sabato 7 ottobre 2023

"Pianeta Terra. L'ultima arma di guerra" di Rosalie Bertell - Recensione di Aldo Zanchetta



Lessi questo libro poco dopo l'uscita in Italia. Me lo aveva segnalato Gustavo Esteva, che aveva scritto una prefazione all’edizione messicana da cui è stata tradotta quella italiana, cui ne è stata aggiunta una di Manlio Dinucci, noto geografo, saggista e pacifista.

Inizio questa recensione partendo dalla sua prefazione:
Il libro di Rosalie Bertell, che a prima vista può apparire fantascientifico, ci presenta un drammatico scenario, scientificamente fondato, che induce una riflessione generale sul rapporto uomo – ambiente.

Credo che se il libro mi fosse capitato fra le mani senza l’avvertimento di Esteva e se non avessi conosciuto e stimato Dinucci, lo avrei preso appunto per un libro di fantascienza un po’ noioso, che immagina con eccessiva fantasia armi potenti e eccessivo come fantasia nel parlare di eventi, di armi, di eventi disastrosi. Infatti all’epoca non sapevo chi fosse Rosalie Bertell. 

Proseguo rubando ora un paragrafo alla prefazione di Esteva:
Ora i lettori hanno nelle loro mani un libro pericoloso. Leggendolo potrebbero perdere il sonno e anche molte illusioni. Questo libro potrebbe rendere ancora più dolorosa la consapevolezza dell’orrore che stiamo subendo e aggravare la loro preoccupazione per le sfide che stiamo affrontando. Ma sarà difficile interrompere la lettura. Se lo leggono fino alla fine, avranno perso la loro innocenza.

E prosegue citando una affermazione fatta dalla studiosa tedesca Claudia von Werlhof, che è autrice della terza prefazione al libro: Claudia von Werlhof ha ragione: questo è davvero uno dei libri più importanti del XXI secolo. Ciò che Rosalie rivela, con solide basi scientifiche, è che la causa principale dell’evidente aumento di perturbazioni climatiche è costituita da una serie di esperimenti e operazioni militari, che hanno già danneggiato molto e che preparano nuove guerre. Nel corso degli ultimi 60 anni i principali eserciti del mondo hanno sperimentato nuove armi, in cui la natura stessa è utilizzata per distruggere.

Esteva, dopo aver toccato alcuni temi del libro, termina così:
John Lennon ha detto bene. Nella sua intervista del 1968 con Peter Lewis e Vìctor Spinetti osservò che “la nostra società è guidata da persone folli per obiettivi folli, noi siamo guidati da maniaci per fini maniacali e sai… Sono tutti pazzi. Ma sono io che passo per pazzo perché lo dico. È questo che è folle”. Aveva ragione allora e ha ragione adesso. Siamo in un momento di pericolo. Abbiamo bisogno di ascoltare la chiamata di allerta di Rosalie. È giunto il momento di fermare la follia dominante, nel nome di alti ideali… ma anche per la pura sopravvivenza.

La terza prefazione – appunto quella di Claudia von Werlhof – ci offre un primo contatto con l’autrice del libro:
[… ] dopo il memorabile terremoto di Haiti del gennaio 2012 – nel quale persero la vita circa 250.000 persone – mi ero resa conto che esistevano rapporti che parlavano delle possibilità tecniche di scatenare artificialmente dei terremoti, e nel corso delle mie ricerche mi ero imbattuta appunto in Rosalie Bertell. Lei mi confermò nella mia ipotesi di ricerca, rinviandomi alla Convenzione ONU sull’ambiente, la Convenzione ENMOD del 1977. Nel testo di quella convenzione vengono descritte “tecnologie di modificazione ambientale” di quel genere, e se ne fa divieto di utilizzo. Rosalie Bertell mi inviò il suo libro. Esso mi ha mostrato il problema nella sua intera ampiezza; un problema che ancor oggi, come allora, non è presente alla discussione pubblica. E cioè: il dato di fatto dell’esistenza e dello sviluppo di nuove tecnologie militari all’est come all’ovest, a partire dalla seconda Guerra Mondiale, che si estendono su tutto il pianeta e che devono essere definite come “geoingegneria” militare. Vanno dalle tecnologie atomiche fino a quelle post-atomiche e alle combinazioni di entrambe, che sono scaturite da conoscenze della fisica in parte totalmente nuove, soprattutto da quelle del serbo Nikola Tesla (1856-1943), e nascono dalla loro concreta applicazione. Per la scienziata Bertell l’applicazione tecnologica di queste conoscenze significa che esse lavorano con le energie stesse della terra e quindi minacciano l’intera vita su di essa, nonché la terra stessa in quanto pianeta che può essere soggetto ad annientamento. Quindi la Terra è trasformata in una gigantesca “arma da guerra”, che però così facendo ha già subìto danni, al punto tale da essere in procinto di diventare un “rottame”…

Ce n’è abbastanza perché quelli che sanno “stare al mondo” dicano: “Ah, ho capito. Il solito complottismo!”; perché le persone dai “buoni pensieri” dicano: “Che orrore! Meglio non sapere nulla”; perché i molti depressi di oggi traggano motivo di ulteriore scoraggiamento. Ma c’è qualcuno che apre gli occhi.

