La nostra sicurezza di essere i padroni di tutto l’universo, avvalorata purtroppo anche da alcune religioni monoteistiche, ci ha portato fuori da quello che sarebbe potuto essere un cammino culturale e spirituale ben diverso dall’attuale, in cui odio, prevaricazioni e guerre hanno caratterizzato da sempre questa umanità. Sia ben chiaro che non dobbiamo pensare di avere la verità “assoluta in tasca”, tuttavia cominciare a pensare diversamente da come ci dicono di fare oggi, forse ci porterebbe ad aprire orizzonti nuovi.
Allora proviamo subito ad entrare nel vasto campo dell’astronomia per capire finalmente chi siamo e che ci facciamo nella sconfinata immensità del cosmo.
Se non altro per renderci conto del nostro ruolo insignificante all’interno di questo universo in cui solo a pensarci restiamo attoniti.
Una porzione dell’universo fotografata dal telescopio orbitante Hubble
Oggi, grazie al determinante contributo della scienza, possiamo dire che non miliardi, ma miliardi di miliardi, e ancora di più, di sistemi solari affollano l’universo, anzi stando alle ultime tesi scientifiche non solo un universo ma più universi (multiversi). Si è anche scoperto, dallo studio delle comete, che in tutti gli universi abbondano sostanze organiche, ossia i mattoni della vita, non solo, ma sembra che l’acqua sia una costante in tutti i migliaia di pianeti estrasolari fino ad oggi scoperti.
La vita, anche secondo la teoria scientifica della “Panspermia cosmica” è presente in tutto l’universo, ma essa si manifesta, partendo da semplici molecole organiche, quando trova “terreno fertile” su cui impiantarsi e svilupparsi. Quindi asteroidi e comete possono portare la vita su pianeti che hanno le caratteristiche idonee alla vita. Quindi nella fascia abitabile di ogni sistema solare, che vuol dire dove i pianeti orbitano ad una distanza dalla 14 loro stella tale da consentire all’acqua di non ghiacciare o evaporare, ma di rimanere allo stato liquido.
Si sa che ogni forma di vita primordiale trova l’ambiente adatto a svilupparsi soprattutto se immersa in sostanze acquose o comunque liquide. Quindi potrebbe valere il fatto che ogni sistema solare ha uno o più pianeti predisposti alla vita o, dove la vita, come da noi, si è già sviluppata. «Una volta che tutti i nostri tentativi di ottenere materia vivente da materia inanimata risultino vani, a me pare rientri in una procedura scientifica pienamente corretta il domandarsi se la vita abbia in realtà mai avuto un'origine, se non sia vecchia quanto la materia stessa, e se le spore non possano essere state trasportate da un pianeta all'altro ed abbiano attecchito laddove abbiano trovato terreno fertile. » - Hermann von Helmholtyz (1821-1894 medico e fisico)
Fin qui è la scienza ufficiale che ci informa e ci illumina, ma visto che la nostra rubrica affronta anche aspetti storici e filosofici, al fine di offrire altri elementi di riflessione proviamo a dare uno sguardo anche a qualche testo sacro di antiche civiltà. Secondo l’antica saggezza dei monaci tibetani, le stelle creano la vita senziente perché questa a sua volta alimenta le stelle stesse.
Questa affermazione l’avevo sentita già molti anni fa ad Auroville ( Città del futuro in India, nel Tamil Nadu). Un giorno al maestro Nata chiesi spiegazioni su questa affermazione e lui mi rispose, premetto che il maestro Nata era un ingegnere e quindi uomo di scienza, “ Ogni stella che nasce ha necessità di idrogeno ed elio per attivare la sua fusione atomica, ma nel tempo necessita per continuare a splendere, anche dell’energia emozionale di creature senzienti come i nostri animali fino a creature più complesse come l’uomo. Per questo motivo la stella stessa si preoccupa di dar vita ad esseri che poi con le loro emozioni o forme pensiero possano alimentarla….”
Dello stesso avviso, guarda caso, era anche il faraone Akhenaton che credeva che l’unico dio da venerare, perché era veramente un dio, fosse il Sole. Conosciamo poi la storia di questo faraone ritenuto eretico dai sacerdoti egizi di allora perché aveva fortemente ridimensionato tutto il panteon di dei e semidei a cui si credeva fino ad allora. Alla sua morte fu ripristinato il panteismo originario e cancellato il ricordo di questo faraone eretico ( damnatio memoriae ). Grazie solo agli scavi archeologici siamo venuti a conoscenza di Akhenaton, perché la sua presenza non è segnata in alcun papiro che conosciamo. Tutto questo per cercare di capire fino a quanto l’asserzione che le stelle si nutrono anche delle nostre emozioni e pensieri possa essere presa in considerazione.
Sta di fatto che negli antichi testi sacri veda, vedi l’Upanishad, si parla dell’energia cosmica che pervade ogni cosa, dalle fredde rocce della Terra fino all’uomo, questa energia è il Prana. Da qualche anno la scienza ha scoperto l’energia che tiene insieme le galassie e “pervade ogni cosa”: la materia oscura… per i Veda non è altro che il Prana (in altre forme definito anche Etere). Altre scoperte oggi effettuate dalla scienza trovano riscontro nei vecchi testi indù, taoistici, zen, ecc.. Interessante lo studio che aveva effettuato negli anni ‘70 il fisico Fritjof Capra che ha poi trasportato nel suo libro di successo: “Il Tao della fisica”. Secondo il fisico austriaco le "particelle" subatomiche sono in realtà concentrazioni di energia pura in vibrazione piuttosto che vere e proprie entità materiali; per cui lo scienziato non deve solo osservare, bensì partecipare. Recentemente la fisica moderna ha considerato l’affermazione di Capra infatti “L'idea di «partecipazione invece di osservazione» è stata formulata nella fisica moderna, ma è un'idea ben nota a qualsiasi studioso di misticismo.
La conoscenza mistica non può mai essere raggiunta solo con l'osservazione, ma unicamente mediante la totale partecipazione con tutto il proprio essere.»
Capisco bene che in questo delicatissimo settore in cui si mettono in discussione dogmi scientifici, religiosi e sociali, non basterebbe un solo volume per parlarne. Importante è comunque cominciare ad aprire gli occhi e, finalmente, cominciare a pensare con la propria testa, senza prende per oro colato le “verità” che gli altri ci propinano, compresa questa.
Il maestro filosofo Sri Aurobindo diceva spesso ai suoi discepoli: “L’uomo è libero quando transitando e mai fermandosi in sette e religioni, approfondendo antiche e nuove verità, non si ferma in una di essa, ma prosegue nella ricerca della propria verità”.
Filippo Mariani - A.K. N.7
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