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venerdì 31 maggio 2024

Veg. La dieta per campare 100 anni... (e forse più)



            Quando una persona, in apparenza in buona salute, viene colpita da una grave malattia o addirittura da morte, coloro che sono convinti che la nostra salute, la nostre malattie e la nostra stessa morte non dipende dal nostro stile di vita si sentono incoraggiati a continuare a vivere in modo non conforme alle leggi biologiche, a consumare cibi spazzatura, a non fare attività fisica, ad essere pessimisti nei confronti della vita… Il concetto che da questi viene ribadito in queste circostanze è “Non centra nulla cosa si mangia: c’è chi muore giovane in piena salute, magari facendo dello sport e chi invece mangiando quello che vuole e magari fumando un pacchetto di sigarette al giorno e campa fino a 90 anni”.


E’ vero, ma è l’eccezione non la regola. Sicuramente una tal persona, di fibra indiscutibilmente forte, invece di campare 90 anni sarebbe vissuto fino a 110 se avesse adottato uno stile di vita più conforme alle regole naturali. Uno su mille che può avere la fortuna di vivere così a lungo mentre il restante 999 ha le stesse probabilità di subire malattie e morte prematura come avviene per la stragrande maggioranza della popolazione che non tiene conto del suo stile di vita. Per queste persone le probabilità di conservare la salute e di vivere a lungo sono le stesse di una vincita al lotto: è come pretendere di far funzionare un apparecchiatura senza tener conto delle regole riportate sul libretto delle istruzioni.


            C’è anche chi è convinto, fatalmente, che la data della nostra morte è già stabilita e che non è possibile mutare il corso degli eventi: un modo per tentare di sottrarsi alla responsabilità di essere artefici del male che ci auto procuriamo. Io credo che ognuno costruisce il proprio destino, che siamo noi stessi a determinare la nostra buona salute (a parte fattori genetici che però incidono in modo relativo) e che la data della nostra morte la stabilisce la sommatoria delle nostre azioni contrarie alle leggi naturali: poche trasgressioni poche malattie e pochi anni in meno di vita, molte trasgressioni molte malattie e molti anni in meno di vita.


            Se un animale destinato a nascere nella foresta, a vivere libero tra spazi illimitati, a respirare aria pura e a cibarsi del cibo a lui adatto per specie, viene invece fatto nascere in una metropoli, a vivere in spazi angusti, a respirare aria inquinata e a mangiare cibo non adatto alla sua specie, non occorre essere dei geni per capire che la sua vita sarà inevitabilmente più breve e flagellata da malattie. Ma se quell’animale nonostante le aggressioni al suo organismo riesce a vivere a lungo non è la norma: è l’eccezione. E tu forse non sei l’eccezione ma la norma.


Se uno adotta una dieta onnivora e riesce a vivere a lungo è l’eccezione non la regola. Se uno che non sa nuotare si butta in acqua e riesce a salvarsi non è la norma è l’eccezione. Se uno è indifferente all’uccisione di un animale, alla sua violenza, alla sua tortura ma è capace di essere sensibile e compassionevole verso gli esseri umani è l’eccezione non la regola. Se uno si rifiuta di capire che gli animali sono suoi stretti compagni di viaggio e parenti familiari ma però dimostra intelligenza nelle scienze matematiche, chimiche, filosofiche, spirituali, è l’eccezione non la regola. La regola è che gli esseri umani, per loro natura fruttivori, crudisti, vegetariani, sono stati programmati dalla natura per vivere in ambienti naturali, a cibarsi in modo conforme alle loro esigenze chimico-biologiche, a muoversi continuamente, a respirare aria pulita, a bere acqua pura, a non subire stress psicofisico, a curare lo sviluppo mentale, la componente emotiva e spirituale allo stesso modo del corpo; se tutto questo non avviene è come progettare a benzina il motore di un’automobile e poi pretendere che funzioni bene anche a gasolio.


            La chimera, l’illusione, l’utopia accarezzata dall’uomo è quella di poter vivere nel vizio, avvelenandosi con carnami, con prodotti di sintesi, di drogarsi, fumare, consumare alcolici, zuccheri e prodotti raffinati, di doparsi… insomma, vivere contro natura ma pretendere di vivere a lungo e possibilmente in salute. I kamikaze della forchetta, i dissacratori del buon vivere, quelli che si arrampicano sugli specchi per giustificare le proprie convinzioni e difendere ad ogni costo la propria bistecca, fanno sempre riferimento non alla drammatica realtà della massa debole, malaticcia e destinata all’obitorio, ma allo sporadico eccezionale singolo individuo che nonostante le sue scelleratezze alimentari riesce a vivere senza grosse malattie fino a tarda età: che è come correre contromano sull’autostrada e restare indenni.


            Si pensa che la malattia, i tumori, cancri, gli infarti siano incidenti che colpiscono gli altri. In genere coloro che sono poco avvezzi alle regole del giusto vivere pensano: “Una fettina al giorno, un pezzo di pollo, un pesce, una fetta di prosciutto, di insaccato o di mortadella; oppure 10 sigarette al giorno, tre caffè, una coca cola, due pasticcini, che vuoi che sia non può nuocermi ed infatti mi sento bene, in forma”, che è come cadere dal decimo piano e ad ogni piano pensare “fin’ora tutto bene”. Raramente gli effetti sono immediati, più spesso sono a lunga scadenza, ma puntuali ed inesorabili: prima o poi la natura ci presenta il conto da pagare (e spesso esige anche gli interessi) e se questo succede per il corpo succede anche per la coscienza e per la mente dal momento che le tre componenti sono tra loro inseparabili. Quindi, conviene essere veg, per forza o per amore.


