Visualizzazione post con etichetta Paolo D'Arpini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Paolo D'Arpini. Mostra tutti i post

venerdì 8 novembre 2019

Bioregionalismo e Rete Bioregionale Italiana - Alcuni chiarimenti


Risultati immagini per Bioregionalismo e Rete Bioregionale Italiana

Secondo definizioni "ufficiali" il bioregionalismo è un fenomeno culturale con risvolti politici, economici ed ambientali legato al territorio in cui si vive,  ma in realtà chi può definirsi "bioregionalista"?

Si è bioregionalisti il momento che si comprende e si vive sapendo che tutto ciò che ci circonda è noi stessi.    Il momento che  si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono, indipendentemente dalla propria origine etnica o nazionale. Infatti chiunque può essere bioregionalista nel luogo in cui vive. 


Si è bioregionalisti con  la messa in pratica  dell'ecologia profonda, cercando di restare in sintonia il più possibile col mondo che ci circonda, in un modo in cui, pur sentendosi liberi, non si ha bisogno di provocare danni all'ambiente, cercando quindi di portare l'equilibrio fra l'uomo, l'ambiente e gli altri esseri viventi e non. 

E' molto importante, secondo me, che, anche nei rapporti con gli altri, si tenga sempre presente questo "spirito" in cui  l'ecologia  diventa una costante della vita, come un sottofondo profumato, e non viene dimenticata mai, per ritornare alla superficialità, alla falsità, al consumismo, al...

Siccome il bioregionalsimo e l'ecologia profonda si praticano nel territorio in "cui si vive" ci si riconosce idealmente con qualsiasi altro movimento che si definisce bioregionale e che opera in qualsiasi altra parte del mondo. Ma non esistono  necessariamente veri e propri legami operativi. Certamente si condividono le informazioni e si  cerca di dialogare ed informare... ma questa operazione viene fatta ad ampio raggio, lasciando che ognuno agisca in sintonia con le necessità del territorio in cui dimora ed opera...

Anche la Rete Bioregionale Italiana, in tal senso, non può definirsi  un movimento compatto, dal 1996 (anno della sua fondazione) esistono varie realtà anche disgiunte che agiscono in diversi modi operativi e tematici.  La Rete Bioregionale Italiana sorge dall'incontro di  varie realtà che praticano  l'ecologia profonda, il   bioregionalsimo  ed una spiritualità naturale.  La rete consente libertà di azione locale e il perseguimento di fini comuni, collegati e coniugati ai diversi territori ed alle  tematiche bioregionali e sociali. L'adesione al Movimento/Rete avviene per semplice condivisione dello stile di vita, lasciando ad ognuno la propria libertà di occuparsi degli argomenti che di volta in volta emergono, per dare risposte necessarie contingenziali ai problemi e per proporre iniziative che possano aiutare le comunità.

Paolo D'Arpini


Immagine correlata
bioregionalismo.treia@gmail.com

domenica 16 giugno 2019

Bioregionalismo. La nonviolenza ed il far la pace con la Terra...


Risultati immagini per bioregionalismo paolo d'arpini

La posizione  assunta nella società -umana od animale che sia- di noi bioregionalisti della Rete Bioregionale Italiana è basata sulla  nonviolenza. Il che  non vuol dire accettare e subire passivamente il male.  In passato di tanto in tanto si son venute a creare delle differenze d'opinione all'interno della Rete, soprattutto riguardo alla alimentazione nonviolenta od  alla protesta attiva nei confronti della società consumista. Alcuni di noi si sentivano più "bombaroli" altri preferivano  ritirarsi in baite di montagna a fare gli eremiti. 

Come al solito mi son trovato a percorrere una via di mezzo. Ho cercato di influire sulla società, soprattutto con l'esemplificazione od anche  attraverso azioni e proposte politiche in sintonia con l'ecologia profonda, ho cercato di rappresentare un modello di vita che fosse congeniale con il criterio bioregionale, certo non un modello "forzato" bensì un semplice adeguamento alle circostanze in termini nonviolenti ed ecologisti. Non ho trascurato momenti di convivialità ed incontro per condividere esperienze e tramandi, senza pretenziosità. Questo -ad esempio- facciamo da molti anni in occasione del Collettivo Bioregionale Ecologista del solstizio estivo.  

Fare la parte  del  "gandhiano" passivo non mi è congeniale ma nemmeno fare  il guerrigliero  è nella mia natura. Ho la pretesa di credere che una tale via di mezzo "bioregionale" tenga conto della sopravvivenza reciproca di tutti gli elementi in gioco. Con ciò  ha fatto arrabbiare parecchi  miei compagni di viaggio, oltre che le parti avverse cioè tutto l'establishment ed i benpensanti. 

La nonviolenza   - diceva  l'amico Piero- dovrebbe essere attiva e sincera,  coinvolgendo l'ambiente in cui la si pratica, la sua possibilità di risonanza e testimonianza ma anche, da un altro lato, i convincimenti e la forza personale, che sono cose distinte dalle prime (una persona può agire in modo nonviolento anche se nessuno lo verrà a sapere; ovvero, la testimonianza nonviolenta può anche essere totalmente personale, non pubblica.  

Risultati immagini per bioregionalismo e far la pace con la Terra..

