Erano contadini da molte generazioni e avevano una grande casa nella campagna vicino al fiume Uso.
La loro era una vita fatta di terra, sole, freddo, verde, rossa e gialla. Fatica, sudore, lotta e preghiere.
I Masaròt avevano una figlia. Lei voleva una vita di fili di paglia, invisibile e gentile. Da piccola giocava tra i filari di mele e loro, le mele, che sono più sfacciate delle pere, la chiamavano in segreto. Ma lei non era ancora pronta. Non capiva.
Volevano dirle che tra la frutta serpeggiava una voce spaventosa, le mele di tutto il mondo stavano perdendo il loro potere. Si diceva che le innafiassero con un’acqua strana, non quella del fiume, ma una che sapeva di paura, arroganza, plastica e inganno. E così, piano piano, stavano perdendo l’aroma di libertà, quello più delicato dell’allegria e ormai non sapevano più di amore. Ma nessuno sembrava accorgersene, perché anche chi le mangiava non voleva altro che riempirsi lo stomaco. Come se al portarsi la mela alla bocca si spegnessero cuore, occhi, naso e dita.
Per molto tempo la situazione non cambiò. Le mele fecero del loro meglio per preservare almeno il sapore della nostalgia di fine estate. Intanto la figlia dei Masaròt crebbe, lesse molto, studiò, ballò non poco e poi, ad un certo punto, incontrò i bambini. Furono proprio loro ad insegnarle ad ascoltare le mele. E con loro le pere, le albicocche e anche le patate e le carote, che sono le più difficili perché stanno quasi sempre mute e così non si capisce di cosa abbiano bisogno.
Quando la figlia dei Masaròt, finalmente, si rese conto di cosa le volevano dire le mele, si fermò, si mise a sedere sull’erba e chiuse gli occhi stringendo un pendolo nella mano destra. Sentì vibrare e pensò che fosse il ciondolo a volerle dire qualcosa. Invece no. Capì che era proprio lei a vibrare e in quel momento scoprì di essere cuore. Il cuore di un unico corpo vivo, che ha alberi come capelli, verdure come polmoni, animali che gli fanno da occhi e naso, e tante mani e piedi quante persone di lui si prendono cura.
E questa è la storia di come è nata Cà Masaròt, o forse solo un sogno.
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