E’ scaduto il 13 settembre 2017 il termine concesso ai cittadini, associazioni e imprese per manifestare idee e pareri sulla realizzazione e la relativa localizzazione del deposito nazionale di scorie radioattive. I rifiuti sono quelli prodotti dalle quattro centrali nucleari italiane spente nel novembre 1987 dopo il referendum nucleare, e consistono in 7-8 mila metri cubi di materiali che attualmente sono stoccati separatamente nei rispettivi depositi locali realizzati accanto a ciascun impianto, in attesa della destinazione ultima in quello che sarà il deposito nazionale.
Il passo decisivo sarà quello della pubblicazione della cosiddetta Carta Cnapi (carta nazionale dei siti potenzialmente idonei), già elaborata dal ministero ma tenuta segretissima perché fonte potenziale di proteste e rivolte locali. Del disastro di Chernobyl, gli italiani hanno scelto la strada dello stop al nucleare. Da allora il problema non è stato più affrontato, ma le cattedrali spente di Latina, Garigliano, Trino e Caorso sono rimaste lì dove promettono di dover rimanere per sempre.
La Provincia di Latina, la sola ad essere gravata da due centrali nucleari (Borgo Sabotino e Garigliano), ha risposto proprio nei giorni scorsi alla comunicazione di avvio della consultazione pubblica nazionale trasmessa dal ministero, rappresentando che nel caso in cui anche il territorio pontino dovesse figurare tra quelli ritenuti idonei ad ospitare un deposito nazionale, gli attuali piani di tutela e salvaguardia ambientale andrebbero integrati con una serie di prescrizioni e verifiche per l’aspetto radiologico.
A cura del Prof. Luigi Campanella
Dipt. Chimica Università “La Sapienza”, Roma
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