Insomma la nonviolenza di carattere bioregionale non può essere una professione, come quella praticata da certi  bioregionalisti d'oltre oceano, propensi a cantare la natura e gli animali,  contemporaneamente andando nei parchi a caccia, oppure  protestare per  i giochi olimpici invernali in Italia, come fonte d'inquinamento, senza curarsi delle distruzioni e avvelenamenti della terra  da parte dei loro stessi governi.  Purtroppo l'ipocrisia piace al sistema, le belle prediche trovano spazi sui media di sistema, il bioregionalismo "geografico" viene esaltato persino su wikipedia, mentre il "vero" bioregionalismo, quello pratico  del vivere bioregionalmente nel luogo  in cui si vive, e non "altrove",  vi trova poco spazio.  

L'amica bioregionalista  vegetariana Marinella Correggia, con  tutte le sue azioni di sensibilizzazione sociale, si poneva il problema di come strappare la bandiera della nonviolenza dalle mani del "nemico". Quel nemico gradito al sistema. In cui troppo spesso ai "ma" seguono i "sì" per onorare una certa coerenza di facciata ed allo stesso tempo aderire alle scelte dello "sviluppo" sostenibile.  

Il bioregionalismo e la nonviolenza  sono una contraddizione attiva,  la loro attuazione è  immersa nella contraddizione,   altra cosa   è la "coerenza formale"... quella formalità descrittiva, che si adegua alle esigenze della "crescita" e delle consuetudini consolidate.

Per questo in alcune occasioni  definisco i veri bioregionalisti   "ribelli e precursori", cioè quel che noi stessi siamo. Anche se alcuni nostri detrattori dicono che siam solo  sessantottini non pentiti, oppure inveterati illusi, poiché il nostro voler cambiare il mondo si risolve in un nulla.  Sarà così,  ma almeno stiamo cercando di farlo cominciando dal cambiare noi stessi, decidendo per noi stessi quei comportamenti necessari a creare una nuova civiltà umana.  Perciò ci definiamo  "precursori e ribelli” e non “rivoluzionari” poiché, come disse Osho, il rivoluzionario appartiene ad una sfera terrena mentre il ribelle e la sua ribellione sono sacri.  


Paolo D'Arpini

Risultati immagini per bioregionalismo paolo d'arpini
Rete Bioregionale Italiana

domenica 31 marzo 2019

Bioregionalismo e foreste - La Pianura Padana torni ad essere la foresta che un tempo fu


Risultati immagini per Foresta del Cansiglio paolo d'arpini

La pianura padana era nell’antichità una sola immensa foresta, cresciuta dentro un reticolo di fiumi, torrenti, rogge, paludi, dal Piemonte fino a Ravenna.  Di questo immenso polmone verde resta ben poco, uno degli ultimi boschi residui che resistono  all'attacco dell'uomo è la Foresta del Cansiglio,  che fu protetta dalla Repubblica Veneziana,  ora  minacciata da speculazioni edilizie e tagli indiscriminati. (*) La scomparsa dei boschi nella pianura padana si deve soprattutto alla conversione di queste foreste in terre coltivabili; iniziato migliaia di anni fa, questo processo è divenuto sistematico durante il periodo romano e si è concluso in epoca moderna.

Al giorno d’oggi la pianura padana è quasi interamente coltivata o urbanizzata o industrializzata,  residui di boschi radi sono presenti solo lungo i fiumi; si tratta spesso di boschi di poco valore, la cui composizione è profondamente alterata dalle attività umane. 

In questi giorni  si parla molto dell'aumento del co2 nell'aria, la presenza di grandi estensioni arboree favorirebbe il suo assorbimento oltre a mitigare il clima. 

Una politica di esteso  rimboschimento della pianura padana (che tra l'altro risulta essere l'area più inquinata d'Europa) favorirebbe un processo di riconversione ambientale in senso ecologico. Le falde acquifere, i terreni, le città sono pesantemente inquinate dallo sviluppo sconsiderato della civiltà consumista. Le risorse naturali vengono distrutte ad un ritmo così accelerato che se  si continua così nel loro sfruttamento ben poco resterà ai nostri posteri per sopravvivere. Le uniche materie prime saranno disponibili in quelle che attualmente sono le nostre discariche. La situazione è melodrammatica  mentre i governi  del "cambiamento" continuano a favorire la "crescita" ovvero la distruzione ambientale. 

L'unica speranza che intravedo, per conservare  la vivibilità del nostro Paese, comincia  dalla riconversione della pianura padana in foresta perenne, questo tanto per cominciare... poi si potrà passare anche al rimboschimento di altre pianure e dei nostri monti.  La forte presenza di alberi farà anche aumentare le piogge il che riporterà l'Italia ad essere quel paradiso che fu un tempo. 

Piantare più alberi non è solo una scelta altruistica, per  lasciare un mondo ricco di  biodiversità, è anche una scelta  utilitaristica, poiché gli alberi producono  grandi quantità di ossigeno, oltre ad assorbire velocemente l'inquinamento  di superficie.  L'opera veloce di rimboschimento, inoltre, favorirebbe anche nuove forme di lavoro per  sostituire i capannoni e le costruzioni  abbandonate che infestano Veneto, Lombardia e Piemonte con nuove e rigogliose foreste, un’impresa  in sintonia  con l'ecologia profonda che i nostri posteri apprezzeranno. 


Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana

Risultati immagini per indica un albero paolo d'arpini


Per coloro che metterebbero in pericolo la foresta.
Gli spiriti degli alberi abbattuti,
gli spiriti delle piante, gli spiriti del muschio, gli spiriti della roccia
ti affidano un inferno
senza uccelli, un arido inferno di scorta dove
il tuo nome non sarà noto –
sarai conosciuto come desolazione,
distruttore di pianeti, anima solitaria che
vive senza l’amicizia della vita,
senza il conforto delle specie –
i fantasmi di coloro che hai
messo da parte ti seguiranno appena
ti muoverai verso aridità, polvere
e cieli vuoti –
di sicuro la bontà e la pietà
lasceranno intatta la tua vita miserabile,
come se tu abitassi per sempre in
una terra senza vita,
cercando di ricordare il suono
degli uccelli, il suono del vento,
il suono del tuo cuore.

(Gary Lawless - Poeta bioregionalista)

(*) - Articolo collegato: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2011/10/28/bosco-del-cansiglio-i-dogi-di-venezia-lo-acquistarono-per-le-generazioni-future-e-la-regione-veneto-se-lo-vende-che-giustizia-e-questa/

lunedì 11 marzo 2019

Bioregionalismo - "Rinominare l'ambiente: la Terra, casa di tutti"


Risultati immagini per rete bioregionale

Ancora ci ostiniamo a vedere la  Terra come fonte di risorse inesauribili, composta di sole materie prime, ma prime per cosa? Per la vita o per il consumo ad esaurimento? 

La nostra Terra è  forse unica in tutto l'Universo, il solo pianeta per noi abitabile. In natura non esistono infatti due cose identiche,  prendiamo l'esempio di una foglia di un  albero  che non è mai uguale ad un'altra dello stesso albero, così è  anche per un cristallo di neve od un granello di sabbia, ognuno con la sua peculiarità. 

La nostra Terra è il solo pianeta per noi abitabile ma la nostra  civiltà lo considera meno di un "valore aggiunto". Quando i politici, gli scienziati e gli economisti prenderanno coscienza di ciò?  

Occorre esprimere modi diversi d’economia, di scienza e di politica, rinominando l'ambiente, la nostra  vita, la nostra società:  la Terra casa di tutti. 

Risultati immagini per paolo d'arpini in campagna

La visione del bioregionalismo, dell'ecologia profonda e della spiritualità laica, che è reintegrativa dell'insieme, è un’intuizione per sentirci parte -espressione- della Terra che oggi con disprezzo calpestiamo.  Occorre un riequilibrio consapevole  sia del grado d’avanzamento tecnologico della civiltà attuale che del metodo di soddisfacimento  delle nostre necessità basilari: mangiare, bere, respirare e godere la  vita.

Scrive Guido Dalla Casa: "...moltissimi scienziati, filosofi, pensatori sono d’accordo sulla estrema gravità della situazione del Pianeta. Si tratta di una grandissima maggioranza, ormai non più mascherata dalla piccola minoranza che esprime parere contrario, costituita in gran parte da pochissimi scienziati pagati dalle multinazionali e dagli industriali in genere. (...) Il collasso del sistema sembra  ormai inevitabile.  Meglio un’inversione di rotta..."

Immagine correlata

In questo momento storico ci è consentito solo di seminare a spaglio senza sapere se e come e quando i nostri semi germoglieranno. Almeno questo io sto facendo, da così tanto tempo che ho smesso completamente di preoccuparmi dei risultati. Esprimo idee per mantenermi in tono con me stesso. D’altronde cosa possiamo fare di più?  
Nella psiche collettiva si crea pian piano un’onda… poi il cambiamento avviene da sé, com’è giusto che sia.

