Visualizzazione post con etichetta debito pubblico. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta debito pubblico. Mostra tutti i post

domenica 22 luglio 2012

Tassa sul sesso? Sanare il deficit dello stato con i proventi della prostituzione significa accettare il deficit morale nella società…!

Apollo e Dafne



Certi 'parlamentari' dicono “Per battere la crisi economica, tassiamo le lucciole”....

Che sarebbe come dire: “pecunia non olet”… quindi in tempi di necessità meglio approfittare della corruzione e della prostituzione imperante, a tutti i livelli in Italia, legalizzandola e tassandola.

Il mio cuore trema di fronte alla vilificazione dell’amore implicita nella sconcia proposta.

La piaga della prostituzione è un segnale del malessere di questa nostra società e voler guadagnare sulla “malattia” è disumano e dimostra uno spirito debole.

Ammettere che il marcio possa divenire una fonte di reddito…? No, no! Lo stato come ente che tutela il bene comunitario dovrebbe invece disporre delle strategie per eliminare questo martirio della prostituzione e non “tassarne” i guadagni indebiti. Perciò ritengo tale proposta avanzata da alcuni politici indegna di chi vuol rapprentante la comunità, di un eletto in Parlamento che lavora per il bene pubblico.

Pensare che il rapporto amoroso possa essere risolto in termini di “prestazioni amorose” è avvilente.

La necessità di prostituirsi è una diretta conseguenza della mancanza di ecologia sociale nella nostra società urbanizzata.

Forse il meretricio ha origine in conseguenza e da quando è stato istituito il matrimonio monogamo (e reso obbligatorio), altrimenti questa pratica non avrebbe senso in una società spiritualmente ed ecologicamente integra in cui l’amore e la sessualità possano essere vissuti in forme sane e libere e collettive.

Ad esempio se si sente la necessità della promiscuità amorosa si potrebbe compartecipare ad una “famiglia allargata”, ed esperimenti in tal senso sono stati tentati in diverse comunità. Non ha senso accondiscendere alla pratica prostitutiva solo perché si sente il bisogno di promiscuità sessuale, sarebbe invece sufficiente superare il “contratto” monogamo e accettare che vari tipi di legame possano manifestarsi nelle maglie della società.

Saranno chiamati forse “harem” -sia al maschile che al femminile od al pansessuale- non fa nulla.

Ovviamente chi non desiderasse un rapporto promiscuo potrà sempre scegliere di unirsi in “rapporti preferenziali monogami”, l’importante è che l’amore prevalga e non lo scambio in denaro.

Se il sesso è conseguenza di manifestazione amorosa nulla posso obiettare nel modo in cui si manifesta ma se diventa “un fatto economico” mi rattristo e piango…..

Infatti posso comprendere che si possa ricevere un compenso per un lavoro di qualsiasi genere, materiale, intellettuale, scientifico, etc. ma un rapporto “intimo” non può -secondo me- essere equiparato ad un “lavoro”, esso è solo una espressione dell’emozione umana di scorgere nell’altro se stesso, amandolo, e quindi non può rientrare nell’ambito delle “prestazioni”….

Ma, vivendo nella società malsana in cui viviamo, sembra che la soluzione per sanare il deficit nazionale riposi nell’accettazione del deficit morale!

Non condivido il “pragmatismo” di quelle persone che vedono le cose nella loro bruttezza:  “…se la prostituzione esiste è meglio regolamentarla per un suo miglioramento utilizzativo”. Meglio che la dissolutezza sia legale e controllata…? Questa è una visione che personalmente non approvo….

Paolo D’Arpini, presidente Circolo Vegetariano VV.TT.
Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana


Che bel sole - Collage di Vincenzo Toccaceli



Articoli correlati:  http://www.circolovegetarianocalcata.it/2008/07/28/cerco-famiglia/ 


.........................


Commenti ricevuti:


Paolo Ercolani: “Per battere la crisi economica occorre recuperare competitività. Altro che tassare le lucciole!”  

Enrico Bianchi: “Caro Paolo, la tassazione della prostituzione sic et sempliciter sarebbe solo il secondo della saga di ruberie a scapito del popolo non sovrano. Se pensi che la prima e gravissima fu la liberalizzazione del gioco d'azzardo pensata ed attuata con una lenzuolata del Bersani, che infetta le menti deboli ed infesta ogni luogo virtuale e non. Stammi bene, ti abbraccio” 

 Albero Rosso: “E perché no, visto che ci sono, e non possiamo chiudere ipocritamente gli occhi?!? La prostituzione c'è, c'è sempre stata a tutte le latitudini (nulla a che fare con l'amore) e sarebbe davvero ora che anche in Italia venisse regolata e assai giustamente, tassata, come qualsiasi attività commerciale! Sarebbe ora!!!” 

 Luigi Pellini: “Lo fanno quasi tutti i paesi d'Europa, è antica come il mondo. Proverbio: Non te la prendere con lo specchio se la tua facci è brutta!”  

 Stefania Steffy: "Le prostitute servono alla società per evitare violenze sessuali di persone malate di sesso nei confronti di ragazzine o donne! Se la prostituta lo fa liberamente e con volontà di farlo, che male c'è ? Se la prostituzione fosse legalizzata e tassata regolarmente e se potessimo creare zone a Luci Rosse controllate dai carabinieri o dalla polizia o dai classici buttafuori come nelle discoteche, e una visita medica delle signore svolta mensilmente a livello gratuito... sparirebbero le malattie gravi, la tratta delle ragazzine straniere, sparirebbero quindi i papponi, la malavita non ci guadagnerebbe più, non avrebbero più motivi per marchiare le donne come mucche, sparirebbero le donne nude per la strada anche di giorno, i soldi guadagnati sarebbero delle donne che svolgono il mestiere più antico del mondo e pagare le tasse per avere la libertà di vivere, la protezione  non sarebbe una tragedia ma una crescita direi!! Dipende da che punto di vista si vedono le situazioni. Non deve essere solo tassato il mercato del sesso,ma regolarizzato con norme ben precise" 

