Stiamo affrontando un’emergenza globale e locale
che mette a rischio la vita di persone, specie ed ecosistemi.
In
pericolo c’è la sicurezza
di intere
popolazioni e territori che in ogni area del pianeta devono
affrontare questioni di giustizia climatica. Esse sono legate a costi
economici crescenti e all’aggravamento delle condizioni ingiustizia
sociale, a competizioni fra Stati e attori privati per il controllo e
l’accaparramento delle risorse strategiche, a difficoltà
nell’accesso all’acqua per tutti, alla riduzione della
produzione agricola che mette a rischio la sicurezza alimentare,
causando anche nuovi motivi di conflitto e di fuga.
Siamo
consapevoli e convinti che la salvaguardia dell'ambiente e degli
ecosistemi, i diritti umani, lo sviluppo umano equo e la pace sono
interdipendenti ed indivisibili. Anche la comunità scientifica
internazionale e i climatologi convengono sulle cause antropiche dei
cambiamenti climatici che in gran parte dipendono dall’utilizzo
massiccio delle fonti energetiche fossili e dalla deforestazione.
Oggi
esistono le conoscenze e le soluzioni tecnologiche per sviluppare
un’economia
fossil free,
che apre prospettive di nuovi settori produttivi con importanti
ricadute occupazionali e che può dare vita a una nuova
democrazia energetica.
Ciò
nonostante siamo colpevolmente in ritardo nel processo di
decarbonizzazione e siamo molto distanti dal raggiungere l'obiettivo
di contenere l'aumento della temperatura globale entro 1.5°C, come
stabilito nell'Accordo di Parigi sul clima e negli obiettivi ONU per
lo sviluppo sostenibile.
Ci
sono approcci sostenibili e innovativi in settori tradizionali che,
applicando i principi dell'economia circolare, danno un contributo
importante all'uso razionale delle risorse e alla riduzione della
CO2.
Allo
stesso tempo sono essenziali nuovi modelli di comportamento e di
stile di consumo dei cittadini.
Mancano
però scelte politiche nazionali ambiziose e in grado di determinare
il radicale cambiamento
del modello di sviluppo, necessario per raggiungere gli obiettivi
dell'Accordo di Parigi sul clima e gli obiettivi di sviluppo
sostenibile dell'ONU.
Per
questo, Coalizione Clima avanza ai partiti che si candidano a
governare il nostro paese, 8 proposte concrete per contribuire alla
lotta globale contro i cambiamenti climatici e allo stesso tempo
costruire nuova occupazione, democrazia e giustizia sociale.
Piano
Clima-Energia e per la Giusta Transizione
L'economia
a zero emissioni di carbonio è un processo di radicale
trasformazione del sistema produttivo e sociale che deve realizzarsi
nel più breve tempo possibile e comunque in linea con gli obiettivi
dell'Accordo di Parigi. Affinché questa trasformazione non comporti
conseguenze negative, sui lavoratori e sulle comunità che dipendono
economicamente dai settori economici legati all'utilizzo delle fonti
fossili, occorre attivare un processo economico democratico e
partecipato che produca una Giusta Transizione.
E’
necessario prevedere politiche
e investimenti per
determinare un futuro in cui tutti i
lavori
siano sostenibili e dignitosi, le emissioni siano azzerate, la
povertà sia eradicata e le
comunità
siano resilienti.
Il
Piano inoltre dovrà contenere misure
di Giusta Transizione che
garantiscano opportunità di lavoro nei settori che riducono le
emissioni, favoriscano piani di adattamento ai cambiamenti climatici,
forniscano sostegno al reddito, riqualificazione e reinserimento dei
lavoratori che perderanno il proprio lavoro nel settore fossile e che
sostengano l'innovazione tecnologica.
Il
Piano deve essere coerente
con la Strategia a lungo termine per
un’economia low
carbon,
previsto dall’Accordo di Parigi, che va approvata entro il 2019.
Conferma
del Phase Out del carbone al 2025
Il
futuro governo dovrà confermare l’impegno dell’Italia ad
abbandonare completamente il carbone entro e non oltre l’anno 2025,
come previsto dalla Strategia Energetica Nazionale, adottando le
misure necessarie per renderlo effettivo e vincolante.
