...mi sono divertito a raccogliere quanto ho scritto in questi primi due anni nel paese di guastameroli di frisa in provincia di chieti regione abruzzo una sorta di reportage socio storico antropologico anche nella forma del dialogo con alcune riflessioni finali
storia di guastameroli
siamo ripartiti da un racconto per giocare e trovare la parola chiave per sconfinare e come nella fiaba di aladino, alle parole sono affidati i prodigi: apriti sesamo!
ieri sera ho benedetto la luna che piena e luminosa, si stagliava in cielo come una regina. l’ho ringraziata e con i suoi influssi ancestrali ha sprigionato l’alta marea dell’estro artistico, le passioni, la poesia che cerchiamo in ogni dove, la sensibilità, la coscienza e l’amorevole slancio verso l’altro, la natura e la conoscenza. sarebbe bello pensare a questa nuova vita artistica e creativa, figlia di una madre propositiva e dell’insaziabile ulisse figlio del vento che indomabile spira sulle terre arse dal sole del meridione e della salsedine del mare d’oriente. anime lacerate nel profondo conflitto tra cuore e ragione luci e ombre. ho pensato fosse un sogno e così è stato. ho goduto della compagnia di una cara amica, personaggio straordinario di grande sensibilità cultura e profonda gratitudine per la vita. le ho cucinato le orecchiette con pomodorini e pecorino, poi la cicoria catalogna, saltata in padella con aglio olio e peperoncino e ci ho fatto fondere del provolone piccante. è stata una serata intensa dal punto di vista emotivo. mi ha consigliato di leggere la “pura gioia” di seneca per trovare in me stesso quello che ho sempre cercato al di fuori. sicuramente la cucina tradizionale popolare ha portato la pura gioia alle papille gustative.
immagino osterie e taverne nel regno di napoli con trecce di agli cipolle e serti di peroni peperoncini e pomodorini che fanno bella vista appesi ai muri e ai soffitti assieme ai cacio cavalli, nei porti e nei borghi rurali dove una umanità umile povera trovava ristoro e cercava i piaceri della vita nel gioco nel vino e nel suono di antichi strumenti e attorno ai fuochi della transumanza nella pianura foggiana pecore mucche cavalli montoni capre asini muli, muggiti belati nitriti ragli, polvere odore di letame, meretrici saltimbanchi suonatori pastori truffatori cantastorie mercanti, una umanità sempre più in fuga da se stessa seguendo il percorso delle stelle delle greggi e delle civiltà. oggi sulle stesse vie si incontrano coloratissime prostitute africane e dei paesi dell’est tra la spazzatura i fuochi il traffico i gas di scarico di camion e automobili, sotto al sole cocente che sembra tutto voglia bruciare o al freddo e al vento di tramontana, attendono al loro destino inquieto e in perenne trasformazione.
hai appena dipinto a parole un quadro che potrebbe essere stato realizzato dai vedutisti settecenteschi che trovavano nel calore del popolo italico meridionale grande ispirazione.
sole luminoso e splendente vento caldo tra le fronde giro per la campagna ho raccolto qualche fico tardivo e saccheggiato un albero di cachi, raccolgo verdure spontanee 17:43 mercoledì ventisette settembre.
è l’ora in cui suonavano le campane (al vespero) che annunciavano la messa e tutte le donne vestite di nero uscivano simultaneamente coprendosi il capo durante il tragitto con velette di pizzo nero.
qui fanno la vendemmia e passano solo i trattori che vanno a portare l’uva raccolta alla cantina sociale mentre un tempo era tutto il borgo che si animava al ribollire dei tini; balli canti gesti voci socialità condivisa corale e festosa.
nella grande stanza a piano terra della casa dove vivo c’era la cantina osteria del paese poi purtroppo ci hanno costruito di fianco e ora non ha più finestre.
scriveva rocco poeta della libertà: è una gabbia sospesa nel libero cielo la mia casa, i ferri dei muli sulle selci.