 Franco Libero Manco




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giovedì 30 maggio 2024

Se la guerra è l'ultima ratio...

 


Le dichiarazioni del segretario generale della NATO e del responsabile degli Esteri dell’Unione Europea Borrell, secondo cui si dovrebbe dare via libera ad attacchi diretti alla Russia con le armi fornite dalla NATO al governo di Kiev, e le dichiarazioni di Macron sull’invio di militari della NATO in Ucraina, ci portano sull’orlo dell’abisso di una guerra globale nucleare.
 
Sfugge a questi mediocri funzionari dell’Imperialismo capitalistico occidentale che per la Russia – grande potenza nucleare - la guerra in corso è una guerra di sopravvivenza e difesa della propria sicurezza e che non si farà intimidire, né si tirerà indietro.
 
La Russia si è sentita minacciata dall’avanzata spettacolare della NATO verso i suoi confini avvenuta nel corso degli ultimi 30 anni (basta consultare una semplice carta geografica per rendersene conto) e dall’atto finale di questa avanzata costituito dal colpo di stato del 2014 in Ucraina organizzato dagli USA e dai nazisti locali per portare l’Ucraina nel campo della NATO. In pratica la NATO, dominata dalla superpotenza USA, è andata a mettere basi militari e batterie di missili letteralmente sotto il sedere della Russia, minacciandone l’indipendenza e la stabilità. I Russi hanno reagito inizialmente con calma e con le trattative raggiungendo gli accordi di Minsk del 2014 e del 2015, che però non sono stati rispettati né dagli Occidentali, né dal governo di destra ultranazionalista di Kiev. Le regioni russofone dell’Est e del Sud dell’Ucraina, che non avevano aderito al colpo di stato, sono state attaccate e bombardate dalle formazioni naziste di Kiev con la morte di migliaia di civili, dando inizio di fatto alla guerra in Ucraina già dal 2014 (e non certo dal 2022!). Anche nella primavera del 2022, subito dopo l’inizio della “Operazione Speciale” russa, si è persa l’occasione di concludere la pace quando l’accordo di compromesso tra le parti in conflitto già raggiunto ad Istanbul è stato alla fine rifiutato dal governo di Kiev su istigazione di Boris Johnson e degli altri leaders occidentali.
 
Oggi, invece di percorrere una possibile via di accordo di compromesso, USA, NATO e UE spingono sul pedale dell’escalation con conseguenze imprevedibili, fornendo armi e appoggio strategico al governo di Kiev e continuando a mandare i soldati ucraini al macello.
 
Contemporaneamente si aggrava anche la situazione nel Medio Oriente con possibilità di destabilizzazione dell’intera regione. Nonostante le accuse di genocidio nei confronti di Israele da parte della Corte Internazionale di Giustizia e dei mandati di cattura della Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e del capo dell’esercito israeliano Gallant, continua l’afflusso di armi, munizioni e finanziamenti verso Israele da parte di USA, Germania, Italia, e altri paesi occidentali, e continuano i massacri a Gaza, ed anche in Cisgiordania. Gli inviti alla moderazione pronunciati da Biden nei confronti di Israele appaiono ipocriti, così come appare ipocrita l’insistenza sulla “soluzione dei due stati”, Israele e Palestina, per cui non vi sono attualmente le condizioni, a meno che non si verifichi un drammatico cambiamento dei rapporti di forza e degli stessi assetti istituzionali nella regione. Non c’è solo il problema dei 750.000 coloni ebrei installatisi illegalmente in Cisgiordania, lo spopolamento di intere regioni una volta abitate da Arabi (come la valle del Giordano), la distruzione totale di Gaza divenuta zona invivibile e per cui ci vorrebbero decine di anni ed enormi capitali per una ricostruzione. Il problema non è nemmeno il governo di Netanyahu, che rappresenta solo l’ultimo sviluppo della tradizionale politica colonialista e militarista dello stato di Israele fin dalla sua fondazione. Per giungere ad un possibile accordo di compromesso gli Israeliani dovrebbero fare un gigantesco passo indietro che non sembra siano disponibili per ora a fare (compresa la stessa “opposizione” interna), né alcuno dei sostenitori di Israele sembra intenzionato ad imporre agli Israeliani questo passo.
 
Per ultimo, ma non ultimo per importanza, vorrei ricordare la situazione disperata di vari paesi, specie nella regione medio-orientale e nord-africana dopo essere stati destabilizzati già in passato dalle guerre della NATO o sostenute dall’Occidente imperialista. La popolazione dello Yemen manca di tutto. La Libia, divisa in vari tronconi, riesce bene o male a sopravvivere vendendo il gas (anche se a livelli di vita nettamente inferiori di quelli del tempo di Gheddafi). Disperata è invece la situazione della Siria dopo più di 10 anni di una guerra, innescata dall’esterno, che ha causato centinaia di migliaia di vittime e immani distruzioni. Mancano i generi di prima necessità, manca l’elettricità, il 90% della popolazione vive sotto il livello di povertà. Nonostante ciò la Siria è ancora sottoposta a feroci sanzioni che riguardano anche il divieto all’acquisto di medicinali e altri generi necessari alla vita, Le truppe statunitensi occupano ancora un terzo del paese dove si trovano le risorse petrolifere, che rapinano impunemente impedendo al governo legittimo di ricavarne valuta per i bisogni immediati della popolazione.
 