Completa
decarbonizzazione
Il
gas è utile nella fase di transizione ma al tempo stesso, sebbene
sia meno inquinante di carbone e petrolio, è un combustibile fossile
che emette CO2 ma da un punto di vista climatico (e non solo), non è
un’energia pulita. Per questo futuri investimenti in questa risorsa
devono essere attentamente valutati per riequilibrare l'esigenza di
garantire la sicurezza energetica nazionale con quella di programmare
il percorso per la rapida e completa decarbonizzazione dell'economia
nei tempi compatibili a garantire gli impegni sottoscritti nella
COP21 di Parigi.
Pertanto
chiediamo che i maggiori
investimenti in
termini energetici vengano indirizzati sui settori dell’efficienza
energetica e
delle energie
rinnovabili.
Attuazione
del Clean Energy for All Europeans package
Poco
dopo le elezioni il nuovo governo dovrà discutere alcuni importanti
aspetti di un pacchetto di misure che deciderà il futuro energetico
dell’Italia e dell’Europa fino al 2030.
Chiediamo
che l’Italia assuma una posizione
di leadership,
chiedendo di innalzare il livello dell'ambizione per quanto riguarda
il taglio delle emissioni di CO2, la quota di produzione da fonti
rinnovabili e l’incremento dell’efficienza energetica. Inoltre è
importante che il futuro governo si schieri a favore
dell’autoproduzione
e
dell’autoconsumo,
assicurando sostegno a tutti quei cittadini che vogliano produrre “in
casa” e da fonti rinnovabili almeno parte dell’energia che
consumano.
Infine,
l’Italia deve assolutamente prendere una posizione contro
nuovi incentivi alle fonti fossili.
Intervento
pubblico per l'economia sostenibile
Per
accelerare la transizione energetica e la decarbonizzazione
dell'economia e per le opere di adattamento ai cambiamenti climatici,
servono ingenti investimenti pubblici. Tali investimenti
dovranno
essere finalizzati a ricerca
e sviluppo,
realizzazione di infrastrutture
per le energie rinnovabili,
efficienza
energetica
(sul
patrimonio edilizio pubblico e privato occorre un piano di Deep
renovation per
la riqualificazione
spinta di
interi edifici e quartieri).
Si
dovrà agire per uno sviluppo di città
sostenibili, mobilità sostenibile, interventi di
prevenzione,
messa in sicurezza del territorio e piani di adattamento al
cambiamento climatico,
per garantire le misure di Giusta Transizione e per la
digitalizzazione delle reti. Le risorse necessarie per effettuare gli
investimenti pubblici dovranno essere reperite attraverso una riforma
fiscale ambientale che,
in conformità con l'art. 15 della L. 23/2014, orienti il mercato
verso produzioni e consumi sostenibili, che contenga il riordino
degli incentivi, una green tax o carbon tax, l'eliminazione dei
sussidi alle fonti fossili (ben 16 miliardi annui), la revisione
dell'utilizzo dei proventi delle aste del sistema ETS di scambio
delle quote di carbonio, la finalizzazione della tassa sulle
transizioni finanziarie, il taglio delle spese militari, il recupero
delle esternalità negative derivanti dagli impatti negativi sulla
salute. Allo stesso tempo andranno premiate le scelte virtuose di
alcuni settori che finora non hanno beneficiato di alcun sostegno.
Formazione,
ricerca e tecnologia per la sostenibilità
Per
vincere la sfida della transizione, i principi delle sviluppo
sostenibile devono integrare tutti i progetti economici, fiscali,
industriali e di investimento. Per questo servono indirizzi politici
e fiscali finalizzati a diffondere la cultura della sostenibilità
per accelerare il cambiamento. Per farlo occorre partire dalla
formazione, dall'educazione e dalla riqualificazione professionale e
da una riforma degli ordinamenti didattici nei cicli dell'obbligo e
universitari per la creazione di nuove competenze e professionalità.
Anche a parità di risorse, l'intervento pubblico a sostegno di
ricerca,
innovazione
tecnologica, digitalizzazione e automazione, deve essere finalizzato
alla trasformazione sostenibile di tutti i settori del sistema
produttivo, dall'industria all'agricoltura, all'economia circolare,
alla transizione e all'efficienza energetica, alla mitigazione e
adattamento degli effetti dei cambiamenti climatici.