per te rinuncerei anche alla nutella
storia e archeologia. i caracini che vivevano nella zona facevamo parte del grande sannio assieme ai caudicini pentri e irpini che formavano la touto sannita che ha contrastato roma per cinquecento anni per il dominio sull’italia centrale. san leonardo sant’apolllinare san tommaso e altre contrade sparse erano luoghi di posta sulla via romana rappresentata sulla tavola peutigeriana, prima carta geografica della costa adriatica nell’antichità. la via procedeva, a causa delle paludi dei fiumi e i boschi, lungo i crinali delle colline e per andare da un paese all’altro bisognava fare un un lungo giro. la strada prendeva direzione san vito e dall’altra guastameroli, forse casale di campagna poi frisa e infine badia dove incontrava il tratturo che collegava l’Abruzzo con la puglia, l’aquila a foggia. la badia risulta costruita attorno all’anno mille all’interno c’è pure un affresco ed è dedicata alla madonna dell’assunta che esotericamente nell’antichità era rappresentata da iside e il bambino legata al sorgere di sirio e all’araba fenice la stella più luminosa del mattino molto importante per le civiltà antiche e sopratutto quella egizia. oltre ad essere luogo importante di culto sulla via tratturale particolare punto di osservazione in rapporto probabilmente a una particolare posizione del cielo notturno, con la levata eliaca di sirio in agosto e all’antico calendario sotiaco, conosciuto fino al mille ducento e poi perduto o dimenticato.
a guastameroli mi trovo bene anche se non c’è elettricità in casa il focolare illumina e riscalda, vediamo questo inverno come sarà, nel frattempo tante interviste foto e ricerche con gli anziani e non solo, in generale storie anche di diverse generazioni da ricostruire pazientemente senza uno scopo ben preciso, importante parlare con la comunità locale. mi sto affezionando ai luoghi che frequento e allo stesso tempo i luoghi si affezionano a me!
poi la mattinata guastamerolese con le campane che hanno suonato in continuazione e gli uomini al bar a bere birra nel chiacchiericcio affollato e frettoloso all’idea del pranzo domenicale poi all’una il silenzio assoluto nell'ora del desinar...
Ci starebbe un bel viaggio insieme… so che per te non sarebbe una novità, sarei contenta che mi portassi in giro per l’Abruzzo, la tua terra natia, fra tratturi, trabocchi, la natura incontaminata del parco della Majella, i borghi dell’entroterra, i luoghi che frequenti per i laboratori, Guastameroli, la dimora a cui stai restituendo vita con passione e dedizione, osterie e paesi dove il tempo sembra essersi cristallizzato, incurante delle pressioni del progresso… a bere buon vino paesano, degustare il cibo della tradizione, conoscere genti e imbatterci in qualche situazione musicale spontanea, quei doni che giungono inaspettati e benedetti…
e la trasmissione orale e diretta del sapere; auspico un ritorno alla pura oralita e tutti noi come alberi del canto e della parola che ci incontriamo per raccontarci conoscerci vivere assieme senza un motivo ben preciso senza intenzioni magari con la stessa visione estetica creativa e sociale.
dolce amaro salato amaro piccante. Un po' di Oriente nei mercati del sud: le grida de venditori, l'esposizione della merce, gli odori dei cibi, le lunghe contrattazioni, il chiacchiericcio, gli incontri, il frastuono sono coinvolgimento ipersensoriale di grande emozione. Sanno d'oriente, di mercanti e carovanieri, sanno di antico e di profondamente popolare. insomma stavo dicendo che guardare il sole abbaglia la vista, guardare la luna ispira i poeti, per comprendere il mondo la poesia è necessaria
allora ho acceso un grande fuoco di purificazione con alcuni pezzi di mobili marci e altri pezzi di legno e tutti gli spiritelli si sono volatilizzati. nel frattempo è arrivata la fruttivendola preoccupata dal grande fumo che fuoriusciva dai tetti pensando a un incendio, cosi è iniziata la mia avventura il primo giorno nella mia nuova vecchia casa a guastameroli. la prima volta che sono entrato nella casa di guastameroli una spessa coltre di polvere e la patina del tempo e dell’abbandono che ho fatto molta fatica a rimuovere. il camino era tappato da una lastra di ferro e quando l’ho tolta tutta la cenere contenuta si è riversata nella stanza e dal camino tanti spiritelli che si sono dispersi in giro per la casa. infatti secondo me la casa non sa ancora che pensare, dopo essere stata chiusa e abbandonata per più di dieci anni all’improvviso tutta questa luce aria pulizia esseri umani che si muovono cantano parlano ascoltano musica e lavorano.
