martedì 24 ottobre 2017

Vivere bioregionale di Ferdinando Renzetti, l’extraterrestre che impasta la terra....


L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

Scrive Ferdinando Renzetti: "Su un giornale calabrese mi hanno dedicato questo simpatico articolo":

Ferdinando, l’extraterrestre che impasta la terra

Due lauree, una grande passione per il buon vino, il bergamotto e la musica
popolare e una manualità invidiabile. Questa settimana vi raccontiamo l’arte di
Ferdinando, approdato nella Locride per insegnare alla gente a fare e non a
comprare già fatto…

Il pianeta verde (Coline Serreau, 1996) è un film di fantascienza
anticonformista senza cyborg né Intelligenze Artificiali. Gli extraterrestri
scendono in incognito a visitare la terra, sono anch’essi umani, ma più
evoluti. Solo che la loro civiltà, attraversati gli stessi secoli della nostra
barbarie, ha infine deciso di liberarsi della violenza, del meccanismo del
potere, del denaro e della tecnologia attraverso la quale l’uomo sfrutta e
divora tutto ciò che lo circonda.


In tutto simili ai terrestri, indistinguibili da noi, ci osservano stupiti
dell’ostinazione con la quale persistiamo a vivere da barbari, distrutti dalle
folli e terribili malattie che noi stessi creiamo, col cervello divorato da
un’alienazione allucinante, per cui senza motivo, un giorno, uno di noi a caso
fa strage di suoi simili e poi s’ammazza.


Gli extraterresti del film hanno provato a spiegarci la follia della nostra
inciviltà e il bisogno di procedere verso uno stile di vita in simbiosi con la
natura che ci circonda.


Forse Ferdinando è un extraterrestre in incognito. Se ne va in giro a mostrare
alla gente che è possibile costruirsi quello che serve, un muro, un forno, una
casa intera, usando quello che c’è, innanzitutto la terra, l’argilla e la
paglia.


Che è una cosa che gli umani, anche terrestri, hanno saputo benissimo fare fino
a un passato recentissimo, prima che l’industria arrivasse a capitalizzare ogni
energia umana, accaparrandosela tutta in cambio di fiumi di carta moneta.
Così Ferdinando se ne va in giro a mostrare alla gente a fare, piuttosto che a
comprare già fatto. Anche una casa. Rifiuta l’appellativo di maestro,
preferisce definirsi un facilitatore.


Perché in fondo, quello che lui ti mostra, lo sapresti fare anche da te. Perché
a costruire un mattone impastando terra cruda e paglia ci arrivano benissimo
anche i bambini.


E i bambini si divertono proprio a costruirla una casa così, e a impastare i
mattoni, a intonacare i muri a mani nude con la barbottina, fatta di terra,
acqua e sabbia, a decorare, poi, le pareti, incidendo con le dita l’intonaco
fresco. E anche gli adulti ridiventano bambini, tutti impiastricciati di fango,
si divertono un mondo anche loro.


Così che quando li vedi eretti, ‘sto muro, ‘sta casetta, ‘sto forno, sei proprio
fiero di te e felice, e anche meravigliato, come i bambini. E Ferdinando non sta
lì a spiegare, ma impasta, come tutti.


Ferdinando se ne va in giro per il Regno di Napoli a studiare quel che resta
delle nostre memorie popolari. Passa il tempo a cantare antiche canzoni
salentine, calabresi, abruzzesi.


Ferdinando è un extraterrestre evoluto, si è preso, qui sulla terra, due lauree,
in lettere, poi in geografia. Ne voleva anche una in musicologia ma poi ha
scoperto che qui le università insegnano che la musica popolare sono i Beatles,
più che le melodie accompagnate dalla lira calabrese, perciò ha lasciato gli
studi.


Parla di rispettare il senso del luogo, del fatto che il processo costruttivo è
più importante del prodotto finito, di restauro ambientale. Parla anche di
altre cose, di Esseni, di armonia tra paesaggi e tradizioni musicali, di
geometrie sacre.


Ferdinando ama girare per la Calabria e gradisce il buon vino e il bergamotto. È
venuto a Felicìa a tenere un lungo laboratorio sulla terra cruda.
Felicìa è un luogo in collina, a Bovalino. E, ultimamente, da quelle parti
passano diversi extraterrestri, in incognito tra noi, del tutti
irriconoscibili: biologi, educatori, cuochi, musicisti, doule, cantanti,
homeschoolers.


Vengono dall’America, dalla Polonia, dalla Francia, dalla Sicilia, alcuni hanno
deciso di restarvi e abitare la terra, raccogliere le olive, lasciare i bambini
a mangiare frutti sugli alberi.


Dom, 15/10/2017

L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi e spazio al chiuso

Nessun commento:

Posta un commento