mercoledì 9 aprile 2025
Consigli per la sopravvivenza... con i tempi che corrono!
martedì 8 aprile 2025
Mattatoi: l'inferno dimenticato...
Se l’inferno esiste sono i mattatoi, dove gli animali aspettano in fila di essere smontati tra il puzzo, gli escrementi e le interiora sparse sul pavimento di chi li ha preceduti. Se c’è un’ingiustizia che grida al cielo la sua vendetta sono i fiumi di sangue versati negli scannatoi pubblici, approvati, richiesti da gran parte della massa e benedetti anche dal clero. Non c’è vergogna, mostruosità, depravazione, abiezione, abisso più profondo, oscurità paragonabile alla innaturale, sistematica abitudine di uccidere gli animali e mangiarne il cadavere.
Di questo si nutre e si plasma il pensiero e la coscienza degli umani che li rende potenzialmente capaci di qualsiasi delitto verso se stessi e verso il creato. Chi accetta tutto questo abbia il coraggio di essere coerente con se stesso e visiti il mattatoio prima di addentare la prossima bistecca.
Come gli animali destinati alla macellazione per l’ingordigia umana che in qualche modo (spesso solo in teoria e per legge) non possono essere uccisi al di fuori dei mattatoi e da personale adatto, in modo da garantire loro almeno una morte meno drammatica; allo stesso modo gli animali marini non possono essere alla mercè di gente che per mero sollazzo li cattura con l’amo o con la fiocena. Se è moralmente condannabile e legalmente perseguibile chi uccide un cane, un gatto o qualunque altro animale, perché viola la legge che tutela gli animali terricoli, deve essere ugualmente perseguito chi uccide un pesce, un crostaceo, un mollusco, un anfibio, un’ostrica, una stella di mare... Uccidere una trota, una seppia o una spigola non è meno ingiusto e crudele dell’uccidere un agnello. Se a nessuno è concesso uccidere pubblicamente (e non solo) un piccione, una rana o un riccio, allo stesso modo deve essere sanzionato chi uccide un pesce.
Nell’esprimere cose tremende non è possibile usare gentilezza, garbo: si usa forse edulcorare gli orrori dei nazisti per non urtare la sensibilità dei responsabili? Chi ha la coscienza pulita non ha paura della parole. La verità è sempre preferibile e la verità nel nostro caso è cruda e terribile. Senza offendere l’interlocutore non possiamo esimerci dal dire le cose come sono. Che termini usare per parlare dell’inferno dei mattatoi o dei laboratori di sperimentazione? La nostra è una constatazione veritiera, un dato di fatto che è anche accusa, la stessa accusa che muoveremmo al tuo carnefice se fossi tu la vittima di turno.
Franco Libero Manco - Movimento Universalista
Genzano di Roma. Conoscere il territorio per poterlo tutelare...
La conoscenza del territorio è la condizione essenziale per poterlo tutelare. Purtroppo gran parte della popolazione, presa dal vivere quotidiano, finisce con l'ignorare il valore di ciò che gli sta vicino e che appartiene a tutta la comunità. Il patrimonio ambientale, storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico del territorio ha bisogno impellente di essere maggiormente conosciuto proprio per essere meglio tutelato, perchè troppo spesso, invece, purtroppo, viene lasciato in balia degli interessi particolari legati al profitto, senza che noi cittadini ne prendiamo adeguata coscienza, complici, talvolta, anche le amministrazioni pubbliche.
Italia Nostra Castelli Romani, insieme al Comitato Protezione Boschi Colli Albani, vi invita calorosamente a partecipare a questo evento, in occasione della presentazione del libro di Maurizio Bocci "Sulle orme del tempo", con l'intervento anche di Giacomo Tortorici. Sarà un'occasione per uno scambio libero di cultura, idee, informazioni ed opinioni sullo stato del nostro territorio, il suo patrimonio, la sua conservazione e le minacce che su di esso purtroppo incombono.
STORIA, NATURA e ARCHEOLOGIA: VIAGGIO attraverso i COLLI ALBANI.
SABATO 12 APRILE ore 17:30, presso la EX-ENOTECA di GENZANO, Piazza della Repubblica.
Enrico Del Vescovo. Italia Nostra Castelli Romani.
Per info: 3331135131.
domenica 6 aprile 2025
"Disconnessione dalla realtà statistica"... di Lorenzo Merlo
“Questo dato, di per sé piuttosto sorprendente (o forse no), solleva una domanda fondamentale: perché la nostra percezione del rischio è così disconnessa dalla realtà statistica?”