terrazza senti senti senti sento senti senso
che bella luce penetra nella stanza che stai imbiancando.
si questa stanza è magica e ne stiamo cambiando il karma da venti giorni perchè anche le case hanno un anima e hanno bisogno di cura e manutenzione e anche le muffe e i batteri dei muri si stanno adattando alle nuove vibrazioni.
mettiamo radici dove cè musica, nel silenzio di viaggiatori solitari inconsueti su rotte percorse e non percorse, anime a volte stanche spesso perplesse, vivide e creative. questo è il nostro silenzio, molti dubbi nessuna certezza se non la bellezza effimera e fugace.
ho inseguito il salento per venti anni e ho scoperto che ce l’avevo sotto casa. certo mancano il negro amaro e il primitivo, in compenso abbiamo il montepulciano il cerasuolo e il trebbiano. manca pure la pizzica anche se forse la saldarella è ancora più bella, non ci sono le carte salentine ben rimpiazzate dalle carte napoletane con il bel gatto mammone del tre di bastoni, il sette di bello, la matta e l’asso di coppe cornucopia e simbolo di tutti i piaceri, fino alla saggezza del re di coppe: liscio a denari carico a coppe.
A fine luglio, dopo l'inutile assedio di Pescara, il comandante Pialì Pascià ordinò l'invasione del litorale più a sud: i turchi non riuscirono a espugnare il castello di Tollo e i cristiani respinsero l'assalto. Mamma li Turchi la "battaglia" al ritmo incalzante del rumore delle scimitarre, le grida dei turchi che attaccano il paese, il rullo dei tamburi, i cristiani che difendono la roccaforte con lanci di olio bollente e pietre incandescenti, l'angelo che appare dall'alto della torre. siamo nell'estate del 1566, quando la flotta ottomana colpiva la costa adriatica con continui saccheggi e assalti distruttivi.
nù sem nù: nu sem quill chi la gend quand pass dice: ess quiss! sci, na frech…! auà a frà, mo ti li dice, si ci vù vinì ci vì, si nin ci vù vinì nin ci vì, nin ti vuje sta a prigà! tu cià ming! voccapè! freechete! mi vuless pijà nu cafè! vallàcchìlubar! calemm aecc! sci, mo ci li frich, ardetici li cannilicch...! (dialogo dialetale semiserio con inflessioni arabe)
oggi tortella il titolare del bar centrale di guastameroli mentre stavano sorseggiando il suo ottimo caffè ci ha detto che era estratto da una miscela di caffe macinato composta da circa ottanta parti di arabica e venti parti di robusta, 80 chicchi di caffè arabica e venti chicchi di caffè robusta, un blend profumato e armonico al palato.
mi piace questo approccio multisensoriale le descrizioni e le istantanee sulla realtà che ti circonda mi sembra di esserci!
la piazza è molto sonora, una sonorità silenziosa, si sente il chiacchiericcio del bar dove la mattina mangiamo un dolce frentano che si chiama bocconotto. è come il pasticciotto salentino? si è fatto di pasta frolla anche se rotondo e coperto di zucchero a velo, con un ripieno di cacao mandorle e mostocotto. La leggenda popolare fa risalire la prima elaborazione di questo dolce alla fine del Settecento, nel territorio abruzzese. In quel periodo infatti iniziò l'importazione di cioccolato e caffè. Si narra che in un paese d'Abruzzo (Castel Frentano) una domestica, per omaggiare il marchese Crognale di Castelnuovo, inventò un dolce realizzando l'esterno con la pasta frolla e riempiendo l'interno con caffè e cioccolato mandorle e tuorli d'uova. Quando il marchese assaggiò il dolce ne rimase estasiato e chiese alla domestica come si chiamava; la donna, che non gli aveva dato nome, improvvisò chiamandolo "Bocconotto" visto che si mangia in un boccone. Le dimensioni del bocconotto sono rimaste piccole fino agli anni '50 del XX secolo, quando iniziarono a aumentare. Fino a quell'epoca si aggiungeva al ripieno anche un chicco di caffè, a ricordo del caffè messo inizialmente e per aromatizzare il ripieno.
