assumersi la responsabilità di elaborare la propria risposta ai problemi attuali dell'ambiente secondo una prospettiva globale.

L'ECOSOFIA lega tra loro tutte le forme di vita e tutta la natura.
La realizzazione delle potenzialità è un DIRITTO.
La VITA come vasto processo storico.
Il diritto universale a vivere e svilupparsi.
L'unicità della specie umana non dovrebbe essere sottovalutata.

ALCUNI PUNTI ESSENZIALI DELL'ECOSOFIA.
1) Realizzazione del Sé.
2) Più è alto il livello raggiunto da qualcuno nella realizzazione del Sé,più ampia e profonda è l'identificazione con gli altri.
3) Più è alto il livello raggiunto da qualcuno nella realizzazione del Sé, più la possibilità di potenziare tale processo ulteriormente dipende dalla realizzazione del Sé da parte degli altri.
4) La completa realizzazione del Sé per ciascuno dipende da quella di tutti gli altri.
5) Realizzazione del Sé per TUTTI gli esseri viventi.

Queste grandi parole sono di Arne Naess, nato in Norvegia nel 1912. Si è occupato di filosofia della scienza e di SEMANTICA EMPIRICA. Ha partecipato ad alcune spedizioni sull' Himalaia e sul Tirich Mir.

Ecco un caso esemplare di una globalizzazione in POSITIVO. Può esservi uno scambio di idee in favore della vita, della natura, dell'essenza interiore-esteriore di tutti noi. Questo costante flusso di PENSIERI POSITIVI, che costituisce la quintessenza della  NOOSFERA, la sfera che circonda e spesso penetra la CROSTA TERRESTRE, è sistematicamente intralciato ed interrotto, prima ancora delle guerre, dall'interferenza delle comunicazioni di stampo economico, DEGENERATE in OPERAZIONI FINANZIARIE, che si sono appropriate dei mezzi di comunicazione virtuali, pensati ed inventati da chi ha PENSATO la NOOSFERA come realtà del LOGOS vivente. Queste interferenze nocive devono essere eliminate. 

A cura di Giorgio Vitali

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Rete Bioregionale Italiana




venerdì 22 settembre 2017

Treia - 23 e 24 settembre 2017... è tempo di Equinozio d'Autunno


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Il 23 settembre il Sole è entrato nel segno della Bilancia (Cane in Cina), le ore di luce equivalgono a quelle di buio e le forze contrapposte e complementari sono in perfetto equilibrio. E’ soltanto nei giorni degli equinozi che il Sole sorge e tramonta esattamente nei punti cardinali est e ovest. Al di là delle considerazioni tecniche, gli equinozi assumono significati profondi dal punto di vista esoterico, in quanto rappresentano dei momenti cruciali nei cicli di alternanza e interazione delle energie invisibili. Non per niente le culture antiche celebravano questi momenti con cerimonie e rituali appropriati, in sintonia con tali significati. L’Equinozio di Autunno è lo spartiacque tra le due fasi alternate di prevalenza della Luce o delle Tenebre. 

Quando si comprende a fondo il significato dell’alternanza degli opposti non ci si sbilancia più in un senso o nell’altro, ma piuttosto si cerca di vivere ed agire in armonia con le fasi cicliche….

L’esagramma dell'I Ching  collegato a questo momento è "La Contemplazione", che in parte dà, cioè offre una vista sublime, in parte toglie, cioè contempla, vuole ottenere qualcosa con la contemplazione. 
Il nome cinese ha un duplice significato. Da un lato significa essere contemplato, dall’altro l’essere visto (come modello).

Il segno raffigura un sovrano che contempla verso l’alto la legge del cielo e verso il basso i costumi del popolo.

Con il suo buon governo è un sublime modello per le masse.

Il momento è il più sacro, è quello del supremo raccoglimento interiore.

Così nella natura si osserva una sacra solennità nel ritmo con cui tutti gli eventi naturali procedono.

La contemplazione del senso divino del divenire cosmico conferisce a colui che è chiamato a influire sugli uomini i mezzi per esercitare gli stessi effetti.

Per farlo, è necessario un raccoglimento interiore, quale lo produce la contemplazione religiosa in uomini grandi e saldi nella fede.
Così essi scorgono le misteriose leggi divine della vita e le rendono operanti nella propria personalità grazie all’intensità del raccoglimento interiore, e la loro presenza emana un misterioso potere spirituale che agisce sugli uomini e li assoggetta senza che essi siano consapevoli del modo in cui ciò avviene...