Affidarsi alla narrazione logico-razionalistica del cognitivismo – una specie di sinonimo di affidarsi alla narrazione logico-razionalisica della scienza – è scientismo. In quanto ogni alternativa è classificata dalla narrazione stessa nella sua categoria ciarlatanesimo. Ne viene che ciò che non rientra nel suo autoreferenziale canone scientifico, non esiste, non contiene verità, certamente lo si può tralasciare.
L’accredito di cui gode detta narrazione è tale da divenire effettivamente il solo modo di conoscenza per cui valga la pena battersi. Lo può riscontrare ovunque ci si giri e anche in questo articolo, dal quale è tratto il brano in occhiello. Nel pezzo si fa, tra l’altro, riferimento alla relativa computazione statistica quale hummus dal quale viene alla luce il vero.
(Tra parentesi. Basterebbe prendere in esame il concetto di accredito e arrivare così, lavorandoci, a riconoscerne il potere per constatare quanto il primo sinonimo di narrazione sia incantesimo. Se la verità è nel discorso (Foucault) significa che chi lo segue la riconosce e chi non lo segue, no. Ma anche che chi afferma il discorso lo fa seguendo un inconsapevole – non sempre, vedi il venditore e il manipolatore – filo rosso che gli permette di cucire insieme le parole opportune alla narrazione che desidera realizzare).
(Seconda parentesi. La modalità scientifica, più precisamente quella della meccanica classica e, meglio ancora, quella del meccanicismo non sono da cestinare, in quanto hanno dimostrato di essere un criterio/strumento eccellente per maneggiare la pragmatica della vita. Tuttavia, a questa celebrazione va affiancata la riduzione del suo assolutismo, che guida il pensare e le relazioni, in quanto in contesto relazionale, appunto, ed evolutivo è peggio di un elefante in cristalleria. Disastrosa e necessaria conseguenza di quella pretesa di dominio culturalmente estesa a tutti i contesti umani. In sostanza, concepire l’uomo e le relazioni come esauribili sul piano razionale è un intento – inconsapevole, in quanto la scienza, cui ci si affida, non è in grado di portarlo alla consapevolezza – le cui dinamiche sono identiche a quelle dell’esportazione della democrazia e, naturalmente a tante altre, incluso il non hai ancora capito? Te l’ho già detto due volte!)
Dunque, l’inconsapevole fideismo nei confronti della cosiddetta scienza, si fa vanto del cosiddetto sapere al quale, a mezzo di essa, può accedere. Tuttavia, contemporaneamente taglia fuori dalla verità tutta la conoscenza che è già in noi, nel corpo, nella riflessione, nell’osservazione, nella contemplazione, nella meditazione, nell’amore. Tutti territori che non stanno sotto il microscopio dello scientista o che lo scientista evita di porre sul vetrino anche per timore di dover rivedere tutto il suo impianto di pensiero.
Impianto che fa girare un sistema ben preciso che, come detto, ha la sua epistemologia nelle autoreferenziali regole – anch’esse inconsapevoli e inconsapevolmente assunte come assoluta verità – che la scienza si è data e che, necessariamente, estromettono dal campetto di gioco, che gli adepti chiamano conoscenza. A ben guardare si tratta di un modo di intellegere il mondo sovrapponibile a quello che soggiace al razzismo.
In merito al regolamento da rispettare per poter accedere e giocare al gioco dei saperi scientifico-meccanicisti, si tratta di configurazioni assolutamente fondate su altri due culti occulti: quello della supremazia della logica – ma sarebbe opportuno dire del logicismo – e quello del razionalismo.
Si tratta di due caposaldi indiscussi e indiscutibili – secondo gli scientisti – alberi maestri del vascello in rotta verso i lidi della Verità. Dove, una volta in banchina, vedere capitani e nostromi sbracciarsi per annunciare al mondo la rotta da seguire.
E tutti, affinché la conoscenza possa sottrarci dall’ignoranza e illuminarci la strada del benessere, a imitarli.
“I modelli tradizionali di utilità attesa spesso trascurano il ruolo delle emozioni, ma è chiaro che queste giocano un ruolo cruciale nelle nostre decisioni, soprattutto in situazioni di incertezza”.
Anche quest’altro brano è estratto dall’articolo citato. Mette in causa le emozioni. Bello! Verrebbe da dire soddisfatti, finalmente va oltre le regolette della scienza. Invece è una fregatura, e anche piuttosto pesante.
