domenica 1 settembre 2019

1 settembre 2019. La terra trema ancora ma la speranza non si infrange

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Colazione fremente al baretto di Treia,  la causa dei fremiti psicologici era ancora una volta in conseguenza dell’ultima scossa sismica, magnitudo 4.1,  registrata nell’area tra Norcia, Arquata del Tronto ed Accumoli, durante la notte del 1 settembre 2019. Le vibrazioni sono state avvertite anche a Treia, all’incirca verso le due di notte. Qualcuno addirittura è uscito di casa mentre altri hanno pregato in silenzio. I più “fortunati”, poiché troppo stanchi, hanno saputo del fatto solo al risveglio mattutino. Sono ormai tre anni che la popolazione del centro Italia è tenuta sotto pressione psicologica e fisica a causa dei ricorrenti terremoti. 
La barista commentava “come può una persona, che magari ha voglia di imprendere qualche attività o costruire qualcosa sentirsi sicura in questa situazione in cui da un momento all’altro puoi ritrovarti a zampe all’aria?”
Ho obiettato che per quanto riguarda l’incertezza sul futuro  non è che sia cambiato molto nel corso del tempo, ci sono state guerre, carestie, pestilenze, invasioni, dittature, etc. Bisogna imparare a sopravvivere, basandosi sulle proprie forze e senza demordere. E la barista: “Ma come,  questa è chiamata l’era del progresso, dell’abbondanza, della scienza che tutto risolve, dell’assistenza pubblica, etc.  ma alla fine sono questi i risultati, ovvero che bisogna arrangiarsi?”

Triste risveglio dall’illusione del “benessere”. Ecco, lo vediamo dalle irrisolvibili crisi  ricorrenti, a tutti i livelli, sia economici che politici ma soprattutto ambientali. La terra trema ancora, anzi trema sempre più e con essa i cuori infranti di tanta popolazione. Non solo fisicamente, quindi…

Anche in occasione degli ultimi terremoti in Centro Italia, a partire da quello dell’Aquila ai più recenti,  se qualcosa è stato fatto per rimediare ai danni è passata   attraverso la “solidarietà” umana.   Anche se spesso abbiamo visto che  i soldi donati con generosità dalla “società civile”  sono stati poi intascati dai soliti biscazzieri statalesi.  Mentre lo  Stato, che piange miseria, dilapida miliardi di euro in imprese che  non aver nulla a che fare con i  territori od i servizi sociali o la cultura o l’istruzione o la sanità vera… C’è qualcosa che non torna, e quel qualcosa è grande come un paese intero.

In verità l’unica cosa che ancora funziona in Italia è proprio la buona volontà personale di tante persone, singole od in associazione, che si attivano per sopravvivere cercando anche di aiutare il proprio prossimo. Senza il Volontariato interi settori vitali dell’assistenza “pubblica” verrebbero in poco tempo azzerati. Lo Stato dice di non avere le “risorse”, nonostante un’imposizione fiscale che non ha pari in nessun altro Paese al mondo. Con le cifre astronomiche rastrellate dalle tasse, in teoria tutto dovrebbe essere “alla portata di tutti”.  Invece oggi, se vuoi continuare a vivere devi arrangiarti. Sanità, sicurezza, istruzione, trasporti, giustizia, servizi essenziali… tutto traballa come  se risentisse degli influssi sismici.
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Però la speranza per un futuro più dignitoso rimane, ed è questa speranza che alimenta la capacità di resistere e di aiutarci l’un l’altro. 
 
Paolo D’Arpini
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