 Luigi Crocc: “A dir la verità, anch'io potrei indignarmi sulla mercificazione che coglie le fasce sociali femminili economicamente deboli , ma se le inseriamo sul lavoro più antico del uomo la sua origine dovrebbe risalire al  peccato originale che se allora non vi erano soldi lo scambio  con una mela  frutto  femminile  con un melo legno a maschile favoriva  l' avvicinamento tra un uomo e una donna. Per cui nacque il primo  baratto sulla prima umanità che inventò  il  commercio tra uomini e uomini e donne e donne di tutte le genti e vennero  lotte e guerre dove ogni tribù o famiglia doveva resistere per  mantenersi ma se una donna non era adatta a combattere e a lavorare sui mezzi primitivi che allora usavono veniva indirizzata al commercio considerata attività debole  o  sessuale. E vennero  i sentimenti e le   religioni a regolarizzare i matrimoni non più di una donna e  non più di un uomo per avere  figli di  discendenza che ereditano la Domus. Ma non tutte si sposavano e non tutti le volevano,  e la Chiesa  di Roma costruì i conventi per sostenere sul obbedienza la povertà e la castità,   le  loro comunità , allora  perché non dare un  tetto anche alle  altre che non fanno voti  di fede  e castità  così vennero istituzionalizzati i Casini  di stato per i  controlli sanitari   e le  tariffe di  prestazione sulla  tassa  da pagare e le marchette , per avere  la pensione. Ma nel 1958 la legge Merlin  chiuse le Case  anche perché troppi  mariti spendevano e spandevano e le  mogli si lamentavano.  Gli uomini non portavano a casa i soldi per la famiglia e  non arriviamo alla fine del mese.  Ma,  a quel tempo sul  ricatto ai socialisti  e democristiani a fare i nomi dei proprietari e/o detentori di case chiuse  subito venne  approvata dai deputati e senatori la legge, senza il  referendum popolare.  Ma oggi a distanza di 54 anni  dove si annida la mercificazione? Nelle case private, ville, alberghi per il passaggio in macchina sulle strade più battute dalla prostituzione. Ma, quante sono  sul lavoro più antico del uomo?  100 mila 300   mila 1 milione  2 milioni, non si sa!  Non è possibile fare il censimento non si possono qualificare professionalmente,  orbitano sulla droga e la DELINQUENZA  comune  e  sono esenti da tasse..”

Francesca Salvucci: " Caro Paolo, qualche anno fa abitavo in un paesino dove si conosceva la donna che faceva il mestiere in questione,questa donna  non si è mai potuta ribellare a questo lavoro di generazione, la sua famiglia non ha voluto e lei non è riuscita ad uscirne... passando gli anni credo che si sia anche rassegnata e non abbia piu tentato! Ma al di la della brutta situazione  non sono daccordo con questo pensiero, la prostituzione c'è e c'è stata sempre ovunque, è una bella cosa? No. Ma invece di girarsi dall'altra parte o giudicarla (come hanno fatto per anni, forse secoli) chi di dovere dovrebbe controllare che queste donne siano consensienti e trattate con tutti i riguardi anche medici. Per la nostra cultura religiosa le case chiuse sono state eliminate, da una parte è una cosa positiva, ma dall'altra parte adesso stanno in giro x strada al freddo e vengono trattate allo stesso modo. allora, visto che la chiusura delle case non ha funzionato x far smettere l'esistenza della prostituzione qualcosa non quadra. Il nostro falso moralismo di italiani bigotti e religiosi ci ha impedito di nuovo di fare un passo in piu. Poi visto che si tratta di uno scambio di denaro è giusto che tutta questa gente paghi le tasse come tutti gli altri. Il tuo pensiero è molto dolce e parla soprattutto di amore, ma in giro per strada queste donne e questi uomini vendono solo sesso, e con quello che accade l'amore non c'entra più. L'amore è intimità, e l'intimità non puo esistere con una donna o un uomo  sconosciuti trovati all'angolo della strada con cui si passa al massimo un paio di ore. La tua soluzione sarebbe da illuminati, ma qua troppe  vite dobbiamo fare prima di avere una società rispettosa ed un governo rispettoso!!" 

lunedì 9 luglio 2012

Ecologia profonda ed Economia solidale per uscire dal forsennato vortice del debito...

Il gioco della vita


A livello ufficiale nessuno dice che il debito pubblico è una finzione costruita ad hoc dai potentati economici, banche private spacciate per nazionali (Tipo Bankitalia o BCE o Federal Reserve, etc.) che fanno stampare cartamoneta (senza alcuna garanzia) per conto ed in nome dello stato (o degli stati) ricavandone congrui interessi. Per questo si chiama moneta-debito.. e per questa semplice ragione si forma lentamente ed inesorabilmente un debito pubblico inestinguibile….

La BCE (Banca privata) emette gli euro in carta e la zecca  italiana conia  euro metallici  su ordine di Bankitalia (Banca privata) che a sua volta ha ricevuto il mandato dalla BCE. Si noti che lo Stato Italiano, il Ministero del Tesoro per intenderci, non c’entra nulla con questo giochetto.. avendo ceduto il diritto del signoraggio alle banche. Lo stato italiano si limita ad emettere bonds o buoni del tesoro in pagamento corrispettivo del denaro emesso (ex nihil) dalle banche centrali, accetta cioè di ricevere il denaro in prestito, dando in garanzia le sue obbligazioni che vengono poi messe in vendita dalle banche stesse, lucrandoci sopra (il famoso spread è un esempio in tal senso).


Finchè il meccanismo sarà questo è praticamente impossibile per qualsiasi stato liberarsi dalla tenaglia degli interessi passivi da versare alle banche.. Ed infatti il debito pubblico continua ad aumentare ed infatti le manovre strozzapopolo servono solo a pagare gli interessi e mai ad azzerare il debito.. poiché è impossibile azzerarlo in quanto si riforma continuamente ad ogni nuova emissione di denaro…..

Di professione faccio il “pensionato” ho quindi parecchio tempo a disposizione per occuparmi degli argomenti che più mi stanno a cuore: la spiritualità laica, l’ecologia profonda e pure l’economia, due termini con il medesimo prefisso (“eco” = ambiente). La prima si interessa allo studio dell’habitat e la seconda all’ordinamento dello stesso. Inizio a parlare del primo aspetto, quello ecologico, che conosco per esperienza diretta essendo vissuto per lunghissimi anni in un contesto semi-naturale, a contatto diretto con la natura e con gli animali.

