martedì 22 luglio 2025

Emilia Romagna. Gli alberi non piacciono a De Pascale...

 


Il presidente dell’Emilia Romagna, De Pascale – precipitatosi a Lido di Savio dopo e la figuraccia internazionale dell’abbattimento di pini ombrosi e sani, che davano refrigerio ai turisti e negozianti nel viale principale – ha ribadito che vanno abbattuti tutti, che le vecchie alberature vanno tolte e “rigenerate” e, infine, che «CHI HA VINTO LE ELEZIONI DECIDE».  

Nel restare basiti da tanta arroganza (ci viene ricordato che anche il sindaco di Imola vuole fortissimamente abbattere TUTTI i pini, per non essere  da meno), vorremmo sommessamente ricordare che chi vince le elezioni non viene investito di un potere assoluto di fare quello che gli pare e quindi i cittadini ZITTI! Avrebbe invece il compito di amministrare nell’interesse generale e in modo imparziale, questo SEMPRE  AL SERVIZIO dei cittadini, che continuano a godere dei diritti democratici anche DOPO il voto e le elezioni. 

Per la considerazione che queste amministrazioni hanno delle minoranze – in effetti costantemente  schiacciate e inascoltate,  nonché della partecipazione dei cittadini  tutti, che va bene solo quando ratifica decisioni già prese, con quell’atteggiamento che  il buon Sala pare esemplarmente testimoniare proprio  in questi giorni – sembra che i nostri amministratori siano vittime di un clamoroso EQUIVOCO sul loro ruolo.

Ma noi torneremo a spiegarlo finché non lo capiranno.

NB /1: diversi quotati agronomi, magari non in conflitto di interessi per ottenere contratti e appalti, sostengono che i pini non sono pericolosi, anzi tengono benissimo anche in terreni impervi e rocciosi.  Diventano pericolosi se gestiti male e con interventi inappropriati, come ad esempio con prove di trazione che li destabilizzano e una asfaltatura intorno al fusto.

NB/2 … visto che gli incidenti automobilistici creano moltissime più vittime degli alberi,  De Pascale ci manderà a piedi?


Fonta: La Bottega del Barbieri

lunedì 21 luglio 2025

Nuovi OGM deregolamentati...?

 


16 organizzazioni agricole, della società civile, di difesa dei consumatori e dell’ambiente denunciano i rischi economici, per l’agricoltura e le piccole aziende sementiere, che si concretizzerebbero con l’abolizione della tracciabilità dei nuovi OGM/TEA.

La proposta Regolamento UE sulle nuove tecniche genomiche (NGT, ribattezzate TEA in Italia) intende cancellare gli obblighi di tracciabilità e pubblicazione dei metodi di identificazione e rilevamento contenuti nella direttiva 2001/18 sugli OGM.

L’effetto sarebbe disastroso, spiegano le associazioni. Finora i prodotti delle invenzioni biotecnologiche, ovvero gli organismi geneticamente modificati, sono stati regolati in modo da poter essere rilevabili e identificabili in modo indipendente, così da consentire misure di attribuzione corretta delle responsabilità in caso di contaminazione dei campi e delle filiere OGM-free. L’impatto di una deregulation, come quella che si sta discutendo nel Trilogo fra Commissione UE, Europarlamento e Ministri dell’Agricoltura, sarebbe irreversibile e potenzialmente rovinoso per il settore agricolo italiano, biologico in primis, e per quello della selezione e costituzione varietale (breeding). Entrambi i comparti sono dominati, nel nostro paese, da piccole e medie imprese, che saranno esposte alla concorrenza sleale di aziende agrochimiche e sementiere multinazionali già in possesso di brevetti su processi e prodotti delle NGT/TEA.

La libera circolazione di OGM non tracciati, produrrebbe la sicura contaminazione dei campi biologici e coltivati senza organismi modificati. Negli Stati Uniti ciò ha prodotto centinaia di querele temerarie intentate dalla Monsanto agli agricoltori contaminati per appropriazione indebita di varietà brevettate. Per gli agricoltori che praticano la selezione delle sementi in azienda sarebbe la fine. E in Italia non sono pochi, considerando che ad oggi l’impiego di seme non certificato per specie come il frumento duro è vicino al 50%. Il costo di una semente modificata è di circa 4-5 volte superiore a quello di una semente convenzionale, cifra che dà la misura di quanto costerebbe agli agricoltori rifornirsi di queste varietà per evitare denunce.

