In questo periodo da una parte un po' "buio" dall'altra molto luminoso, mi sento portata a cercare di contribuire alla creazione di una rete di amicizia e solidarietà fra esseri umani (soprattutto umanE).
Alcuni amici ai quali ho accennato l'argomento sono concordi con me nel riconoscere che c'è questa esigenza di unione, collaborazione, con-moltiplicazione (con-divisione lo trovo riduttivo), solidarietà.
Ora come ora, con il divieto degli spostamenti fuori comune, questa rete "amicale" potrebbe trovare forme di collaborazione nel territorio di residenza (dove solitamente si abita), per motivi contingenti, ma nulla toglie che persone in sintonia anche di fuori comune potrebbero essere coinvolte, magari senza incontrarsi fisicamente (almeno finché dura la limitazione agli spostamenti). Il discorso potrebbe essere già previsto in ampliamento nell'attesa di una prossima, auspicata, "apertura" e fine del lockdown.
Gli esempi di collaborazione sono molti e semplici da pensare e da attuare: la telefonata all'amica/o che sai essere un po' sola/o, fare la spesa per chi sai che è impedito o in difficoltà a uscire, trovarsi con sistemi informatici (bravo chi è capace di organizzarli!), come zoom, skype o altro, per discussioni, scambi di opinioni o altro, trovarsi a casa di un amico/a con un po' di terra per la coltivazione di un orto, la solita, sempre valida passeggiata in campagna, a piccoli gruppetti, distanziati per non incorrere in sanzioni, trovarsi in piccoli gruppi (GAS) per la consegna di prodotti alimentari o di altra natura (libri?), divulgare informazioni (tramite articoli, video, audio, musica, ecc.) utili per affrontare con serenità e spinta il momento, raccogliere le impressioni delle persone su come si sta vivendo il presente e le proposte relative e metterle nero su bianco,, ecc. ecc.
Questo periodo di restrizioni dovute al covid dovrebbe almeno servire a farci aguzzare l'ingegno per trovare nuove forme di organizzazione della vita che ci portino a vedere il prossimo futuro con un atteggiamento di speranza, tirando fuori le nostre risorse assopite e mettendoci in gioco.
Il "gioco" appunto, rischia di diventare persino entusiasmante!
Caterina Regazzi
Esponente della Rete Bioregionale Italiana e membro direttivo dell'APS Auser Treia
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