E proprio osservando gli animali ho potuto constatare come spontaneamente essi soddisfano le loro esigenze primarie, come mangiano, come organizzano le loro comunità, come risparmiano sapientemente le risorse disponibili, in sintesi come essi siano in grado di sopravvivere mantenendo integra la capacità rigeneratrice delle risorse necessarie alla vita, in modo che possano fornire alimento per se stessi e per la loro progenie. Ed ho visto come negli animali tutta la loro espansione o regressione viene regolata in funzione di ciò.

Ricordo le osservazioni compiute nei confronti di varie specie, sia addomesticate che selvatiche.. e dove non sono potuto arrivare con la conoscenza diretta mi sono avvalso di ricerche di bravi etologi e naturalisti. Ho notato in tal modo che esiste un sistema integrato di relazioni nel vivente, vi sono interconnessioni a tutti i livelli, dall’inorganico all’organico. I rapporti fra le varie specie sono sempre in armonia, seguendo una complessa catena alimentare, tali rapporti sono utili al mantenimento dell’habitat e della sua vivibilità.

Certo, la preservazione della vivibilità richiede di tanto in tanto un aggiustamento, in modo tale che l’ambiente e le diverse specie possano sostenersi vicendevolmente senza ledere al tessuto generale della vita.

La situazione nella società umana è diversa, almeno per quel che riguarda il suo ordinamento. E qui riprendo  a parlare di economia. Poiché l’astrazione dal contesto vitale e soprattutto per le differenti considerazioni sull’uso e sulla conservazione delle risorse.

L’approccio umano al mantenimento della vita è secondario al meccanismo economico. Questo è iniziato sin dalla fine del neolitico, con l’affermarsi dell’agricoltura, dell’artigianato e di tutte le arti e scienze tecnologiche.. ma la spinta maggiore verso l’astrazione è subentrata con l’industrializzazione massiccia degli ultimi secoli e -recentemente. con il ”consumismo”.

In seguito a ciò l’economia è divenuta sempre più funzionale all’asservimento (in primis) dell’uomo al sistema e conseguentemente anche delle altre specie e delle altre forme di vita. Questo approccio è stato incrementato anche dalla “necessità” di promuovere una società in cui economia e crescita divenissero sinonimi.

La spinta in avanti, il fertilizzante “chimico” per continuare a crescere è sostanzialmente la spinta a soddisfare esigenze prevedibili ed imprevedibili future, attraverso una produzione di beni innecessari e l’accumulo degli stessi, nonché attraverso una ragione emozionale tesa a soddisfare tali esigenze di “accrescimento” con foga e tensione.

Da qui l’immagine della costrizione psicologica a produrre e guadagnare, non per le esigenze reali ma per “pagare” (figurativamente) un debito. Infatti quando si sente di dover pagare un debito la mente è protesa in avanti e spinge ad operare “forsennatamente”. Forse è per questa ragione che nell’economia è nata la tendenza alla rateizzazione, alla formazione di debiti ed alla proiezione verso un ipotetico benessere “futuro” dimenticando però il presente.

Ciò avviene “all’esterno” con la continua costruzione di nuovi inutili aggeggi, di oggetti e costruzioni in sovrappiù, di trasformazione degli elementi e consumo forsennato di prodotti usa e getta, coinvolgendo in questo processo ogni altra specie e risorsa. Ed “all’interno” con l’alienazione ulteriore dell’uomo dall’insieme ed una strutturazione vieppiù “regolata” e contorta della società, con sempre nuove leggi, norme di comportamento, manipolazione e repressione degli stimoli naturali, organizzazione del lavoro in senso utilitaristico, etc.

Tutto questo sistema organizzativo sociale ha trovato un codice ed una attuazione ottimale per mezzo del sistema economico definito “moneta debito”.

A questo punto avrete compreso che quando tale sistema economico e monetario viene accettato dall’intera comunità umana, ed è quanto avvenuto in pressochè tutti i paesi della terra, significa che coloro che sono in grado di controllarlo e gestirlo in realtà controllano e gestiscono il potere sul mondo.

I grandi gruppi finanziari, le grandi banche, le multinazionali, detengono oggi la quasi totalità della ricchezza mondiale mentre le nazioni, democratiche e non, sono libere solo apparentemente…

Siamo tutti “in ostaggio” di un potere economico che non teme rivali.. e pertanto i cittadini, gli esseri umani nella loro globalità, sono esattamente come i polli in batteria.. vengono nutriti quel che serve per produrre uova, nelle loro gabbiette (a norma di legge) per essere poi gettati negli inceneritori una volta ottemperata e conclusa la loro funzione. E’ evidente che in questo modo, anche le persone più “abbienti”, e qui penso anche a Silvio Berlusconi, sono come polli leggermente più fortunati degli altri, che possono disporre di una gabbia più ampia e di cibo più abbondante.. ma nulla di più..

Per loro non c’è libertà né felicità né naturalezza di comportamento.
Ed andiamo avanti con le dolenti note… anzi no, fermiamoci qui che il discorso si è fatto già troppo lungo!


Paolo D’Arpini


..................


Commento ricevuto:

Purtroppo, caro Paolo, il Tuo messaggio che in tanti cerchiamo di diffondere da tempo è come se non fosse recepito dalla maggior parte dei cittadini che sono completamente plagiati dal Sistema.
Anche se ti ascoltano, dopo un poco cambiano discorso come se quello che gli avessi detto non fosse la cosa più importante della loro vita.
Adesso sto scrivendo un libro per diffondere il messaggio, ma temo che anche quello avrà l'effetto dell'acqua sul vetro.
Hanno fatto un grande lavoro in tutti questi anni, hanno comprato tutti coloro che potevano infastidirli dandogli stipendi incredibili a fronte di stipendi da fame per gli operai gli impiegati etc. etc.
Guarda quanto sono pagati i magistrati, gli alti ufficiali dei carabinieri, della polizia, della guardia di finanza, i professori universitari a cui il Sistema da anche molte consulenze pagate profumatamente, tanto è carta straccia e distribuirne un poco a fronte del potere del Mondo è cosa più che accettabile per quei delinquenti internazionali.
Sono molto demoralizzato, al momento non vedo vie d'uscita o soluzioni, tutti coloro che si sono messi contro il sistema sono stati uccisi, come saprai sicuramente, è la vera e grande delinquenza organizzata. Ciao, cordialità, Claudio Noschese


