Seneca
”Se le cose che fai sono oneste,ebbene,lo riconosciamo tutti,ma,se sono disoneste,che importa che nessuno lo sa,se lo sai tu?” (Seneca)
Seneca
ha paragonato la vita a una rappresentazione teatrale della quale non
ha importanza la durata quanto il modo come è eseguita.
“Non
importa vivere molto, ma vivere bene”
dice.
Ogni
buon attore è tale se è capace di impersonare, di volta in volta,
molti personaggi, così da far bene la parte di ciascuno di essi,
quella del cameriere come quella del generale, del servo come del
padrone, e così via.
E’
molto utile, nell’esistenza umana, quando è penosa, agire come se
la situazione fosse diversa da quella che è. L’esistenza,
infatti, è come una bella o brutta commedia che lo Spirito, prima
d’incarnarsi, si prefigge di recitare per assumere esperienze nella
materia.
Chi
sa questo, cerca di far bene la parte in cui viene a trovarsi sulla
Terra. L’importante è di acquisire quelle virtus
che gli saranno
necessarie per il prosieguo del cammino nella sua evoluzione.
La
prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza sono i quattro
cardini sui quali poggiare la propria vita che quando sarà del tutto
permeata dall’Amore avrà raggiunto lo scopo della sua esperienza
terrestre.
L’imperatore
Augusto,
vicino all’ultima ora, si rivolse ai presenti e disse loro: “Ho
recitato bene la mia parte?”
Certamente egli aveva la visione della vita che soltanto un saggio
può avere.
GUARDA
ALLO SCOPO
Una
vita senza ideali è come un viaggio senza mèta. Chi
vive alla giornata, vive da èbete, nella dimensione meschina della
banalità quotidiana.
Ma non si può vivere lasciando alle cose esterne di disporre di noi
come oggetti in loro balìa. Molti guai, dolori e difficoltà servono
a svegliare i dormienti che si sono adagiati nell’inerzia e
nell’ignavia. C’è chi si sveglia soltanto quando è toccato dal
dolore. Allora comincia a chiedersi i perché, a interrogarsi, a
guardarsi intorno.
E’
dopo un dolore maturato che comincia per molti la vera vita
consapevole.
Guarda
allo scopo della tua vita: esso ti darà energia e forza. La nave in
navigazione che ha una mèta tende, con la forza dei suoi motori,
diritta verso l’obiettivo da raggiungere, mentre quella senza mèta
vaga secondo le onde mutevoli che l’agitano.
Indicate
un punto da raggiungere a un errabondo, e lo farete camminare diritto
e veloce; segnate una mèta a un uomo curvo, depresso, e lo
raddrizzerete; date uno scopo a uno sfiduciato: lo avrete salvato.
La
vita è un viaggio, un mezzo per un fine più grande, una mèta da
conquistare. Chi scambia il mezzo con il fine corre verso il nulla,
passa la vita tormentata mentre s’illude di trovare qualcosa dove
non c’è.
L’uomo
si qualifica dall’idea che muove la sua vita.
Così
per conoscere un uomo basta, talvolta, conoscere quello ch’egli
persegue, le sue aspirazioni, le cose per le quali s’interessa e
per le quali mostra attaccamento. I grandi ideali sono degli uomini
elevati, mentre l’uomo meschino persegue scopi meschini, si
riflette sulle cose che ama, in essi si specchia e si guarda.
Ai
primi gradini dell’evoluzione cerca soltanto il proprio bene
personale. Mentre sale, si sposta gradualmente dal piano dell’egoismo
personale verso il piano universale.
Tutta
la fatica del cammino umano si può sintetizzare in questo muoversi e
spostarsi di piano in piano: è crisi di crescenza che comporta
adattamento, travaglio, dolore e sofferenza.
Le
idee che muovono l’uomo variano secondo la sua capacità di vedere.
Man mano che progredisce, la maturazione induce a guardare orizzonti
più vasti. I valori mutano e le cose tutte acquistano altro aspetto
e valore.
Chi
opera, mosso da motivi più elevati, spinto da ideali superiori, ha
compreso il vuoto delle cose effimere, ma è pervenuto a quel punto
dopo avere sperimentato personalmente l’insufficienza dei moventi
inferiori. C’è chi ha scritto che sarebbe desiderabile che ogni
uomo scrivesse in anticipo il proprio epitaffio, il più semplice e
il più laudativo del mondo, ma che impiegasse tutta la propria vita
a meritarlo.
Combatti
serenamente la tua battaglia della vita. Và verso il tuo ideale come
il ferro attratto dalla calamita. Superando ciò che ti ostacola, non
ti arrecherà dolore. Per l’ideale, ogni sacrificio si trasforma in
gioia. Se ti affliggi, perdi energie a tuo danno. Le energie devono
rimanere integre per superare ogni prova. Lottando, devi rimanere
sereno nel tuo interno.
Concentra
la tua azione per non disperderla in troppi campi.
Stabilito
lo scopo, fissa i mezzi per raggiungerlo: un programma è necessario.
Sono come le tappe sulla strada da percorrere, per ogni anno, ogni
mese, ogni giorno.
Eviterai
dispersioni, impiegando utilmente il tempo, moltiplicandolo nella sua
efficacia.
Tratto
da “Lo
scopo e il significato della vita”
di Amadeus
Voldben
(Fonte: Elia
Menta )
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