Paolo D'Arpini

Risultati immagini per paolo d'arpini in campagna

Rete Bioregionale Italiana
bioregionalismo.treia@gmail.com

mercoledì 12 dicembre 2018

Bioegionalismo in sintesi, in poche sentenze sparpagliate


Risultati immagini per Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica
Bioregionalismoecologia profonda e spiritualità laica sono la trinità della nuova filosofia o religione della natura.
L’ecologia profonda analizza l’organismo, le componenti vitali e geomorfologiche, le loro correlazioni e il loro funzionamento organico, mentre il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali (bioregioni) in cui tali processi si manifestano in forma qualificata di «organi» territoriali e culturali. Come terzo elemento componente c’è «l’osservatore», cioè l’intelligenza, coscienza che anima il processo conoscitivo, che si manifesta in forma di biospiritualità o anche «spiritualità laica», ovvero la capacità della vita di osservare se stessa e la messa in pratica del suo funzionamento. Diceva un grande saggio: «Noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati» (Nisargadatta Maharaj).
Secondo me non vale la pena di risalire agli «inventori» dei termini qui usati, poiché sia il bioregionalismo che l’ecologia e la spiritualità, rappresentano qualcosa che è sempre esistita, in quanto espressione della vita, infatti nelle diverse epoche storiche questi processi hanno ricevuto nomi diversi: panteismo, genius loci, animismo, tao, naturalismo, etc. Ed in ogni caso questi tre modi descrittivi della vita sono indivisibili l’uno dall’altro, come è indivisibile l’esistenza stessa.
E ora alcune espressioni al vento:
«È buona norma, nell’approccio bioregionale, prima di tutto tentare di conoscere l’ambito in cui si vive, delimitandolo attraverso lo studio geomorfologico del territorio, della flora e della fauna. La bioregione è un’area omogenea definita dall’interconnessione dei sistemi naturali e dai viventi che le abitano. Una bioregione è un insieme di relazioni in cui gli umani sono chiamati a vivere e agire come parte della più ampia comunità naturale che ne definisce la vita».
«L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e nell’agire come parte e non a parte di essa, correggendo i comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura e sta devastando, a un tempo, la natura stessa e l’essere umano».
«La limitazione e separazione nella coscienza non è reale. Allo stesso modo in cui la luce del sole non risulta compromessa o menomata dallo specchio, parimenti la pura consapevolezza è intonsa e non divisa dall’operato immaginario della mente individuale. Dove sono interno ed esterno per la coscienza suprema che entrambi li compenetra e li supera? In realtà la sola idea di una tale separazione è impensabile nella sorgente di luce che unicamente è...».
«...la necessità di “ridurre e dare delle spiegazioni” sta proprio nel distacco che lo spirito intelligente ha nel momento del concepimento; una parte del tutto si contestualizza in un modulo storico. La singola parte ancestralmente sa di appartenere al tutto e quindi nelle condizioni ristrette dello spazio tempo tende in continuazione (ascesi) a ricongiungersi con lo spirito intelligente infinito di cui fa parte e cui inevitabilmente tende...».
«Che cosa sarebbe la vita senza memoria?… Mi sono posta questa domanda osservando alcune persone ammalate di Alzheimer. Questi esseri, che pure hanno vissuto un'intensa vita, di lavoro, di relazioni, di affetti, oggi per qualche strano meccanismo, sono “uscite” dalla realtà con cui non condividono più nulla…. Chi erano prima?…dove e come hanno vissuto? …appartenevano a una cultura, a un territorio, avevano un carattere, delle abitudini, celebravano dei riti, rispettavano delle tradizioni, parlavano una lingua o più d’una! Tutto questo è cancellato nella loro memoria…. Essi non ricordano più nulla, sono semplicemente dei corpi ancora in vita che vivono senza relazioni: respirano, mangiano, osservano ciò che gli sta intorno, ma non sono collegati a niente… le relazioni originano identità…».
«L’attuazione bioregionale in chiave politica. Il bioregionalismo ha due obiettivi: recuperare e tutelare al massimo l’ambiente naturale; ridisegnare nuovi confini delle regioni, tenendo finalmente conto delle loro caratteristiche etniche, ambientali, linguistiche, sociali e produttive. Il tutto in una visione della Stato che invece di amministrare se stesso, attraverso la sola tutela della burocrazia, (tra le più arretrate del mondo), si occupi finalmente e seriamente dei grandi problemi nazionali e della tutela dei cittadini».
«Diciamo che il “bioregionalismo” contraddistingue un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire - riabitandolo - il luogo in cui viviamo. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro…».
«Riconoscendo l’esistenza delle diverse realtà delle nostre quotidianità siamo in grado di coglierne la ricchezza e l’unicità, conservandone la memoria quale eredità culturale. Possiamo in tal modo cogliere l’anima del luogo dove abitiamo, ove mente e corpo si fondono in un atto profondo d’amore e di gratitudine verso questa terra che ci ha donato la vita, la quale racchiude le leggi cosmiche. Difenderla implica tutto questo, nella piena consapevolezza che esiste un’altra realtà molto insidiosa, quella della perdita delle identità, della distruzione delle culture con i loro paesaggi uniformi, prossimi ai deserti...».
«…non si può fare a meno della biodiversità, ovvero i sistemi naturali che sostengono la sopravvivenza di noi tutti. Osserviamo che ovunque avanza la desertificazione (non soltanto siccità bensì perdita dell’humus in seguito al dilavamento dei terreni di superficie), la deforestazione, l’utilizzo improprio dei terreni per produzione elettrica, l’impoverimento dei suoli dovuti a monoculture, la modifica dell’ambiente e, in generale, la dispersione del patrimonio biologico delle specie animali e vegetali, tutti aspetti che determinano una perdita economica considerevole anche nell'economia…».
«L’unico “sviluppo” che consente la vita della biosfera è un processo completamente non-materiale, qualcosa che significhi l’evolversi di cultura, arte, spiritualità».
«Il nostro è un lavoro di chi ama osservare l’inverno che finisce e la primavera che avanza, sentire tamburrellare il picchio, sentire l’improvviso fruscìo degli stormi di fringuelli sopra la testa come l’ala di un angelo. Quale calcolo economico possiamo fare di questo lavoro, che faccia rientrare anche la sensazione di essere lambiti da un’ala di angelo? Ho cercato di dare un esempio piccolo e concreto di un modo di lavorare che abbia cura della terra e degli altri esseri perché vorrei fare una domanda. È concepibile un’amministrazione politica - di qualunque livello organizzativo - che legifera attorno a questa modo di lavorare slow?».
«Il mondo è un grande laboratorio bioregionale. Forse non abbiamo bisogno di ricorrere alla Storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è il mondo oggi. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un’osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro».
«…per me ecologia profonda vuol dire: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a… nei limiti del possibile. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma ognuno di noi può fare la sua parte».
«…continuo a dedicarmi, in teoria e in pratica, a questa ricerca, occupandomi magari di agricoltura biologica, alimentazione bioregionale, cure naturali, spiritualità e arte della natura. Io personalmente sono giunto, per mezzo di esperienze vissute e di considerazioni e riflessioni sugli eventi, a condividere pienamente il pensiero ecologista profondo, il bioregionalismo e la spiritualità laica».
Paolo D'Arpini  

