Riconsegnare al fornitore un contenitore ormai vuoto e ricevere, in cambio, una piccola somma di denaro: ecco, in breve, il significato di "vuoto a rendere", una pratica che fino a non molti anni fa permetteva di evitare la produzione di grandi rifiuti da imballaggio.
Questa buona abitudine è tuttora diffusa in molti Paesi dell'Unione europea, dove i cittadini consumatori, anche nei supermercati, possono restituire gli imballaggi nelle apposite macchinette, ritirando la cauzione versata. Non è così in Italia, dove le lobby dell'imballaggio plastico in primis hanno fatto di tutto perché il vuoto a rendere venisse “abrogato", in nome di un "usa e getta” non più giustificabile né sul piano etico né su quello economico.
Mi chiamo Rossano Ercolini e sono un maestro elementare in un piccolo comune della Toscana, in provincia di Lucca. Quando venni a conoscenza dei piani per la costruzione di un inceneritore a pochi chilometri dalla mia scuola, decisi di intervenire: nel 2007 Capannori, il mio comune, fu il primo in Italia a adottare la strategia Rifiuti Zero, diventando in poco tempo il centro di un movimento straordinariamente vitale che, da Napoli a Milano, portò al coinvolgimento di tanti cittadini e di tanti amministratori. Nell'aprile del 2013, per questo mio impegno, ho vinto il Goldman Environmental Prize e sono stato invitato alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Sono fortemente convinto che è solo con l'impegno di tutti a prendere parte al cambiamento che la democrazia respira e, con essa, prende vita la speranza di un futuro migliore.
La reintroduzione del vuoto a rendere (non solo per le bottiglie e il barattolame in vetro, ma anche per i contenitori in plastica PET e per le lattine ferrose e in alluminio) consentirebbe di sottrarre risorse preziose al costoso ciclo dei rifiuti, con significativi risparmiecologici ed economici: tutte spese attualmente a carico dei cittadini. Si pensi che il solo recupero delle bottiglie di vetro, attraverso la sterilizzazione, consente un risparmio di energia 60 volte maggiore rispetto alla produzione di nuove bottiglie.
Siamo certi che reintroducendo il vuoto a rendere (alternativo al cosiddetto "vuoto a perdere") si sensibilizzerebbe non solo a favore di una riduzione a monte degli imballaggi in vetro, ma si imboccherebbe anche la giusta direzione per una graduale riduzione degli imballaggi in plastica e in Tetrapak.
Questa proposta trova già un primo varco nelle normative vigenti, che dal settembre 2014, nell'ambito della legge di stabilità, prevedono - seppure in via sperimentale - formule di ripristino del vuoto a rendere, limitatamente però alle sole bottiglie in vetro di acqua minerale e birra. La normativa in oggetto prevede che passati sei mesi dalla citata approvazione dovranno essere messi in atto i primi progetti pilota. Con la presente petizione chiediamo che questi progetti siano interpretati in modo più estensivo, includendo, oltre al vetro, anche le altre tipologie di imballaggio. In questo modo la riduzione dei rifiuti sarebbe drastica, con grande risparmio di materia ed energia.
Rossano Ercolini
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