Un problema simile lo avrà chi per lavoro seleziona nuove varietà in modo convenzionale, compreso il mondo della ricerca. Questi soggetti, infatti, non potranno più utilizzare liberamente le varietà vegetali esistenti per svilupparne di nuove se contengono DNA che è stato brevettato in un OGM/TEA. Dovranno chiedere il permesso al proprietario del brevetto e svolgere costose ricerche nei database di brevetti ogni volta che prendono in mano un campione, per evitare di maneggiare inavvertitamente sementi coperte da questi titoli di proprietà intellettuale.

Per evitare simili rischi esistenziali per la biodiversità agricola, la sicurezza e la sovranità alimentare, l’Italia ha scelto nel 2015 di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio. Se la deregolamentazione dibattuta in Europa verrà conclusa, questa barriera a tutela delle eccellenze nazionali e della piccola e media agricoltura verrà a mancare. Le associazioni temono che per decine di migliaia di attori della filiera, di ogni dimensione, l’impatto economico sarà serio. Per questo raccomandano al governo e ai parlamentari europei di rigettare il nuovo regolamento e applicare tutte le disposizioni attualmente in vigore per gli organismi geneticamente modificati anche ai nuovi OGM/TEA.

 

Contatti 

Francesco Panié Centro Internazionale Crocevia

Email: f.panie@croceviaterra.it Mob: +39 3664212245

Federica Bigongiali Fondazione Seminare il Futuro

Email: f.bigongiali@seminareilfuturo.it Mob: +39 3480046947



Fonte: https://www.labottegadelbarbieri.org/no-alla-deregolamentazione-dei-nuovi-ogm-agricoltori-e-pmi-sementiere/

Gli yankee sono duri di comprendonio...


Bovero Trumb, è rimasto indietro...

...fare la pace significa comprendere le situazioni e la storia, mentre il presidente americano Trump (come molti altri yankee nel suo staff) pare aggirarsi in un territorio del tutto sconosciuto e agisce come se stesse vendendo un complesso vacanziero. Vuole a tutti i costi dimostrare la sua abilità di negoziatore, ma non ci sta capendo nulla e perciò accumula gaffe su gaffe.

Mosca gli ha dovuto ripetere dozzine di volte che la risoluzione del conflitto in Ucraina passa attraverso la risoluzione dei problemi profondi che hanno portato alla guerra, ovvero all’espansione della Nato, avvenuta contro le mille promesse fatte e all’acquisizione dell’Ucraina come testa d’ariete contro la Russia. Si tratterebbe dunque di una pace a largo raggio, per così dire, che non ha nulla a che vedere con le proposte incondizionate di cessate il fuoco che vengono da Washington. Ma Trump proprio non riesce a capirlo, è come se l’acquirente di un resort gli chiedesse di mettere a punto un piano ambientale prima dell’acquisto. Come? Cosa? No, caro mio, ti do 50 giorni per comprare. Ma tutti sanno che il venditore ha cambiali in scadenza e deve assolutamente vendere.
Ora il problema non è Trump che è solo l’ultimo di una lunga serie di presidenti americani del tutto privi di cultura storico – politica e abituati solo a gestire l’egemonia: quando questa viene contestata non sanno più cosa fare e allora aumentano la loro dose di aggressività, già intollerabile in situazioni normali.
Ora la Russia ha già respinto l'ultimo ultimatum e Trump si ritrova incastrato dalle sue stesse mosse. Aveva fatto lo stesso anche con l’Iran, dandogli 60 giorni di tempo per cancellare totalmente il suo programma nucleare civile. Ma Teheran non ha ceduto e così ha dovuto ripiegare sul bombardamento di tre siti nucleari già peraltro abbandonati, reclamando un vittoria che al contrario è stata solo un completo fallimento perché se prima l’Iran era assolutamente disposto a venire a patti, dopo questa inutile aggressione non lo è più, senza peraltro avere ricevuto danni che un buon muratore non possa riparare.

