Il Coordinamento No gronda – No tangest (di Torino) è contrario a un’opera dannosa e molto costosa sul territorio tra San Raffaele Cimena e Santena, passando per Gassino e Chieri, che viene definita “Gronda”. Il termine, più che alludere allo “scaricamento di traffico”, serve a depistare l’immaginario, dopo gli ingenti soldi sprecati in decenni di inutili studi di fattibilità di una tangenziale, nell’illusione di limitato impatto ambientale.
Gli amministratori favorevoli all’opera sostengono che si tratti di una magica soluzione di sviluppo economico e di (esagerati) problemi di traffico, peraltro continuamente enfatizzati senza aver visionato lo studio di pre-fattibilità, in quanto ancora in fase di elaborazione e/o secretato. Nel 2024 la Città Metropolitana di Torino ha affidato questa indagine allo studio Meta di Monza (già redattrice del Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, il testo guida generale) sostenendo un costo di 100.000 euro, a cui si aggiungerebbero altri 750.000 euro di fondi regionali qualora lo studio andasse avanti.
L’opera, grossolanamente stimata e senza dettaglio di costi, è prevedibile che costerà oltre un miliardo di euro, mentre gli amministratori locali che, in modo sbrigativo, sono stati coinvolti e hanno manifestato contrarietà o talora dubbi e richieste, ne restano all’oscuro. La nostra opzione zero dell’opera non è stata minimamente considerata e siamo costretti a basarci su ciò che è trapelato come informazione dietro alle cortine fumogene dei presentatori.
La Gronda Est dovrebbe collegare le Autostrade A21 e A4, attraversando la collina del chierese e del gassinese, prevedendo gallerie e viadotti e, ove possibile, un allargamento fino a 20 metri della provinciale 122, con 2 corsie separate da spartitraffico e una terza corsia per veicoli lenti in salita, più due strade laterali per immettere i veicoli dagli attuali accessi, che verrebbero chiusi con allungamento della percorrenza fino allo svincolo più vicino. Ciò comporta sicuramente svariati espropri di terreni e abitazioni, mentre due paesi, uno di fronte all’altro relativamente alla provinciale (i confinanti Montaldo e Pavarolo), rimarrebbero divisi da una rilevante trincea stradale.

Il traffico che la gronda in esame toglierebbe all’attuale tangenziale è stato stimato al massimo in un 3%, che si ridurrebbe ancor più con la prossima apertura della Asti-Cuneo; e non sono attendibili le valutazioni sul traffico locale, in quanto non tengono conto della crescente diffusione dello smartworking e di soluzioni alternative all’uso dell’auto, così come della riduzione del traffico in atto, legata alla deindustrializzazione e a diverse forme di logistica.
I cantieri per la costruzione di queste cinque corsie d’asfalto e per erigere viadotti (che in talune località si è calcolato possano raggiungere 17 metri di altezza), la costruzione di almeno due gallerie e, di conseguenza, i decenni da mettere in conto per il completamento dell’opera, più eventuali possibili ritardi, per finire con il problema dello smaltimento del materiale degli scavi: tutto ciò devasterebbe in profondità un territorio che ha ottenuto, anni fa, il riconoscimento di area Mab Unesco. Il risultato finale aggraverebbe ulteriormente il quadro, perché vedrebbe aumentata la percorrenza di mezzi pesanti (approssimata tra i 20.000 e i 40.000 veicoli al giorno) e una trasformazione del nostro prezioso territorio in una periferia di Torino, in un’area non dissimile a quelle adiacenti all’attuale tangenziale.
Altro che diminuzione del traffico locale, soprattutto di camion! Questo rappresenta uno dei principali argomenti cavalcati da chi è favorevole all’opera. Ma Torino è una delle città più inquinate d’Europa e tale incremento di traffico intaccherebbe l’ultimo rilevante polmone verde che la circonda. Chi abita nelle vicinanze dovrà mettere in conto anche l’inquinamento acustico e l’accrescimento del rischio di incidenti derivanti dal riversamento di rifiuti tossici e dai trasporti legati alla militarizzazione del territorio e radioattivi: tutti scenari possibili.