La domanda in conclusione è semplice: riusciranno i paesi riuniti nei BRICS o facenti parte del “Sud” del mondo ad ottenere un mondo più giusto e multipolare liberato dall’Imperialismo Occidentale che dura da 5 secoli? O le vecchie forze imperialiste, anglosassoni ed europee tenteranno l’avventura della Terza (ed ultima)  Guerra Mondiale?      

Vincenzo Brandi



 
 
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mercoledì 29 maggio 2024

A volte anche l'amianto ritorna...

 


Negli ultimi giorni l’amianto – dopo anni di silenzio - è tornato sulle prime pagine dei giornali.

Il mesotelioma che ha colpito un giornalista della RAI ci fa rivivere quanto abbiamo dovuto lottare per ottenere diritti scritti sulla carta (la legge 257 del lontano 1992): ottenere i curricula dal datore di lavoro,  lo scontro con l’INAIL che negava questo diritto, lo scaricabarile tra enti diversi, anni di battaglie in piazza e nei tribunali ..... le malattie e le morti dei nostri compagni di lavoro.

 

E’ stata anche l’occasione di leggere i numeri della strage negli ultimi anni: numeri che sono persone, operai e lavoratori che non fanno notizia perché in genere muoiono soli – anziché in gruppo sui binari o sotto le tonnellate di acqua di una centrale elettrica – a casa loro, con accanto solo le famiglie.

Vediamoli.

In totale in Italia nel 2023 si sono registrati 7.000 decessi e 10.000 nuovi malati.

La Lombardia, la regione più industrializzata, ha avuto 500 mesoteliomi  con 470 decessi e più di 1.000 diagnosi di tumori al polmone asbesto-correlati con più di 800 morti.

In Piemonte 250 mesoteliomi nel 2023, 230 morti  e circa 500 tumori del polmone.

La Liguria ha avuto 150 mesoteliomi, con 140 morti (un numero altissimo paragonato alla sua popolazione  - 1.508.800 abitanti mentre la Lombardia ne ha 9,9 milioni).

L’Emilia Romagna 160 casi di mesotelioma e 320 casi di tumore del polmone, con rispettivamente 150 e 290 decessi e il Lazio 110 mesoteliomi nel 2023, con un impatto di circa 100 decessi, e più di 220 diagnosi di tumore del polmone asbesto correlato, con circa 200 decessi, quindi complessivamente 300 deceduti.

E ci fermiamo qui. I dati vengono dal Sole 24 Ore del 28 aprile.

 

Qualche considerazione. Quando si parla di 1.500 morti di lavoro – o meglio di profitto – bisogna aggiungere anche le vittime dell’amianto per avere il vero quadro della strage operaia che avviene ogni anno nel nostro paese.

Nel decennio precedente, le battaglie dei lavoratori esposti portarono alla ribalta questa mattanza silenziosa, che continua nel tempo.

 

Il nostro Comitato (con in prima fila i lavoratori della ex Breda Fucine e le loro più di 100 vittime) ebbe un ruolo importantissimo a livello nazionale: il problema dell’amianto entrò nelle case dei lavoratori italiani grazie alle nostre lotte; conquistammo – per tutti - quei “diritti” scritti sulla carta tra cui la sorveglianza sanitaria, importantissima nel tempo perché l’amianto ha le mani lunghe e si manifesta anche a distanza di anni, come dimostrano i numeri di cui sopra, e il Fondo Nazionale Vittime Amianto, che ora il governo Meloni vuole utilizzare per “risarcire” ... non i lavoratori colpiti ma Fincantieri, azienda statale condannata per omicidio e lesioni colpose di circa 120 lavoratori  e che riceverà 20 milioni di soldi pubblici del Fondo  per “ripianare” i risarcimenti. Uno schiaffo in faccia a tutte le vittime.

 

Quindi la battaglia è tutt’altro che conclusa e noi continueremo a condividere la nostra esperienza di lotta, perché altri non debbano patire quello che abbiamo subìto noi, come parte della lotta più generale contro un sistema sociale – il capitalismo - che tratta i lavoratori come carne da macello, merce da sfruttare e da buttare.


Sesto S.Giovanni - Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio


CIVG Informa 

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martedì 28 maggio 2024

Assemblea nazionale di Salviamo il Paesaggio: fermiamo il consumo di suolo dal basso!



Negli accoglienti spazi di Casa Ceretti a Intra Verbania, grazie alla generosa e impeccabile accoglienza del comitato Valdossola, il 12 maggio 2024 si è svolta l’assemblea nazionale del Forum Salviamo il Paesaggio.

La giornata è stata divisa in quattro momenti. In mattinata ampio spazio all’emergenza del contrasto al consumo di suolo e alle proposte per il rilancio della nostra legge statale, alla recente campagna del forum ‘Tutti i costi del suolo perduto’ ed alle attese di una Direttiva Europea sul Suolo, facendo il punto della situazione anche in merito al nuovo gruppo di redazione/comunicazione, costituito da poco più di un anno, che ha illustrato il lavoro fatto e i futuri obiettivi.
 
Il pomeriggio è stato dedicato ad alcune criticità, che ci preoccupano particolarmente: lo sviluppo non pianificato degli impianti da fonti rinnovabili, l’avanzata dei poli logistici, i danni potenziali conseguenti a Leggi regionali mal congegnate e il ruolo delle Aree Protette per tutela del suolo, del territorio e del paesaggio. Infine altri importanti temi, tra cui le cave estrattive ed alcune esperienze di partecipazione.

Abbiamo elaborato una sintesi della giornata, con l’elenco degli interventi, i principali elementi emersi nel dibattito e le conclusioni sulle azioni a breve proposte. Scarica qui la sintesi.