Risultati immagini per Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica

mercoledì 24 ottobre 2018

Riassetto amministrativo bioregionale - Regioni o Province...?



Risultati immagini per bioregionalismo no alle regioni si alle province paolo d'arpini

In tema di riassetto amministrativo in chiave bioregionale vorrei tornare sul discorso delle Regioni e delle Province. Riguardo a queste ultime il 21 ottobre u.s. ci sono state le elezioni a suffragio universale in quel di Trento e Bolzano mentre il 31 ottobre 2018 si terranno in diversi altri capoluoghi ma con il sistema di voto “indiretto”, ovvero quello voluto da Renzi, riservato ai Sindaci e ai Consiglieri comunali dei Comuni della provincia. 

Ma non voglio ora recriminare  per lo scippo democratico perpetrato dall'ex segretario PD bensì riaprire il discorso su quali istituzioni territoriali siano più congeniali e adatte all'attuazione dell'idea bioregionale.  Già in passato chiarii come gli enti regionali abbiano assunto la funzione di mini-stati all'interno dello Stato (vedi: https://www.google.com/search?client=gmail&rls=aso&authuser=0&q=bioregionalismo+no+alle+regioni+si+alle+province+paolo+d%27arpini&spell=1&sa=X&ved=0ahUKEwjMlvur457eAhVllosKHS-PBaIQBQgpKAA&biw=1366&bih=657).

Risultati immagini per bioregionalismo no alle regioni si alle province paolo d'arpini

Le Regioni sono carrozzoni amministrativi che appesantiscono la spesa pubblica e non aiutano la politica territoriale ed i veri bisogni della popolazione. Un consigliere regionale dispone di stipendi e prebende e pensioni addirittura superiori a quelle di un parlamentare, non solo questo la gran parte delle spese per progetti regionali sono sovente in antitesi con le indicazioni dello Stato, vedasi ad esempio la mastodontica spesa per la sanità (in preponderanza assoluta sulle spese di bilancio) per ottenere risultati che soddisfano il funzionamento sanitario anzi lo peggiorano, tant'è che la gestione sanitaria dovrebbe tornare completamente nelle mani dello Stato, con regole uguali per tutti. E non è solo di sanità che occorre parlare. 

Risultati immagini per regioni in italia paolo d'arpini

In verità l'istituzione delle Regioni come enti autonomi ha portato ad uno scollamento sociale delle varie comunità, all'aumento della burocrazia, alla crescita delle tasse, alla corruzione amministrativa ed alla occupazione clientelare effettuata dai vari partiti. Il deficit in Italia potrebbe essere cancellato immediatamente con la sola eliminazione dei carrozzoni regionali. Ma qualcuno potrebbe obiettare che il territorio ha bisogno di istituzioni intermedie che fungano da cuscinetto tra lo Stato ed i Comuni e queste istituzioni possono essere le Province. 

Le province oggi penalizzate e divenute simulacri amministrativi privi di reali compiti e di quasi nessuna importanza politica. In verità sono proprio le Province, dal punto di vista bioregionale, che danno un senso ed una identità alle comunità. La Provincia rappresenta l'emanazione culturale di una città capoluogo nell'ambito territoriale e nei comuni in cui si estende. Le Province andrebbero riqualificate, cominciando dal ripristinare la rappresentanza democratica con il suffragio universale (con il voto di popolo e non con quello degli oligarchi già al potere), mentre dovranno essere aumentate ed elevate le competenze di governo del territorio.

Immagine correlata

La cosa mi sembra logica anche nel contesto dell'appartenenza alla Comunità Europea che pian piano potrà assurgere ad una vera e propria Federazione, con una propria moneta sovrana (non emessa da banche private) e soprattutto come legante per il senso di comune appartenenza delle genti della nostra Europa, culla e faro di civiltà. Un'Europa in cui le differenze di tradizioni e di cultura potranno essere degnamente rappresentate e salvaguardate dalle Province che più strettamente rappresentano e garantiscono l'autonomia di pensiero delle comunità,  esse sono  il fulcro culturale bioregionale. 

Mi auguro pertanto che tali idee di riordino amministrativo trovino sostenitori anche in ambito politico e sui mezzi d'informazione.