Le emozioni che cita, per quanto funzionali all’esistenza, restano per l’autore un problema in quanto non ancora ridotte a dati computabili dagli scienziati. È in questo l’agguato scientista, che tradotto corrisponde a: affinché l’uomo possa essere previsto e lui possa prevedere l’intera realtà. È in questo epilogo il mostruoso figlio dello scientismo.
La scienza con la sua foga analitica non avrà mai accesso alla verità che l’intero di un’emozione invece riferisce.
La domanda è: verrà mai il giorno in cui le emozioni, invece di essere qualcosa da superare diventeranno qualcosa da rispettare, per poi, da quel momento, avviare un processo di conoscenza il cui culmine possa portare a una vita differente da quella computabile dei dottori in amministrazione della vita?
Lorenzo Merlo
"Esortazione a liberare l'Italia dalle mani dei barbari" di Niccolò Machiavelli
Exhortatio ad capessendam Italiam in libertatemque a barbaris vindicandam
Dopo aver considerato tutte le cose che ho trattato prima, e meditando tra me e me se oggi in Italia sono maturi i tempi per onorare un nuovo Principe e se ci sono le condizioni necessarie per dare a un uomo prudente e saggio l’occasione di introdurre un ordinamento nuovo, tale che desse onore a lui e benefici alla maggioranza dei suoi abitanti, mi pare che tanti elementi concorrano a favore di un Principe nuovo, e non so quale altro periodo di tempo potrebbe essere più favorevole di questo. E se, come dissi, era necessario per vedere le grandi doti di Mosè che il popolo d’Israele fosse schiavo in Egitto, per conoscere la grandezza dell’animo di Ciro che i Persiani fossero oppressi dai Medi, l’eccellenza di Teseo che gli Ateniesi fossero dispersi; così ora, per riconoscere la virtù di un Principe italiano, era necessario che l’Italia si riducesse nelle condizioni in cui si trova, e che essa fosse più schiava degli Ebrei, più serva dei Persiani e più dispersa degli Ateniesi; senza Principe, senza ordinamenti propri, sottomessa da armi straniere, depredata, impoverita, saccheggiata e percorsa da eserciti stranieri, e avesse sopportato ogni genere di distruzione.
MACHIAVELLI, PRINCIPE, CAP. 26; PAR. 1 (VERSIONE IN ITALIANO MODERNO)
……………………
Commento di Giorgio Vitali: “QUANTO NEL TESTO VA RITENUTO UNA ESORTAZIONE A NOI IN SALVIFICA EREDITA’, VERSO LA PRESA DI COSCIENZA COLLETTIVA DELLA SITUAZIONE ATTUALE CONSISTENTE NEL PERPETUO RIPETERSI DI ODI E DIVISIONI FUTILI INDOTTE CON QUESTA MEDESIMA ARTE DA QUEI BARBARI TRAMITE I LORO VISCIDI TIRAPIEDI VILI PREZZOLATI SICARI CHE QUESTO MESSAGGIO DI LEGITTIMA ESORTAZIONE ALL’INDIPENDENZA CONSAPEVOLMENTE REALIZZATA POSSONO SOLAMENTE OCCULTARLO CON LA SANTIFICAZIONE MEDIATICA DELL’IGNORANZA, MA NON USARLO CONTRO DI NOI.
(RICORDARE PER ANALOGIA IL ‘ROSSORE’ DI MAZZINIANA MEMORIA).”
Energia elettrica anti-ecologica e anti-paesaggistica - Ovvero: come danneggiare l'ambiente con la scusa del "green"...
Stiamo stravolgendo il bene più prezioso del popolo italiano: il paesaggio e la natura, soprattutto delle regioni centrali e meridionali. Interessi mafiosi, connivenze politiche locali, società di comodo di stranieri, personaggi “disinvolti”, ecc.
Tutti stanno “dandosi da fare” per distruggere quel poco di bello che è rimasto nel nostro Paese. Cime delle montagne e colline del Sud sono ormai preda di uno scempio senza fine attraverso antiestetiche torri eoliche le cui pale il più delle volte sono ferme a causa dell’assenza di vento e campi e campi di pannelli solari a terra, che spesso non sono nemmeno collegati al sistema distributivo. I pannelli solari vanno bene (in modo oculato) se installati su nuove abitazioni, lungo le autostrade in forma di barriere frangirumore, su capannoni industriali e simili impianti.Già da anni diverse associazioni, tra cui la Rete Bioregionale, stanno denunciando, con dati scientifici, l’inutilità e dannosità di tale scelta per la produzione di energia, definita "rinnovabile". Ciò soprattutto a causa del consumo enorme di risorse e conseguente inquinamento legato alla produzione di pannelli solari e pale eoliche. Per costruire questi marchingegni serve una quantità di energia che spesso non viene nemmeno compensata dalla ricarica energetica, sia perché spesso gli impianti non sono nemmeno collegati alla rete e sia per la durata limitata del funzionamento. Lo smaltimento successivo, dopo pochi anni dall'installazione, comporta altro spreco energetico ed inquinamento. Per non parlare dell'impatto paesaggistico, dell'inaridimento dei suoli e conseguenti danni da dilavamento, dell'abbandono della produzione agricola e abbandono dei territori.
