venerdì 10 dicembre 2021

Bioregionalisti, bionieri e neorurali


Oggi gli artisti,  come si definivano un tempo,  nella nuova veste di facilitatori hanno abbandonato il mondo dell'arte... si occupano di ambiente naturale, di bioregionalismo,  di ecologia profonda, di sostenibilità nelle comunità intenzionali, gli ecovillaggi, dove si sperimentano tecniche nuove e nuove opportunità di conoscenza: realizzazioni con materiali naturali o materiali di riciclo. Dove e come si coltiva e si produce mirando all'autosussistenza per sganciarsi dalle tecnologie basate su alti consumi di energia fossile. Dove e come si vive assieme e l'arte il teatro la musica e la poesia fanno parte quotidianamente della vita,  così la scienza l'agricoltura e l'architettura.  

E'  un mondo nuovo in formazione veramente fantastico, non si ha bisogno neanche della carta per scrivere storie, basta la voce e il contatto diretto per raccontarle.

Una nuova scienza-tradizione-innovazione, esperienza di vita, laboratorio di sperimentazione sociale ed educativa, basato sulla reciproca accettazione e rispetto delle diversità. Un modello di vita responsabile,  in cui  l'attitudine dei gruppi umani  è tesa a soddisfare i propri bisogni senza ridurre le prospettive ambientali delle future generazioni.

Molti giovani che studiano nelle città, anche molti non più giovani ricoltivano le campagne dei nonni, riattivando al contempo vecchi mestieri e consuetudini, i neo rurali.

Si sperimentano tecniche naturali basate sulla lentezza del lavoro, riscoprendo la trazione animale come forza lavoro al posto delle macchine.  La collaborazione uomo-animali, ad esempio,  è utile a controllare l'inerbimento selvatico, smuovere il terreno e concimarlo, si attua in questo modo anche un controllo della massa vegetativa.


I più integralisti,  i bionieri, riabitanti delle bioregioni, occupano spazi e terreni rimboschiti, casali rurali abbandonati, dove spesso non ci sono acqua corrente ed energia elettrica. L'unica fonte di riscaldamento e produzione energetica è il camino o la stufa. Vivono in yurte, tende mongole,  e usano l'asino  per spostarsi da un posto all'altro. Cercano di limitare al massimo l'uso di plastiche e saponi di origine industriale, spesso nella loro economia di sussistenza sfruttano l'effetto margine delle campagne rinselvatichite raccogliendo verdure spontanee, tuberi, ghiande, ecc.

L'unica maestra è la natura delle cose, perciò noi bioregionalisti ogni giorno impegnamoci a guardare in profondità quello che ci circonda, confidando nelle tradizioni delle generazioni che ci hanno preceduto e nella consapevolezza di una compartecipazione simbiotica con tutti gli altri esseri viventi. 

Ferdinando Renzetti 
















Rete Bioregionale Italiana

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