Questa è una analisi che amplifica ed in parte supera il discorso “vegetariano” e del biologico, inserendovi anche l’aspetto del parziale consumo “carneo”.
Non conosco i meccanismi di scelta da parte della grande distribuzione delle aziende da cui rifornirsi, ma è certo che nel settore carni si fanno molti controlli, perché le grosse aziende alimentari hanno l’interesse a risultare “pulite” e per le quali un eventuale scandalo di natura igienico-sanitaria potrebbe essere catastrofico. In questi tempi, con le ricorrenti epidemie, il consumatore pare non si fidi più di niente e di nessuno. Per dare una risposta adeguata nel campo della piccola produzione carnea, abbinata a quella agricola, si è inserita la recente proposta di Legge per L'Agricoltura Contadina (presentata il 10 ottobre del 2013 alla Camera da un gruppo di associazioni fra cui la Rete Bioregionale) in cui si garantiscono la qualità intrinseca del prodotto (cioè, ad esempio se gli animali hanno consumato foraggi buoni o se sono stati tenuti in condizioni di REALE benessere).
Certamente dal punto di vista etico il consumo di carne, sia pure "biologica" e proveniente da animali ben trattati, non è accettabile... ma c'è da considerare che non tutti se la sentono di rinunciare totalmente ai prodotti di origine animale e se si riuscisse ad abbassare i consumi, almeno ad un livello "ante-guerra", sarebbe già sufficiente, da un punto di vista "ecologico", per ridurre l'inquinamento causato dagli allevamenti industriali.
Questi ragionamenti valgono sia per i prodotti tradizionali che per i biologici e non solo per il comparto "carneo". Che i prodotti biologici siano un prodotto di nicchia era vero forse più 10 anni fa che ora. Oggi c’è il reparto del biologico e quello dell’ "equo e solidale” in tutti i supermercati, è una questione di marketing.
Perché il supermercato non vuole vedersi togliere la fetta di consumatori sempre più attenti all’ambiente e alla salute che sta progressivamente aumentando.
Stavo rileggendo un vecchio articolo di Terra Nuova, dal titolo: Cambiare vita e diventare contadini oggi. Si narrano le mille difficoltà in cui 2 coraggiosi ex-professionisti si devono confrontare quotidianamente nella conduzione della loro azienda biologica in Toscana, con produzione di olio, vino, marmellate, ecc. Dice la titolare: “….Dopo che abbiamo vinto questi premi è venuto da noi anche un grande nome della distribuzione italiana: voleva acquistare in esclusiva assoluta tutta la nostra produzione. Il problema qual’è però? Ovviamente volevano una produzione alta. E noi, nel biologico, non possiamo garantire la quantità per l’anno successivo...".
Per quel che mi riguarda, io cerco di rendermi il più possibile indipendente dal mercato, raccogliendo erbe selvatiche e coltivando un piccolo orticello, dove ho anche quattro ulivi... e siccome di tanto in tanto consumo qualche uovo ho accolto due gallinelle salvate dal macello, che ancora producono uova con amore. Per altri prodotti freschi verdura, frutta, etc. mi rivolgo direttamente ai contadini "dietro casa", che visito di tanto in tanto, od ai mercatini locali del biologico, FIDANDOMI.
Non chiedo che mi facciano vedere la certificazione e sulle cassette non c’è il bollino dell’ente certificatore, semplicemente mi fido.
D'altronde essendo un piccolissimo coltivatore io stesso ho imparato a riconoscere le verdure trattate da quelle naturali.
Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana
Fonte: https://www.terranuova.
Commentino: "La certificazione può essere un di +, ma se la gente per far la spesa, ri-cominciasse a frequentare le campagne almeno una volta a settimana, vedrebbe come vengono coltivati i prodotti che mangia... e si rilasserebbe un po' per qualche ora!"
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