Purtroppo l’attuale Governo, anche sulla spinta delle politiche cosiddette "green" della UE, sta facilitando all'inverosimile l'installazione di pannelli solari a terra e pale eoliche in zone dove spesso non tira neanche vento. Si assiste così al fenomeno della “saturazione”, che sta causando lo stravolgimento dei connotati fisici e geografici del territorio.
A chi fa capo il business della falsa produzione "pulita"? Qual è il ruolo delle rinnovabili in Italia, trasformate in poco tempo da opportunità ad affare industriale? Il Centro ed il Sud Italia è sempre più terra di conquista per le società energetiche, con mega e mini impianti che stanno creando impatti significativi sul territorio mentre le infrastrutture energetiche (elettrodotti, centri di trattamento e stoccaggio, cavidotti, centrali di smistamento) e quelle di supporto (strade, cementificazione, ecc.) creano profitto per pochi ed impatti rilevanti per l’ambiente e le comunità locali.
Tutto ciò diventa SERVITÙ ENERGETICA, nel disinteresse mediatico, al di fuori di ogni criterio di rispetto ambientale e in assenza di Piani paesistici regionali per scongiurare impatti ambientali in aree sensibili dal punto di vista paesaggistico. In ultimo sono stati esentati i Comuni dal metter bocca sulle nuove installazioni.
Dietro queste decisioni governative ci sarebbe la decisione (non dichiarata) di vendere l’energia in sovrappiù prodotta nel nostro Paese ad altri Paesi della Comunità europea – considerato il fermo delle centrali nucleari nella UE, nonché quelle a gas a causa dell'aumento dei costi d'importazione del combustibile (in seguito alle sanzioni contro la Russia) ed il passaggio al fracking gas di produzione statunitense, molto più costoso e pericoloso (per l'obbligo di costruire rigassificatori e serbatoi in vicinanza dei porti d'attracco delle navi gasiere). Tutto causando il rialzo dei prezzi in Europa. Quindi oggi il nostro governo, in questo che è il Paese del sole", spinge per il business delle rinnovabili italiane impestando il territorio di pannelli solari a terra e pale eoliche.
Così si compie LA TRASFIGURAZIONE FISICA E GEOGRAFICA DEL TERRITORIO.
Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana
P.S. - Qui inserisco nuovamente la nostra proposta per la produzione energetica locale in chiave bioregionale: https://bioregionalismo-treia.
L'installazione di un eolico pesante e di pannelli solari a terra ha danneggiato habitat prioritari. Trasformando in zone antropiche le aree naturali. Ha aumentato la penetrazione in zone forestali con aumento della deforestazione, anche per tema degli incendi, e conseguente smottamento dei declivi. Ha favorito la deturpazione del paesaggio per non parlare delle innumerevoli infiltrazioni mafiose...
Integrazione di Salvatore La Malfa di Accademia Kronos:
L'installazione dei pannelli solari e del microeolico andrebbe riservato ad alcuni ambiti urbani, per uso domestico. Ma questa idea, decentralizza la produzione e rende quasi inutili gli enormi, ultrapotenti, elettrodotti (pugno negli occhi dell'ambiente oltre che fonte di malattie) e toglie potere e SOLDI ai produttori/distributori di energia (leggasi Enel, Terna, ecc.).
venerdì 4 aprile 2025
Ronciglione. Connessione Pasquale a Villa Lina con Maria Sonia Baldoni...
Dolcezze bioregionali - Dal diario di bordo di Ferdinando Renzetti (rivisto e corretto)
giovedì 3 aprile 2025
"Ambiente o paesaggio?" - Convegno di Italia Nostra del 17 maggio 2025
“AMBIENTE O PAESAGGIO?” CRITERI PER L’INDIVIDUAZIONE DELLE AREE IDONEE PER L’INSTALLAZIONE DI IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE.