Mia risposta:

Caro Claudio... Non sarei così pessimista... da una decina di anni il messaggio dell'ecologia profonda  e dell'economia a misura d'uomo si sta facendo strada. Si comincia sempre con piccoli passi. Son contento che stai scrivendo un libro su questi temi, mi farà piacere leggerlo quando sarà pronto.. (P.D'A.)

giovedì 12 aprile 2012

Debito pubblico e titoli di stato nella spiegazione lucida di Antonio Pantano

Amarene



Repetita iuvant: 

Debito pubblico.Chi lo ha creato? Quando? Perchè? Dove sono le prove per congruità e veridicità? Ci dobbiamo rimettere ai "crediti" millantati da bankieri/usurai esteri? Perchè? Leggasi le dichiarazioni del Presidente della Corte dei Conti Giampaolino, sui debiti e sui "derivati" sottoscritti "da ignoti e compartecipi dei creditori"!

Titoli di Stato.Se in mano ai cittadini, NON sono debito, ma fiducia di questi verso lo Stato! Purtroppo, meno del 24% di essi, titoli, sono in mano ai cittadini! E questa quota, di fatto, è goduta e gestita dalle aziende bancarie ove sono depositati, che lucrano sulla disponibilità quotidiana, pur versando le cedole per interessi ai cittadini due volte l'anno, sulle quali lo Stato preleva, mediante l'inutile e parassitaria Equitalia (che ne gode la gestione!), il 12,5% di imposta.  Il 76% dei titoli è goduto dalle aziende bancarie italiane, inclusa la spa Bankitalia - che non giustificano legalmente la detenzione - e da speculatori esteri.

Chi nel mondo ci farà credito?Perchè nel mondo dovremmo cercare ed avere credito? Il turismo, la produzione tutta (agricola, industriale, artigianale, intellettuale, artistica, ecc.), assai chiesta nel mondo proprio per la nostra atavica capacità creativa, sono titoli ampiamente sufficienti a creare ricchezza in Italia per pagare stipendi, pensioni e servizi di TUTTI i cittadini! (Esempio indiscutibile? La Repubblica Sociale Italiana, che grazie a Domenico Pellegrini Giampietro monetizzò le riserve di Bankitalia, comissariandola, e chiuse in attivo il bilancio statale, al 28 aprile 1945, per 20,9 miliardi di lire, come anche verificò la commissione senatoriale USA il 25 agosto 1945 per dichiarazione del senatore Winkersham)

Da dove verrebbero gli investimenti necessari per la crescita?Da una saggia amministrazione dello Stato, sfrondato dalla burocrazia parassitaria (migliaia di miliardi di euri rubati dalle dirigenze inutili imperanti su ministeri ed aziende statali-parastatali e "finte private" e dalle "dotazioni" fatte godere a parassiti come chi vegeta sul Colle - emolumenti personali annui € 300.000 tassandi con Irpef e "dotazione" esentasse di € 3.200.000 - e la corte immeritevole di inutile contorno!), che gestisca con ONESTA' i cittadini. Ciò che è prelevato dalle paghe per le pensioni, se gestito onestamente, permetterebbe di far godere CHIUNQUE dopo compiuti i 65 anni! Come le aziende private assicuratrici dimostrano, gestendo analoghi investimenti, con lucro e profitto!

Ed allora...Continuate ad avere fiducia nel Monti, incapace ma abile fante e fur? Continuate a credergli!  E pagate diligentemente le tasse da lui - e dai predecessori! - inventate (senza discutere e contestare!), a danno dei lavoratori, in permanenza dei privilegi del milione di parassiti che imperano!

Cordialmente, Antonio Pantano


Articoli esplicativi di Antonio Pantano su signoraggio e debito pubblico:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=antonio+pantano

giovedì 1 marzo 2012

Louis Even e la favola del naufragio nel mare tempestoso del debito pubblico.. - Storie di signoraggio bancario ed altri imbrogli...



UNA DIVERTENTE FAVOLA, PER COMPRENDERE FACILMENTE IL "MISTERO" DEL DENARO
di Louis Even


 1. Salvati dal naufragio


Un'esplosione ha distrutto la loro nave. Ognuno si aggrappava ai primi pezzi flottanti che gli capitano sotto le mani. Cinque sono riusciti a trovarsi riuniti sullo stesso relitto che le onde spinge a loro volontà. Degli altri compagni del naufragio alcuna notizia.
Da ore, lunghe ore, scrutano l'orizonte: qualche nave in viaggio li vedrà? La loro zattera di fortuna approderà su qualche riva ospitale?
Ad un tratto, un grido si sente: Terra! Terra laggiù! Guardate! Proprio nella direzione che le onde ci spingono!
Ed in misura in cui si disegna, in effetti, la linea d'una riva, i visi si rallegrano.
Essi sono cinque:
-Francesco, il grande e forte carpentiere, che per prima ha gridato: Terra!
-Paolo, coltivatore, è quello che voi vedete avanti a sinistra, inginocchiato, una mano a terra e con l'altra si tiene aggrappato al palo del relitto.
-Giacomo, specialista per l'allevamento di animali; è l'uomo con i pantaloni a righe, il quale, inginocchiato guarda verso la direzione indicata.
-Enrico, dottore in agraria, un pò grassotto, seduto su una valigia salvata dal naufragio.
-Tommaso, ingegnere mineralogista, è il pezzo d'uomo in piede, indietro, con la mano sulla spalla del carpentiere.
2. Un'isola provvidenziale
Rimettere i piedi su una terra ferma, per i nostri uomini è un ritorno alla vita.
Una volta asciugati e riscaldati, il loro primo pensiero è di fare conoscenza con quest'isola dove sono stati spinti lontani dalla civilizzazione. Quest'isola la battezzano col nome: L'Isola dei Naufraghi.
Un rapido giro sull'isola colma le loro speranze. L'isola non è un deserto arido: essi sono i soli uomini ad abitarla attualmente ma altri hanno dovuto viverci prima di loro dal fatto che hanno incontrato quà e là sull'isola greggi semi selvaggi.
 Giacomo, l'allevatore, afferma che potrà migliorarli e trarne un buon rendimento.
In quanto al suolo dell'Isola, Paolo lo trova in gran parte assai propizio alla cultura.
Enrico ha scoperto alberi fruttiferi e spera poter ottenerne grande profitto.
Francesco vi ha notato soprattutto le belle distese forestali, ricche in legno di ogni specie: sarà molto facile abbattere alberi e costruire ricoveri per la piccola colonia.
In quanto a Tommaso, l'ingegnere, ciò che lo ha interessato è la parte la più rocciosa dell'Isola. Egli vi ha notato molti segni indicando un sottosuolo molto ricco di minerali.
Nonostante la macanza di attrezzi perfezionati, Tommaso crede avere abbastanza iniziativa e scaltrezza per trasformare il minerale in metalli utili.
Ognuno potrà dunque occuparsi alle sue opere favorite per il bene di tutti. Tutti sono unanimi a lodare la Provvidenza per lo scioglimento relativamente felice d'una grande tragedia.
Appena Francesco aveva alzato l'accetta, e il banchiere scappò verso la foresta a tutta velocità.
.................

