martedì 16 agosto 2022

Bioregionalismo. Ospitalità e condivisione...

 


Che dire a coloro che mi scrivono per raccontarmi il valore dell’ospitalità ‘gratuita’? Certo anch’io condivido con loro il senso dell’ospitalità. Ho sempre desiderato ed apprezzato quell’accoglienza ‘gratuita’ durante i miei viaggi giovanili. A quel tempo -come ora- mi piaceva trovare solidarietà, sentire che non v’era ragione od interesse, nell’essere accolto.

Ma non sarà questa una forma ancestrale di ricerca di compagnia? Di persone sulla nostra stessa lunghezza d’onda, eventualmente per condividere ideali e scopi? All’occorrenza da cooptare in una nuova avventura? Eventualmente per cambiare la società, in meglio -certamente- sostituendo ‘il vecchio’ con ‘il nuovo’, vivendo nuovi paradigmi di vita, insomma cambiando un meccanismo e sostituendolo con un altro a noi più consono.

Nel dubbio, non sapendo di appartenere al mondo da scalzare od al ‘nuovo mondo’, mi è venuta un’idea. Un’idea basata sulla mia esperienza di ospitalità. E’ giusto che sia gratuita, ovvero non ripagata solo ‘attraverso il lavoro o la collaborazione alle attività della casa’ (che spesso crea coinvolgimenti, identificazioni, appropriazioni o strumentalizzazioni) ma anche attraverso un minimo contributo per l’acquisto del cibo o delle spese comuni. Questo mi sembra un modo libero, da entrambi le parti, per un’accoglienza non dipendente. Una responsabilizzazione reciproca non onerosa.

Mi viene in mente -un esempio- che quando vado a trovare un amico e mi fermo da lui qualche giorno, non soltanto mi offro di aiutare in cucina o a tenere in ordine la casa, porto con me anche del vino, del pane, dei prodotti della mia terra oppure se ciò non è possibile collaboro alle spese dei pranzi, cene e colazioni. Certo è un mio modo personale di vivere l’ospitalità ma possiamo forse negare che il mondo è fatto di persone?

 Forse anche in questo modo si possono tenere le ‘porte aperte’ …

Paolo D'Arpini




Articolo tratto dal libro Riciclaggio della memoria





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