Per  comunicazioni:  redazione@salviamoilpaesaggio.it 



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lunedì 27 maggio 2024

La cultura può e deve avere un "cuore"...



In nome della scienza e del materialismo abbiamo generato una cultura senza cuore. Ma il potere infinito che è in noi non può essere reciso da noi stessi. Almeno finché qualcuno, sempre in nome del progresso, non ci muterà in replicanti.


Egocentrismo

L’egocentrismo affonda le sue radici nella concezione della realtà come esterna a sé. Una verità scientista per la quale ne paghiamo tutti le conseguenze. L’io concepito alla stregua di noi stessi, riteniamo sia il confine di noi rispetto al mondo esterno, all’altro. Il problema monta quando anche l’altro concepisce se stesso e il mondo alla medesima maniera. Saremmo dunque monadi che percorrono le vie dell’esistenza secondo un ordine da noi stabilito o – per altri, all’opposto – secondo ordini di forze superiori, comunque inconoscibili ed esterne, nei confronti delle quali non possiamo nulla.

Un bel colpo al cerchio della botte egocentrica lo ha dato De Cartes. Il suo binomio, res cogitans e res extensa, sebbene sorto per dire che il mondo si genera dal pensiero in poi, di fatto, ha finito per sancire e patrocinare la separazione della dimensione metafisica da quella fisica. Una vera e propria boa culturale, intorno alla quale tutti hanno virato per andare a prendere la poppa e veleggiare sospinti dal vento illuminista ovvero, attestare definitivamente il suprematismo razionalista, la indiscussa verità esclusiva ed assoluta della modalità di ricerca analitico-materialista della realtà e, quindi, la concezione meccanicista del mondo, del sapere, della vita, dell’uomo. Un vento fresco al quale nessun capitano ha ritenuto di rinunciare, convinto che lo avrebbe condotto verso i lidi della conoscenza. Come biasimarlo? L’uomo esplora forse per definizione: non avrebbe potuto restare in porto o limitarsi a navigare le rotte già note. Quella analitico-materialista era la novità e, in quanto tale, portava in sé la dote della sua stessa legittimazione, cioè le ragioni storiche di essere avvenuta. Il punto dunque non è lei ma un altro, ed è forse giunto il momento per avvedersene. Quel suprematismo culturale ha inquinato i pensieri degli uomini fin dal loro insorgere, ha ridotto il loro potere creativo, infinitamente più ampio di quello ristretto nel piccolo campetto di gioco della logica, estremamente più idoneo a fagli vivere una vita libera dai gioghi del produttivismo.

In termini meno evidenti ma più profondi, ha reciso il legame con l’origine, con il tutto. Ha gettato via il senso del sacro, come si butta un oggetto di cui non sappiamo la storia, con il quale non abbiamo legami affettivi, che non rappresenta per noi altro che un’inutilità, un ingombro, un imbarazzo.

La vulgata illuminista – ben lontana dall’idea kantiana, la quale aveva solo precisato il valore e il potere del razionalismo, senza alcun intento di renderlo tsunamico nei confronti del pensiero storico delle culture che lo avevano preceduto – non è stata l’ultima a scolpire nella roccia della verità l’idea della separazione degli oggetti del mondo. A celebrare l’egocentrismo oggi sovrapponibile all’individualismo, dopo l’epopea dei lumi si è succeduta quella del capitalismo, quindi quella del liberismo, poi quella della scienza – che sarebbe meglio chiamare tecnologia – e, finalmente, ad oggi, il digitale e il culto dell’intelligenza artificiale, quali espressioni del futuro anelato, in quanto ancora vendute-imposte-concepite come progresso. Tutti elementi dai confini osmotici, caratterizzata dalla coerenza di concezione materialista del mondo e dell’esistenza.

Ma ancora una volta, non ci sarebbe problema se tutta quest’onda, ultimamente incarnata dal there is no alternative – una formula che implica anche il bellicoso tentativo di restare a galla del capitalismo occidentale – non comportasse una crescente distanza dell’uomo dalla sua natura, dalla sua potenza, dal suo benessere.

Se la guerra è ineludibilmente legata all’avidità da un lato e all’umiliazione dall’altro, è su questi aspetti che l’educazione e la politica dovrebbero soffermarsi.

Basta guardare gli ultimi secoli di storia, detta progresso dai fuochisti del treno su cui stiamo viaggiando, per riscontrare quanto la politica non abbia risolto un solo problema, fatto eccezione per quelli funzionali al potere e alla sua crescita materiale. Perfino la salute delle persone è finita ad essere merce da mercato, regolata dal profitto economico. Più fame, più bolsi, più disoccupati, più alienati, più malati, più vecchi, più consumi, più tristezza, più rassegnazione, più lontani dall’esistenza che i beni materiali non possono sostituire, meno forza interiore, più valori effimeri, più dipendenze, più appropriazione di valori da ritenersi in diritto di guerra nei confronti di chi ne ha altri, più violenza, più frustrazione, più psicopatologie e malattie serie in crescendo da rampa di lancio verso la morte di tutti, più intellettualismo e zero ascolto. Tutti in terapia – un’altra dipendenza – a cominciare da quelli che qualcuno sta ancora andando a votare.