DALLA PARABOLA ALLA REALTA' - SISTEMA DI DENARO-DEBITO
Louis Even


 [ Louis Even riporta la parabola al Canada, ma lo stesso diabolico meccanismo coinvolge il mondo intero (ndr) ]

Il sistema di denaro-debito introdotto da Martin sull'Isola dei Naufraghi, produceva l'indebitamento finanziario progressivo della piccola comunità, in tal misura che per il suo lavoro essa sviluppava ed arricchiva l'Isola.

Non è esattamente questo che avviene nei nostri paesi civilizzati?

Il Canada attuale è certamente più ricco, di ricchezze reali, che 50 o 100 anni fa, o che ai tempi dei pionieri. Ora, comparate il debito pubblico, la somma di tutti i debiti
pubblici del Canada di oggi con quella che era questa somma 50 anni fa, 100 anni fa, tre secoli fa!

Esiste però la popolazione canadese stessa che, nel corso degli anni, ha prodotto l'arricchimento con il proprio duro lavoro. Perché dunque tenerla indebitata per il risultato del suo lavoro?
Considerate, per esempio, il caso delle scuole, degli acquedotti municipali, dei ponti, delle strade, ed altre costruzioni di carattere pubblico. Chi le costruisce? Alcuni costruttori del paese. Chi fornisce i materiali? Alcuni manifatturieri del paese. E perché essi possono così impiegarsi a svolgere dei lavori pubblici? Perché ci sono altri lavoratori che producono alimenti, vestiti, scarpe, o forniscono dei servizi che servono e vengono utilizzati dai costruttori e dai fabbricanti di materiali.

È dunque esclusivamente la popolazione, nel suo complesso, che con il suo lavoro di ogni genere produce tutte queste ricchezze. Se essa importa prodotti dall'estero, è per contropartita dei prodotti che essa stessa esporta all'estero.

Ora, cosa si constata? Dappertutto, si tassano i cittadini per pagare queste scuole, questi ospedali, questi ponti, queste strade ed altri lavori pubblici. Si fa dunque pagare collettivamente ed individualmente alla popolazione quello che la popolazione stessa, collettivamente ed individualmente, ha prodotto.


Pagare più del prezzo

E questo non si ferma lì. Si fa pagare la popolazione più del valore reale di quello che essa stessa ha prodotto. La sua produzione, arricchimento reale, diviene per essa un debito caricato di interessi. Con gli anni, la somma degli interessi puo uguagliare, o anche superare, l'importo del debito imposto dal sistema. Avviene cosi che si fa pagare la popolazione due volte, tre volte, il prezzo di quello che essa stessa ha prodotto.

Oltre i debiti pubblici, vi sono anche i debiti industriali, anche questi caricati di interessi. Essi forzano l'industriale, l'imprenditore, ad aumentare i suoi prezzi al di là del costo di produzione, al fine di poter rimborsare capitale ed interessi, altrimenti farebbe bancarotta.

Debiti pubblici o debiti industriali, è sempre la popolazione che deve pagare tutto questo al sistema finanziario. Pagare in tasse quando si tratta di debiti pubblici, pagare in prezzi quando si tratta di debiti industriali. I prezzi gonfiano mentre le tasse schiacciano il portamonete.


Sistema tirannico

Tutto questo e molte altre cose smascherano bene un sistema di denaro, un sistema di finanza, che comanda invece di servire, e che tiene la popolazione sotto la sua dominazione, come Martin manteneva gli uomini dell'Isola sotto il suo controllo e potere, prima che essi si rivoltassero.

E se i controllori del denaro rifiutano di prestare, o se ci mettono delle condizioni troppo difficili per gli Enti Pubblici o per gli industriali, cosa succede? Succede che gli Enti pubblici rinunciano a dei progetti che sono però urgenti; succede che gli industriali rinunciano a degli sviluppi o delle produzioni che risponderebbero però a dei bisogni. E ciò è causa di disoccupazione. Ed addirittura per impedire ai disoccupati di morire, bisogna tassare quelli che hanno ancora qualcosa o che guadagnano ancora un salario.

Si può immaginare un sistema più tirannico, i cui malefici si fanno sentire fra tutta la popolazione?


Ostacolo alla distribuzione

E questo non è tutto. A parte l'indebitare la produzione che finanzia, il paralizzare quella che rifiuta di finanziare, il sistema monetario è un cattivo strumento finanziario di distribuzione dei prodotti.

E' bello avere dei negozi e dei depositi pieni, è bello avere tutto ciò che occorre per una produzione anche più abbondante, ma la distribuzione dei prodotti è razionata.

Per ottenere i prodotti, in effetti, è necessario pagarli. Dinanzi ai prodotti abbondanti, necessiterebbe un'abbondanza di denaro nel portamonete. Ma questo non è ciò che accade nella realtà. Il sistema aumenta sempre più i prezzi dei prodotti, piuttosto che il denaro nei portamonete dei cittadini che hanno bisogno di questi prodotti.

La capacità di pagare non è equivalente alla capacità di produrre. La finanza non è in accordo con la realtà. La realtà rappresenta un'abbondanza di prodotti, facili da ottenere. La finanza, rappresenta la moneta razionata e difficile ad ottenere.


