domenica 27 aprile 2025

Qualcuno la chiama "Libertà"...

 



Come un giovane leone che viene scacciato dal branco in cui è nato,  quando ha raggiunto l’età matura. Poi, dopo un periodo di girovagare senza scopo, in cui si aggrega ad altri leoni nella sua stessa condizione, la natura  lo spinge a sfidare  il vecchio  capo di un branco, usurpare il  suo posto ed appropriarsi delle femmine, generare una propria prole ed il ciclo si ripete... 

Un intermezzo, una soddisfazione fugace derivata dal senso di potere  nell'ottenimento delle  "necessità"  di vita: sesso, cibo e compagnia.  Non c’è molto da fare se questo è il sistema dei leoni, se sei un leone, ma se sei un  uomo? 

Ho sempre avuto ribrezzo per i metodi che comportano la prevaricazione e la conquista come forma di sopravvivenza. Spesso vedo però che il sistema, la natura dell’uomo, non è molto dissimile da quella dei leoni. 

Sembra, mi sembra, che molto specie di animali usino metodi più o meno simili. Ho visto che il rapporto fra maschi è sempre in qualche modo basato sul confronto e sulla  dominanza. Se non fisica, intellettuale. Se non intellettuale, spirituale. Se non spirituale, amorosa.  Il legame dell’amore infatti è il più forte, è quello che crea la dipendenza più forte. Crea  anche sensi di colpa e di frustrazione e spinge verso la sua controparte: la ribellione e l'odio. Con ciò il ciclo ricomincia, lasciando  un vago odore di ormoni che permane nell’aria. 

Insomma pare una strada senza uscita ma -come dice Nisargadatta- può trovarsi una soluzione se si inizia e si termina in se stessi la ricerca, ignorando il desiderio di ottenimento, o meglio  osservando la  pulsione mentale e quindi distaccandosi da essa.  All’inizio appare come una fuga od un atto di volontà  (e questo mi ricorda enormemente il circolo vizioso di cui alla storia dei leoni) ma la conclusione non è il risultato di uno sforzo… non è una risposta, non è comprensibile, non è perseguibile, insomma dal punto di vista della mente assomiglia moltissimo all’estinzione.

Ramana Maharshi  dice che è la morte dell'io. Baba Muktananda la chiama libertà.


Paolo D’Arpini



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