Il Tutto

Tra tutti gli elementi di quell’elenco progressista appena enumerato, scegliendo “più dipendenze” il tempo e il discorso recedono al momento che ha preceduto il getto a mare del bambino con l’acqua sporca. Più dipendenza ci riporta al punto in cui, nell’incantesimo d’aver trovato la via illuminante nell’intelligenza razionalista-cognitiva, non abbiamo esitato a credere d’esserci liberati dai mostri del passato bigotto e superstizioso e dalla natura finalmente assoggettabile ai desiderata del capitale. Ma le superstizioni del passato sono state sostituite da quelle intoccabili del presente, e quella natura a differenza dell’industria non genera scarti e ha in sé il criterio, per nulla artefatto, del riciclo. Ciò che fa quella natura – che stiamo fustigando in un divertimento aguzzino – è sempre entro la realizzazione dell’intero e nel rispetto del Tutto. Non di una parte, secondo volubili vezzi e vizi arbitrari di un mondo considerato separato e altro da noi. Il momento della dipendenza è stato quello in cui abbiamo perso la via con un cuore a favore di quella vanesia degli interessi personali.

Nell’acqua sporca di cui ci siamo liberati per dedicarci al progresso materiale, c’era il necessario per sostenere una stirpe culturale foriera di evoluzione esistenziale fondata sulla forza emozionale autoguaritrice e il suo potere di essere seme di conoscenza e consapevolezza. La cui negazione in noi ci porta alla malinconia, alla vulnerabilità, al diritto del rancore e della vendetta e alla malattia. Avvertire e riconoscere in noi questo potere, valorizzarlo nell’educazione e nella politica, ci porterebbe a costruire società che con l’attuale non avrebbero nulla a che vedere.

La dipendenza dall’egocentrismo è il perfetto antidoto ad una evoluzione individuale. Quando questa avviene però, si osserva con orrore ciò a cui ci eravamo abituati, ciò che ci faceva sentire intrappolati. Ma evolvere è proprio divenire capaci di vedere come siamo caduti nell’abitudine e nella dipendenza dell’orwelliana società, estranea a quasi tutto il genere umano. Ed è anche prendere coscienza su come emanciparci da tanta aberrazione, per ritornare a noi stessi, per evitare gli esiti esiziali dei suoi valori. Uno stato di sofferenza è un’eventualità sempre imminente che ci attende percorrendo vie senza cuore, come lo sono quelle della vanità e dell’orgoglio. E ogni sofferenza vissuta egocentricamente, cioè non come sofferenza di tutti gli uomini o cristica, non ha mai in sé doti evolutive. Nell’acqua sporca che abbiamo gettato c’era il potere di conoscenza e liberazione dell’amore, arcano numero uno. Buttato perché la scienza non aveva detto di tenerlo, curarlo, coltivarlo.

Un potere che non ha bisogno d’essere studiato, Professori e abecedari, master e lodi non servono a nulla a ciò che vive silente sotto la superficie di tutti noi. Nessuna università potrà essere al nostro pari nel riconoscere che non c’è evoluzione senza riconoscere noi stessi all’origine di ogni dolore. È questa la scuola aperta a tutti, senza numero chiuso, né abbagli meritocratici, della quale possiamo godere. Osservando che chi non la frequenta, cioè chi non dà alle proprie sofferenze una evidente insegnamento non evolve, ovvero resta nel suo egocentrismo e sprofonda ancora di più.

Senza un’evoluzione individuale non vediamo l’origine delle emozioni, non sappiamo confrontarci con esse che diventano gomitoli di lana in mano a cuccioli di gatto, cioè incidenti frontali. Sono relazioni infernali. Vita invivibile. Sono i prodromi della cosiddetta pazzia, permanete instabilità e dipendenza, questa volta sì, da una forza superiore e ignota a noi.

Una cultura che abbia in sé l’uomo, e non solo la sua avidità o pusillanimità, comporterebbe l’evidenza che in certi terreni il seme cresce e che in altri no. Allora la modalità meccanicistica di intendere il prossimo, la gerarchia moralistica con il quale lo giudichiamo verrebbe meno a favore del rispetto e di un criterio sociale libero dal monopolio produttivistico, un criterio con un cuore.

Lorenzo Merlo




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domenica 26 maggio 2024

Per una relazione etica ed ecologica con tutti i viventi...

 


Non v’è decisione, dalla dichiarazione di guerra alla scelta del pasto giornaliero, che non passi attraverso il carattere della persona. Gandhi diceva “Sii il rinnovamento che vorresti nel mondo”, ma cambiare il carattere delle persone, rinnovare se stessi, è la cosa più difficile dell’universo: richiede una costante e forte volontà di mettere in discussione e superare  le limitazioni.

Le nostre convinzioni, le ostinazioni sulle nostre abitudini, la mancanza di umiltà, la volontà di doversi giustificare ad ogni costo ad ogni critica, ad ogni divergenza di vedute, sono il nostro peggior nemico. Anche la persona più importante con un carattere ostico e permaloso è destinata ad essere evitata, esclusa, o al limite sopportata. E a causa di un cattivo carattere spesso succede che per un’inezia si rovini un’amicizia, un affetto, una buona relazione, un amore.


Quando nel dialogo occorre la massima attenzione per non urtare le opinioni dell’altro significa che l’altro deve ancora liberarsi dalla prigionia dei propri limiti. Vi sono persone alle quali è possibile rivolgere solo parole di apprezzamento: qualunque appunto o critica bonaria viene interpretata come on’offesa fino a far vacillare o a volte cancellare un affetto che magari dura da anni  disconoscendo il 99% che di buono e di positivo c’è stato tra le parti. Ma coloro che occorre trattare con i “guanti bianchi” si accontentano della maschera e non sapranno ciò che realmente gli altri pensano di loro. L’amore vero, l’affetto vero, l’amicizia vera, se è tale si manifesta apertamente in ogni circostanza, con garbo, gentilezza e gratitudine, senza la paura di essere malintesi.


