A mio padre, Fausto, non sarebbe mai capitata una cosa del genere…. partire in una giornata da “bollino rosso” senza saperlo e rimanere così, prevedibilmente ma non fino a un tale livello, imbottigliati fino al punto da decidere per un dietro-front.
Si parla tanto di crisi e di diminuzione delle spese degli italiani in vacanze, oltre che del fatto che gli italiani sarebbero diventati “intelligenti” nelle partenze, che non avrei mai creduto, stamattina di trovarmi in una situazione tanto bloccata da sentirmi sequestrata, su quel nastro di asfalto, anche se a tre corsie e nel tratto iniziale a quattro, tra Modena sud e Bologna, completamente fermi per lunghissimi minuti.
Sarà vero che c’è la crisi e quindi le vacanze degli italiani si sono ridotte come durata, ma è ormai diffusa la moda del “mordi e fuggi” , poche giornate in vari periodi dell’estate, per avere l’impressione di essere sempre in vacanza.
Ricordo che invece durante la mia infanzia e giovinezza si facevano i canonici 30 giorni di ferie (ovviamente mi riferisco ai miei genitori), e allora chi poteva permetterselo(ed erano molti, forse più che oggigiorno) prendeva un appartamento in affitto al mare o sui monti. Noi, avendo la casa di Treia ed essendo ancora viva mia nonna Annetta, che non aspettava altro che rivedere fratelli e nipoti, ci recavamo là e ci restavamo per tutto il periodo. Finite le ferie i miei rientravano a Roma ed io rimanevo a Treia con la nonna fino all’inizio della scuola. Allora si che erano vacanze! Oggi, anche quando sei in ferie, se lasci acceso il cellulare, c’è sempre qualcuno che pensa che tu sia indispensabile e di non poter rimandare a risolvere una bega qualsiasi e ti chiama, magari durante la pennichella pomeridiana o mentre stai leccando un gelato al bar della spiaggia.
Oggi osservavo nello specchietto retrovisore le espressioni degli automobilisti compartecipi di tale tortura… sembravano sereni, abituati a subire, a pagare questo scotto per avere la possibilità di raggiungere quelle località agognate per gli 11 mesi di lavoro (per i più). Ma per noi, che a Treia ci possiamo andare quando vogliamo, è così indispensabile andare avanti su questa strada proprio oggi?
Abbiamo la musica di Upahara che ci accompagna e stare in auto con Paolo è sempre un’avventura, fra racconti di santi e considerazioni sulla vita, è molto più che un viaggio, ma quando mi si prospetta di stare in macchina per 5, 6 ore, invece delle canoniche 3, il nervosismo si fa strada in me e sono anche meno disponibile ad accettare quello che “la vita mi riserva”. Ed è così con somma gioia ed entusiasmo che, dopo aver visto che la situazione non accennava a migliorare neanche verso San Lazzaro, dopo aver ascoltato Isoradio che annunciava rallentamenti in vari tratti dell’A14 (ma perché non le chiamano col loro nome? non sono rallentamenti, sono code belle e buone e di chilometri e chilometri!!!) che accetto la proposta di Paolo di tornare a Spilamberto.
La prima uscita, San Lazzaro è nostra, paghiamo (3 euri, quando dovrebbero risarcirci per il danno psicofisico subito), e torniamo indietro tenendoci a debita distanza da autostrade e tangenziali e facendo la strada che per tanti anni ho percorso per andare al lavoro da Bologna a Spilamberto, che passa per i viali di circonvallazione e zona Meloncello.
Quando passo per una Bologna così vuota, di macchine, di pedoni, silenziosa, assolata, verde, la trovo sempre molto bella.
Infine si imbocca l’asse attrezzato e parlando del più e del meno, e anche di cose serie, come il fatto di avere un karma che ci porta inevitabilmente a portare avanti una vita in uno stile nostro proprio, alla ricerca di soddisfazioni materiali, sociali, oppure senza chiedersi e senza cercare nulla più di quello che la vita naturalmente ti offre, nel bene e nel male e con tutte le gradazioni che ci sono di mezzo, arriviamo senza accorgercene a Spilamberto felici e contenti.
