giovedì 20 dicembre 2012

Bioregionalismo salvifico all'alba della "fine di questo mondo"




20 dicembre 2012, Cranno. Gelo, sottili nubi striate a sud, il cielo è soffuso di rosa.


L'alba della fine del mondo vista da qui è banale, se confrontata alle aspettative. Chi abita davvero un luogo, ed io sono un bioregionalista e lo abito davvero, coglie le differenze e  la varietà anche negli altri esseri umani, oltre che, beninteso, nel seno di Madre Natura, viceversa non sarebbe un bioregionalista ma neanche un più comune ecologista.

La mia stufa, che mi curo di alimentare mentre scrivo - già, non potrebbero andare anche i computer a legna?- viceversa si spegnerebbe, mi comunica che siamo in inverno e sotto le Prealpi, le Grigne sono cariche di neve e rimandano un vento costante verso la mia valle.

Io abito su un poggetto, 456 metri, Cranno, e domino la valle. Qui sorgeva nel Seicento un castello spagnolo, i Canzesi lo distrussero, gli Spagnoli avevano, dice la leggenda, attentato alla verginità di una pulzella locale. Molti anni prima, nel 4000 a,C. nel paleolitico, qui vivevano i nostri antenati: questo posto è all'incrocio e nel cuore di due laghi: è sempre il Lario ma nei due rami, distinti, quello lecchese e quello comasco, è una ipsilon rovesciata, una lambda, guardando la cartina e noi, Cranno, è nel cuore: chi controlla questo cuore controlla gli accessi al lago ed essendo la via lacustre, come del resto nell'antichità  tutte le vie d'acqua, fluviali e marine, le più sicure e le più convenienti per lo spostamento di persone e merci, Cranno è un fortilizio naturale fin dalla preistoria.

Più modestamente, dalle ampie vetrate del mio bagno, posso controllare la strada provinciale vallassinese che conduce a Milano.

Bene, stamane era trafficata come al solito. Fin dalle sei, mi sono alzato presto, un andirivieni di auto e persone, qui c'è la linea ferroviaria per Milano, continuo.

Le velature rosa nel cielo, le tracce abbondanti di neve sui fianchi delle montagne e colline qui intorno, tutto mi diceva di una giornata di lavoro come le altre.

Quelle persone andranno al lavoro, in fabbrica, a scuola, in ufficio e ciarleranno della fine del mondo , quella della profezia presunta o autentica che sia, dei Maia.

Per chi osserva dall'alto, oggi ho potuto, è il mio giorno libero, trattasi di banali dicerie. Tutta questa massa di persone si è levata di buon mattino ed è andata al lavoro.
Ma già, il buon T. Elliot, l'aveva preconizzato: "Non già con uno schianto finirà il mondo ma con un piagnisteo."

Ho davanti a me, nella mia libreria,accanto all'Apocalisse di Giovanni, anche un altro corposo volume, "Polemica sull'Apocalisse" Ferro edizioni, un'opera del 1974 che raccoglie i preziosi contributi di teste pensanti che hanno fatto la storia dell'ecologia, da Barry Commoner a Konrad Lorenz a Rachel Carson e tanti altri. Vi si discetta con dati e dovizia di analisi della fine del mondo ventura, quella vera, possibile, dovuta all'ecocidio, la nostra specie fattasi parasssita del corpo vivente della Madre Gaia in danno di tutte le altre e di se stessa, finalmente.

Personalmente sono molto curioso del pensiero dell'Apocalisse, anzi, sono decisamente pessimista, cioè realista: volete che otto miliardi di persone dotate di armamento nucleare, chimico e batteriologico, divise in mille sette e fazioni, dominate dal medesimo complesso multinazionale militarindustriale, la stessa marcia, lurida, assassina ed economica mafia, possano essere stimolate, educate, indirizzate dai capi mediatici palesi e da quelli occulti, avvinghiati sulle poltrone dei club che davvero contano, verso la pace, la fratellanza, il rispetto degli altri e del proprio luogo di vita?

Stiamo scherzando, e cosa mai ci guadagnerebbero da questo i produttori di morte? Sapevate che dopo la fine delle due guerre mondiali, per dirne una sola, le varie Dupont e le altre, produttrici di esplosivi riconvertirono tutti i nitrati accumulati per la guerra in agricoltura come concimi chimici?
Non dovevano perdere nulla ed ammazzarono l'agricoltura mondiale, sterlizzarono e lo stanno facendo ancora, i suoli.

La "rivoluzione verde" ovvero la chimica che si mangia la campagna e la sottomette definitivamente nasce anche da qui.

Una delle facce della fine vera, quella di cui si parla nel volume che vi descrivevo.

E di tutto questo, cosa passa nei media in questi giorni?
I poveri Maia, essi, tapini sacrificatori di umani, ci predicono la "fine del mondo".

Questa fine che è solamente accelerata con l'emissione di ulteriori tonnellate di CO2 prodotta dalle cartacce illustrate che stanno spopolando nelle edicole in questi mesi.
Si tratta di "dètornement", solamente di questo, come dicevano i cari surrealisti, si tratta di stornare, di sviare la gente dal problema vero, dall'angoscia reale dell'essere con questa tecnologia suicidaria, con questi governi asserviti, con questa pubblicità produttrice di servi e schiavi e di annichilire, in un colpo solo, bravi! maesrti davvero! coloro come i Barry Commoner, i Konrad Lorenz che questa fine l'hanno vista e paventata.

Tocca a noi bioregionalisti, ecologisti profondi e non asservibili al green washing, di tenerci svegli e di tenere sveglia la gente.

Ogni giorno possibile, ogni alba che il cerchio grande degli astri ci voglia donare, ogni momento di calore che ci possa , davanti ad un camino, ad una stufa  a legna- accidenti! freddo, devo mettere dei ciocchi- affratellare e riunire, porre le basi per una vita a nostra misura, a nostra dimensione.

Una vita che abbia la figura e le venature di un frassino centenario e tuttavia flessibile, un frassino che possa ancora sopportare come Yggdrasil, il peso del mondo e ondeggiando, equilibrando, tutto il peso del nostro grande, immenso dolore per una fine possibile e tutta la speranza grande per una Primavera nuova, riposta già nelle gemme racchiuse e dormienti, ben strette e riparate dalla morsa del gelo.

Buon Solstizio del Sole! Che la rinascita dell'Astro vi rechi energia e forza, fratelli e sorelle, riabitatori della Terra, nuovi contadini, artigiani ed artefici di pace, a voi tutti e tutte il mio fervido, caloroso , forte "Sol Invictus Est!"  "Natalis Solis Est!"

Teodoro Margarita
Salvatore di semi antichi

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