Vignola 22 giugno 2013 - Le madrine danno il benvenuto
Questo mio contributo non vuole essere un resoconto, né puntuale, né esaustivo, a margine dell’incontro del “Collettivo Ecologista” in quel di Vignola. Ma molto più modestamente, vorrei esprimere qualche impressione ancora calda e poco meditata, su quanto ho vissuto, a cominciare dalla mia gratitudine per chi ha reso possibile l' incontro, per quelle persone che hanno costruito i ponti, affinché alcuni, giunti da diverse regioni, potessero incontrarsi.
Senza i pontefici, i mille rivoli dell’umana presenza sarebbero condannati alla solitudine, a scorrere ognuno nel proprio alveo, e nell’assenza dell’altro, la vita sarebbe mutilata, sicuramente più povera e forse priva di senso.
Momento informale di passaggio
Nei diversi momenti che hanno caratterizzato i due giorni, tra natura, cultura, arte e diversi momenti di condivisione, ognuno ha consegnato all’attenzione degli altri le sue riflessioni e le sue proposte. Semi sparsi, sicuramente diversi, che se innaffiati, forse non vengono persi!
Ma al di là di ogni progettualità, c’è un piacere e una gioia sottratti a qualsiasi prospettiva se non quella della compresenza, di chi condivide, il qui e ora, l’unico tempo percettibile e per noi disponibile, seppur fugacemente.
Partecipazione animale al discorso, di spalle...
La gioia di un volto che ti sorride, o la supplica che ti tocca il cuore a nome dei fratelli animali o del popolo dei pioppi, o più semplicemente il canto ritmato tra lingue di fuoco che si protraggono al cielo nel cuore della notte di San Giovanni, o un pony che si lascia accarezzare la criniera, o un gelso che si offre generoso, o l’ultima ciliegia del frutteto che contendi agli uccelli, sono gesti unici ed irripetibili, sottratti alla fretta dell’agire, tracce che si sedimentano nella nostra memoria e che si uniscono al mare dei ricordi.
Ed ora, rigenerati da questa misteriosa alchimia che ogni incontro cela dentro di se, ritorniamo alla nuda ferialità nella speranza e perché no, nella ragionevole certezza, che qualche semino, prima o poi, germogli nel nostro giardino, affinché nell’alternanza delle stagioni e nelle more del tempo che scorre, lo stupore per la bellezza e l’amore per la vita, ci colga inattesi e ci preservi dalla banalità del male e da tanta correa indifferenza.
Un abbraccio, Michele Meomartino
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