venerdì 7 dicembre 2018

Devastazione ambientale e le grandi opere inutili (e dannose)

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You don’t need a weatherman to know which way the wind blows”.
(Bob Dylan, Subterranean Homesick Blues)
Le Grandi Opere inutili, imposte alle popolazioni in nome di uno sviluppo astratto che occulta l’accumulazione di profitti e il privilegio di pochissimi, sono una delle espressioni di un modello e di una cultura politica che non solo devasta i territori ma alimenta, giorno dopo giorno, la fine della vita di molte specie viventi nel pianeta. A cominciare da quella umana. Il tempo a nostra disposizione per salvarle sta finendo. Ce lo dicono, da tempo, centinaia di scienziati. Lo ripetono, ormai ogni giorno e in ogni angolo del pianeta, la furia dei venti, il fango e i deserti che avanzano e l’innalzamento del livello degli oceani. Quest’anno alla tradizionale manifestazione dell’otto dicembre, che ricorda la liberazione di Venaus, in Val di Susa, si uniscono molte proteste internazionali contro il disinteresse e l’ipocrisia dei potenti verso gli effetti dei cambiamenti climatici. In Italia, da Torino a Niscemi e da Padova a Melendugno, si leva la voce dei movimenti e delle comunità in lotta per fermare il treno di uno sviluppo impazzito che corre a velocità impensabili verso l’ultima stazione, quella dell’autodistruzione
La drammaticità dell’emergenza climatica ha imposto prepotentemente un cambio di passo, un innalzamento degli obiettivi e delle parole d’ordine, perché è l’intero modello di sviluppo – di cui la logica delle Grandi Opere è un’ espressione – che sta portando il Pianeta al collasso.
O meglio: ciò che sta collassando sono le condizioni necessarie per la sopravvivenza di decine di migliaia di specie viventi, compresa quella umana.
Il Pianeta in realtà può continuare tranquillamente senza di noi, mentre la vita sulla Terra muterà le sue forme e abitudini, come già ha cominciato a fare.

Che il tempo a nostra disposizione stia finendo ce lo ripetono, ormai da anni, centinaia di scienziati da tutto il mondo, e non hanno certo l’aspetto di millenaristi medievali.
Ce lo ripetono con frequenza crescente i venti che sfondano le nostre finestre, i fiumi di fango che invadono strade e case travolgendo cose e persone.
Altrove, lontano dai nostri occhi e dai nostri teleschermi, succede anche di peggio...
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Alexik - https://comune-info.net/2018/12/la-posta-in-gioco/

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