Il 26 maggio festa di san filippo neri, patrono di guastameroli, il santo della gioia:chi cerca altro non sa quel che cerca. chi vuole altro non sa quel che vuole. Nella frazione o località di Guastameroli risiedono 647 abitanti, dista 1,82 chilometri dal medesimo comune di Frisa di cui essa fa parte e sorge a 227 metri sul livello del mare. La più antica frazione di Frisa è Guastameroli di cui si hanno notizie sin dall’XI secolo in un atto di compravendita risalente all'anno 1087 tra l’abbazia di San Giovanni in Venere, che la riceve, e la diocesi di Chieti, che la cede, ove la frazione viene citata come
Lo Vasto Meruli
nella casa ho trovato anche due grandi piatti di ceramica, una vecchia radio in legno e una bilancia con i piatti in rame. gli oggetti di artigianato artistico, lavorazione del ferro probabile scuola di guardiagrele, ragno, suonatori di zampogne e donne con le conche, anni 70.
oggi sono stato tutto il giorno sul grande terrazzo che si affaccia sulla piazza a sentire suoni voci e rumori provenienti dalla via qualche macchina la banda il chiacchiericcio gli uccelli le rondini gli insetti il vento l’aria il sole le campane il cielo azzurro e qualche nuvola striata pensavo a te e a queste feste che ti piacciono tanto i suoni della banda che si intrecciano con le preghiere del rosario amplificati dalle vie strette del borgo i lupini erano molto salati e le noccioline non buonissime comunque una bella giornata. cè la festa patronale con banda processione fuochi d’artificio e concerto di liscio. ora sono sul terrazzo a prendere il sole cielo rondini venticello e qualche macchina che passa stamane i suoni sfrenati e composti della banda. al giardino voglio fare un orto a forma di fiore, il fiore della permacultura, coltiviamo acqua biodiversità relazioni sociali: terra pia officina colturale
Agroecologia, unica via! “Dopo tanti anni di diritti violati la sana indign"azione", con la riconversione bioregionale e restauro del paesaggio sulla base della memoria dei nostri padri...”
per ora sono abbastanza solo anche se non mi crea disagi sto bene con me stesso nel senso che mi piacerebbe fare tante cose solo che poi mi sento abbastanza pigro a coinvolgere persone e situazioni e la cosa che mi sta veramente a cuore e coltivare l’orto giardino spero di muovermi anche se mi sono innamorato di questa casa e fino a quando non è finito il lavoro non sono tranquillo, poi ci sarebbe il giardino da coltivare anche se poi se ne parla in autunno. a proposito pensavo a un nome, locanda dei saperi oppure locanda dei semi officina culturale o colturale oppure come suggerito da un amico la casa di ferdinando, in verità non so se ce bisogno di un nome. mi piace officina colturale. fra un po sarà pronta la casa a frisa che vorrei farti vedere se va bene per farci qualche laboratorio, a me piacerebbe impegnarmi nel sociale e coinvolgere la comunità locale anche se so che non è per niente facile.
Che bellissima idea. Che intendi per nuova casa?
è un luogo che voglio aprire ad amici artisti viaggiattori raccontadini, adatto anche per eventi mostre, seminari vicino c’è un piccolo terreno per un giardino officinale.
Ferdinando conosco bene la casa la amo da sempre x i suoi spazi di forme diverse x la sua magica terrazza, in quella casa ho recepita tanta energia positiva... e la sua magica terrazza dove ci si può lasciarsi andare contando le stelle, magica scelta bravo... ti aspetto nel mio amato paesello Guastameroli... vicinissimo anche ad Ortona!