Correggere ciò che è vizioso

Il sistema monetario attuale è dunque veramente un sistema punitivo, invece di essere un sistema di servizio.

Questo non vuol dire che bisogna sopprimerlo, ma correggerlo. È questo che farebbe magnificamente l'applicazione dei principi finanziari conosciuti sotto il nome di CREDITO SOCIALE (da non confondere col partito politico che prende falsamente lo stesso nome).


Il Credito Sociale

Il denaro conforme al reale.

Il denaro di Martin, sull'Isola dei Naufraghi, non avrebbe avuto alcun valore se non vi fosse stato alcun prodotto sull'Isola. Anche se il suo barile fosse stato realmente pieno d'oro, che cosa quest'oro avrebbe potuto comprare in un'Isola senza prodotti? Oro, o denaro di carta, o qualsiasi cifra nel libro dei conti di Martin, non avrebbero potuto nutrire nessuno se non vi fossero stato dei prodotti alimentari. La stessa cosa per i vestiti. E così per tutto il resto.

Ma c'erano dei prodotti sull'Isola. Questi prodotti provenivano dalle risorse naturali dell'Isola e dal lavoro della piccola comunità. Questa ricchezza reale, che da sola dava valore al denaro, era la proprietà degli abitanti dell'Isola e non la proprietà esclusiva del banchiere Martin.

Martin li indebitava per ciò che ad essi apparteneva. Essi l'hanno compreso quando hanno conosciuto il Credito Sociale. Essi hanno compreso che ogni denaro, ogni credito finanziario, è basato sul credito della società stessa e non sull'operazione del banchiere. Hanno compreso che il denaro doveva dunque essere di loro proprietà al momento che esso viene emesso; dunque, essere consegnato a loro, diviso tra loro, pronto a circolare tra di loro, secondo il trasferimento dei prodotti dagli uni agli altri.

La questione del denaro diventava da quel momento per loro quello che è essenzialmente: una questione di contabilità.

La prima cosa che si esige da una contabilità è di essere esatta, conforme alla cose che essa esprime. Il denaro deve essere conforme alla produzione o alla distruzione di ricchezza. Seguire il movimento della ricchezza: produzione abbondante, denaro abbondante; produzione facile, denaro facile; produzione automatica, denaro automatico; gratuite nella produzione, gratuite nel denaro.


Il denaro per la produzione

Il denaro deve essere al servizio dei produttori, nella misura di cui necessitano per mobilizzare i mezzi di produzione.

Questo è possibile, poiché è già avvenuto, dall'oggi al domani, non appena venne dichiarata la guerra. Il denaro, che mancava dappertutto da dieci anni è apparso tutto ad un tratto; e durante i sei anni di guerra, non vi è più stato alcun problema di denaro per finanziare tutta la produzione possibile e richiesta.

Il denaro può dunque essere, e deve essere, al servizio della produzione pubblica e della produzione privata, con la stessa fedeltà che fu al servizio della produzione di guerra. Tutto ciò che è fisicamente possibile per rispondere ai bisogni legittimi della popolazione deve essere reso finanziariamente possibile.

Ciò sarebbe la fine degli incubi degli Enti Pubblici. E sarebbe la fine della disoccupazione e delle sue privazioni, finché restano delle cose da fare per rispondere ai bisogni, pubblici o privati, della popolazione.


Tutti capitalisti — Dividendi ad ognuno

Il Credito Sociale preconizza la distribuzione di un dividendo periodico a tutti. Una somma di denaro che, diciamo, sarà versata ogni mese ad ogni persona, indipendentemente del suo impiego — esattamente come il dividendo versato al capitalista, anche quando egli non lavora personalmente.

Si ammette che il capitalista, colui che investe denaro in un'impresa, ha diritto ad un reddito sul suo capitale, reddito che si chiama dividendo. Ci sono altri individui che mettono il proprio capitale in opera, e questi altri sono ricompensati per questo, in salari. Ma il capitalista trae un reddito dalla sola presenza del suo capitale nell'impresa. Se vi lavora personalmente, trae allora due redditi: un salario per il suo lavoro ed un dividendo per il suo capitale.

Ebbene, il Credito Sociale considera che tutti i membri della società sono capitalisti. Tutti possiedono in comune un capitale reale che concorre molto di più alla produzione moderna che il capitale-dollari, o che il lavoro individuale degli impiegati.


Quale è questo capitale comunitario?

Dapprima vi sono le risorse naturali del paese, che non sono state prodotte da nessuno, che sono una gratuità di Dio per tutti gli esseri umani.

Poi, vi è la somma delle conoscenze, delle invenzioni, delle scoperte, dei perfezionamenti nelle tecniche di produzione, di tutto questo progresso, acquisito, accumulato, ingrandito e trasmesso da una generazione all'altra. Questa è una eredità comune, guadagnata dalle generazioni passate, che la nostra generazione utilizza ed ingrandisce ancora per passarla alla seguente. Questa non è la proprietà esclusiva di nessuno, ma un bene comunitario per eccellenza.

E questo è senz'altro la più grande forza della produzione moderna. Eliminate solamente la forza motrice del vapore, dell'elettricità, del petrolio — invenzioni degli ultimi tre secoli — e dite cosa sarebbe la produzione totale, anche con molto più lavoro da parte di tutti i lavoratori del paese.

Senza dubbio, occorrono ancora dei produttori per mettere a frutto questo capitale, ed essi ne sono ricompensati con i loro salari. Ma, il capitale stesso deve riconoscere dei dividendi ai suoi proprietari, dunque a tutti i cittadini, tutti ugualmente co-eredi delle generazioni passate.

Poiché questo capitale comunitario è il più grande fattore di produzione moderna, il dividendo dovrebbe essere capace di procurare ad ognuno almeno quello che occorre per provvedere ai bisogni essenziali dell'esistenza. Poi nella misura in cui la meccanizzazione, la motorizzazione, l'automazione, acquisiscono un ruolo sempre più determinante nella produzione, consentendo la riduzione dell'impegno lavorativo umano, la parte distribuita dal dividendo dovrebbe diventare sempre più grande.

Ecco tutt'altra maniera di concepire la distribuzione della ricchezza rispetto a quella di oggi. Invece di lasciare delle persone e delle famiglie nella grande miseria o di tassare quelli che guadagnano per venire al soccorso di quelli che non sono più necessari alla produzione, si avrebbero tutti i cittadini garantiti da un reddito di base ottenuto dal dividendo.