Paolo D'Arpini

Risultati immagini per europa paolo d'arpini a roma

Referente Rete Bioregionale Italiana - bioregionalismo.treia@gmail.com

mercoledì 19 settembre 2018

Equinozio d'autunno a Treia, 22 settembre 2018: "Ecologia, economia e moneta positiva"


Risultati immagini per autunno a Treia

Con l'avvicinarsi dell'autunno  l'uomo tende a riflettere sulla sua condizione e sul suo destino. Insomma questo è il momento in cui si comincia a dar valore alle cose...  ed è cogliendo questa immagine che un gruppo di associazioni, Auser Treia, Comitato Treia Comunità Ideale e Moneta Positiva, organizzano a Treia, in occasione dell'equinozio d'autunno,  una manifestazione per riflettere sul valore  e sulla funzione e produzione  del  denaro nella nostra società.

 Il 22 settembre 2018  viene organizzato un  convegno dal titolo "Ecologia, economia e moneta positiva", relatore Fabio Conditi con introduzione di Paolo D'Arpini.  L'incontro inizia alle ore 16.30 e si tiene presso la Sala Multimediale in  Via Cavour 29 al Centro Storico di Treia.





Abstract dei temi da  trattare durante il convegno "Econonia, ecologia e moneta positiva", previsto a Treia il 22 settembre 2018, ore 16.30, presso Sala Multimediale di Via Cavour 29,  al Centro Storico - Ingresso gratuito


Risultati immagini per sala multimediale ex ipsia treia

Abstract della relazione di Fabio Conditi: 

Attualmente quasi tutto il denaro che usiamo viene creato dal nulla dal sistema bancario, che lo presta a cittadini, aziende e Stato, provocando l'aumento esponenziale del debito pubblico e privato, e la sottrazione di grandi risorse dall'economia reale attraverso il pagamento degli interessi.

I due concetti più diffusi nell'economia sono che lo Stato non ha soldi e che il debito deve essere ripagato, ma entrambe queste affermazioni sono false, perché la realtà è ben diversa.

Analizzeremo l'attuale funzionamento del sistema monetario, la sua influenza all'interno del sistema economico, al fine di individuare le possibili soluzioni di riforma concrete e realizzabili per uscire dalla crisi economica, senza violare i Trattati Europei.
Solo in questo modo potremo avere una società più equa e più giusta.

Fabio Conditi - Presidente di Moneta Positiva 

Risultati immagini per fabio conditi

.......................................

Abstract dell'introduzione di Paolo D'Arpini:

Il primo passo da compiere è la rivalutazione del denaro in quanto mezzo di scambio per beni e lavoro e non in quanto "bene in sé"...

Il denaro non è altro che un simbolo della capacità di un popolo, ma anche di un individuo, di poter operare e attraverso la propria opera di poter disporre e scambiare quanto gli è necessario per la sopravvivenza ed il benessere.

La chiave dell’enorme potere derivante dall’attività di creazione dello strumento di pagamento, la moneta, serve anche per capire la geopolitica. Possiamo dire che il Grande Gioco si riassume nella questione e nella gestione privata dell’emissione dei mezzi di pagamento.

Una società libera emette liberamente questo mezzo di scambio, garantito dalla forza lavoro e dalle ricchezze accumulate al suo interno, che esse siano naturali, culturali o di altro genere.

Il senso della comune appartenenza deve affermarsi nella società, coincidendo col bene personale, ed a qual punto sarà chiaro che non possono più risaltare (nelle scelte sociali e di governo) interessi rivolti a soddisfare una parte a scapito dell’altra.

Paolo D'Arpini, 
Presidente di  Auser Treia e coordinatore del Comitato Treia Comunità Ideale 

Risultati immagini per paolo d'arpini ecologista 

Info: Tel. 0733/216293 


.............................


L'immagine può contenere: una o più persone
Il Corriere Adriatico del 22 settembre 2018

sabato 15 settembre 2012

L'etica non etica e la morale non morale della spiritualità naturale (o laica)


Sogno di una notte di mezza estate


Ricordo parecchi anni fa un momento magico vissuto a Calcata, nelle grotte di Jorgen, l'amico danese che se ne tornò al suo paese per morire... Nelle grotte di Jorgen fu messa in scena una commedia mitologica e misterica: Il Risveglio di Titania.

Nella commedia Titania è una splendida creatura fatata che se ne va in giro per i boschi col suo fedele corteo di spiritelli. Shakespeare ha scritto del loro litigio e della vendetta del suo legittimo sposo Oberon, dopo che Titania non ha voluto vendergli il suo prezioso paggio indiano, motivo delle gelosie di Oberon.

Così Oberon sorprende Titania addormentata e le spreme sugli occhi il succo della viola del pensiero, fiore fatato capace di far innamorare chiunque della prima cosa che vedrà. Così, al suo risveglio, Titania si innamora di Bottom, un orribile uomo dotato di una testa d'asino. La storia ha comunque un lieto fine,  i due sposi magici si riconciliano superando i concetti restrittivi di gelosia, invidia,  etica e morale.

Questa storia, come tutti i racconti di Shakespeare evoca diversi significati. L'addormentarsi di Titania è come  la morte ed il risveglio è in verità il sogno che noi prendiamo per realtà. In esso godiamo l'illusione dei sensi ed amiamo ciò che non possiamo riconoscere. La riconciliazione è il momento del ritorno alla libertà, il superamento delle illusioni e della schiavitù dei sentimenti imposti.