La nostra vera natura non è quella che si manifesta nelle circostanze di un contesto favorevole in cui c’è armonia di relazione e condivisione di idee: è nella prova, nella provocazione, nell’insulto, nell’offesa, nella critica ingiusta, nella mancanza di rispetto, magari nella derisione, nel tradimento della fiducia, nella privazione di un bene o di un diritto che si manifesta il nostro vero carattere. Ed è meglio non fare il bene se non si è disposti a sopportare l’ingratitudine.


La reale consistenza di un muro si può verificare solo nel momento in cui si cerca di abbatterlo. In ognuno di noi si nasconde un santo e un criminale, ma è la provocazione che fa emergere l’una o l’altra nostra vera natura, quello che realmente siamo.


Avere un bel carattere, disponibile al dialogo, capace di mettere in discussione la propria visione delle cose, le proprie certezze, essere aperti al dialogo e all’innovazione questo è il bene più prezioso di una persona per chi ha la fortuna di vivergli accanto; ma una persona permalosa, litigiosa, inflessibile, ostinata è sicuramente motivo di tensione e discordia.


Credo che la vita ci dia ogni giorno la possibilità di migliorare  noi stessi e questo è possibile solo se, attraverso un giusto e salutare esame di introspezione, siamo disposti a mettere in discussione le nostre chiusure, i nostri personalismi.


Ognuno di noi è un universo a se stante, diverso da ogni altro, più o meno in armonia con se stesso e con il contesto naturale, ma il metro di verifica è se il nostro modo di essere è empatico e amabile o soltanto sopportabile. 


Quindi la domanda da porsi è: se tutti avessero il mio carattere il mondo sarebbe migliore o peggiore? Credo che in noi veg/universalisti alberga una coscienza più vasta, un’etica più profonda, un senso di giustizia più ampio del comune sentire, per questo abbiamo l’obbligo morale di essere di esempio, in ogni circostanza. Spesso il modo più efficace di aiutare gli altri è quello di migliorare se stessi.

 

Franco Libero Manco




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sabato 25 maggio 2024

Roma, dal 31 maggio al 2 giugno 2024: "Ritorna l'Eirenefest"




“Voltiamo Pagina!  La Nonviolenza è ribellione” questo lo slogan della terza edizione nazionale di Eirenefest, Festival del libro per la Pace e la Nonviolenza.

Il Festival si svolgerà nel quartiere di San Lorenzo a Roma dal 31 Maggio al 2 Giugno 2024 concludendosi con la Festa della Repubblica Multietnica.

Le oltre 30 case editrici che partecipano esporranno i loro libri negli stand allestiti ai Giardini del Verano dove la libreria Giufà, nelle vesti di libreria ufficiale del festival, esporrà i libri delle case editrici non presenti direttamente col loro stand, oltre a una selezione della letteratura per la pace e la nonviolenza. Nello stesso luogo esporranno alcune delle 40 associazioni che hanno aderito.

Il programma vede la realizzazione nei tre giorni di 58 eventi: tavole rotonde, proiezioni, presentazioni di libri, laboratori, letture guidate, animazioni che coinvolgeranno 112 relatori. Il programma inizierà il venerdì con la mattinata interamente dedicata a attività per le scuole a cui parteciperanno classi di tutti gli ordini di scuola.

Tutto questo è reso possibile da un Comitato Promotore e una equipe organizzativa interamente formata da volontari che ha costruito, realizzato e gestirà l’intero festival, dimostrando concretamente un nuovo mondo possibile dove il valore centrale sono le persone e la loro capacità di costruire insieme.

Contatti stampa: info@eirenefest.it
https://www.pressenza.com/it/2024/05/terza-edizione-di-eirenefest-a-roma-questi-i-numeri/



 Il festival è realizzato grazie al contributo dell’8 per Mille della Chiesa Valdese.
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venerdì 24 maggio 2024

Venezia. Disobbedienza civile contro il "biglietto d'ingresso in città"...

 



Spettabile sindaco, spettabili forze dell'ordine, cittadini di Venezia;

Saremo uno o più di uno, forse saremo poco meno di molti, ma in ogni caso saremo insieme da nonviolenti, da disobbedienti, da cittadini e da uomini liberi, con il supporto del Sindacato FISI.
Entreremo a Venezia senza pagare la gabella, dichiarando fin da ora di non appartenere a nessuna delle categorie che ne sono dispensate.
Oltre a incontrare le forze dell'ordine, presso le quali provvederemo ad autodenunciarci, saremo lieti di incontrare i cittadini e le autorità.
Polizia, Sindaco, Cittadini, il 26 Maggio entreremo a Venezia e non pagheremo né il biglietto né la multa: la porteremo davanti a un giudice, e vinceremo per voi, per noi, e per una città che non si vende.
Professor Studente Davide Tutino, Resistenza Radicale, Ciro Silvestri, Segretario Sindacato FISI