Nel nostro territorio il settore più promettente di ulteriore sviluppo è quello del turismo di prossimità, capace di coniugare agricoltura, storia, cultura e fruizione paesaggistica d’eccellenza, punto di giunzione tra collina torinese, chierese, gassinese e Monferrato, che rigenera il terziario e supera la deindustrializzazione. Abbiamo urgenza di servizi di trasporto pubblico, ma efficienti ed ecosostenibili, che utilizzino energie rinnovabili, come è avvenuto, ad esempio, a Friburgo. Occorrono treni efficienti e autobus collegati alla metropolitana per diminuire il traffico automobilistico pendolare per e da Torino, una metropolitana leggera lungo l’asse Chivasso-Torino, il completamento della metro di Torino, il potenziamento del trasporto GTT verso le stazioni ferroviarie e sarebbe utile una stazione fra Settimo e Brandizzo.
La scarsità di risorse per il trasporto pubblico contrasta con lo spreco enorme per la TAV che, se da un lato riduce il traffico su gomma (confermando le nostre previsioni), dall’altro spreca denaro pubblico in modo scellerato per quest’opera, che ha già ampiamente sforato i limiti delle previsioni di spesa e pone problemi gravi; come la destinazione dello smarino, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua (con il tasso record di PFAS registrato a Bussoleno).
In generale si sta diffondendo la tendenza ad accentrare i processi decisionali nelle giunte o, addirittura, nella sola figura del sindaco e di alcuni assessori più influenti di altri. Del resto, a livello nazionale, è ormai consuetudine l’uso del disegno di legge come strumento per scavalcare il parlamento e bypassare vincoli paesaggistici e altre garanzie procedurali. Così è per il disegno di legge sul nucleare, oppure per la recentissima decretazione sulla sicurezza, tesa a colpire il dissenso politico e la libertà di opinione.
La devastazione prodotta della Gronda Est potrebbe far perdere alla nostra zona il riconoscimento Unesco, la cui richiesta di rinnovo dovrebbe partire nei prossimi mesi: e tutto questo nella sostanziale impreparazione degli attori interessati e nella scarsa consapevolezza dell’importanza di questo riconoscimento. Il presidente del Mab Unesco è la medesima persona che presiede la Città Metropolitana di Torino e siamo preoccupati del silenzio in merito a tale richiesta…
Da un recente studio sulla libertà di informazione, l’Italia è slittata dal 46° al 49° posto, ultima nel contesto europeo. Constatiamo ogni giorno come, in tutto il nostro Paese, la diffusione del saccheggio dell’ambiente mette a profitto speculazioni locali, attraverso l’inarrestabile consumo di suolo e l’utilizzo sbagliato di fondi del PNRR. Tranne alcune denunce mediatiche e interventi sporadici di singoli amministratori, i cittadini sono soli: come dimostra, ad esempio, lo scempio in atto nell’area naturale protetta del Parco del Meisino a Torino, sotto gli occhi di tutti.
I cittadini sono i veri esclusi dalla personalizzazione, esternalizzazione e privatizzazione della nostra politichetta quotidiana. Eppure nel 2001 all’interno della Costituzione è stato introdotto il principio di sussidiarietà orizzontale. La partecipazione è la leva in nostro possesso per una trasformazione sociale che sostituisca l’abitudine alla delega. Le opere calate dall’alto per i profitti di pochi e i danni per la moltitudine sono ormai insostenibili. A partire dal locale si può dare il proprio contributo a un’utopia concreta (o eu-topia) attraverso la mobilitazione cognitiva, che riconosce le positività del luogo in cui si vive, e la motivazione affettiva a sentire il luogo come proprio, meritevole di cura e aperto alla fruizione altrui e alla relazione di diversità e biodiversità.
Claudio Viano (Coordinamento No gronda – No tangest)
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