Etica e morale, due pensieri cangianti e relativi, i cinesi antichi avevano la faccia tosta di ammettere che queste due qualità fossero solo una convenienza sociale. Nel   Taoismo erano considerate due forme ipocrite di asservimento alle consuetudini. La morale e l’etica sono state usate da tutte le religioni monoteiste come bandierine simboliche per giustificare il bene programmato a sistema, mentre l’amoralità e il “difetto” di contegno sono indicati come grave carenza sociale e religiosa. Ma ora lasciamo da parte questi aspetti che riguardano specificatamente il comportamento ed i costumi nella società attuale. 

In fondo l'esempio di Titania è alquanto leggero e ludico, il risveglio "vero" avviene attraverso l'amore, che purifica gli occhi e rende chiaro l'intelletto.  Ben diverso il caso in altre storie mitologiche  in cui  la sofferenza volontaria od espiativa degli eroi viene descritta in termini di emancipazione, come nella storia di Odino o Prometeo.

Cristo e Dioniso anch’essi morirono volontariamente per la salvezza altrui…. Insomma nella morale e nell’etica si accetta tranquillamente che il sacrificio di sé sia un bene supremo se rivolto ad una causa ritenuta nobile e degna… ma dal punto di vista della vita dov’è la differenza fra un suicida per disperazione ed un esaltato religioso?

Scriveva Elemire Zolla, in Discesa all'Ade e resurrezione: "Senza l’Essere l’ente non sussiste: infatti ne promana e ne fa parte.
Ma l’essere non si restringe a spazio e tempo. Senza lo spazio non spaziale del luogo efficiente, suscitatore, dove si figura il punto, non nasce la geometria del mondo in divenire. Come designare questa fonte eterna? In latino proporrei “februare”, che Semeraro fa derivare dall’accadico “haburu”, germoglio, dal dio agrario Ha-ab-bu-ru; Servio informa che “februm” era un tratto di pelle lupesca, salata; nelle cerimonie februanti si celebrava il dio dell’impulso primaverile, Lupercus, e i luperci erano giovani coribanteschi che animavano, flagellandole, le donne, con fruste di pelle lupesca, i “febri”. Le potenze generatrici « non avvennero mai, ma sono sempre: l’intelligenza le vede tutte insieme in un istante, la parola le percorre e le espone in successione» diceva l’osservatore platonico alla conclusione del mondo antico"

Ben diversa questa morale non-morale dalla moralità bacchettona dei nostri "santi padri" che predicavano e praticavano l'autoflagellazione, la misoginia, l'allontanamento dalla natura, la menzogna etica e religiosa, evidentemente anche maleinterpretando il messaggio salvifico del Cristo (ove quest'ultimo fosse realmente esistito...).

Paolo D’Arpini



..................


Commenti ricevuti e rispostine:


Commento di Roberto: ”L'Uomo qualcosa deve inventare per non sentirsi una zanzara dentro una limonata... mha?”

Mia rispostina: “…perchè non restare quel che si è semplicemente?”

Altro commento: “qui è NonCredo e ci piacerebbe scambiare due idee con lei, può chiamarci al ……? (segue numero di telefonino)”

Mia rispostina: “Sarebbe utile e interessante... magari possiamo farlo per email? Io non uso il telefonino, che non ho.... I miei interessi spirituali si estrinsecano in chiave laica (od anche atea). Ovvero  riconosco nella Coscienza la matrice universale. La coscienza è come il profumo di un fiore, la materia si organizza in vita organica e la coscienza è la sua espressione. Ma si potrebbe anche affermare che la Coscienza è alla base della materia ed attraverso di essa prende vita ed assume identità L'identità, dal punto di vista della Coscienza astratta, è come la forma  ed il nome per gli organismi viventi, semplice manifestazione senza reale sostanza autonoma. Da un caleidoscopio con cinque vetrini dentro e tre specchietti ai lati  si manifestano innumerevoli figure. Il moto è la chiave. E la coscienza è la capacità di riconoscimento. Spirito = coscienza e intelligenza.”

venerdì 31 agosto 2012

Bioregionalismo da Peter Berg alla Rete Bioregionale Italiana - Alcune notizie d'archivio

Convivio bioregionale nel Parco Nazionale d'Abruzzo


Bioregionalismo e Rete Bioregionale Italiana

Il concetto di “Bioregione” è stato formulato negli anni ’70 nell’ambito di una ricerca, volta all’individuazione di un approccio sostenibile alle risorse naturali, condotta da Peter Berg, esponente delle avanguardie culturali nord-americane, e dall’ecologista statunitense Raymond Dasmann. Il lavoro prodotto da queste due personalità singolari venne pubblicato, nel dicembre del 1977, in un articolo della rivista americana The Ecologist in cui, per la prima volta, vennero impiegati i termini “Bioregione” e “Bioregionalismo”.

Negli stessi anni, Peter Berg fondò il movimento noto come Planet Drum (Il tamburo planetario), allo scopo di diffondere nel mondo il concetto di bioregione come punto di partenza per la sostenibilità, nonché le implicazioni culturali, ideologiche e di vita quotidiana che da esso derivano.

