lunedì 22 aprile 2019

Vetiver. Disinquinante naturale


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Vi segnalo  la ricerca fatta con Università di Roma1, ENEA Casaccia e CREA per la bonifica dei terreni e delle acque della valle del fiume Sacco. Abbiamo piantumato il vetiver a Colleferro e la ricerca è stata poi presentata a un convegno Internazionale, mentre il mio PowerPoint  è stato da me presentato assieme alla relazione al VI Convegno Mondiale sulla VetiverTecnologia, che si è tenuto nella città di Danang (Vietnam). Naturalmente è disponibile la mia relazione e il relativo piano di bonifica e occupazionale, che in realtà non riguarda solo la valle del fiume Sacco, in quanto è replicabile in e per tutti i suoli e le acque inquinate e ovviamente anche la “terra dei fuochi”.

Sarebbe importante che questa segnalazione  arrivasse anche al Ministro Costa al quale è giustamente tanto cara la salvezza della “Terra dei Fuochi”.

Col vetiver, come sapete, si risolve anche il problema dell’inquinamento dell’aria.  Una pianta di vetiver utilizza 3 kg di CO2 l’anno e solo le piante possono riportare l’anidride carbonica ai valori che consentono il giusto andamento dei cicli vitali della terra.

Nell’ultimo convegno “L’urlo di GEA” tutti i relatori che mi hanno preceduto, hanno esposto i disastri creati dall’umanità con dovizia di dati, relazioni di alta qualità, un vero e proprio corso in piena immersione sui problemi dei nostri tempi. Le relazioni per alcuni convenuti erano l’accesso a un mondo poco noto, per altri un’affermazione, un approfondimento o la quantificazione di un mondo conosciuto, mancava però la visione di una cura, non si intravedeva una via di scampo.

Laura Scalabrini aveva aperto i lavori con la sua forte aria battagliera e senso della realtà, poi con la sua lucidità organizzativa ha spostato il mio intervento, che era previsto per secondo ed altri interventi probabilmente perché proponevano soluzioni per alcuni dei fatti esposti. Di fatto il mio intervento arrivò nel momento giusto: si passava dai problemi alle soluzioni. Infatti, dopo di me, si parlò di biologico, ci fu un intervento in cui ci fu uno scambio quasi un gioco con il pubblico, insomma è come avere la cattiva notizia dal medico di fiducia, che il parente è gravemente ammalato, ma anche la buona che ci sono i mezzi per guarirlo.

Così ho rassicurato i presenti, ricordando loro l’importanza di quanto esposto nelle relazioni di quanti mi avevano preceduto, che contenevano informazioni sulla situazione critica del nostro pianeta e di quanti lo popolano, basate su fonti certe ed esposte da esperti nelle varie discipline ambientali, con lo scopo non di scoraggiare e far perdere la speranza, ma per prendere coscienza di queste criticità e magari trovare soluzioni che già possono essere realizzate e che accendono la speranza per un futuro migliore.

Essere informati e informare è già un primo passo per la soluzione dei problemi e la condizione per distinguere quanto è nelle nostre possibilità e quanto non lo è.  Grazie alla nostra conoscenza delle soluzioni, possiamo influire su chi governa per attuarle.  Attuarle però secondo un piano strategico che ne assicuri la sostenibilità. 

Così ho aperto una parentesi per parlare di una esperienza di governo che può fare ognuno di noi. Ho descritto ognuno di noi come il capitano della popolazione di miliardi di microrganismi che popolano il nostro intestino e quanto sia importante la capacità di saperli governare, perché questa capacità determina la nostra salute e i nostri umori. Noi possiamo nutrire queste popolazioni con alimenti prebiotici, alimenti probiotici, o ucciderle con gli antibiotici. Noto ciò, possiamo fare un piano strategico per raggiungere il benessere individuale alimentandoci con biomassa prebiotica (carote, carciofi, asparagi, cicoria, ecc.) che è quella di cui si alimentano solo i microrganismi “buoni” e che non piace a quelli “cattivi”, facendo in tal modo, aumentare la popolazione di quelli buoni, che essendo più numerosi ridurranno proporzionalmente le attività di quelli cattivi riconducendole a quelle necessarie per il giusto equilibrio e la comunicazione col “diverso”, evitando così, le armi di distruzione di massa che sono gli antibiotici. Questa introduzione ci anticipa i paralleli, come la metafora dell’ambiente che ci circonda. 

Noi italiani siamo individualisti. Propongo di limitare il nostro individualismo al nostro intestino, per il nostro benessere individuale e per essere forti, equilibrati e pronti per il lavoro di gruppo che ci porta alla soluzione dei problemi collettivi. Uniti possiamo fare moltissimo, come hanno detto altri prima di me, determinare l’andamento del mercato, possiamo capire l’importanza di superare le “differenze”, possiamo ricordarci che siamo nati per essere felici e cercare soluzioni per e verso questi obiettivi. Dopo con l’orgoglio di ogni buon padre ho cominciato a parlare del vetiver, e delle soluzioni che ci offre assieme alle piante in generale, che sono i prebiotici per il nostro pianeta. Così guardando chi mi ascoltava, ho avuto l’impressione di aver tirato su il morale dei presenti che poco prima sembravano sempre più sprofondati nelle sedie, mentre vedevo rientrare quanti avevano cercato rifugio sul pianerottolo antistante la sala.


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