Ed a metà settembre 2025 cosa farà Trump con la Russia? Qualcuno ha osservato che Trump come ogni buon americano, di quelli con la bandiera in giardino, non ama affatto la pace, ma vorrebbe terminare la guerra in Ucraina solo per liberarsi di una palla al piede di spese incontrollate. Adesso però che ha addossato parte di queste sull’Europa è contento di continuare e darà la colpa alla Russia per non avere accettato il suo piano che in realtà era solo un patchwork stupido, recriminatorio e insensato.
Tuttavia abbiamo di fronte il brogliaccio di una commedia dell’assurdo perché gli Usa non hanno una produzione bellica, soprattutto in fatto di missili, adeguata alla situazione, tanto più che debbono foraggiare anche Israele che gli ha già bruciato la produzione di un anno di Patriot e Thaad.

Anche le minacce ai Brics sui dazi risultano alla fine inconsistenti perché sono gli Usa che devono importare beni da questi Paesi e non viceversa. E infatti The Donald ha già clamorosamente fallito con la Cina.

L'ultimatum di 50 giorni imposto alla Russia servirà solo a rendere più chiara la vittoria della Russia, visto che le operazioni militari si stanno facendo più veloci e le infrastrutture ucraine, specie quelle dedicate a ricevere e smistare armi regalo delle oligarchie globaliste, sono diroccate.

Gli Usa sembrano lottatori di wrestling che si trovano ad affrontare un incontro vero dove i pugni fanno male.

Il simplicissimus

La pace di Trumb




sabato 19 luglio 2025

La contrapposizione a ogni forma e tipologia di nucleare...



I pacifisti ecologisti  si oppongono all'uso del nucleare sia per scopi civili che militari per diverse ragioni. Infatti la gestione del materiale nucleare e fissile può essere pericolosa e aumentare il rischio di incidenti nucleari, come dimostrato da eventi storici come Chernobyl e Fukushima.

Il nucleare e l'impatto ecosistemico.
Lo smaltimento delle scorie nucleari rappresenta un grave problema per l'intero genere umano, con rischi di contaminazione ambientale e ecosistemica a lungo termine e soprattutto irrefrenabili e irreversibili.

In cosa consiste la proliferazione del nucleare?
E ancora la proliferazione nucleare; infatti l'uso del nucleare civile può aumentare il rischio di proliferazione nucleare, poiché le tecnologie e i materiali possono essere adattati per scopi militari. Inoltre una causa da non sottovalutare sono i costi elevati. La costruzione e la manutenzione di centrali nucleari sono estremamente costose e assorbono altre risorse alternative che potrebbero essere allocate altrove e investibili nello sviluppo di energie rinnovabili ed alla diminuzione del consumo energetico.

Le conseguenze a livello umanistico e umanitario.
Inoltre non sono affatto da escludere le implicazioni etiche. L'uso di armi nucleari ha conseguenze umanistiche e umanitarie devastanti, e i pacifisti ritengono che qualsiasi uso del nucleare sia eticamente e moralmente discutibile a causa delle conseguenze devastanti e irreversibili che potrebbe avere sulla vita umana e sull'ambiente.

I danni irreparabili e irreversibili del nucleare.
Le armi nucleari possono causare danni irreparabili alla vita delle persone, nonché alle generazioni future. L'uso del nucleare può contaminare l'ambiente e avere effetti irreversibili sulla biodiversità e sugli ecosistemi.  I pacifisti sostengono che l'uso del nucleare sia una violazione della responsabilità morale al fine di proteggere la vita umana e l'ambiente. Queste preoccupazioni etiche sono alla base della posizione pacifista contro l'uso del nucleare e della promozione di alternative più pacifiche e sostenibili.

Il nucleare e le implicite problematiche etiche.
L'uso del  nucleare può comportare rischi per la salute umana e l'ambiente. La diffusione della tecnologia nucleare può aumentare il rischio di proliferazione di armi nucleari, con potenziali conseguenze catastrofiche e devastanti e di annientamento totale della vita sul pianeta.

Lo stoccaggio dei rifiuti nucleari.
Un argomento e una problematica scottanti consistono nella gestione dei rifiuti perché lo smaltimento delle scorie nucleari rappresenta una sfida significativa, con rischi di contaminazione ambientale praticamente per l'eternità.
Si tratta soprattutto di giustizia intergenerazionale perché l'uso del nucleare può avere conseguenze che affliggeranno le generazioni future, sollevando questioni di giustizia e responsabilità. Per quanto riguarda l'uso militare: le armi nucleari rappresentano una minaccia esistenziale per l'umanità, e il loro uso solleva gravi questioni etiche sulla proporzionalità e la legittimità.