Da allora la teoria bioregionale ha destato l’interesse di scienziati, ecologisti, agronomi, ed economisti di tutto il mondo, è stata oggetto di critiche e confutazioni, dovute soprattutto “alla difficoltà di identificare dei criteri univoci per la delimitazione delle bioregioni”, ha ottenuto consensi e pareri favorevoli e, in tutti i casi, ha collezionato innumerevoli pagine nella letteratura specializzata di tutto il mondo.

Ad oggi, è possibile attingere a numerose definizioni di “Bioregione” e “Bioregionalismo”, fornite dalle più varie personalità mondiali e sulla base di approcci eterogenei. Nel complesso, si può affermare che tutti concordano nel sostenere che per “bioregione” si intende “un territorio non delimitato da confini politici o amministrativi ma da confini ‘oggettivi’ (ecosistemi naturali) e ‘soggettivi’ (identità sociali); quindi un’area geografica circoscritta da limiti fisici (bacino fluviale, catena montuosa) e da un’omogeneità ambientale e naturale degli ecosistemi (clima, suolo, flora, fauna) e delle caratteristiche sociali delle comunità locali (costumi,tradizioni, identità collettiva, senso di appartenenza al territorio)”.

Per quanto riguarda la definizione di “bioregionalismo”, la questione è più complessa: nelle intenzioni dei suoi fondatori, il bioregionalismo è una scelta di vita prettamente ideologica e radicale che comporta, in primo luogo, l’esperienza dell’ecologia profonda, dell’auto sostentamento e dell’autosufficienza, è la capacità degli abitanti di una bioregione di organizzarsi autonomamente e di reperire tutte le risorse di cui necessitano entro i confini della propria regione, annullando la pratica del trasferimento di risorse nello spazio e nel tempo ed estendendo, dunque, il concetto di sostenibilità all’intero ecosistema e non soltanto in riferimento all’ambiente naturale e alle sue risorse.

Un simile approccio appare, per certi versi, estremamente utopico e poco realizzabile in un mondo ormai globalizzato, ciò ha condotto alcuni studiosi a riformulare la definizione di bioregionalismo per mezzo di un approccio più pragmatico e meno radicale che vede “la sostenibilità globale del sistema planetario come sommatoria di una gestione sostenibile delle risorse naturali di un territorio da parte delle comunità locali”. Nell’ambito di una simile idea di sostenibilità, la scelta bioregionale non nega la prospettiva di uno sviluppo, purché sostenibile e che parta dalle scelte delle popolazioni locali, né preclude la possibilità di interazione con operatori economici esterni alla bioregione, purché avvenga secondo criteri di “buonsenso ecologico” fissati dalle popolazioni locali.

In entrambi i casi, comunque, il bioregionalismo prevede una scelta di vita che evita l’inquinamento e lo speco, che promuove la conservazione e il riciclaggio, che valorizza i prodotti tipici della regione, che adatta i sistemi produttivi ai caratteri ambientali del luogo e che, soprattutto, implica un ridimensionamento al livello locale della gestione delle risorse naturali, come punto di partenza imprescindibile per un qualsivoglia tentativo di sostenibilità ambientale.

In Italia il “movimento bioregionale” si è andato affermando agli inizi degli anni ’80 coordinato da un gruppo di attivisti riconducibili al giornale AAM Terra Nuova. Dopo un primo periodo di entusiasmo e di attività febbrile, l’interesse verso l’argomento cominciò a scemare per tornare alla ribalta dopo circa 10 anni grazie al lavoro di divulgazione operato da un’altra rivista, Lato selvatico, particolarmente devota alla filosofia del bioregionalismo, a cui si affianca Quaderni di Vita Bioregionale.

 La Rete delle Reti: Redazione dei Quaderni di Vita Bioregionale ...

 La Rete Bioregionale Italiana, che nasce nel 1996 ad Acquapendente (Vt), è  “un insieme di gruppi, associazioni, comunità e singole persone che condividono l’idea bioregionale e in prima persona, nel proprio luogo, si danno da fare per praticarla”. In breve tempo, la Rete, attraverso incontri periodici, diffusione di newsletter, pubblicazioni a vario titolo e contributi all’interno di riviste specializzate, diventerà il principale punto di riferimento nazionale per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, intendono intraprendere una scelta di vita bioregionalista.

Coerentemente con il carattere prettamente locale della pratica bioregionalista e, considerando che “l’idea bioregionale è ispirata dai sistemi naturali selvatici”, anche la struttura organizzativa interna della rete mira al decentramento della “gestione” eliminando figure che rivestano ruoli di coordinamento nazionale, ritenute poco utili, e limitandosi a costituire un Consiglio di referenti tematici formato da soggetti con qualifiche diverse, ognuno dei quali, secondo le proprie competenze, porta avanti le specifiche attuazioni del bioregionalismo.

Paolo D'Arpini, referente Rete Bioregionale Italiana
bioregionalismo.treia@gmail.com 

(Fonte notizie: http://common-way.jimdo.com/2012/02/29/rete-bioregionale-italiana/)


Articoli sul bioregionalismo in Italia:
https://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=bioregionalismo%20in%20italia%20paolo%20d'arpini


Intervento di Paolo D'Arpini all'incontro bioregionale del 2012 (Aprilia)