Aggiungo qualche dato significativo per una mini-biografia di Rosalie Bertell. Canadese di nascita e successivamente con nazionalità statunitense aggiunta, suora carmelitana contemplativa per sei anni e infine passata a un ordine religioso più aperto alle cose di questo mondo, laureata in Medicina dell’Ambiente, esperta di fisica delle radiazioni, ha svolto importanti compiti scientifici su incarico delle Nazioni Unite.

Per iniziativa propria è stata in prima linea in occasione di grandi disastri: Seveso, Bophal, Chernobyl, Isole Marshall e altri ancora. Non si è limitata alla denuncia delle responsabilità, ma si è impegnata in interventi concreti per minimizzare le conseguenze. Ha ricevuto nove lauree ad honorem e il Premio Nobel Alternativo nel 2010. È stata anche fondatrice dell’IICPH (International Institute of Concern for Public Health). Ha partecipato per tre volte come giudice a tre sessioni del Tribunale Permanente dei Popoli (Permanent People’s Tribunal) e ha promosso essa stessa cause internazionali in occasione di gravi violazioni dei diritti umani. Alla sua morte ha lasciato come erede dei suoi impegni la ricordata von Werlhof.

Il libro Pianeta Terra contiene una elencazione lunghissima di situazioni abnormi, e grazie a lei conosciamo una serie di attività scientifiche delittuose che sarebbero altrimenti in gran parte sconosciute. Che tali restano per i motivi sopra ricordati. Una scrittura, la sua, sobria, precisa, con nomi e date, senza retorica.

Al termine del libro sono riportate due interviste da lei concesse, la seconda delle quali (pag 244) rilasciata nel 2010 quasi alla vigilia della morte, è come un riepilogo delle sue tesi. In essa troviamo una previsione che è di sconcertante attualità: «la tecnologia, le armi cambiano ad ogni guerra. Dovremmo cerare di scoprire quali nuove armi verranno impiegate nella prossima guerra. Secondo me dobbiamo prepararci alle guerre del clima [ … ]. Le guerre climatiche dovrebbero essere considerate un crimine contro l’umanità e contro la Terra: catastrofi naturali provocate artificialmente come uragani, piogge monsoniche, tsunami, terremoti, frane, eruzioni vulcaniche [ … ] .  È di pochi giorni (https://tg24.sky.it/mondo/2023/08/14/hawaii-incendio) la strana devastazione provocata da un “megaincendio” nell’isola di Maui, nelle Hawaii. Le case distrutte, bruciate, e gli alberi circostanti praticamente intatti: uno strano incendio sul quale i pochi che ne sono venuti a conoscenza si interrogano esterrefatti (What the Media Won’t Tell You About the Maui Fires). Fantapolitica, “complottismo”? Eppure qualche abitante scampato racconta, ha fotografato, ha filmato, e seppur con qualche difficoltà i documenti si possono vedere in rete.

Per anni le denunce di strane strisce bianche nel cielo che tardavano a dissolversi come invece accade a quelle tipiche del vapor d’acqua condensato dovute agli aerei che volano ad alta quota sono state archiviate come fantasie di complottisti. Ora, dal giugno di quest’anno, le fantasie geoingegneristiche sono ufficialmente dichiarate dal governo statunitense: sbiancheremo le nuvole, ha annunziato il presidente Biden.
°°°
Nel 2018 lessi il libro per la prima volta e ne rimasi sconvolto. Ma come purtroppo accade, c’è un meccanismo psicologico di autodifesa che fa assorbire e infine sbiadire le sensazioni dolorose. L’ho ripreso in mano in questi giorni, dopo aver sentito parlare di strane luci azzurre in cielo pochi istanti prima del terremoto in Marocco, per rileggere alcune pagine sulle guerre climatiche denunziate dalla Bertell. Ma ho finito per rileggerlo tutto. Certe pagine mi sono sembrate sconosciute, mai lette prima, però le molte sottolineature lo smentiscono.

Mi riprometto con calma di stendere una recensione assai più ampia per aiutare a far sì che “uno dei libri più importanti del secolo” non finisca nel dimenticatoio, mentre le previsioni che vi sono contenute si stanno puntualmente verificando. È pure di pochi giorni or sono la notizia che l’esercito degli Stati Uniti ha costituito un corpo speciale detto “esercito climatico”. Per interventi di emergenza in aiuto alle popolazioni colpite da disastri naturali?

Chapeau a una donna tanto coraggiosa da sfidare senza posa i grandi della terra, capace di vivere passando da un disastro all’altro senza cadere in depressione, senza arrendersi.

 

Aldo Zanchetta (Fonte: La Bottega del Barbieri)



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