Paolo D'Arpini



Post Scriptum

I giorni 23 e 24 settembre 2017 si tengono a Treia due giorni di celebrazioni per l'Equinozio d'autunno. Il 23 settembre pomeriggio, ore 17, partenza dal Circolo Vegetariano per una cerimonia campestre a cura di Paola Pela. Il 24 settembre, dalle ore 16, presso la cooperativa Talea di Passo Treia, grande occasione d'incontro con vari eventi ludici e culturali sul significato dell'autunno. Programma completo: https://auser-treia.blogspot.it/2017/08/treia-23-e-24-settembre-2017-equinozio.html 



mercoledì 20 settembre 2017

Mantenersi in buona salute con le erbe bioregionali

Parecchie conoscenze per mantenere l'organismo in buona salute le ho ritrovate nelle comunità rurali bioregionali, ove le cure con le erbe ed i sistemi "empirici" non ufficializzati sono ancora in auge in molti paesini.
Mantenersi in buona salute con le erbe bioregionali
Ricordo ad esempio il capraio Irmo di Calcata che oltre a produrre un buon cacio aveva mille rimedi per varie disfunzioni metaboliche ed altri acciacchi, avendo appreso dalle capre i segreti della "medicina animale". Un altro esempio è fornito dalle "lezioni" impartire dalla semplicista Sonia Baldoni, detta la "sibilla delle erbe", la quale durante le passeggiate da noi organizzate a Treia, è in grado di indicare decine e decine di piante curative, con annesse indicazioni astrologiche.  
Anche gli animali spontaneamente si curano con sistemi naturali, chi è che non ha visto i gatti curare se stessi procurandosi il vomito con particolari erbe? L’animale selvatico è un esempio lampante di come si possa stare in buona salute senza mai ricorrere a cure mediche, infatti l’animale spontaneamente "previene" le malattie con una dieta equilibrata e consona alla sua conformazione, e cura gli eventuali avvelenamenti o disfunzioni con quelle piante che istintivamente riconosce idonee.
Nella medicina tradizionale indiana o cinese il sistema di base è praticamente lo stesso di quello animale. Innanzi tutto vale la prevenzione poi subentra il riequilibrio attraverso semplici sistemi naturali. Figuratevi che anticamente non esistevano quasi "medicine" c’erano solo "diete" disintossicanti e riequilibriatrici delle funzioni vitali. Ciò vale per l’Ayurveda, la scuola più antica conosciuta al mondo, ed anche per il Sistema elementale cinese (basato sui cinque elementi).

Ad esempio sia in India che in Cina il medico era pagato per mantenere in buona salute l’assistito, appena esso si ammalava veniva interrotto il pagamento, se non comminata una multa. Comunque prima di ogni consulto il medico soleva inquadrare gli aspetti zodiacali dell’assistito, per conoscerne le tendenze innate e quindi le propensioni a certi tipi di malattia o di scompenso organico. Innanzitutto egli curava con indicazioni di riequilibrio, ad esempio riportando l’attenzione su alcuni elementi trascurati o carenti, in casi gravi si consigliava l’assunzione di sostanze elementali basilari, in casi ancora più gravi si interveniva con l’imposizione delle mani, massaggi, pressione ai piedi ed altre parti del corpo, agopuntura, etc.
In effetti quello che noi chiamiamo "malattia" non è solo una mancanza di salute bensì un’interruzione della condizione di equilibrio interno/esterno. 
Una mancanza di armonia fra le pulsioni interne con le necessarie risposte agli impulsi ambientali esterni. Noi siamo parte indivisibile del grande organismo vivente, l’insieme vitale che contraddistingue la vita in ogni sua forma, perciò allorché non siamo in grado di armonizzare il movimento interno/esterno automaticamente subentra una condizione di "malattia". Definirla a questo punto psicosomatica od organica è del tutto irrilevante. La malattia è invero uno stato di "aggiustamento" che trova espressione attraverso la somatizzazione nel corpo. Quando la malattia appare significa che uno o più degli aspetti energetici elementali sono squilibrati.
Con il sistema medico attuale, basato sull’assunzione di medicinali chimici, non si potrà mai raggiungere un saldo equilibrio. In quanto la "forzatura" medicinale aggiusta da una parte e rompe dall’altra, ed inoltre crea dipendenze e rende impossibile le forme spontanee di auto-guarigione. "Vera medicina è tutto ciò che contribuisce a ristabilire armonia senza altre alterazioni" afferma l’erborista Carlo Signorini. Certo, anche il semplicista od il medico ayurvedico od il guaritore sciamanico non può ignorare la sintomatologia del male, egli però agisce diversamente dal medico allopatico, per lui la sintomatologia è una avvisaglia, un segnale di qualcosa che sta più in profondità.
Un bravo guaritore, esamina ad esempio l’iride, definita lo specchio dell’anima, tasta il polso, scuote le membra, legge le linee della mano, etc. per cui i sintomi manifestati non possono trarlo in inganno, egli sa che i segnali hanno sempre una più profonda radice che li origina. In verità è la stessa malattia che racchiude la sua medicina, questo per la legge ben conosciuta degli "opposti".
Così nel bioregionalismo la salute è mantenuta con i sistemi curativi naturali, partendo dalla conoscenza e dal messaggio delle piante bioregionali  e dalle manifestazioni psichiche connesse alla malattia.
Paolo D'Arpini
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