Disobbedienza Civile a Venezia
SIAMO SERENISSIMI E NON PAGHEREMO
Saremo a Venezia, senza pagare il biglietto d'entrata e senza pagare la multa, nel rispetto del diritto, della Costituzione, e della dignità dei cittadini.
Il biglietto di ingresso in città viola l'articolo 16 della Costituzione Italiana, che prevede il libero movimento su tutto il territorio.
D'altra parte il provvedimento contribuisce a rafforzare e rendere permanente la militarizzazione della società attraverso il controllo e la tecnosorveglianza, sistema ampiamente sviluppato a Venezia.
La Città è rubata ai veneziani e trasformata in un campo di sorveglianza globale, colà sperimentato per poi essere esteso ovunque.
Con la nostra disobbedienza intendiamo portare il Comune davanti ai giudici, sia per annullare le multe sia per mettere sotto accusa l'intero sistema di tecnosorveglianza, illegale e invasivo.
Ai veneziani che si ribellano vada non solo la gratitudine degli italiani, ma di tutti coloro che lottano per il diritto e la libertà: il nostro piccolo viaggio è un grande grazie a tutti loro.
 Davide Tutino Resistenza Radicale, Ciro Silvestri,Sindacato FISI

FERMIAMOLI A VENEZIA,
FERMIAMOLI IN ITALIA
FERMIAMOLI NEL MONDO




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mercoledì 22 maggio 2024

La grazia del nonostante...



...il sentiero giusto verso l’anima vero e unico appuntamento terreno. oggi e domani altissima pressione suono determinato alterazione del ritmo spicchio di luna denso di nuvole prendiamoci il tempo che vogliamo. 

eravamo viandanti sullo stesso sentiero, epoche lontane, lo siamo tuttora anche se viandanti distanti sullo stesso sentiero di epoche lontane. e son felice organizzando finalmente un viaggio, uno dei tanti! voglio attraversare un pezzo di mondo. le sfide che la vita mi presenta mi portano sempre più lontano, almeno così spero - internet… ve lo lascio! 

voglio incontrare la gente per la via e la via per la gente. stasera luna piena e stelle senza luce elettrica nel suono del silenzio il respiro profondo dell’intenso biancore di luce nella piccola mansarda tatami giapponese, sul pavimento in legno la porta di vetro il telo grezzo del terrazzo un tavolino su cui scrivere e il cielo e il mare la in fondo per posare lo sguardo. 

è qui che si nasconde l’amore, ci vive una giovane coppia di artisti, fanno marmellate, pane, olio, succhi, ortaggi, la loro grande casa sempre piena di gente un pò locanda un pò osteria aperta a tutti quelli che vogliono fare arte con gioia e simpatia. 

lento e solitario me ne torno mesto lungo la via. viandanti distanti e incostanti su sentieri lunghi e solitari di epoche remote e lontane, nomade tra enigmi di pietra calendari astronomici, religioni stellari dell’antica civiltà mediterranea. la realtà inizia dove finisce l’apparenza espressione bisogno affetto chi può dire altrettanto. vibrazioni cosmiche sulla via della luce, arcipelago, terraferma, ecosistema contemporaneo tutti condividiamo una sola casa: la terra e se l’unica via è una barca e non ci sono barche voglio una barca soluzione immaginaria senza navicella e senza sicurezza… uscita via mare il pensiero corre bacche macchie ginepri profili antichi il cielo è azzurro, ci sono attimi fatti di sensazioni impalpabili come l’aria, incontenibili come l’acqua, il vento le disperde e gli dona nuova forma, volano nell’etere e come in un eco rimandano la loro musica nell’intimità dello spazio interiore espandendolo e arricchendolo di fiori e sembra di sentirli sbocciare tra ondulazioni di frequenze, suoni, colori, a volte le parole non riescono a leggere e a tradurre l’intangibile. sto vivendo lo spazio della casa immerso in giornate di silenzio. assaporo la fecondità, la leggerezza mentre modello la terra. 

uno spazio di ascolto e di grande energia creativa in cui mi sento su un isola solitaria. ho equilibrato e diluito le emozioni che sto vivendo nel sole giallo e alto della primavera. ora nel viaggio bisogno di confronto, colore, incontro. forse la barca va cercata nella forma di qualcos’altro, qui sulla spiaggia dove mi trovo c’è una zattera senza remi contenitore immaginario del nostro ego… fa anche rumore… che riflesso! si parte in cerca di una barca e si arriva a uno specchio! la zattera galleggia sull’acqua tra la linea della sabbia e sogni e desideri che il mare avvicina rolling in the deep. sto modellando un fiore, è grande, le mie mani stanno tra i petali e seguono le curve dei profili, sembra espandersi e uscire dalla superficie, gioia complesso ricordo infinitamente grande infinitamente piccolo. la brevità dell’esistenza è scritta nei sensi, la luce li sta già invitando a saziarsi di sole. le radici hanno il solo semplice ruolo di dar coraggio all’energia ricavata dalle stelle. 

nel luogo comune si annida la verità più sincera, la pura ebrezza della forma senza sfumature come il vento con l’onda come l’onda con il vento come l’onda come il vento nessun altro luogo nel bel mezzo del nulla nel ritmo del silenzio respiro l’infinita saggezza del mondo, anima grezza scrivo poco penso poco parlo poco, un quarto di vino un quarto d’ora un quarto di luna. quando chiudo gli occhi vedo meglio e quando faccio un passo i dubbi svaniscono. chi coltiva spine va in giro scalzo d’altra parte ogni rosa ha le sue spine. 

ci vuole occhio per cogliere l’attimo fuggente e la mattina dopo mi è passato davanti il momento in cui ci si rende conto che niente sarà più come prima e l’insensatezza di essere sempre la stessa persona nonostante la grazia.

Ferdinando Renzetti,  poeta...



Pubblicato da BioregionalismoTreia alle 21:40 Nessun commento:
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martedì 21 maggio 2024

Per la Lega è tempo di guerra...