La conferenza è organizzata da Italia Nostra e si svolgerà il giorno 17 Maggio 2025, dalle 10 alle 13 a Bologna presso la sede della Croce Rossa, Bologna, in via del cane 9
Interverranno
Irene Priolo, assessora all’Ambiente, Programmazione territoriale, Mobilità e Trasporti, Infrastrutture della Regione Emilia Romagna
Borghi Gianluca assessore alla Sostenibilità Ambientale, Energetica ed alla Mobilità all’ambiente del Comune di Parma,
Davide Ferraresi, presidente regionale di Legambiente
Andrea Carlini, sezione Italia Nostra Valmarecchia e membro associazione Transizione Energetica Senza Speculazione (TESS)
Vincenzo delle Site, esperto di energia del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Barbara Lori, consigliera e precedente assessora all’Ambiente, Programmazione territoriale, Mobilità e Trasporti, Infrastrutture della Regione Emilia Romagna
Sauro Turroni socio di Italia Nostra ed esperto del paesaggio.
Un rinfresco sarà offerto ai partecipanti al termine del convegno.
mercoledì 2 aprile 2025
La Rete Bioregionale Italiana raccontata da Paolo D'Arpini

La Rete Bioregionale Italiana è stata fondata ad Acquapendente (Viterbo) nella primavera del 1996 da un gruppo di persone e di associazioni che si riconoscono nel bioregionalismo e nell’ecologia profonda. Nel 2010 una parte dei fondatori si staccò dalla Rete sostanzialmente per una differenza di vedute sul criterio alimentare ma anche per altre ragioni prettamente ideologiche. La Rete bioregionale ha continuato ad esistere, operando attivamente in chiave anche biopolitica, sociale e spirituale, cercando di inserire nelle maglie delle società umana un sistema di vita basato sul concetto di ecologia profonda.
Per ottenere risultati concreti nei vari settori della pratica bioregionale dal 2010 abbiamo modificato la struttura operativa, non più nodi territoriali ma referenti tematici che portano avanti diversi argomenti per l’attuazione bioregionale. La propagazione dell’idea bioregionale avviene sia attraverso incontri periodici su specifici temi (ad esempio: agricoltura contadina, ecologia sociale, spiritualità della natura, economia ecologica, politiche territoriali e comunitarie, etc.) e attraverso un incontro collettivo bioregionale ecologista di coordinamento annuale che si tiene in corrispondenza del solstizio estivo, a rotazione, in vari luoghi d’Italia.
La divulgazione delle proposte e delle iniziative in corso avviene, essenzialmente su internet, per mezzo di un blog all’interno del sito ecologista di AAM Terra Nuova e attraverso un notiziario giornaliero denominato Il Giornaletto di Saul.
Esiste anche un notiziario cartaceo che esce una volta all’anno, in cui vengono riportati gli interventi più significativi, dal titolo Quaderni di vita bioregionale. Inoltre negli ultimi anni sono stati editi due libri: Riciclaggio della Memoria – Appunti, tracce e storie di Ecologia Profonda, Bioregionalismo e Spiritualità Laica e Treia: storie di vita bioregionale.
Ma qui, per un chiarimento, vorrei inserire una serie di…
Domande e risposte sulla pratica bioregionale
D- Chi può definirsi bioregionalista?
R- Questo termine non denota una appartenenza etnica bensì la capacità di rapportarsi con il luogo in cui si risiede considerandolo come la propria casa, come una espansione di sé. La definizione diviene appropriata nel momento in cui si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono.
Infatti chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda, del vivere cercando di essere in sintonia il più possibile col mondo che lo circonda, in un modo in cui, pur sentendosi liberi di manifestare se stessi nelle proprie caratteristiche peculiari, non si ha bisogno di provocare danni all’ambiente od alla società in funzione di un personale esclusivo vantaggio. E’ molto importante che, anche nei rapporti con gli altri esseri, si tenga sempre presente questo “spirito”. L’ecologia può definirsi “profonda”, quando diventa una pratica costante della vita, come un sottofondo profumato, e non viene dimenticata mai, per ritornare alla superficialità, alla falsità, al consumismo, al….
D- Come si definiscono le bioregioni e i loro confini? L’Italia quante ne ha?
R- Le bioregioni possono essere molto piccole, ad esempio una valle (come la valle del Treja), una montagna isolata (il Soratte), un’insenatura, etc. oppure abbastanza grandi da comprendere più regioni politiche. La bioregione non ha confini precisi ma tende ad allargarsi o restringersi se vengono esaminati aspetti specifici. Vedi anche della Rete Bioregionale Italiana: La terrra racconta; Il bioregionalismo e l’arte di disegnare le mappe locali.