Ma chi sarà stato secondo voi più felice di tornare qui, dopo solo 3 ore di auto (per fare 100 km )? Ma la nostra dolce cagnetta Magò, naturalmente!!!
Caterina Regazzi
…………….
Abbiamo appena consumato il pranzo, “al sacco”, che avevamo predisposto per l’arrivo a Treia: melanzane trifolate e cecionata con bieta, con aggiunta di riso e yogurt (visto che c’è stato abbastanza tempo per cucinare…).
Nello scritto di sopra Caterina parla di “vacanze” che duravano un mese.. per me direi che la vacanza non finisce mai… che mi trovi a Treia od a Spilamberto sono sempre in vacanza.. non mi annoio e qualsiasi cosa faccio è un divertimento.
Per questo motivo non ho provato disappunto allorchè oggi, quasi immobili sull’autostrada, cantavamo mantra ed osservavamo i folli automobilisti che cercavano di guadagnare un posto avanti nella kilometrica fila che ci teneva tutti indietro…
Durante il tragitto (si dice così quando si sta quasi fermi?) a sbalzelloni, frena parti rifrena e riparti, e parlando dell’ineluttabile legge del karma, mi è venuto in mente un vecchissimo film sugli automobilisti, interpretato da Vittorio Gassmann, cominciava con la scena di un imbottigliamente in una strada caotica di Roma, con strombazzamenti e macchine frementi, allorchè il protagonista, uomo impegnato nel mondo, fu preso da un raptus, non ce la faceva più a resistere in quel baillame, e sceso dall’auto, che restava lì abbandonata, scappava su una montagna dove si metteva a fare l’eremita.. vivendo solo di erbe e del latte di qualche capra.. Dopo diversi anni veniva scoperto da un giornalista e la sua storia faceva il giro del mondo.. con il successo ritornava prepotente il suo destino, apriva un ristorante chiamato “Dall’eremita” ed eccolo ancora lì nel casino metropolitano… Al karma non si sfugge, oppure se si cerca di sfuggire senza consapevolezza ecco che la “forza del destino” ci riporta indietro….
Così pensavo mentre osservavo che –anche volendo- non sembrava possibile lasciare l’autostrada e ritornarsene nell’ameno luogo di vacanza che è per me Spilamberto. Nessuno svincolo accessibile, solo alte muraglie di vetro, guard-rail, e macchine e macchine incolonnate senza speranza…
Così dopo tre ore di chiacchierate con Caterina.. percorsi i pochi kilometri da Modena a Bologna, appena individuata un’uscita dall’autostrada disponibile “senza desiderio od aspettativa” (salvo il bidone fatto alla proloco di Treia che ha organizzato la Disfida del Bracciale, "apposta per noi...?") immeditamente l’ispirazione si è presentata alla mia mente con lucidità e chiarezza: “torniamo a Spilamberto finchè siamo in tempo…”.
Poi, ricollocate le stanche membra, nel divano loft del salone, appoggiandomi su morbidi cuscini, mentre il riso bolliva sui fornelli, ecco che nel libretto di barzellette di Geronimo Stilton (un passatempo per l’attesa), ho scoperto una storiella proprio in tono… “Le autostrade si fanno sempre più complicate, si sa quando si entra ma non si sa quando si esce… incidenti, lavori in corso, imbottigliamenti, svincoli che girano su se stessi, etc. etc. Un automobilista sta cercando da alcune ore di uscire da uno svincolo ma gira e rigira si trova sempre allo stesso posto. Si ferma in una piazzola di sosta dove ha notato una famigliola che sta facendo colazione, moglie marito con due bambini. E chiede – scusi signore, sa dirmi come fare per uscire dall’autostrada? – E l’altro – vorrei saperlo anch’io.. pensi che noi non siamo ancora riusciti a rientrare dal viaggio di nozze…-
Forse la barzelletta è un po’ esagerata.. ma non vi nascondo che una volta fuori dell’autostrada ho tiato un respiro di sollievo….
Paolo D’Arpini
Non siamo arrivati a Treia - "Paolo e Caterina"
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