Migliore ripartizione alla sorgente.

Sarebbe allo stesso tempo un mezzo ben appropriato alle grandi possibilità produttrici moderne di realizzare nella pratica il diritto di ogni essere umano all'uso dei beni materiali. Diritto che ogni persona acquisisce con il solo fatto della sua esistenza. Diritto fondamentale e imprescrittibile che Pio XII rammentava nel suo storico radio messaggio del 1 giugno 1941: “I beni creati da Dio lo sono stati per tutti gli uomini, e devono essere alla disposizione di tutti, secondo i principi della giustizia e della carità. Ogni uomo, come essere dotato di ragione, ottiene di fatto dalla natura il diritto fondamentale di usare dei beni materiali della terra... Un tale diritto individuale, non dovrebbe essere soppresso in alcuna maniera, nemmeno dall'esercizio di altri diritti sicuri e riconosciuti su dei beni materiali.”

Un dividendo a tutti ed a ognuno: ecco bene la formula economica e sociale la più radiosa che sia mai stata proposta ad un mondo di cui il problema non è produrre, ma di distribuire i prodotti.


Non da un partito politico

Numerosi, in parecchi paesi, quelli che vedono nel Credito Sociale di Douglas quanto di più perfetto mai proposto per servire l'economia moderna d'abbondanza, e per mettere i prodotti al servizio di tutti.

Rimane ora da far prevalere questa concezione dell'economia, affinché divenga un'attuazione nella pratica.

Sfortunatamente, in Canada, dei politicanti hanno disonorato le due parole: “Credito Sociale” prendendole per designare un partito politico. Questo è il più grande torto, che mai è stato fatto alla comprensione ed all'espansione della dottrina di Douglas. Questa è diventata una sorgente di confusione ed una causa di diffidenza. Molta gente rifíuta a priori di sentire parlare del Credito Sociale, perché ci vedono un partito politico, ed essi hanno già dato la loro adesione ad un altro partito.

Pertanto, il Credito Sociale, autenticamente compreso, non è del tutto un partito politico. È esattamente il contrario. Il fondatore stesso della scuola creditista, C.H. Douglas, conosceva certamente meglio di quelle piccole teste gonfiate che vogliono servirsi dell'idea superficiale che ne hanno per cercare di soddisfare le loro ambizioni politiche.

Ora, Douglas, ha dichiarato nettamente che c'è incompatibilità tra Credito Sociale e politica elettorale. Partito politico e Credito Sociale sono due termini che si escludono l'uno l'altro, per la loro stessa natura, per il loro scopo, il loro motore, il loro spirito.

I principi del Credito Sociale riposano su una filosofia. E questa filosofia dà la precedenza alla persona sul gruppo, sulle istituzioni, sul governo stesso. Tutta l'attività, fatta in nome del Credito Sociale autentico, deve essere un'attività al servizio delle persone.

È tutto un altro motore che anima e orienta le attività di un partito politico.

Ogni partito politico, antico o nuovo, ha come primo scopo di conquistare o di conservare il potere, di diventare o di restare il gruppo che governerà il paese. E' la ricerca del potere per un gruppo.

Il Credito Sociale, al contrario, concepisce il potere ridistribuito a tutti: il potere economico, con un dividendo periodico, permettendo ad ogni individuo di dare delle direttive alla produzione del suo paese; il potere politico, facendo dello Stato, dei governi di ogni tipo, gli interessi della persona, e non le persone gli interessi dello Stato.

È il governo che interessa i partiti politici. Mentre è la persona, il fiorire, il benessere della persona che interessa il vero creditista.

La politica di partito incita i cittadini ad abdicare la loro responsabilità personale, il partito mettendo tutta l'importanza sul voto, su un atto di qualche secondo che il cittadino compie nascosto dietro un paravento, dopo essere stato servito di stufato elettorale in tutte le salse, durante quattro settimane.

Il Credito Sociale, al contrario, insegna ai cittadini ad assumersi le proprie responsabilità, in politica come in ogni altra cosa, ed in ogni tempo, applicando la sorveglianza e creando la coscienza dei governi, gridando la verità e denunciando le ingiustizie senza tregua ovunque dove si trovino.

Ogni partito politico contribuisce a dividere il popolo lottando gli uni contro gli altri, alla ricerca del potere. Ora, ogni divisione indebolisce. Un popolo diviso, indebolito, si fa mal servire.

La dottrina del Credito Sociale, al contrario, rende i cittadini coscienti delle aspirazioni fondamentali comuni ad ogni persona. Un movimento creditista autentico insegna ai cittadini ad unirsi per delle questioni sulle quali tutti si accordino, a fare al bisogno le pressioni dovute sui governanti, qualunque sia il gruppo al potere. È per questo che il giornale: “Vers Demain” da cui queste pagine sono tratte, raccomanda in politica: la pressione del popolo raggruppato fuori dei parlamenti, ma operante sui governi, al fine di far legiferare gli eletti dal Popolo nel senso del Credito Sociale.

Per fare prevalere delle grandi idee, come la bella concezione creditista dell'economia, si ha bisogno, non di politicanti avidi di vanagloria e di denaro ma degli apostoli che si danno senza calcolo, non avendo in vista che il trionfo della verità ed un mondo migliore per tutti; degli apostoli distaccati da tutta ricompensa quaggiù, facendo tutto il loro possibile per la causa abbracciata e, per il resto, rimettendosi nelle mani di Dio. Il giornale “Vers Demain” lavora per formare di questi apostoli. Il giornale “Vers Demain” presenta i loro obiettivi, le loro attività e le loro attuazioni.

Louis EVEN

I Pellegrini di S. Michele
http://www.michaeljournal.org/italiano.htm
Louis Even

mercoledì 2 novembre 2011

Le banche hanno affamato abbastanza il popolo sovrano, è giunta l'ora di cambiare!


La truffa del debito è al suo epilogo finale... basta con i pezzi di carta colorata di  zero valore....


La crisi del debito non si risolve con altro debito.

Il problema del sistema capitalista, il virus che ne invade il tessuto, è il modo in cui il denaro (rappresentativo degli scambi commerciali) diventa debito.