L'abolizione totale del nucleare.
L'abolizione del nucleare è un obiettivo perseguito dai movimenti pacifisti ed ecologisti. L'uso del nucleare può comportare pericoli irreversibili per la salute umana e l'ambiente e incidere sull'annientamento non solo dell'intero genere umano, ma di ogni forma di vita sulla Terra.


Stralcio di un articolo su Energy and Life - Fondazione Acqua


Una comunità umana non è qualificata dalla religione o dalla ideologia ma dall'umanità che essa rappresenta...

 


In questo momento storico in cui assistiamo ad un “clash" fra varie culture, mi son trovato a mediare le opposte visioni e le opposizioni che si creano fra esseri umani. La tendenza è sempre quella di separare nel nome di una ideologia, di una religione, di un'utilità,  le contrapposizioni  si manifestano a livello planetario. 

Buddisti contro scintoisti, cristiani contro atei, ebrei contro musulmani, destri contro sinistri, naturisti contro scientisti,  etc. etc.

In Italia, visti i tempi drammatici che stiamo vivendo,  oggi c’è un grande fermento pseudo-religioso, da una parte alcuni si arroccano sulla difesa del cattolicesimo come ultima ratio di civiltà, altri fanno di tutto per dimostrare che invece è proprio lì il marcio, altri ancora si rivolgono a religioni più soft e ragionevoli o verso lo yoga o tendenze new age e neopagane.

Io cerco sempre di accogliere tutto bonariamente, con spirito laico e sincretico, ma in questi giorni ho notato a tratti alcune devianze un po’ deliranti... in cui le accuse verso "altre" religioni sono anche motivo di separazione e di spaccatura nel significato di comune appartenenza della specie umana (che spesso è il discorso anche di parecchi cosiddetti “atei" razionalisti oltre che di "credenti" ben definiti...)

Tempo fa nel nostro gruppo teatrale, il Cinabro*, stavamo facendo le prove di tre atti unici di Jean Tardieu, un autore dell’assurdo, ed io mi trovavo a dover incarnare la parte folle e pretenziosa di un professore che ha fatto dell’istruzione libresca e della cultura una sorta di roccaforte per ergersi al di sopra dell’umanità… Questo succede a tutti coloro che si arrogano il diritto di insegnare un “loro” vangelo ed è ciò che fanno pedantemente tutti gli assuntori di una religione od ideologia, i padri della chiesa, i maestri della fede ed i docenti supremi della verità.

Ecco la mia riposta ai professori della fede (o della non fede): Cari professori, non sarete mica fessi (nel senso di spaccati), spero! Queste idee separative della specie umana, basate su un pensiero, su un concetto religioso (o ateo), non hanno senso alcuno, come si può separare quello che non è mai stato diviso dalla natura e non è nemmeno divisibile? Prendete un cristiano, se lo accoppiate con un’animista prolificano; prendete un ebreo se lo accoppiate con una taoista, prolificano; prendete un musulmano se lo accoppiate con una atea, prolificano…. 

Le religioni e le ideologie sono solo etichette messe lì da “satanasso” a creare scompiglio fra gli uomini, soprattutto fra quelli che amano pensare in termini separativi… e che non hanno nient’altro da fare se non vedere differenze fra se stessi e gli altri… ed in questo ovviamente sono bravissimi anche i cristiani, i musulmani, gli ebrei, gli atei, i nazisti, i comunisti, i flippatisti… e tutti quelli che spaccano l’umanità in nome di un “nome”

Sursum corda… Esseri Umani


Risultati immagini per comunità ideale

Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana

Amarcord




* Il Cinabro:   https://teatrocinabrocalcata.blogspot.com/2010/02/agenzia-fregoli.html

venerdì 18 luglio 2025

Fuggire da se stessi con alcol, droga e musicacce... Funziona?

 




"Il massaggio dell'anima è l'arte di sciogliere le contrazioni fisiche liberando l'energie in essa bloccate e svuotare la mente da tutti i condizionamenti psicologici. Svuota la mente e decontrae il corpo ripristinando il collegamento tra il corpo e la mente e rendendo la persona libera mentalmente e piena di energia".