Partecipazione
democratica e democrazia energetica
E'
necessario definire strumenti per garantire la partecipazione
democratica, nelle scelte strategiche del paese, con il pieno
coinvolgimento delle istituzioni regionali e locali e della società
civile tutta,.
La
partecipazione democratica deve essere garantita sia per la
realizzazione di grandi opere e infrastrutture comprese quelle
energetiche, che per le scelte strategiche, come sono state la SEN,
la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, o il Piano
Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima o il piano per la
decarbonizzazione. Nel caso di realizzazione di opere, il percorso
partecipativo non si deve limitare alla valutazione di alternative
progettuali, ma deve poter valutare necessità e impatti. Un vero
processo di democrazia partecipativa, che preveda anche la
possibilità di totale rigetto del progetto, la possibilità di fare
modifiche o di percorrere scelte strategiche e soluzioni totalmente
diverse.
L'Accordo
di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile sottolineano
l'importanza di contribuire a un partenariato
internazionale per
la riduzione delle emissioni di gas serra e per l'adattamento al
cambiamento climatico delle popolazioni più povere e vulnerabili:
l'Italia non può sottrarsi.
Gli
impegni di riduzione delle emissioni nazionali (NDCs) assunti dai
vari Paesi non sono
complessivamente
in grado di garantire l’obiettivo di mantenere l’aumento di
temperatura al di sotto dei 2°C. Ecco perché occorrono impegni più
stringenti e ambiziosi. Le scelte strategiche e programmatiche
energetiche nazionali devono definire e rispettare NDCs nazionali
vincolanti su riduzione di emissioni, produzione da rinnovabili ed
efficienza energetica.
La
giustizia climatica passa anche attraverso la costruzione della pace
perciò a questo proposito riteniamo essenziale che il nuovo Governo
firmi e ratifichi il Trattato ONU del 7 luglio 2017 per la messa al
bando delle armi nucleari.
E’
necessario inoltre aumentare l'aiuto pubblico allo sviluppo e
orientarlo alle comunità più
vulnerabili
e ai soggetti più deboli, rispettando le loro decisioni sulla
salvaguardia dell'ambiente e della vita sociale ed economica,
adottando le migliori e appropriate soluzioni tecnologiche e
infrastrutturali disponibili a livello internazionale. E’
necessario altresì proseguire l’impegno al programma per la
partecipazione di genere in ambito climatico, il GAP (Gender Action
Plan) approvato durante la COP23.
In
ultimo chiediamo che l' Italia contribuisca al Fondo Verde per il
Clima e che l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo e la Cassa
depositi e prestiti sostengano la collaborazione tra società civile
italiana e comunità povere e vulnerabili del Sud del mondo.
Le
organizzazioni promotrici, con storie, culture, obiettivi, ragioni
sociali e motivazioni diverse, non intendono comunque semplicemente
delegare a Governo e istituzioni questi obiettivi. Siamo impegnati a
declinare, nei rispettivi ambiti di attività ed iniziative, le
azioni coerenti necessarie per contrastare i cambiamenti climatici, e
questo intendiamo continuare a fare, assieme a tutte le espressioni
della società e della cittadinanza attiva che operano per una
società più equa, ambientalmente e socialmente sostenibile.
Siamo
a disposizione di tutti/e coloro che sono interessati/e a incontrarci
per discutere le nostre proposte.
Coalizione Clima
Chi
siamo
Coalizione
Clima nasce nel 2015 con l’obiettivo di costruire
iniziative e mobilitazioni comuni, nazionali e territoriali, per
raggiungere la massima sensibilizzazione possibile sulla lotta ai
cambiamenti climatici
e perché si
giunga a un accordo equo, vincolante ed efficace per mantenere il
riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C.
Coalizione
Clima è composta da oltre 200 realtà tra organizzazioni del Terzo
settore, sindacati, imprese, scuole e università, nonché da
migliaia di cittadine e cittadini.
http://coalizioneclima.it/
segreteria@coalizioneclima.it
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