D- In Italia il bioregionalismo non ha ancora avuto grande diffusione. Ha tuttavia suscitato un certo interesse in settori del movimento anarchico e pensatori anticonformisti. Perché?
R- Ogni “visione” che richiede un cambiamento di vita e non la semplice adesione ideologica è di difficile attuazione, in quanto presuppone una radicale modifica nel proprio stile esistenziale e nell’approccio generale verso l’habitat, gli animali ed il resto del genere umano. Poi c’è la superficialità di chi ritiene che il bioregionalismo sia semplicemente un movimento teoretico. Cosa che assolutamente non è poiché il bioregionalismo è una pratica di vita che tende ad unire, sia in chiave di società umana che di ambiente….
D. Come si prendono decisioni all’interno della Rete, come un qualsiasi altro movimento? O è semplicemente una comunione di intenti?
R. La Rete Bioregionale Italiana non è un movimento compatto, esistono varie realtà che si occupano di bioregionalismo e di ecologia profonda. Alcune realtà sono più che altro divulgative ed operano attraverso l’editoria di settore. I referenti tematici della Rete si occupano essenzialmente degli aspetti pratici e del vivere in prima persona l’esperienza bioregionale e dell’ecologia profonda. La Rete Bioregionale Italiana è l’incontro di varie realtà, anche disgiunte, poiché il sistema “rete” consente sia la libertà di azione locale che il perseguimento di fini comuni, collegati e coniugati ai diversi territori e alle tematiche bioregionali, e sia nuovi modi di sperimentazione e di ricerca sul campo. L’adesione al Movimento/Rete avviene per semplice condivisione dello stile di vita e delle tematiche, lasciando ad ognuno la propria libertà di occuparsi degli argomenti che di volta in volta emergono, per dare risposte necessarie contingenziali ai problemi e per proporre iniziative che possano aiutare le comunità.
D- Che collegamento c’è tra la Rete Bioregionale ed altri movimenti simili in Italia?
R- Siccome il bioregionalismo e l’ecologia profonda si praticano “attraverso il vivere” ci si coniuga idealmente con qualsiasi altro movimento che si definisce ecologista e persegue fini comuni, come la Decrescita Felice, CIR, il vivere comunitario negli ecovillaggi e in comunità spirituali, etc. Ed anche se non esistono veri e propri legami strutturali si condividono iniziative e si cerca di dialogare, collaborare ed informare… e questa operazione viene fatta ad ampio raggio, come una semina a spaglio o una raccolta di erbe selvatiche cresciute spontaneamente e poi riconosciute lungo il cammino.
D- Qual è il collegamento tra bioregionalismo ed ecologia sociale, quali sono le differenze?
R. Non esistono differenze se nell’ecologia sociale si tiene conto delle valenze bioregionali e dell’ecologia profonda. Vedi questo post.
D- Come spiegare ad un bambino di 6 anni cosa significa essere bioregionalista?
R- Si è bioregionalisti nel momento in cui si comprende e si vive sapendo che tutto ciò che ci circonda è noi stessi.
Conclusioni
Il pensiero bioregionale, in verità, è presente nella comunità umana dai tempi più remoti, si chiama “Naturalismo” ed è stato il sottofondo di tutte le culture matristiche, del taoismo, delle religioni antiche, etc. Mi piace concludere con una riposta di Ramana Maharshi, molto prima che venisse coniato il termine “bioregionalismo“, alla domanda “come dovrebbe comportarsi l’uomo in una società ideale?”
“Una società è l’organismo;
i suoi membri costituenti sono gli arti
che svolgono le sue funzioni.
Un membro prospera quando
è leale nel servizio alla società
come un organo ben coordinato funziona nell’organismo.
Mentre sta fedelmente
servendo la comunità,
in pensieri, parole ed opere,
un membro di essa
dovrebbe promuoverne la causa
presso gli altri membri della comunità,
rendendoli coscienti ed inducendoli
ad essere fedeli alla società,
come forma di progresso per quest’ultima”
Paolo D’Arpini
Referente della Rete Bioregionale Italiana
E mail bioregionalismo.treia@gmail.com
Fonte: https://viverealtrimenti.com/la-rete-bioregionale-italiana/
lunedì 31 marzo 2025
Pescara. L'ultima spiaggia... tra asfalto e cemento