Che gran parte degli abitanti del pianeta siano consumatori di droga e alcol non è una grande novità. La disperazione, la noia, la depressione, la rabbia, la solitudine endemica si respira nell’aria. E così la diffusione dei calmanti a buon mercato per queste patologie è inevitabile. Una vita di merda si può reggere solo con alcol e droga e abbuffate di cibo, sigarette a tutto spiano e overdosi di musica a palla.

Aumenta la sofferenza nel mondo e la non consapevolezza di ciò che la causa. E così un popolo di disperati passa il tempo in attesa della morte leggendo insulsi giornali, pregando davanti a monitor, e soprattutto partecipando a notti bianche per nascondere le proprie disperate notti in bianco.

D’estate sagre della birra e "musiche" elettroniche ricordano ai giovani che per loro c’è solo lo sballo  per sopportare una vita senza senso.

E a poco a poco folle di esseri umani, anzi di umanoidi, celebrano con entusiasmo idiota il consumismo, ovvero la trasmutazione dell’uomo, creato a immagine di Dio in consumatore-utente, cioè in nulla.

Paolo Mario Buttiglieri



giovedì 17 luglio 2025

San Donato Milanese. Salviamo il Pratone dal cemento...


A San Donato Milanese, nel cuore del Sud Est di Milano, c’è un luogo che ancora respira, e lo fa anche per voi. Si chiama Pratone. No, non è solo un campo. È un respiro collettivo, un frammento di storia, un miracolo verde incastonato tra le vie Gramsci e Martiri di Cefalonia.

Oltre il verde: il Pratone è Vita

Grande come nove campi da calcio, il Pratone non è uno “spazio da edificare” né un “vuoto da riempire”. È un habitat vivo, un ecosistema che ospita piante rare, insetti, piccoli mammiferi e persino uccelli migratori che ogni anno vi fanno tappa, come pellegrini in cerca di riparo.

Un’oasi verde che resiste in una terra sempre più soffocata dal cemento e dall’inquinamento.

In un’epoca in cui parliamo (a volte a sproposito) di sostenibilità, il Pratone è una lezione vivente di ecologia. Assorbe CO₂, produce ossigeno, combatte il caldo torrido e filtra le polveri sottili che respiriamo ogni giorno. È una boccata d’aria per tutti noi, anche per quelli che lo ignorano.

Non è nostalgia, è memoria

Questo suolo non è stato ancora violato dal cemento. È vergine. Ed è raro. Un ricordo fisico e tangibile delle radici agricole di San Donato Milanese, quando il territorio non era ancora invaso da centri commerciali e palazzine prefabbricate. In quel prato vive la memoria del passato e l’occasione di insegnare alle generazioni future che non tutto deve essere consumo e profitto.

Un bene comune, non un lotto edificabile

Difendere il Pratone non è una questione da ambientalisti radical chic o da comitati “contro tutto”. È una scelta di civiltà. Un atto concreto per la salute pubblica, per il benessere mentale, per la qualità della vita. È un luogo in cui bambini possono correre senza asfalto sotto ai piedi, adulti possono rigenerarsi dal caos cittadino, e anziani possono ritrovare la quiete del tempo che fu.

Chi vuole ridurre il Pratone a una casella da colorare nel piano regolatore ha perso di vista il valore autentico delle cose. E chi lo lascia fare in silenzio – sì, anche voi, scrollatori seriali e indignati da tastiera – è complice di un futuro sempre più arido, nel corpo e nello spirito.

L’appello della LIPU: fermiamo l’assurdo

Anche la LIPU Milano, attraverso la voce di Elia Meleha scritto al Comune per ricordare che il Pratone non è un fastidio né un ostacolo, ma un patrimonio da custodire. Un appello accorato che dovrebbe risuonare nelle coscienze di chi governa e di chi vota, perché il futuro non si costruisce solo con l’edilizia, ma anche – e soprattutto – con la cura del bene comune.

Ma  il Pratone di San Donato Milanese non è ancora salvo. È previsto infatti che vengano costruiti quattro nuovi edifici residenziali, destinati ad ospitare circa 200 appartamenti...


Associazione N>O>I Network Organizzazione Innovazione – Dipartimento Pratteto

Ph RecSando
Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio


martedì 15 luglio 2025

Lo scientista che non sa di esserlo...