Chi sta fermo pianta radici, anche se le radici vanno piantate in più posti possibili, come appartenenza alla cultura, alle persone e al territorio. allora conosciamo gente luoghi idee girando per il nostro paese e incontriamo i volti di chi fa parte della nostra quotidianità.
i miei nonni materni vivevano negli anni 60 nell’area vestina tra penne montebello farindola e in ultimo loreto aprutino e ricordo nella mia infanzia che non c’era acqua corrente nelle case e le donne andavano a prendere l’acqua alla fonte poi tornavano e poggiavano la conca sul lavandino che si chiamava concaro e l’acqua stava a disposizione di quanti avevano sete col mestolo lu manire, la conca era di forma diversa da quella dell’area frentana. La conca faceva parte del corredo della sposa, da bambina si imparava a portarla in testa, la schiena sempre dritta, non sempre le bambine riuscivano a portarla piena a casa... ho anche un bel ricordo del sapore dell'acqua bevuta dal mestolo che rimaneva dentro la conca... ricordo la bella foto con le donne che ballano con le conche sulla testa. ho trovato nella casa di guastameroli due conche di rame, mi piacerebbe sapere a che periodo storico risalgono, cioè quando le donne hanno iniziato ad usarle e poi queste frentane sono diverse da quelle aquilane tipo scanno. comunque sono opera di pregevole artigianato con alcuni fregi decorativi e una spiga di grano e a livello orale non sono riuscito ad apprendere nessuna notizia a proposito del laboratorio di provenienza e stile artigianale continuità storica.
in questo piccolo mondo l’unica rivolta veste i panni di una gentrificazione che sogna un orizzonte coerente ed omogeneo, dove povertà è sinonimo di devianza e diversità di pericolo e a volte è allora e solo allora che questo pezzo di campagna stretto tra baracche strade e fiumi inquinati assume un aspetto minaccioso con i trattori che percorrono i filari tra il verde disperdendo componenti tossici nell’aria sulle piante e nel terreno con i conducenti che consapevoli di questa follia indossano improbabili maschere antigas di protezione e tute bianche usa e getta.
spesso non esiste un modo per distinguere la sottrazione dall’incompiutezza. ne facciamo esperienza lungo le traiettorie della nostra esplorazione rurale immaginaria (rurex) che ci porta ad attraversare i terreni vaghi delle periferie urbane e delle campagne alla ricerca di edifici dismessi, vecchie case in rovina o abbandonati da tempo a se stessi. è qui in questi angoli lasciati in sospeso che la campagna sembra rivelare qualcosa di intimo e selvaggio, considerando che non si puo fare a meno della biodiversità, ovvero i sistemi naturali che sostengono la sopravvivenza di noi tutti. osserviamo che anche in abruzzo avanza la desertificazione (siccità e perdita dell’humus in seguito al dilavamento dei terreni di superficie), la deforestazione, l’utilizzo improprio dei terreni per produzione elettrica, l’impoverimento dei suoli dovuto a monocolture, la modifica dell’ambiente e in generale la dispersione del patrimonio biologico delle specie animali e vegetali, tutti aspetti che determinano una perdita considerevole della qualità ambientale…
Cos’è la libertà? Preservazione dell’ambiente? Preservazione del più profondo significato dell’arte ? Turismo per tutti? O forse perdita d’identità, anonimato, perdita del gusto, sfruttamento, consumismo feroce e di basso livello, livellamento dei valori? La gente non da fastidio di per se, da fastidio il nulla della moltitudine Solitudine. Questi cambiamenti non si verificano tanto nelle periferie urbane, quanto e soprattutto nei centri storici e nei quartieri centrali, nelle zone con un certo degrado da un punto di vista edilizio e con costi abitativi bassi. Nel momento in cui queste zone vengono sottoposte a restauro e miglioramento urbano, tendono a far affluire nuovi abitanti ad alto reddito e ad espellere i vecchi abitanti a basso reddito, i quali non possono più permettersi di risiedervi.
Ferdinando Renzetti
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