Una delle problematiche di grande rilievo relativamente alla realizzazione di qualsiasi impianto industriale è la fase della dismissione (decommissioning) e del successivo ripristino ambientale.
Naturalmente ciò vale anche per gli impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili (centrali eoliche, centrali fotovoltaiche, ecc.).
Operazioni complesse e costose, che devono esser previste fin dalla progettazione iniziale e adeguatamente considerate in sede di procedure autorizzatorie.
Vengono presentate come attività destinate al riciclaggio degli elementi utilizzati per la realizzazione degli impianti, soprattutto da parte delle imprese energetiche e delle imprese che lavorano nel settore, tuttavia non pare proprio così.
E’, poi, ben chiaro che determinate operazioni di ripristino ambientale siano semplicemente improbabili, basti pensare alla rimozione dei basamenti in cemento armato delle “torri” eoliche.
Possono, poi, accadere anche mancate attuazioni delle dismissioni e dei ripristini ambientali da parte delle imprese obbligate ed è per questo che le amministrazioni pubbliche competenti devono cautelarsi prevedendo adeguata prestazione di fideiussione (art. 1936 cod. civ..) per eventuali danni all’ambiente e agli interessi pubblici nelle fasi di cantiere, di gestione dell’impianto e del ripristino ambientale (decommissioning).
Ma i problemi ambientali non finiscono qui.
Recentemente una trasmissione della rete televisiva tedesca ZDF, nel programma di approfondimenti giornalistici Frontal, ha sollevato numerosi quesiti sulle operazioni di dismissione degli impianti rinnovabili e di ripristino ambientale.
Lo scenario è a dir poco inquietante e una profonda riflessione è necessaria.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
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