“Comunque, si cade subito in errore, se si scambia per legge viva dello sviluppo umano in generale uno schema di sviluppo”. (1)

Lo scientista non sa di esserlo. Arriva a pensare di poter scrivere qualcosa che sia solo scientifico perché non è consapevole del suo stesso credo, quello che gli impone di

  • non avere altra scienza al di fuori di quella meccanicista,

  • di non chiamare scienza nient’altro che quella in mano sua,

  • di ricordare di santificare Descartes, Newton e Einstein,

  • di onorare padre e madre ovvero il razionalismo e la logica,

  • di uccidere ogni pensiero contrario a questo decalogo,

  • di non lasciarsi andare a prendere in considerazione altro che non sia entro il campetto di gioco del meccanicismo,

  • di non appropriarsi di prospettive di conoscenza altrui,

  • di mentire liberamente o inconsapevolmente pur di difendere la propria fede,

  • di non desiderare una scienza altra dalla propria,

  • di non desiderare concetti diversi da quelli imposti dalla logica.

In sostanza, ritiene che scrivere e pensare scientificamente lo sottragga dall’essere un devoto all’altare scientista, ovvero al principio secondo il quale oltre alla scienza non v’è modo – né ragione – di perseguire la conoscenza e la verità.

Va da sé che dal suo punto di vista deridere il resto dell’universo, ovvero ciò che sta fuori il piccolo recinto del suo campetto di gioco, non comporta essere scientista, ma essere semplicemente vero e giusto.

«L’ordinamento dialettico è il più mobile di tutti, poiché ordina soltanto concetti. Assolutizzando i puri ordinamenti e tralasciando affatto gli oggetti dell’osservazione esso non assolutizza nessun particolare processo dello spirito, delle forze e delle posizioni in cui si esprimono le visioni del mondo. [...] Come pura sistematica dei concetti di vita e di esistenza concreta esso non è una sistematica della vita e della esistenza concreta medesime (che sarebbe impossibile, e condurrebbe al vicolo cieco di una prevaricazione razionalistica, che estrania gli uomini dall’esistenza). [...] Si può soltanto evitar l’errore di credere che l’ordinamento dialettico sia più di quel che è». (2)

Insomma la matrice scientista del suo pensiero, generata dalla fede nell’idea della scienza, non gli è nota e se lo è se ne vanta, per questo è capace con nonchalance di sfidare chiunque a trovare cosa ci sia di scientista nel suo commento. CVD.

Ma è proprio nel suo sfidare chiunque che lo scientista va premiato con la S lunga del supermercato. Che le prospettive sul mondo – l’aveva già detto Platone, e tanti altri, ma lui della filosofia se ne frega – siano ontologicamente parziali se ne fa un baffo, in nome e in difesa della scienza. Va detto!

Ecco cosa arriva a dire lo scientista ignaro del ruolo che copre:

“Visto che Merlo mi ha chiamato in causa direttamente (citando un mio commento in cui sfido chiunque a rintracciare tracce di «scientismo»), ne riporto un altro, fatto a seguito del primo. 

Io non voglio dare del cialtrone a nessuno, e men che meno a chiunque sia curioso delle novità e degli stimoli che derivano dagli sviluppi recenti (ormai, recenti di un secolo) della fisica, quantistica o meno che sia. Vorrei solo che si avesse un po’ più di contezza di ciò di cui si parla, se se ne vuole parlare, e non ci si limitasse all’uso arbitrario di metafore suggestive quanto fuorvianti”. (3a)

“Sfido chiunque” è una formula il cui habitat di nascita e vita riguarda il dualismo, ovvero quel territorio creato dal pensiero logico-meccanicista che genera e sancisce la separazione tra oggetto e soggetto. È, ontologicamente, l’affermazione della presunta superiorità di ogni affermazione a sostegno del soggetto che la pronuncia. Ed è perciò, contemporaneamente, anche la costante rivelazione di non avere consapevolezza della sua ineludibilità, in quanto convivente del soggetto che ritiene – come da sussidiario – di poter guardare neutralmente il mondo. Ed è anche, purtroppo, l’origine della pretesa di superiorità, minimo comun denominatore dell’arroganza e della sopraffazione. Per la prova del nove, così cara allo scientista ignaro di se stesso, si veda il prodotto sociale e politico delle ideologie o anche quello delle relazioni sofferenti.

