Turbante Sik - La foto è di Mauro Terzi
Stamattina sono stata in quell'allevamento di vacche per il parmigiano reggiano molto grosso (circa 900 animali), in cui lavora una famiglia indiana, di religione sik. Mentre ero seduta nell'ufficetto a scrivere un certificato perun vitello morto, è arrivato uno dei "ragazzi", tutto bello pulito (erano circa le 8 e 30 del mattino), usciva dalla doccia che hanno a fianco alla sala di mungitura.
Gli ho chiesto: hai finito di lavorare? Ma a che ora avevi cominciato? Lui mi ha risposto che si, per il mattino aveva finito e che aveva cominciato, come tutte le mattine, alle 2 e mezza.
E al pomeriggio? faccio io.
Lui: ricominciamo alle due e mezza.
Accidenti, ho detto, è molto lavoro!
Lui, sorridendo: beh, ma tanto, se non si lavora cosa si fa? Sono stato ammalato tre giorni, alle due mi svegliavo e mi chiedevo: ed ora cosa faccio che non posso lavorare? Sempre si lavora, sempre si lavora. Mio padre, che è rimasto in India, é sempre nei campi a lavorare. Coltiva frumento, ortaggi, altro, lavora sempre. Quelli che lavorano qui in quest'azienda, quando vanno in pensione, dopo un anno, muoiono. Allora ho detto a Franco, che é andato in pensione da poco: devi continuare a venire a lavorare, altrimenti fra poco muori! Ahahah! Ed infatti lui continua a venire.
Io: hai voglia di tornare in India? So che ci andate tutti gli anni!
Lui: quando sono qui non ho voglia di andare là, a quando sono là non ho voglia di tornare qui (questo mi ha ricordato qualcuno). Ma quando ho il biglietto in tasca allora comincio a non vedere l'ora di partire.
Lui: hai saputo che ora abbiamo un tempio a Castelfranco? Ci siamo tassati tutti noi della comunità sik e abbiamo acquistato un capannone. Ci andiamo ogni domenica.
Domenica, stavo giusto facendo la strada di quest'allevamento, quando ho incrociato un'automobile con un signore dentro che spiccava per un grosso turbante giallo arancio... sarà stato uno di loro.
Caterina Regazzi
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