Dopo circa 50 anni, il banchiere espropria i beni reali dell'economia: il "suo" tasso di interesse, cumulandosi negli anni, ingigantisce il debito di partenza rendendolo inesigibile e, dunque, lo conduce al foreclosure (pignoramento dei beni collaterali dati a garanzia).

Adesso badate bene: il banchiere non è cretino... sa bene che, se indebitasse i cittadini di quella comunità, questi potrebbero "mangiare la foglia" e capire che i conti non tornano. Qualcuno potrebbe "fiutare" la truffa, semplicemente  riflettendo sul fatto che, anno dopo anno, continuando a fare le stesse cose che facevano prima (produrre e scambiare tra loro i loro prodotti) si mettono sempre più nelle mani del banchiere... gli devono una porzione sempre maggiore del loro lavoro, per il solo fatto di usare i "tagliandi" (soldi) che questi stampa.
Qualcuno, capito il meccanismo truffaldino, potrebbe, dunque, suggerire di tornare al baratto, oppure stampare da soli quei tagliandi (i soldi utilizzati) senza applicare alcun interesse...
E questo il banchiere lo sa e, quindi, deve cercare di impedirlo... a tutti i costi.

Come?
Indebitando lo "Stato"... l'organo istituzionale che rappresenta quella comunità.

Capite la genialità della truffa?
Invece di prestare soldi ai cittadini, li presta allo Stato... questo, dunque, si indebita sempre più (per il meccanismo di cumulo degli interessi), mentre i cittadini, apparentemente, prosperano (il denaro, facilita gli scambi rispetto al baratto).

Sicché, quando il debito dello Stato diventa insostenibile, si metterà in discussione la capacità e l'onestà degli amministratori pubblici, piuttosto che il sistema (del denaro a debito) che conduce inevitabilmente a quel risultato.
Ed è quello che succede puntualmente in tutto il mondo: paesi come la Grecia, l'Italia, Portogallo, Islanda, etc... si sono indebitati a posto dei cittadini, e quel debito, generosamente concesso dal banchiere (nel nostro caso la Banca d'Italia... che è privata), ha permesso alcuni anni di "benessere", per poi diventare, al mutare del ciclo economico, la corda con cui strangolare l'economia.

Indebitare lo Stato, invece che i cittadini, risponde all'esigenza primaria di allontanare da sè (dal banchiere) il sospetto di avere ordito una gigantesca truffa ai danni di quella comunità. Sicché è lo Stato a diventare responsabile di tutti i peccati commessi ed i cittadini è con esso che se la prendono.
Non è geniale?
Ma, finalmente, qualcuno comincia a capire... gli indignados cominciano a puntare il dito verso il banchiere e, per la prima volta nella storia, il banchiere (Trichet, Draghi, etc..), tirato in ballo, si dichiara d'accordo con le loro ragioni.

Ma, badate bene: il banchiere non sta ammettendo che è il suo "sistema" l'origine del problema. Tira ancora in ballo lo Stato per non aver saputo soddisfare le richieste di opportunità, lavoro, welfare che provenivano dai suoi cittadini.
E quale ricetta propone il banchiere?
Tagliare le spese, alzare l'età pensionabile, ridurre l'assistenza...
Ma se riduci le spese, riduci di conseguenza i consumi e quindi crei recessione... cioè meno posti di lavoro.

Se alzi l'età pensionabile, blocchi il turn-over (gli anziani che vanno in pensione e liberano posti per i giovani) e, quindi, riduci le opportunità per coloro a cui hai espresso solidarietà.

Da una parte, dunque, comprensione e simpatia, dall'altra, ricette che aggravano le condizioni degli stessi giovani che stanno protestando. Una straordinaria presa per il c..o.
Come se ne esce?
Comprendendo, additando ed attaccando il problema alla radice: ovvero uscendo dal sistema del "denaro a debito".
Li è l'origine del problema e quella bisogna rimuovere.

Per quale motivo il banchiere dovrebbe "caricare" un interesse sui pezzi di carta che stampa e che servono solo per facilitare gli scambi?
Che ci mette del suo (a parte i pochi centesimi necessari alla produzione di quei tagliandi), cosa rischia?
E' ovvio che quello è un indebito arricchimento... un privilegio basato su una truffa evidente.
Ed è quel privilegio che bisogna eliminare, perché esso comporta, corrispondentemente, l'impoverimento di chi dovrà pagarlo.

Il denaro che circola nell'economia e rappresenta i beni e servizi in vendita secondo l'equazione M*V=P*Q, non comporta alcun interesse a carico di nessuno. Si tratta di "tagliandi" il cui valore dipende dalla "fiducia" che in essi ripone la comunità che li usa.
Senza quella fiducia, il loro valore è zero.
Non il banchiere, ma la comunità stessa è titolare, dunque, del valore dei soldi. E, quindi, non c'è alcun motivo di farglieli pagare.
Da questo discende che il debito pubblico è una truffa. Una tassa fraudolenta imposta ai cittadini.
Rinnegare il debito pubblico, dunque, è un diritto sacrosanto, la prova del risveglio di una comunità addormentata.
E si può ottenere quell'obiettivo (la cancellazione del debito) in molti modi. il più semplice ed immediato è il default.
E chi si "indigna" a fronte della possibilità del default, o è pagato dal "banchiere", oppure non ha capito bene come funziona il "sistema" e i danni che produce.

Spero vi rendiate conto che "sfidare" apertamente il "banchiere", comporta gravi rischi anche personali: questo è un privilegio che produce ricchezza, potere, controllo... ed il "banchiere" non vuole neanche lontanamente rischiare di perderlo.
Si dice che molti uomini (tra cui Lincoln e Kennedy) siano morti ammazzati per avere messo in discussione quel privilegio.

Significa dire che qui si scherza col fuoco.

Sembra proprio che il 2012, sia l'anno dei grande attacchi (finanziari...??), sperando che agli attacchi finanziari non seguano quelli bellici.

Furor fit laesa saepius patientia... La pazienza troppo a lungo provocata, si trasforma spesso in furore. (Publilio Siro, 100 a.C).

G. Migliorino



P.S.: Credete veramente che sarà possibile cambiare l'Italia in sei mesi e fare quello che non è stato fatto in dieci anni, da quando cioè siamo entrati nell' euro?