Ma “sfido chiunque” è anche una formula idonea per essere incompatibile e inconcepibile in contesto quantistico, la cui prima natura è quella di far divenire la realtà in funzione di chi ne è al cospetto.

Ma torniamo a noi. Un po’ più di “contezza” dice. Ma secondo quali regole? Quelle in possesso suo? Quelle che danno per scontata e certa la separazione tra oggetto e soggetto? Quelle cartesiane? Quelle newtoniane? Quelle della vulgata illuministica che parla della supremazia della ragione? Quelle del metodo scientifico, che separa il mondo in pezzetti credendo di studiarlo? Di più, di conoscerlo? Quelle uguali per tutti? Come la legge? E, soprattutto, perché? Non possono essercene altre, con dinamiche differenti che le distorcono e contengono, che delle sue non sanno che farsene se non per giocare a scala quaranta? La situazione è drammatica!

Come può quindi un io sfidare tutti senza ergersi sprovvedutamente sopra gli altri? Come si possono ergere a legge assoluta banali convenzioni arbitrarie e autopoietiche, e utilizzarle come martelli divini impropriamente utilizzati per tutti i chiodi del pensiero logico, ma purtroppo anche di quello estetico, lirico, contemplativo, meditativo, non duale?

Passare col rosso è sempre sbagliato solo e soltanto per il codice della strada e solo se qualche specifico probiviro della legge ti denuncia.

“Ogni volta che abbiamo parlato della vita ci siamo accorti subito che facendo ciò coglievamo soltanto un elemento, un involucro o un processo di dissoluzione. [...]. Noi costringiamo, nei limiti del possibile, pur sapendo di sbagliare, tale inconcepibile in concetti che sono pensabili complessivamente come concetti in termini paradossali, solo nella forma del metodo dialettico. [...] Le forze supreme che debbono essere ora il nostro oggetto sono infinite, sono totalità, e per questa loro natura non possono essere oggetto per noi nello stesso modo degli altri oggetti. Il nostro sarà perciò un continuo parafrasare e girare attorno. Due risultati appaiono tuttavia possibili alla nostra conoscenza: in primo luogo la coscienza dell’esistenza di questi termini supremi che non sono mai raggiungibili e compiutamente concepibili; e in secondo luogo la chiarificazione di un patrimonio di concetti specifici, paradossali, che sono sempre lo strumento (corrente nella bocca di ognuno) mediante il quale la nostra ratio parla dell’incomprensibile nel tentativo di comprendere”. (4)

“Fuorvianti”? Dunque, il giudizio fa testo, ma descrive una realtà che è solo nel pensiero di chi la descrive. Oltre a quelle del bravo scolaretto, il dubbio che esistano prospettive differenti dalla sua non assale lo scientista. Le streghe ci sono sempre. Povero Popper e compagnia.

“E lo ribadisco. Poi, se Merlo non può fare a meno di dividere l’umanità in scomparti separati e appiccicare etichette (per cui da «scientisti» si diventa anche affossatori delle verità altrui, vocati alla prepotenza e alla sopraffazione, prevaricatori culturali del prossimo, tecnici al servizio di chiamate vanitose e materiali, affiliati di un «clero civile votato alla chiesa del determinismo, del riduzionismo, del razionalismo e del meccanicismo», fino alla vergogna suprema di essere laureati e intellettuali) questo è un problema suo e non mio. Vale sempre l’antica saggezza (che sfugge al dominio logico-razionale) secondo cui spesso «ciò che Pietro dice di Paolo non descrive Paolo ma Pietro»”. (3b)

Ci sarebbe da divertirsi se la faccenda riguardasse me e chi ce l’ha con quello che scrivo. Ma la questione diviene seria quando dentro il campetto giocano anche i campioni.

