Arjuna e Krishna nel Mahabharata di Peter Brook
Prima di partire per tornare a Treia Caterina ed io ci siamo goduti l'ultimo atto del Mahabharata, il film di Peter Brook, in cui si descrive la battaglia finale fra i Kaurava ed i Pandava, per il dominio della terra. Dopo la carneficina i figli di Pandu, che risultano vittoriosi, regnano indiscussi guidati dal fratello maggiore Yudhisthira.
Adesso non sto qui a raccontarvi tutta la storia che è lunghissima.. ma riprendo solo la parte finale in cui i Pandava ormai vecchi decidono di ritirarsi sulla montagna sacra.
Essi abbandonano agi e ricchezze per ritirarsi in meditazione e austerità nella foresta in attesa di entrare nella dimora celeste. Salgono in un cammino sempre più faticoso. Nel cammino uno dopo l’altro i fratelli Pandava si abbandonano ad una morte dolce. Sempre più oppresso dal dolore e consapevole della sua fine imminente, l’imperatore Yudhisthira continua la sua ascesa insieme ad un cane che gli è rimasto accanto sin dall'inizio del viaggio.
Quando l’imperatore giunge alla vetta del monte Kailash la porta, dove entrano solo gli eroi, coloro che hanno messo fine alle esistenze terrene, si apre; Indra e tutti gli dei appaiono nella luminosità del mondo ultraterreno.
Yudhisthira chiede dei fratelli che lo hanno preceduto. “Tu che sei stato il più giusto degli uomini”, dice Indra sorridendo, “vieni, entra con me in questa dimensione dove dimenticherai ogni peso delle tue passate esistenze”. Yudhisthira accenna al cane di precederlo, ma il dio lo ferma. “Lascia quel cane Yudhisthira” gli dice, “non può entrare con te. Lascialo qui, non vi è nulla di crudele in questo”. Nulla? obietta l’imperatore. Dovrei abbandonare qui solo e sperduto questo essere che si è affidato a me? “E’ solo un cane” replica il dio, sempre sorridente, “lascialo alla sua vita, quale che sia. Tu sei già al di là di tutto questo”. Ma non sono al di là della mia coscienza: il suo abbandono offuscherebbe la serenità che tu mi prometti.
Per 4 volte Indra enumera i vantaggi e le meraviglie della vita celeste che Yudhistira si è guadagnata e ogni volta lo invita ad abbandonare l’animale che continua a fissare il suo compagno. Ma per 4 volte il figlio di Dharma (Giustizia) risponde con ferma umiltà che questo non gli è possibile e che se il cane non potrà venire con lui sarà lui ad aspettare sulla montagna finché abbia terminato il ciclo delle sue esistenze: “Allora, e non importa quando, entrerò nell’immortalità, nella pace del dovere compiuto”.
Nel momento stesso in cui Yudhistira, dopo l’ennesimo rifiuto, si china ad accarezzare il suo ultimo compagno, quasi ad assicurargli che non lo abbandonerà, l’animale si trasforma in luce, ed egli si trova dinanzi suo padre Dharma che gli dice: “Nessuno potrà mai eguagliarti dopo questa prova, figlio mio. Oggi hai dimostrato agli uomini e agli dei che ogni vita, in quanto tale, è sacra e sacri e indissolubili sono i legami fra tutte le creature viventi, legami di compassione e di aiuto che nessuno deve ignorare o dimenticare mai”
Così l’imperatore e il dio, che si era fatto cane per mettere alla prova le virtù del figlio, entrano insieme nel fulgore dell’immortalità.
Paolo D'Arpini
(La storia del cane è stata rivisitata da Franco Libero Manco)
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