 


Presentato ufficialmente alla Camera il progetto di legge leghista denominato "Istituzione del servizio militare e civile universale territoriale e delega al Governo per la sua disciplina” che si pone l'obiettivo di reintrodurre la leva universale: sei mesi obbligatori per ragazzi e ragazze. Matteo Salvini lo aveva annunciato al raduno degli Alpini a Vicenza, lo scorso 12 maggio.

Una settimana dopo le affermazioni di Matteo Salvini a Montecitorio appare il testo firmato da Eugenio Zoffili, deputato vicino alla segreteria e membro della Commissione Difesa della Camera, che prevede la scelta per i giovani italiani tra la formazione militare e un impiego di tipo civile: "Proponiamo - dice Zoffili all’AdnKronos - l’istituzione di un servizio civile e militare universale territoriale che coinvolga per sei mesi tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 26 anni di età. I sei mesi saranno svolti esclusivamente sul territorio nazionale e nella propria regione di residenza o domicilio, con priorità alla propria provincia, salvo espressa richiesta del cittadino ad essere impiegato in altri ambiti territoriali nazionali e previa disponibilità e autorizzazione dell’Autorità preposta".
A chi opterà per l’ambito militare "sarà assicurata la formazione militare in vista del loro impiego sul territorio nazionale", chiarisce Zoffilli, ribadendo il concetto della prossimità di servizio.

Da parte dei vertici militari, si ribadisce la necessità di rinnovamento "a tutto campo" dell'Esercito italiano.

Ecco quanto dichiara al TG SKY il generale Carmine Masiello:
" L’Italia deve diventare una nazione con una capacità di deterrenza reale e credibile... È stata la guerra Russia-Ucraina ad aver insegnato che occorre recuperare i cambiamenti e stare al passo con i tempi. Infatti, il conflitto ha rivoluzionato i paradigmi sul campo, da una parte si ha un ritorno all’uso di artiglierie, carri armati e al confronto fra unità corazzate. Dall’altra invece è diventata una guerra cibernetica che ha usato – e sta usando – la disinformazione per orientare le opinioni pubbliche e il morale dei combattenti... Per farsi trovare preparati occorre puntare sui giovani. Sono quelli che sanno intercettare i cambiamenti e le evoluzioni tecnologiche... "

La risposta che, da antimilitaristi nonviolenti, proponiamo è nota: l'obiezione alla guerra e al servizio militare che la prepara, oggi proiettato in Europa verso forme di mini-naja (la decisione della Germania di seguire il modello svedese fa da battistrada). E le difficoltà sul terreno dell'esercito ucraino spingono verso un impegno diretto sul terreno della NATO. Forse al momento non si arriverà all'invio di truppe, scenario divulgato dal presidente francese Macron, ma sicuramente c'è il piano per l'invio ufficiale di consiglieri militari. Kennedy a suo tempo in Vietnam lo fece per gli USA e naturalmente la cosa finì con l'intervento pieno dell'esercito americano.

Al vertice di Washington del prossimo luglio è all'ordine del giorno una "Missione Ucraina" che dovrebbe costituire una sorta di polizza anti Trump: flusso di fondi sicuri (100 miliardi di dollari), controllo dei cordoni della borsa a Bruxelles, scenari - del tipo di quello prospettato da Macron - che diano autonomia delle decisioni allo "SHAPE" (il comandante della Forza di rapido intervento di 300.000 soldati). 
C'è - contro questa deriva bellica - una dichiarazione di impegno da sottoscrivere che esige la pubblicazione di un albo degli obiettori aperto a tutte/i.

Alfonso Navarra




Petizione per una difesa non violenta:  https://www.petizioni24.com/signatures/obiezione_alla_guerra_e_al_servizio_militare_impegno_per_la_difesa_nonviolenta/
Pubblicato da BioregionalismoTreia alle 22:15 Nessun commento:
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•Bioregionalismo •Spiritualità laica •Ecologia profonda

Bioregionalismo, spiritualità laica, ecologia profonda...sono i temi che maggiormente qualificano i miei interessi.
In verità essi rappresentano la stessa cosa, nomi diversi per la stessa sostanza.

“Bioregionalismo”...
una parola semplice semplice che significa
l'insieme della vita nelle sue varie sfaccettature in una interconnessione inseparabile.
“Treia”...
perché ogni luogo è al centro del mondo,
in quanto
nell'infinito non esiste periferia,
e dove si manifesta la presenza
vitale
se ne assume il Nome e la Forma...


La Terra è la matrice di ogni forma e di ogni nome ed il suo modo espressivo è la Coscienza o Spirito.
La Terra è la madre ed il Legno è il figlio che essa produce.
La madre dice al Legno: “Tu mi elevi ed io ti riporto con i piedi per terra!”
Ed il figlio le risponde: “Il Legno è il modo della Terra di elevarsi.. nella coscienza!”
Questo è il bioregionalismo dal punto di vista dell'esistenza organica e biologica e spirituale.

Nella società umana, in termini di consapevolezza e condivisione, il bioregionalismo è la simbiosi mutualistica tesa alla crescita, ben descritta con le parole del grande saggio Ramana Maharshi:
“Una società è l’organismo;
i suoi membri costituenti sono gli arti
che svolgono le sue funzioni.
Un membro prospera quando
è leale nel servizio alla società
come un organo ben coordinato funziona nell’organismo.

Mentre sta fedelmente
servendo la comunità,

in pensieri, parole ed opere,
un membro di essa
dovrebbe promuoverne la causa
presso gli altri membri della comunità,
rendendoli coscienti ed inducendoli
ad essere fedeli alla società,
come forma di progresso per quest’ultima”
Ognuno è invitato a partecipare!




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