“Ovviamente la sua [di Stephen Hawking, nda] fede è riposta nella scienza, che da sempre studia l'universo per capire com'è stato creato e trovare una risposta scientificamente comprovabile alle domande dell'umanità. In contrapposizione con l'indicazione delle religioni che, a sua detta, sono così sospettose verso la scienza da scoraggiarla attivamente. «Cosa faceva Dio prima della creazione? Preparava l'inferno per le persone che si ponevano queste domande?» ha chiesto ironicamente Hawking, per poi scherzare sul fatto di essere contento di non essere perseguito dall'inquisizione”. (5)

Forse al professore inglese sfugge che l’esperienza non è trasmissibile, che ricreare è necessario, che nelle parole ci sono infiniti universi, uno per ogni persona che le sentirà e le pronuncerà, che come dice Hegel, “ogni contenuto della coscienza è pensiero” (6) che ridurre tutto entro una sola semantica è il più grande problema delle culture a derivazione cartesiano-illuministica-scientista. “Le singole forme della coscienza [...] hanno la loro verità solo in quanto sono e rimangono in lui stesso”. (7)

“Ciò che può prendere atto solo come viva esperienza, e al quale nessuno può essere indotto da motivi razionali, e il cui processo avviene nelle forme dell’esperienza come sentimento, intuizione, rappresentazione, ciò è per Hegel «pensiero». Quando si descrivono tali processi nella forma costituita dalle prove dell’esistenza di Dio, le descrizioni non vogliono, come ci si potrebbe attendere dal pensiero, convincere colui che non fa esperienza del processo, non vogliono condurre a Dio il senza Dio. «Le prove dell’esistenza di Dio», scrive Hegel, sono «spacciate per tali, che sembra quasi che, mediante la loro conoscenza e la convinzione operata da esse, possa essenzialmente, e così soltanto, operarsi la fede e la convinzione dell’esistenza di Dio. Tale affermazione farebbe tutt’uno con quella che a noi non sia possibile mangiare finché non abbiamo ottenuto la conoscenza delle proprietà chimiche, botaniche o zoologiche degli alimenti».” (8)

Come la realtà di ciò che crediamo di essere, di ciò che crediamo essa sia, si concretizza nel pensiero, così la scienza seguita a sbattere contro un muro che si è fatto da sola. Non è attraverso la domanda che si può trovare la risposta. Un intento simile al fare cilecca, visto che ha ragione d’essere unicamente nel ristretto campetto della logica formale e, soprattutto, in quello microscopico in cui gli uomini credono che solo il campo logico possa dare risposta. Un guaio!

Infatti, è la domanda stessa (preceduta dal corrispettivo pensiero) che vorrebbe indagare la natura del mistero, che genera il mistero stesso. Un buon emblema rivelatore della realtà come pensiero.

Da quell’incipit che sfida il mondo, sfacciato e sprovveduto, pregno di fideismo logico-razionalista, segue una catena con cui la nostra cultura è costretta a terra, incapace di volare. È l’assurdità per la quale stando entro i criteri della logica si possa scientisticamente credere di dare una risposta universale a qualcosa.

Una cultura che costringe entro la sua rete tutti i pensieri e tutta la creatività; dalla quale deriva il male e il degrado che possiamo osservare costantemente a tutti i livelli, politici, geopolitici, sociali, individuali, educativi, legislativi, scolastici, economici, relazionali, biologici, di salute; terminale somatizzazione di corrispondenti dinamiche spirituali, le quali la scienza e gli scientisti non sanno che ridicolizzare e deridere. In ogni caso, il malessere, che come un velo nero ricopre tutti gli orizzonti vicini e lontani, è la manifestazione di un sistema egoico-meccanicistico-materialistico, perché il mondo, l’infinito, la vita non stanno sotto un vetrino, né su un piano cartesiano, né dentro la piatta geometria euclidea. Tutti espedienti bambineschi, come i castelli di sabbia e le piste per le biglie con Anquetil e Balmamion, che del mondo potranno solo fare cataloghi, categorie ed elenchi, proprio come la Pagine gialle (9).

“Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica” (10).

Lorenzo Merlo




Note

  1. Karl Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, s.d. p. 42.

  2. Karl Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, s.d. p. 43-44.

  3. a) https://gognablog.sherpa-gate.com/ops/#comments

b) https://gognablog.sherpa-gate.com/ops/#comments

  1. Karl Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, s.d. p. 378-379.

  2. https://altrarealta.blogspot.com/2015/01/stephen-hawking-vi-spiego-perche-dio.html

  3. Karl Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, s.d. p. 425.

  4. Karl Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, s.d. p. 426.

  5. Karl Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, s.d. p. 423-424.

  6. Raccolta cartacea delle aziende commerciali, artigianali e di servizio, suddivise per categoria e per comuni e zone d’Italia.

  7. Gregory Bateson, Mente e natura, Milano, Adelphi, 1894, p. 42.